Cap XIV - Una Volpe nel Pollaio

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Quel maledetto gliela avrebbe pagata. Con gli interessi. E con tanta, tanta sofferenza.
Nera di rabbia, e pallida di terrore, Ren era stata trovata da alcuni samurai degli Hikuitaki.
Se ne stava nascosta tra i cespugli, tremando da capo a coda, con gli shikigami a forma di cane che latravano appena oltre le foglie.
I tre samurai erano accorsi a cavallo, abbattendo i mostri con frecce e lance. Ren era scivolata fuori, nella sua forma da kitsune, e aveva ringraziato i tre con sincera gratitudine.
Aveva omesso che chiunque manovrasse gli shikigami li avesse fatti ammazzare di proposito; Ren aveva sentito chiaramente, pur con la mente annebbiata dal terrore, che il ki che animava i fantocci era scemato all'apparire dei samurai.
Ad ogni modo, lei adesso era davvero una povera kitsune terrorizzata, con il vestito strappato e le gambe sporche di fango.
Un travestimento fantastico, proprio perché vero fino all'ultimo pelo fuori posto della sua coda
«Vi... vi ringrazio, valenti samurai» balbettò, quando finalmente la lingua decise di funzionare.
I tre non avevano perso tempo. L'avevano fatta salire a cavallo, cosa che Ren aveva accettato di malavoglia, nascondendo al meglio uno sguardo omicida.
Adesso, stava varcando le porte della residenza degli Hikuitaki, accompagnata da corni e urla.
Sembrava che nei quattro giorni in cui lei aveva viaggiato, sempre assieme ai tre samurai, Yoichi avesse attaccato un buon numero di villaggi.
Tutti i profughi, ormai un centinaio abbondante, parlavano di guerrieri demoniaci, alti il triplo di un normale elfo, armati con spade alte quanto loro; c'era chi giurava sputassero fuoco, chi raccontava di come evocassero fulmini, altri dicevano che facevano tremare la terra al loro passaggio.
Aveva capito da subito che quell'elfo maledetto fosse un eccellente incantatore, ma arrivare a gestire quindici shikigami di quelle dimensioni, facendoci pure fluire il ki, era qualcosa di eccezionale. Ren ripensò alla sera dei "festeggiamenti", quando Yoichi aveva accennato un rifiuto; ora come ora, parlando di forza bruta, la kitsune si rese conto che forse non avrebbe avuto troppe speranze.
Poi, però, i suoi pensieri si focalizzarono su un altro ricordo, cosa che la fece arrossire e sobbalzare sulla sella
«Calma calma» rise il samurai dietro di lei «so che può fare impressione, ma non hai ancora visto niente!» con premura, l'elfo le indicò la residenza.
Case ad un solo piano, per i gregari più fidati, costeggiavano un piccolo viale alberato, che terminava in una piazza pavimentata, circondata da stendardi verdi, decorati con un motivo a triangoli neri. La residenza degli Hikuitaki era un piccolo palazzo a tre piani, con i tetti laccati di verde e le colonne dipinte di giallo brillante.
Ren finse al meglio stupore, anche se quell'edificio imponente era più piccolo e meno decorato dei magazzini della sua casa
«È impressionante! Ci vive di certo un potente signore, vero?» la kitsune atteggiò la voce ad un languido suggerimento, sfiorando con la coda il mento del samurai
«Un potentissimo signore!» disse l'elfo «ha al suo comando cinquanta samurai, e oltre duecento fanti! Perfino tre incantatori lo servono»
«Ah, adesso sì che mi sento al sicuro...» Ren sorrise dolce, accoccolandosi tra le braccia del samurai mentre sfilavano nella piazza, verso le stalle.
I tre incantatori potevano essere un problema, ma nulla che non sapesse gestire.
I samurai che erano con lei avevano pochissimo ki, quindi Ren non si aspettava di trovarne di molto più forti, avevano solo il numero dalla loro.
Quanto ai fanti, era certa che di quello se ne sarebbe occupato volentieri, o meno, Yoichi stesso.
Mentre smontava da cavallo, con tutta la grazia che la sua inesperienza le permetteva, Ren ripassò a mente il piano.
Pareva che il signore della fortezza fosse un estimatore di donne, almeno dalle informazioni degli Akiono. Entrare nelle sue grazie, quindi, non sarebbe stato così complesso
«Perdonate» una servitrice entrò nelle stalle, a capo chino «siete voi la kitsune superstite di Yama?»
«Si» Ren si inchinò. La servitrice la guardò con un misto di interesse, speranza e pena
«Il nostro signore, Hikuitaki no Katsumi, è stato avvisato del vostro arrivo, e desidera accogliervi a palazzo»
Ren trattenne a stento una risata, nel sentir chiamare "palazzo" quella residenza; sollevò la testa con un sorriso timido
«Sarà un piacere per me, poter essere accolta da un tale signore!»
La servitrice le fece cenno di seguirla, e mentre i tre samurai la fissavano, Ren uscì dalle stalle ondeggiando la coda.
Avrebbe scaricato tutta la rabbia per Yoichi addosso a quel Katsumi.

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