Cap XVII - Discorsi tra fratelli

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Yoichi aprì gli occhi, lentamente.
Stava sdraiato di schiena nella radura, con sotto di lui almeno tre mantelli, e un quarto addosso a mo' di coperta.
La sua mente doveva avergli fatto qualche scherzo, perché non ricordava di averne portati così tanti.
Ma era più credibile di quello che i suoi occhi si ostinavano a mostrargli.
Una ventina di guerrieri, tutti con lo stemma degli Akiono, stavano nella radura. Un'altra dozzina, con l'emblema dei Kucho, che portavano spade e archi di buona fattura.
E, infine, Ayako, con i suoi inconfondibili capelli argentati, che dirigeva quel piccolo gruppo.
Yoichi, di nuovo, batté le palpebre, provando a capire che razza di botta doveva aver preso, per vedere la sorella.
Ayako era a casa, a leggere rotoli di poesia e accogliere rappresentanti di altri clan.
Non in una radura, con i capelli acconciati in una coda alta, pettorale e spallaccio dell'armatura, un arco ai suoi piedi e un groviglio di mappe davanti a lei.
Per la terza volta, Yoichi provò a riaddormentarsi, e per la terza volta non ci riuscì. Il suo corpo aveva rigenerato buona parte delle ferite, e un paio di ore di riposo, al massimo, lo avrebbero riportato in piena forma.
Doveva solo capire cosa stava succedendo.
Incapace di continuare con quel dubbio, decise di alzarsi, e dirigersi verso il gruppetto attorno a Ayako
«Sei sveglio, finalmente» disse la sorella, senza alzare il volto dalle mappe
«Eravamo davvero preoccupati» si inserì un guerriero dei Kucho «hai perso molto sangue, quell'incantatore te le ha suonate per bene»
«Si, sono stato incauto» Yoichi sorrise, cercando un posto dove sedersi.
Ayako si drizzò in piedi di colpo
«Ho da dirti qualcosa» disse l'elfa, afferrandolo per una manica e portandolo, quasi di peso, verso i cavalli
«Punto primo» disse Ayako, sottovoce «nostra madre non sa che sono qui, e non deve saperlo, chiaro?»
«Eh?! Non glielo hai detto? Come diamine sei arrivata qua?» Yoichi sentì la testa girare.
Dover nascondere qualcosa a sua madre non era facile
«Ho chiesto al vecchio Yama» Ayako accennò a un elfo con i capelli ingrigiti «poi abbiamo trovato i samurai dei Kucho lungo il percorso»
«Va bene, va bene... ormai non puoi più tornare indietro, ma mi prometti che stai attenta!» Yoichi lo disse senza pensare, le parole che uscivano più veloci della sua stessa lingua «le battaglie possono essere imprevedibili, quindi la cosa migliore è se stai vicino a un paio di elfi, così loro potranno proteggerti e...» la voce di Yoichi andò morendo, mentre guardava il volto di Ayako incupirsi
«Tu! Tu!» disse la sorella, puntandogli un dito contro «tu, maledetto idiota! Tu vieni a dire a me di fare attenzione?! Tu? Tu che mi avevi promesso di farlo, e invece, appena ti trovo che fai? Mi svieni addosso, sputando sangue!»
Yoichi avvampò, di colpo conscio di che terribile immagine avesse dato
«Aspetta... io... posso spiegarti! È che...»
«Zitto!» Ayako fu sul punto di trafiggerlo con il dito «se non sai badare a te stesso, non dire di farlo agli altri, chiaro? Se devo avere due custodi io, tu ne avrai quattro! Anzi, sei!»
Yoichi per un attimo non seppe cosa dire, mentre vergogna e gioia si alternavano nel suo stomaco. Da un lato, essersi mostrato debole di fronte a Ayako, svenendole davanti, gli faceva venir voglia di sotterrarsi.
Dall'altro, l'idea di averla lì accanto, senza una buona ragione, lo faceva sentire in qualche modo euforico, e anzi quasi più tranquillo di prima
«Ayako... vorrei solo dire...» iniziò
«Che ti dispiace? Beh, sappi che le scuse sono inutili! Da adesso, io...»
«Grazie!» Yoichi inchinò la schiena «mi hai salvato la vita, te ne sono immensamente grato!»
Rimase in quella posizione per qualche secondo, tanto perché la schiena mandasse qualche stilla di dolore
«Va bene, va bene, adesso andiamo» disse Ayako, dirigendosi verso il cerchio dei comandanti «devi spiegarmi dov'è finita quella kitsune, e quale sarebbe il tuo piano per prendere il castello»
Yoichi si raddrizzò, sorridendo, e la seguì. Tirò un sospiro di sollievo, vedendo che la rabbia si allentava in Ayako.
Non sapeva perché, ma la voce della sorella aveva traballato per un attimo, per poi diventare molto dura quando aveva nominato Ren.
Di sicuro, quello era un problema per un altro giorno.

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