Cap XVIII - Portare Avanti il Piano

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Continuando a divincolarsi, Ren dovette trattenere le risate.
Le due ancelle stavano facendo del loro meglio, ma la kitsune sentiva le loro mani troppo deboli, quasi delicate, sulla pelle. Dopo anni passati a lottare contro Kiko, le sarebbe bastato scuotere un po' le spalle per liberarsi.
Invece, per seguire il piano, si fece piazzare i piedi sul bordo della vasca, con le due giovani ancelle che le bloccavano una caviglia ciascuna. Ren era seduta sul fondo della vasca, con la testa e buona parte del torso fuori dall'acqua.
Doveva ammettere che era un'ottima idea, perché se si fosse divincolata troppo sarebbe finita con la testa sott'acqua. Doveva segnarsi la cosa, per poi usarla contro qualche sorella
«Mia signora vi prego! Cosa volete fare?» la sua voce era la perfetta imitazione di una povera cucciola indifesa «pietà! Vi prego pietà! Non ho fatto nulla!»
«Esatto, non hai fatto nulla» disse Akemi «e questo ti impedirà di fare altro!»
Con energia, la concubina iniziò a passarle rapida la piuma sotto i piedi
«Ahahahaha! Noooooo! Mia signora vi prego! Non il solletico! Ahahahahaahahahha!» la risata che usciva dalla bocca di Ren era autentica; autentica presa in giro all'incapacità dell'elfa.
La kitsune si agitava il minimo necessario in acqua, giusto per dare alle due ancelle modo di trattenerla un poco.
Quella tutta eccitata sorrideva compiaciuta, con le mani che vagavano sul suo corpo. Ren stava perfino iniziando a trovare piacevole quel contatto
«Lascia che ti spieghi cosa dovrai fare» proseguì la concubina, aggredendo con la piuma le dita dei piedi di Ren
«Ahahhaahahahahah! Si, ditemelo! Ahahahahahahah, vi prego!» stava ridendo così tanto che qualche lacrima le scese dagli occhi. Non poteva credere che qualcuno, solleticandole le dita dei piedi, potesse essere così imbranata
«Quando il signore ti chiamerà, andrai da lui» proseguì Akemi «ma sappi che sarà una notte sola, e che presto tornerà da me!»
Ren avrebbe volentieri detto a quell'idiota che aveva già un elfo a cui puntare, e che poteva tenersi benissimo il suo signorotto
«Si mia signora! Ahahahahahahaah! Glielo assicuro! Ahahahahhaahahah! Non proverei mai a usurpare il suo posto!»
Tornata a casa, Ren avrebbe dovuto trovare quella stupida, e mostrarle cosa volesse dire davvero soffrire.
Era sicura che le sue sorelle l'avrebbero aiutata
«Bene, non ho più nulla da fare con una trovatella come te» Akemi, con un sorriso soddisfatto, si alzò dal bordo della vasca «la lascio a voi»
Al contrario di quanto pensava Ren, le due ancelle non seguirono la loro padrona. Guardandole, la kitsune sentì un lungo brivido pervaderle il corpo.
Tentò di scappare, un riflesso incondizionato dettato dall'esperienza.
L'ancella sorridente le afferrò una gamba, alzandola nell'aria. Quella seria le bloccò i polsi, tirandoli all'indietro.
Ren si trovò in precario equilibrio su una gamba sola, metà galleggiando e metà sostenuta dalle due elfe.
Sentì le mani delle due sul suo corpo prima che potesse parlare.
La sorridente le stava aggredendo un piede con le unghie, la seria le pizzicava capezzoli e seno
«Ahahahhahahahah! Nooooooo! Che diamineheheehehehehehehe! Fermeheheheeheheheheheheh!» stavolta le sue risate erano vere. Ren provò a scuotersi come possibile, ma la sua posizione e il solletico incestante non glielo permettevano.
Le due ancelle erano molto più esperte della loro signora, e in particolare quella seria le stava dando filo da torcere.
Ren provò a ruotare, con l'unico risultato che un'ancella le artigliò un capezzolo, l'altra una coscia. Così, la kitsune finì schiena all'aria, con la bocca nell'acqua e le due che la solleticavano come prima.
Quella ridente aveva afferrato anche l'altro piede, e adesso mulinava le sue unghie alla base delle dita.
L'altra le aveva portato le braccia alte sopra la testa, e insisteva con le dita sotto ascelle e seni. La kitsune aveva mezza faccia in acqua, e ogni volta che tentava di prendere fiato, o anche solo di dar sfogo alle risate, ingoiava boccate e boccate di acqua tiepida.
Fu molto più lunga del previsto, e quando le due la lasciarono andare, Ren era davvero stremata. Non si capacitava di come potesse esserci ancora acqua, o di come non fosse svenuta.
Quelle due erano molto, troppo brave per essere delle semplici ancelle.
Ren rimase a galleggiare per qualche momento ancora, poi si rivestì e tornò alla sua camera.
Avrebbe messo in conto anche quella a quell'incantatore maledetto, ma adesso aveva bisogno di un letto, un po' di tranquillità e pace.
La kitsune entrò nella stanzetta, sprangando la porta. Si gettò sul letto, affondando la testa nel cuscino mentre le mani le scivolavano tra le cosce.
Mugugnò al ritmo sempre più selvaggio delle sue fantasie, infuocate dall'ultima esperienza.
Era da tanto, troppo che non lo faceva, e se ne rese conto subito. Le dita divennero ben presto appiccicose, gocciolò fino a formare una pozza sul materasso, e affondò i denti nel cuscino fin quasi a sbranarlo.
Una giovane elfa bussò alla porta dopo un poco. Per sua fortuna, Ren aveva appena finito di sfogarsi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro