Cap XIX - Ultimi Preparativi

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Ayako sedeva rigida, le spalle frementi e gli occhi che guizzavano tutt'intorno.
Non poteva credere che approvassero. Non poteva credere che tutti quei soldati, Yama incluso, potessero essere d'accordo con quella follia.
Sperava di avere ancora la sua espressione apatica, anche se le mani tremavano e la lingua sembrava volesse spaccarle i denti per poter parlare.
Seduta a terra, Ayako cercava una falla nel ragionamento di Yoichi, mentre lui se ne stava tranquillo vicino al fuoco, sorridendo mentre quei matti attorno a lui annuivano
«Perdonate» disse, facendosi forza «ma... lo ritengo un piano molto... avventato»
Le guance le si colorarono di rosso, e dovette mordersi il labbro per zittirsi. Non era sicura di cosa avrebbe detto.
I soldati la guardarono, scambiandosi sorrisi di circostanza e facendosi cenni con la testa. Nessuno voleva obiettare, ma tutti, in silenzio, pensavano avesse detto una sciocchezza.
Ayako stava valutando cos'altro dire, quando Yoichi prese la parola
«Capisco i tuoi dubbi, sorella» quell'ultima parola parve placare almeno gli Akiono, perché ricordò a tutti perché lei era al comando «e capisco perché ti sono venuti; di certo, il dubbio è se gli shikigami saranno forti abbastanza da gestire il primo attacco»
Un silenzio imbarazzato scese su alcuni degli Akiono, lo stesso Yama, un samurai vecchio e rispettato, scosse la testa.
Di colpo, Ayako fu consapevole di essere all'oscuro di qualcosa, una sorta di comune conoscenza degli elfi d'arme, da cui lei era esclusa. Di più, pareva come se quelli conoscessero Yoichi meglio di lei.
La ragazza prese un respiro profondo, ricordandosi che, in fondo, aveva passato poco tempo col fratellastro.
Lei troppo occupata con i cerimoniali, lui bloccato nei suoi studi magici. Sembrava una vita fa, quando potevano giocare insieme, stare ad ascoltare le storie della loro madre, o semplicemente parlare per più di un battito di ciglia
«In effetti» disse uno dei Kucho, grattandosi la mascella «diciamo che, dopo quelle ferite, come dire... siamo davvero sicuri tu possa evocarne a sufficienza?»
Ayako aprì la bocca per parlare, mentre già vedeva un paio di Akiono far scendere le mani alle armi.
Una risata bloccò tutti
«Ahahahahh! Si, mi aspettavo questo dubbio!» disse Yoichi, battendosi le mani sulle cosce mentre rideva «è per questo che la prima ondata dovrà provocare quanto più scompiglio. Dalle mie fonti, al castello al momento ci sono al massimo una ventina di samurai, oltre a circa una cinquantina di soldati semplici; di questi me ne occuperò io con gli shikigami» si batté il petto con la mano, sorridendo incoraggiante.
Gli Akiono annuirono, mentre Ayako si ritrovò a pensare alla sera prima, a quando lo avevano trovato a sputare sangue, mezzo morto nella radura.
Avrebbe volentieri detto qualcosa, ma l'incredibile ripresa del fratellastro, che adesso camminava e parlava con i soldati come se niente fosse, le faceva venire un marasma di dubbi. Pareva impossibile che avesse subito tutte quelle ferite poche ore prima
«E per i samurai?» domandò lei, stringendo l'arco. La mano tremava, mentre il legno dell'arma pareva viscido e caldo
«Siete circa pari di numero, e siete tutti a cavallo» proseguì Yoichi, guardandola dritta negli occhi, un sorriso sereno sul volto «e se metti a segno qualche tiro come quello di ieri, non abbiamo nulla da temere»
Il vecchio Yama fu il primo a concordare, imitato da altro, cosa che mandò in fiamme le orecchie di Ayako
«È... è stato solo un tiro normale» disse Ayako, la voce più sicurando quanto non si sentisse lei.
Nessuno parve darci importanza.
L'incontro terminò lì, e la maggior parte dei soldati andò a occuparsi del campo.
Ayako valutò se andare subito a dormire, ma decise di raccogliere quel poco di coraggio che aveva, e marciò diretta verso Yoichi.
Lui se ne stava tranquillo, ad allineare i suoi talismani come se nulla fosse.
Ayako sentì un misto di rabbia, per la sua spensieratezza, e di terrore, per la sua rilassatezza
«Non sei un po' troppo rilassato?» chiese, sedendosi accanto a lui.
Come ogni volta, lo vide come sobbalzare, distogliendo lo sguardo e balbettando qualcosa. Ayako non aveva mai capito come interpretare quel comportamento, se una sorta di estrema timidezza, o piuttosto una qualche forma di rancore
«No» disse Yoichi «beh... almeno l'importante è sembrare calmi»
«Quindi hai paura?» non seppe dare un senso al suo tono. C'era un misto di speranza, sorpresa e altre cose che Ayako non sapeva definire
«Direi di si» Yoichi estrasse un piccolo talismano dalla manica «questa mi farà stare più tranquillo»
Le sorrise, cosa che fece tremare le ginocchia di Ayako, ma si sbrigò a recuperare il contegno
«Grazie, ma sai che non credo alla fortuna»
«Nemmeno io, ma credo nella preparazione» detto questo, Yoichi le mise in mano il talismano.
Ayako sorrise e si alzò, tornando verso il fuoco al centro dell'accampamento.
Avrebbe voluto dire altro, avrebbe voluto passare più tempo. E avrebbe voluto non avere la faccia in fiamme, e uno stupido sorrisetto compiaciuto in faccia.

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