Cap XXI - Il Gusto della Preda

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Ren iniziò a far scorrere dolcemente le unghie lungo i fianchi dell'elfo.
Con un sorriso malizioso in volto, si godeva il misto di stupore e furia che animava la faccia di Katsumi. Il giovane elfo si agitava come poteva, ma non aveva la forza di sottrarsi al tormento.
Lenta e delicata, Ren faceva scorrere i polpastrelli sotto le ascelle dell'elfo, evitando con cura di toccarlo con le unghie.
A giudicare dalla reazione di Katsumi, la cosa doveva essere molto efficace
«Sarò onesta con te» Ren sorrise, maliziosa e minacciosa «se non inizi a farmi divertire, potresti anche non uscirne vivo»
Aveva sentito Chika dirlo una volta, e le era sembrata una frase adatta, anche se si sentiva in imbarazzo a usarla. L'elfo, dal canto suo, stava lottando per sputare la stoffa
«Sai... non devo affatto andarci piano con te, in effetti...» un'idea prese forma nella mente di Ren.
Lasciò perdere le noiose ascelle, e si accoccolò vicino ai piedi dell'elfo. Non poteva vederne la faccia, ma a giudicare dai mugugni pareva aver indovinato.
La kitsune sorrise, e sadica passò lentamente le unghie lungo i dorsi dei piedi prigionieri. Katsumi prese a dimenarsi, ma le corde erano troppo ben strette
«Questo è nulla... ho intenzione di giocare con i tuoi piedi fin quando non mi annoierò!» i mugugni lamentosi mostrarono quando l'elfo gradiva l'idea.
Ren gongolò, passando sadica e lenta le unghie lungo i talloni dell'elfo. Katsumi provò a strillare, mulinando impazzito la testa, ma gli mancava del tutto la forza per opporsi.
Salendo lenta, Ren aggredì la pianta, poi le dita, cercando un punto più sensibile degli altri. Sentì il suo volto contrarsi in una smorfia selvaggia, i denti digrignati e gli occhi spalancati, le labbra tirate in un sorriso folle.
Le piaceva. Le piaceva alla follia. Ren adorava poter passare le mani sotto dei piedi sensibili, grattare con le unghie lungo dita e piante, ammirare il contrarsi dei muscoli, l'irrigidirsi dei corpi, le facce che mescolavano risate, terrore e piacere.
Katsumi era un pupazzo inutile, di norma si sarebbe stufata di lui dopo pochi secondi. Troppo arrendevole, troppo sensibile, troppo incapace di tenerle testa sia a parole che con il corpo.
Ma, mentre finalmente poteva tormentare con i suoi artigli le dita dell'elfo, Ren si accontentò. Doveva sfogarsi, poteva finalmente dar sfoggio del suo sadismo.
Quel maledetto Yoichi non le aveva permesso di divertirsi, ma quel Katsumi era perfetto.
La kitsune grattò a fondo le dita dei piedi dell'elfo, per poi fermarsi un momento.
Katsumi già dava cenni di cedimento, rosso in faccia e con le narici dilatate, alla disperata ricerca di aria
«Tutto qui? Che noia...» in altre circostanze, Ren si sarebbe preoccupata dello stato pietoso della sua vittima. Katsumi pareva ad un passo dall'esplodere, ma alla kitsune non importava.
Voleva solo tormentarlo, massacrarlo di solletico fino a quando non sarebbe diventato nient'altro che un ammasso di carne ridente, piangente, sbavante al suo comando.
Voleva distruggerlo nel corpo e nella mente, senza sapere nemmeno lei perché
«Adesso, vediamo se ho indovinato» Ren premette un dito al centro della pianta della sua vittima.
Katsumi lanciò uno strillo acuto, attutito dalla stoffa. Lei sorrise, iniziando a muovere il dito in lenti cerchi.
L'elfo strillava isterico, ormai prossimo a vincere contro il bavaglio. La cautela avrebbe voluto che lo lasciasse ingoiare la stoffa, ma Ren ebbe il bisogno di sentire quelle risate.
Voleva sentire Katsumi ridere, strillare, disperarsi mentre lei lo torturava.
Gli strappò il bavaglio dalla bocca, dicendo, la faccia ormai distorta dalla folle eccitazione
«Strilla! Ridi! Supplica! Se non lo farai bene, giuro che non parlerai mai più!»
Tornò ai piedi dell'elfo, grattandoli con selvaggio trasporto. Katsumi rise, un suono aspro e disperato, di sicuro supplicò, minacciò, implorò, promise vendette e ricompense.
Ren non se ne curò, si godette ogni strillo e ogni parola che annegava nel mare di risate, ogni sussulto impazzito del corpo prigioniero.
Stava ansimando, con le cosce che fremevano di piacere e le dita che dolevano, quando una figura entrò nella stanza.
La percepì solo quando fu vicinissima, e ebbe appena il tempo di sobbalzare quando parlò
«Ti diverti molto, volpe?»
Ren stava ancora sorridendo, quando alzò gli occhi sulla tanuki.

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