60°capitolo

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Bernard non sapeva più come uscire da quella situazione; voleva bene a Vivienne, un'amore diverso come quello di tante altre coppie dopo anni di matrimonio, dove la felicità viene sostituita dalla rassegnazione ad una vita tranquilla e abitudinaria, spesso celato dietro ad un finto sorriso; come una fiamma non più viva di una candela consumata dal tempo.

Ma quel fuoco che stava ardendo dentro di lui in quel momento, quello dell'amore, era per Giustine.

Non aveva tempo per pensare; ma doveva almeno dire una parola a sua moglie. Una parola qualsiasi per rincuorarla ma cosa poteva dirle? Tanta era la confusione in lui che non sapeva nemmeno distinguere se lei le facesse tenerezza o pietà.

In quel lasso di tempo aveva iniziato a guardarsi intorno, domandandosi:
"I miei figli cosa penserebbero di me se dovessi lasciare la loro madre? Ed io rischierei di perdere tutto quello che ho costruito in tutti questi anni: la casa, la mia macchina, questa vita agiata che ho tanto faticato per avere" a questo pensiero si sentì il peggiore degli egoisti e non si piacque per niente.

Cercava di trovare con se stesso una giustificazione come a voler discolparsi del pasticcio in cui si stava trovando. Continuava a ripetersi quanto fosse stato stupido. Aveva sempre pensato che quel muro che si era costruito niente e nessuna l'avrebbe abbattuto. Invece il sorriso e gli occhi dolci di Giustine l'avevano proprio conquistato, distruggendone la sua solidità.

Pensieri tormentati che in quei momenti erano racchiusi in un silenzioso corpo inerme.

Cosa doveva fare e quale scelta dover prendere per non far soffrire le donne che amava?

La ragione, era dalla parte più ovvia, la famiglia. Il cuore gli diceva di seguire l'amore: Giustine.

Sentiva il bisogno di sfogare le sue pene con un amico per chiedergli che cosa doveva fare. Ma di chi poteva fidarsi? Non poteva raccontare a nessuno dei suoi conoscenti, dall'apparenza angelica, una cosa così intima rischiando solo di essere giudicato.

Si sentiva in colpa nei confronti di Vivienne che era sempre stata una buona moglie e verso Giustine che non le aveva mai chiesto nulla al di fuori di quel poco di tempo che l'uomo le concedeva.

Non poteva confessare a sua moglie di averla tradita, una verità detta ferisce più di una lama. Ma non poteva nemmeno negare l'evidenza dei fatti. Quale scusa avrebbe dovuto trovare per non danneggiare ulteriormente la grave mancanza che aveva fatto nei suoi confronti? E come trovare la forza di dire a Giustine che sua moglie l'aveva scoperto e che era costretto a fare una scelta: quella che gli era mancata quando i suoi occhi misto sofferenza e rabbia guardavano i suoi.

Non aveva mai fatto i conti con la realtà pensando che non avrebbe mai fatto trapelare niente perché troppo sicuro di sé; era riuscito finalmente a trovare quell'equilibrio che gli mancava per sentirsi completo.

Vivienne scrutava intanto il marito cercando di trovare sul suo viso un segno visibile di una risposta che ancora non gli stava dando.

La moglie:" Allora, Bernard, sei rimasto muto?" attese ancora qualche istante e poi mentre se ne andava girandogli le spalle gli disse:
" Il tuo silenzio è la tua colpa"

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