5° capitolo

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Giustine era di spalle ma quelle forme e quel riccio castano chiaro che le fuoriusciva dal cappello era stato per Bernard come un fulmine che lo aveva colpito al cuore.

Ogni sua linea era memorizzata come un dipinto che il tempo non aveva sbiadito.

I sensi di colpa lo stavano assalendo sempre più, tanto da farlo impallidire e pietrificare.

L'aveva lì, a due passi, poteva raggiungerla e parlarle.

Voleva chiederle perdono per non essersi più fatto sentire ma il suo corpo era bloccato.

Voleva chiamarla, dirle che lui era lì ma anche le labbra erano serrate e intanto il tempo trascorreva; il cliente lo stava già aspettando a quell'ora.

Voleva telefonargli e scusarsi dicendogli che l'avevano chiamato nel frattempo in azienda per un consulto, credendo di farcela, ma gli mancavano le energie per voltarsi e recuperare il cellulare.

L'auto aveva ancora il motore acceso, nemmeno quello era riuscito a spegnere.

Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso: avvertiva col pensiero l'essenza della sua pelle.

Non aveva cancellato nemmeno quella dalla mente: soffice e dolce, come un succulento pasticcino alla panna così lui le diceva quando erano insieme per prenderla bonariamente in giro e lei sorrideva, in risposta.

Le piaceva essere chiamata così e poi finivano immancabilmente per baciarsi appassionatamente.

Stava attaccando una locandina alla vetrata, Giustine; allungava il suo corpo sinuoso come farsi da scaletta. Non era cambiata per niente.

Poi rivolse lo sguardo su sé stesso e lui sì, che era cambiato; aveva messo un po' di pancetta e qualche chilo in più.

Si era trascurato da quando aveva deciso di rimanere fedele a Vivienne, quasi non gli importasse più del suo aspetto.

Non doveva più piacere ad altra donna se non a sua moglie.

In quell'istante si era vergognato per quello che era diventato.

E se lei quando lo avesse visto non lo avesse più riconosciuto? E che quindi non le sarebbe più piaciuto così com'era diventato.

No, non doveva pensare, così.

Magari si era separata e nella sua vita era entrato un altro uomo; questo pensiero l'aveva innervosito.

Se fosse stato così, che ci faceva lì in quel momento? Continuava a pensare tra sè e sè.

Con che scusa e diritto aveva, dopo un anno ripresentarsi davanti a lei e rovinarle la tranquillità che si era costruita fino a quel momento. Già, come poteva farlo?

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