4° capitolo

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Tra un pensiero e l'altro, Bernard, non perdeva di vista la porta che si apriva e chiudeva per l'afflusso di gente, dato l'orario del mattino.

Il bancone (così ricordava) iniziava dalla vetrata che affiancava la porta e da quel poco che era riuscito a vedere era ancora così.

Ogni volta che si spalancava cercava di scorgere le sagome dietro di esso: ne riusciva a vedere due distinte per l'altezza ma con la divisa e il cappello non si poteva distinguere chi fossero.

La speranza andava via insieme al tempo e la curiosità di scorgerla anche solo per un attimo aumentava sempre più.

No, non avrebbe dovuto fermarsi. Non aveva nessun diritto di stare lì dopo quello che aveva fatto a Giustine: abbandonandola senza dirle una parola.

E non era giusto nemmeno nei confronti di Vivienne dopo che aveva rinnovato la promessa di matrimonio.

Stava maledicendo il destino.

Aveva creduto in sè stesso nella scelta che aveva fatto, fino a quella mattina.

Pensava che niente avrebbe più interrotto la sua felice, così pensava, vita matrimoniale.

Troppe restrizioni per il suo modo di essere; aveva preteso troppo da sè stesso.

Una prigione che si era costruito per far felice le persone che gli stavano al suo fianco senza pensare alla sua; anche quando lo stress lavorativo lo invadeva e risvegliavano il silenzio dei ricordi rendendolo malinconico.

No, che non fosse felice perchè lo era in cuor suo quando vedeva l'allegria che regnava in casa e si ripeteva che aveva fatto la scelta giusta.

Spesso si soffermava a guardare Vivienne e si convinceva che era una moglie e una madre perfetta: sempre molto attenta e pronta alle esigenze della famiglia.

La osservava e ringraziava il fato di averla incontrata anni prima ma quando era triste, davanti agli occhi appariva lei, Giustine
e capiva che in quel momento dentro di lui c'era un vuoto.

Gli mancava quello che l'amante le dava: la passione, la vita che sentiva scorrere nelle vene.

Nei primi mesi dopo il riavvicinamento, Vivienne, cercò di essere la moglie passionale che il marito desiderava e questo all'uomo piaceva molto, si sentiva amato ma anche Bernard per ricambiare il loro rinnovato amore la riempiva di regali e spesso organizzava a sorpresa una romantica cena lasciando i figli con la baby-sitter.

La magia dei primi anni di matrimonio era tornata a regnare ma col passare del tempo, Vivienne ritornò ad essere solo moglie e Bernard, preso dal lavoro, che si riadagiarono alla vita rilassata senza entusiasmo.

Si domandava perchè la moglie non gli poneva domande.

Possibile che non si era accorta, come lui, che qualcosa era di nuovo cambiato tra di loro?

La domanda che si poneva più spesso era se Vivienne l'amava veramente o era solamente orgoglio di moglie e donna che stava rischiando di perdere il proprio uomo per colpa di un'altra donna.

Domande che non avrebbero avuto risposte perchè non avevano più toccato l'argomento forse per timore di entrambi della verità e accorgersi che quella scelta non era stata fatta per amore ma un obbligo verso la famiglia per tenerla unita.

Mentre ricordava teneva d'occhio anche l'ora ed era arrivato il momento di avviarsi per l'appuntamento.

E mentre faceva manovra per introdursi in strada, dal locale uscì una persona in abito da lavoro, una donna; si era rifermato e guardando chi fosse con molta attenzione, esclamò tra sè e sè: "È Giustine, sì, è proprio lei!".

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