CAPITOLO 20

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Stavo aspettando Jason seduta sul divano, continuando a controllare maniacalmente l'orologio sul cellulare. Gli avevo riferito che dovevo comunicargli qualcosa di abbastanza importante, e quindi era meglio che parlassimo a casa mia e non in giro con persone che potevano ascoltarci. Dalla voce sembrava quasi sollevato: in effetti mi aveva confidato di dovermi dire da tempo anche lui una cosa molto importante, ed aspettava solo il momento giusto per dirmelo.
Matt era uscito con Tamarra con la scusa che dovevano 'conoscersi meglio', visto che erano amici e anche che sarebbe stato meglio se lui non ci fosse stato quando avrei dovuto lasciare Jason; in realtà sapevo che lo faceva perchè gli piaceva Tamarra, nonostante lui lo negasse si vedeva benissimo da come la guardava che provava qualcosa per lei.
Sussultai appena sul divano quando sentii il campanello suonare, alzandomi subito dopo di scatto. Continuai a mordermi il labbro inferiore e torturarmi le dita mentre raggiungevo la porta, ripercorrendo mentalmente ciò che avrei dovuto ripetere ad alta voce a Jason. Lentamente aprii la porta, trovandomi di fronte un Jason tutto sorridente.
"Ciao Jason, entra pure." Lo invitai, facendomi da parte per farlo entrare.
"Ciao Vanessa." Mi salutò lui, lasciandomi un bacio sulla guancia prima di mettere piede in casa, ed in quel momento tutto ciò che mi ero prefissata di dire, andò in fumo.
"Siediti pure sul divano." Dissi, indicandoglielo con un gesto veloce della mano. "Vuoi qualcosa da bere?"
"No, grazie, sto bene così." Rifiutò educatamente, per questo mi sedetti di fianco a lui in silenzio.
"Allora, che cosa volevi dirmi?" Mi domandò; sembrava un po' impacciato.
"Ecco, io..." provai, ma non sapevo proprio da che parte iniziare. "Jason, tengo molto a te, non sai quanto mi sono affezionata da quando ci siamo riappacificati." Feci un respiro profondo, sentendo un groppo in gola.
Lui scosse la testa con sguardo interrogativo. "È questo ciò che volevi dirmi?"
"Oh, no, non era questo." Gli risposi, gesticolando animatamente. "È solo che non so come dirtelo."
"Allora facciamo così: io conto fino a tre e poi diciamo insieme ciò che vogliamo dire all'altro." Propose, cominciando a sudare freddo. Probabilmente era nervoso quanto me riguardo a ciò che doveva riferirmi.
Io annuii, aspettando che cominciasse a contare.
"Uno."
Indicava i numeri alzando le dita man mano che procedeva. Strinsi forte le mani a pugno cercando di rallentare i battiti cardiaci.
"Due."
Contava in modo talmente lento che mi sembrava durare un'eternità ogni parola che pronunciava. E se cambiassi idea? E se non lo lasciassi? Quanto andrebbe avanti la farsa d'amore che gli avrei fatto credere di avere?
"Tre!"
Pronunciò quest'ultimo numero con decisione, quasi urlandolo.
"Voglio lasciarti."
"Sono gay." Dimmo all'unisono, rimanendo a bocca aperta e strabuzzando gli occhi. Ci rivolgemmo uno la frase dell'altra sotto forma di domanda, non credendo alle nostre orecchie.
"C'ho pensato su e ho capito di non provare niente di più che semplice affetto ed amicizia nei tuoi confronti." Spiegai, rispondendo così alla sua domanda. "Ma tu? Quando hai capito di essere gay?"
"Beh, è successo circa un paio di settimane fa." Iniziò, torcendosi le dita per la tensione. "Sono finito per sbaglio in un locale per gay con un amico e lì ho capito perchè non ha funzionato nè con te nè con Abigail: a me piacciono gli uomini." Le mie orecchie non riuscivano a registrare quella notizia, continuando a rigirarla nella mia povera mente come un insopportabile ronzio.
"Tu non sei omofoba, vero?" Domandò incerto, sentendo nella voce una punta di pentimento per avermi rivelato la verità.
"Cosa? Omofoba io? No, certo che no!" Gli assicurai, notando un'espressione piena di sollievo farsi strada sulla figura. "No, non sono contro gli omosessuali; pensa che ero una delle più accanite sostenitrici della coppia Ethan più Danny in Teen Wolf." Cercai di fargli un sorriso rassicurante, che lui ricambiò. "Sì, in effetti erano molto carini." Concluse lui, avvicinandosi per stringermi in un abbraccio.
Quando stavamo ancora insieme lo avevo obbligato a guardare con me tutti gli episodi di Teen Wolf, passando pomeriggi interi distesi sul divano a casa sua, rannicchiati stretti l'uno all'altra. I pochi veri momenti felici che avevamo passato insieme.
"Eppure sembravi così felice con Abigail." Dissi ad alta voce, esponendo uno dei dubbi che mi affollava la mente, il più grande.
"Sì, credo che invece di stare con Abigail per amore stessi con lei per il sesso." Rivelò, facendo una smorfia disgustata mentre ci staccavamo l'uno dall'altra. "O forse avevo solo le idee annebbiate." Scrollò le spalle mentre scoppiavamo a ridere insieme tutti e due; prima Jason e poi io.
"Quindi, ti sta bene se ci lasciamo?" Gli domandai, sentendomi una stupida a pronunciare quelle parole.
"Oh, sì certo." Mi rispose sorridendo sollevato. "Tanto questa storia non sarebbe potuta andare ancora molto avanti."
"Bene," Riflettei su ciò che dovevo fare. "è adesso che arriva la parte difficile."
"Che intendi dire?" Mi chiese, aggrottando le sopracciglia.
"Beh," cominciai con voce stridula. "adesso dovrei andare da Logan per cercare di riapacificarmi con lui." Gli confidai, facendo un respiro profondo.
"Cosa? E perchè dovresti farlo?" Domandò scombussolato.
"Allora, ne ho parlato prima con Tamarra e poi con Matt, e quest ultimo mi ha detto che in fondo potevo riprovarci ad avvicinarmi, dandogli una seconda possibilità; in fondo mi era sempre stato a fianco e anche lui merita una seconda possibilità come te."
Non sapevo più cosa dire, sentivo come se Jason mi percepisse come una presenza ostile nella mia stessa casa; eppure cercava lo stesso di abbozzare un sorriso di incoraggiamento, anche se era più di consolazione per se stesso per quanto riguardava l'accettazione della mia futura azione.
"Va bene." Disse alla fine, prendendomi una mano tra le sue. "Ti starò a fianco. Quando andrai da lui?"
"Beh..." La mia voce divenne ancora più acuta, se possibile.
Lui mi guardò con un espressione che voleva intendere che o parlavo o mi avrebbe fatto cantare come un usignolo lui.
"Adesso." Dissi incerta, allontanando il viso.
"Cosa?!" Ribattè, guardandomi con occhi sgranati.
"Sì, mi ero ripromessa di andarci dopo averti lasciato, o non avrei avuto più il coraggio di farlo."
"E cosa fai ancora qui, allora?" Si alzò in piedi di scatto trascinando anche me.
"Non mi aspettavo prendesse questa piega la conversazione." Ammisi, alzando le spalle.
"Beh, ora vai, io sarò qui a consolarti, nel caso ne avrai bisogno." Mi promise Jason, mentre mi incamminavo verso la porta.
Verso Logan.

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