CAPITOLO 9

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Il giorno dopo mi svegliai leggermente frastornata. Mi trovavo sul mio letto, a fianco a me c'era Matthew già sveglio.
"Buongiorno dormigliona." Disse con una piccola risatina, mentre io mi mettevo a sedere strofinandomi gli occhi.
"'Giorno." Mugugnai pigramente.
Era da tutta la notte che la mia mente viaggiava ritornando sempre allo stesso scenario: il bacio della sera prima.
Non facevo altro che rimuginarci sopra e pensare al fatto che molto probabilmente era stata una cosa sbagliata. Totalmente.
Non ero ubriaca e non avevo neanche bevuto abbastanza da considerarmi brilla, ma quel poco di birra mi aveva spinto a fare ciò che non avrei fatto normalmente.
Eppure lo volevo.
Nonostante sapevo che fosse stata una cosa sbagliatissima baciare Jason, sentivo però che era una cosa che avevo voglia di fare da tempo, e quello era stato solo lo scenario ideale per metterlo in atto.
Avevo sentito il cuore battere forte quando avevo unito le nostre labbra, azzerando lo spazio tra di noi. Lui non si era opposto, bensì aveva deciso di approfondire il bacio, rendendolo più intenso, ma rimanendo con la stessa dolcezza con cui era iniziato.
Quindi questo voleva dire che anche Jason lo aveva voluto alla fin fine.
"Stavi pensando a Jason, vero?" Matthew parlò, interrompendo il filo dei miei pensieri e lasciandomi sconcertata: sapeva del bacio?
"Vi ho visti quando sono uscito dalla discoteca per tornare a casa." Spiegò, notando il mio sguardo perplesso e confuso. "Dovresti parlargli."
"Lasciamo perdere, mi fa male la testa solo a pensarci." Non mi ero mai sentita così tanto incasinata in tutta la mia vita riguardo ai miei sentimenti.
"Senti, che cosa vuoi per pranzo?" Chiese dopo un po' Matt, alzandosi in piedi.
"Pranzo? Ma quanto abbiamo dormito?" Chiesi in tono scherzoso.
"Beh, siamo tornati tardi. È proprio una fortuna che i tuoi avessero il turno di notte, altrimenti ne avremo sentite un sacco di parole perché siamo tornati così tardi." Commentò con una risata Matthew, prima di andare in cucina.
Lo seguii, vedendo che stava tirando fuori dal frigo gli avanzi della sera prima.
"Mangeremero il pollo di ieri, può andare bene." Affermò deciso, mentre io gli passavo dei piatti.
Una volta che ebbe spartito il pranzo, ci sedemmo sul divano a guardare della tv, decidendo di trascorrere in quel modo il nostro pomeriggio in quella domenica.

"Non è giusto, non possono eliminarla!" Esclamai irritata mentre guardavamo una replica di uno di quei soliti reality televisivi.
"Ma, secondo me hanno fatto bene." Sospirò Matt, attirando una mia occhiataccia.
Ero buttata sul divano, la testa appoggiata a mo' di cuscino sulle gambe di lui, quando scattai a sedere per rispondergli guardandolo negli occhi. "Senti, doveva essere eliminata Violet e non Jasmine, al massimo massimo James, ma non lei."
"Ma smettila va'." Mi disse lui, spingendomi un po' in modo scherzoso.
"Guarda che ho anche delle tesi in proposito: per prima cosa lei..." Venni interrotta dal suono del campanello della porta d'ingresso, che mi interruppe nel momento in cui stavo per esporre a Matt i trentadue motivi per cui Jasmine sarebbe dovuta rimanere nello show.
"Vado io." Dissi, cercando di sistemare un po' la crocchia disordinata durante il tragitto fino alla porta.
Rimasi sbalordita dalla persona di fronte a me.
"Vanessa, possiamo parlare a proposito di ieri sera?" Mi chiese gentilmente Jason, facendomi segno che era meglio se uscivamo per discuterne.
"Un secondo." Lo feci aspettare sulla soglia per andarmi a infilare una felpa al volo -visto che indossavo una canottiera abbastanza attillata perché in casa mia c'era un caldo assurdo- e per darmi una pettinata ai capelli, sciogliendo la crocchia disordinata e cercando di essere il più presentabile possibile per farmi vedere in giro.
"Eccomi, possiamo andare." Tornai da Jason dopo un paio di minuti, salutando Matthew ed uscendo di casa.
"Strana scelta." Commentò Jason rivolto alla mia felpa una volta che ci fummo incamminati lungo il marciapiede.
Guardai perplessa per quale motivo mi aveva rivolto quella frase, e solo abbassando lo sguardo notai che tra tutte le felpe che possedevo avevo scelto proprio quella che mi aveva regalato lui.
"Oh, non me n'ero accorta." Ammisi sincera, grattandomi la nuca imbarazzata. "A dir la verità, ho preso la prima che mi è venuta sotto tiro." Sforzai una risata nervosa, ma provocai solo un silenzio tombale e abbastanza imbarazzante.
Passeggiammo per un po', fino a raggiungere il parco, dove trovammo una panchina e ci sedemmo per poter parlare.
"Allora, come va?" Chiese Jason per rompere il ghiaccio, ottenendo un piccolo sorriso timido da parte mia.
"Bene dai, te?"
"Non altrettanto bene, temo." Finalmente mi guardò negli occhi; quei fottuti occhi ghiaccio da cui erano iniziati tutti i problemi appena si erano incastrati con i miei.
"Co... Cos'hai?" Avevo paura a formulare quella frase perché avevo paura della sua risposta, che sospettavo di conoscere.
"Non faccio che pensare." Rispose lui passandosi una mano tra i capelli e inumidendosi le labbra.
Mi morsi il labbro inferiore reprimendo l'impulso di baciarlo.
Ma che mi stava capitando? E perché lui la stava facendo tanto lunga?
"A... A cosa pen... pensi?"
"Al bacio di ieri sera."
Ecco, lo sapevo! Sapevo che anche lui era rimasto confuso dal mio gesto della sera prima, d'altro canto lo ero anch'io.
"Anch'io." Confessai, continuando a guardarlo negli occhi con la sua stessa intensità.
"E quindi?" Domandò Jason, appoggiando la schiena allo schienale della panchina.
Solo in quel momento distolsi lo sguardo, e lo posai sulle mani. Da esse lo sguardo passò sulle braccia, fino ad arrivare alla scritta Knicks al centro.
Mi ricordavo ancora quando me l'aveva regalata, poco prima di donarmi anche la collana per il nostro mesiversario, dicendo che così aveva i suoi due portafortuna in uno.
"E quindi..." Cominciai, riprendendo la sua domanda, per porne un'altra. "... che cosa vuoi?"
"Che cosa voglio?" Domandò Jason, più a se stesso che a me. "Credo che voglio riprovarci. Vorrei avere una seconda possibilità, perché credo di provare qualcosa per te."
"E quando l'hai capito?"
Lui ci pensò su per un po', per poi affermare sicuro: "Quando Abigail mi ha lasciato e mi sono finalmente reso conto che averti perso era un pensiero che mi distruggeva."
Dopo un paio di minuti aggiunse: "E tu? Che cosa vuoi?" Aveva un luccichio di speranza negli occhi.
"Credo che anch'io provo qualcosa per te, e che vorrei darti una seconda possibilità." Confessai alla fine, notando un sorriso raggiante sul suo volto.
"E quando l'hai capito?" Ripetè lui la mia domanda, prima di congiungere le nostre labbra in un bacio dolce.
"Un mese fa, quando mi hai chiesto scusa." Ammisi, prima di risentire di nuovo la sua bocca posarsi sulla mia, le labbra di entrambi increspate a formare un sorriso.

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