CAPITOLO 10

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Il giorno dopo passò con tranquillità, o almeno la mattinata e metà del pomeriggio.
Infatti i guai iniziarono quando Matthew partì da casa per andare a comprare i biglietti per il viaggio verso Miami, che avremmo dovuto intraprendere nel week-end della settimana seguente.
Stavo parlando al telefono con Jason, spiegandogli per la millesima volta il perché lui non potesse venire: "Te l'ho già spiegato!" Mi lamentai come una bambina di dieci anni che è stufa di chiedere le caramelle. "I suoi genitori non ti conoscono; e poi non ci sono abbastanza soldi per un terzo biglietto." Infatti i genitori di Matt avevano inviato al figlio i soldi per due biglietti per Miami andata e ritorno: per lui e per me.
"Ma me lo pago io." Ripetè per la milionesima volta lui.
"I soldi ti servono per l'universita, lo s..." Non finii la frase perché venni interrotta dal campanello della porta, che mi fece drizzare di scatto a sedere sul divano.
"Aspetta, rimani in linea, devo andare ad aprire la porta." Gli dissi, prima di alzarmi e incamminarmi verso l'entrata.
L'ultima cosa che il mio cervello percepii prima di aprire fu solo l'"Okay" da parte di Jason, perché dopo rimasi fin troppo scioccata dalla persona che mi si parò davanti.
"Tu..." Sussurrai a denti stretti, mentre entrava di prepotenza e richiudeva la porta dietro di sé.
"Con chi stai parlando?" Chiese feroce rubandomi il cellulare di mano e chiudendo la chiamata con Jason.
"Chi ti credi di essere, eh?" Sbottai arrabbiata, riprendendomi il cellulare e sistemandomelo in tasca.
"Noi dobbiamo parlare." Rivelò ancora prima che io potessi chiedergli il motivo della sua visita.
"Parlare? Parlare?! Logan, ti stai rendendo conto dell'assurdità che stai dicendo?" Feci una risata isterica, voltandogli le spalle.
"Sì, dobbiamo parlare di noi." L'ultima parola la disse in un sussurro, come se non volesse che qualcuno lo sentisse pronunciarla.
"Non c'è più nessun noi, Logan." Ribattei stizzita, girandomi a guardarlo negli occhi e sentendo le lacrime raggrupparsi negli occhi.
Non avevo voluto che i nostri sguardi si incontrassero proprio perché volevo evitare di piangere fin dall'inizio, volevo mostrarmi forte; ma la voglia di rivederlo era stata talmente forte da battere la mia prospettiva iniziale e la mia forza di volontà.
"Sì che c'è, non ci siamo mai lasciati sul serio."
"Beh, se hai problemi di memoria non sono affari miei."
Lui mi squadrò perplesso, gli occhi azzurri vivi di rabbia come non li avevo mai visti.
"Quando una persona se ne va, senza farsi sentire per un mese, e la si scopre baciare un'altra, è ovvio che se non l'hai fatto tu, ti lascio io." Gli urlai contro rabbiosa, rispondendo al suo sguardo.
"Oh, intendi Abby." Disse lui sovrappensiero, diminuendo il cipiglio che aveva assunto per la collera.
"Sì Loggy, mi riferisco proprio a lei. Oh, che cos'hai? Non è così che ti fai chiamare ora?" Aggiunsi una volta visto il suo sguardo di sorpresa e, ci giurerei, con un pizzico di disgusto. "Pensavi che non ci sarei stata l'altra sera alla festa? Pensavi fossi talmente disperata senza di te da non uscire più di casa?" Le lacrime ormai mi rigavano il viso, ma la mia voce era ferma. "Beh, invece ti ho visto, e ti posso assicurare che quello che ho provato è stato solo disgusto nei tuoi confronti! Dopo tutto quello che mi ha fatto poi!"
"Ah sì? Parli di me!" Sbottò Logan, avvicinandosi e puntandomi un dito. "Tu allora che mi dici? O non ti ricordi già più il bacio che hai dato a Jason?"
Allora mi aveva visto anche lui quella sera, la stessa in cui qualcosa si era spezzato in me nel vederlo avvinghiato in quel modo ad Abigail.
"Lui è una cosa diversa, si è scusato, ha meritato il mio perdono." Dissi, però più a bassa voce; mi faceva male la gola visto che non facevamo altro che gridare per comunicare da quando era entrato, ormai le parole me la rischiavano ogni volta che uscivano dalle mie labbra. "Non è come lei, ha tradito la mia fiducia per troppo tempo, anche tu lo sostenevi prima." Gli rinfacciai, avvicinandomi ulteriormente, solo qualche centrimetro ci divideva ormai.
"Non la conoscevo, mi fidavo di te, di quello che mi dicevi."
"E facevi bene; non puoi negare il fatto che sia una stronza senza cuore, l'hai vista anche tu nel momento in cui l'avevo colta a tradirmi!"
"Non parlare così della mia ragazza!" Mi urlò dietro, il viso paonazzo.
Rimasi spiazzata all'inizio, lo sguardo perso nel vuoto.
Ragazza? Abigail era diventata la sua ragazza?
La terra cominciò a mancarmi sotto i piedi, mentre i pensieri mi vorticavano veloci in testa. La persona che odiavo di più mi aveva portato via quella che amavo di più: Abigail era riuscita nel suo intento vendicativo.
"Altrimenti cosa mi fai?" Chiesi con un fil di voce sperando che lui non sentisse; ero sicura che se mi avesse ascoltato, la mia spavalderia mi avrebbe portato al peggio.
E invece lui percepì le mie parole e avanzò di un altro passo.
Chiusi gli occhi stringendoli forti, aspettando che mi arrivasse un pugno o uno schiaffo, come quest'estate; e invece Logan mi prese il viso tra le mani, e prima che potessi accorgermene e poter fare qualcosa, mi bacio con foga e disperazione, come se non stesse aspettando altro.
Non mi opposi e mi lasciai andare, sentendo le mie labbra che richiedevano le sue a gran voce; le mie mani percorrevano il suo busto, ricordandosi ogni lineamento ben segnato degli addominali e il petto, fino ad arrivare alla mascella ed ai suoi capelli, dove vi affondai le mani, tirandoglieli e ricevendo gemiti da parte sua.
Quando ci staccammo aveva le labbra rosse e gli occhi anche lui pieni di lacrime.
Senza aggiungere una parola uscì da casa mia.
Non feci neanche in tempo a realizzare tutto ciò che era appena successo che sentii delle voci urlanti provenienti dal vialetto di fronte casa mia.
Accorsi immediatamente alla porta, vedendo bene che Logan stava discutendo animatamente con Jason; di sicuro era corso fino a casa mia quando Logan mi aveva gridato contro con chi stavo parlando e aveva chiuso la chiamata, preoccupato che mi fosse successo qualcosa.
"Tu non mi puoi ordinare cosa fare!" Stava urlando furioso Logan, con una manica si asciugava il viso, cercando di non far notare le lacrime che luccicavano come vetro sui lineamenti induriti.
"Sì invece, se si tratta della mia fidanzata!" Jason cercò di evidenziare quella parola, i pugni alzati in segno che avrebbe fatto a botte, se fosse stato necessario.
"Ah sì? Fatti sotto allora!" Lo incoraggiò Logan, facendo un passo avanti e poi indietreggiando dello stesso numero, invitandolo a provare anche solo a picchiarlo.
"NO!" Gridai nel momento in cui Jason si faceva avanti per tirargli un pungo in faccia, fermandolo col suono della mia voce.
"Vanessa, ma stai piangendo." Constatò lui, prendendomi il viso tra le mani e cercando di eliminare le lacrime con i pollici, eliminando in un secondo la rabbia di poco prima per pensare solo a me.
"È stato lui, vero? Lascia che li dia una lezione..." Stava per girarsi e prepararsi di nuovo per tirargli un cazzotto, ma io lo fermai prendendogli il braccio.
"No, non voglio che finisci nei guai perché hai picchiato qualcuno per me; e poi sai che odio la violenza."
"Farai meglio ad ascoltarla; e poi, visto che devo stare lontano dalla tua 'ragazza'..." Logan mimò le virgolette con le dita. "... perché se no gli farei solo del male, prova a chiederle chi è che l'ha fatta sentire bene cinque minuti fa, rendendole le labbra rosse, ancora adesso." E detto questo se ne andò, lasciandomi pietrificata dalle sue parole, pensando a che cosa avrei detto tra un paio di minuti a Jason in casa.

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