3, NightVille

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NightVille, una villa extra lusso proprietà dell'alta borghesia immortale: della famiglia Night da generazioni, vampiri, ovviamentre...
Non si sente la mia repulsione, vero? Noh... So fare "buon viso a cattivo gioco", ma giuro che proprio non ce la faccio.
Soprattutto non ce la faccio quando iniziano con l'ironia da vampiro, della serie:
"lo vuoi un bloody di Mary?" o "lo so che non sei in vena, ma cerca di essere almeno in arteria". Insopportabile!

Ma NightVille è la meta mia e di Lucy questa notte; lei ama i vampiri, sono i suoi figli preferiti, come invece considera i Lycan privi di classe e stupidi.
Io e Lucy abbiamo preferenze diverse e per quanto voglia restare in macchina, devo capire, perciò preparo nervosamente un paio di pistole con proiettili di legno e acqua santa. E di scorta stringo una Bomba di Luce, terribile ed efficace negli agguati.

-Non agitarti e respira. Vorrei evitare una rivolta, e se di grazia non ammazzi nessuno mi fai un piacere... Un paio di colpi di avvertimento però non faranno male a nessuno- mi dice soccandomi un'occhiata d'intesa.
Lucy parcheggia tranquillamente e mi mette in testa il suo cappello Fedora.
-Sta meglio a te- mi dice ammiccando la bionda, mentre lascia libera la sua chioma leonina.
Mi stringo nel cappotto e la seguo sulla gradinata di marmo grigio verso l'ingresso principale della villa.

Ha un aspetto ottocentesco e nel buio i suoi colori aranciati muoiono, proprio come il mio buon umore.
Esternamente, ci sono quasi 4 rampe di scale, imponenti a destra e a sinistra del portone. Decine di piccoli occhi sono le finestre sulla facciata e tutte sono parzialmente coperte dalle tende. Non vi sono luci all'esterno e le piante tutt'intorno sembrano essere in fin di vita.

Lucy entra senza nemmeno bussare; lo spazio è angusto, c'è puzza di morte e di ruggine. Lei mi fa segno di seguirla lungo un corridoio buio e pieno di ragnatele e col sangue alle pareti.
Sono a dir poco inquietato.

Arriviamo in un salone, dove i vampiri vezzeggiano tediosamente, distesi sui loro divanetti, vestiti come personaggi del 1600.
Con parrucche bianche e panciotti, giacche dai bottoni dorati, dai merletti alle barche e bevono sangue da calici d'argento.

-Lucy...- dice uno di loro riconoscendola e in modo quieto e lento fa una profonda riverenza. -Sei più raggiante del sole, per poco non brucio di fronte alla tua bellezza-

E come al solito, confermo che i vampiri sono proprio dei lecca culo, mai sinceri, sempre ad elogiare e strisciare. Che razza stupida. Non so cosa Lucy trovi in loro, forse una specie di regalità da secondogeniti.

-Mortimer, lui è l'avvocato Lex Hunter- ci presenta. -Alexander, lui è Mortimer Night, il più giovane erede della sua casata-
Faccio un lieve segno col capo, ma non aggiungo nulla.
-Mortimer, Alexander ha delle domande per te, caro- continua Lucy, ma senza esitazioni.
-Mia stella del mattino, farò tutto ciò che è in mio potere per aiutare te e l'avvocato-
Si distende di nuovo sul divanetto.
-Posso offrirvi qualcosa? Vino, magari... Acqua calda ed un tampax usato?- e tutta la sua corte ride
E io vi giuro che voglio sparargli in bocca.
-Io un po' di whisky lo prenderei... E tu, Alexander?-
-Io non bevo nel mezzo di un indagine-

Io e lei ci accomodiamo su un lettino impolverato, che probabilmente ospita qualcuno dei membri mancanti della corte. In effetti sembra un po' svuotata e dal mio guardarmi in giro, colgo il velo d'ansia negli occhi di Mortimer Night, quando si rende conto che ho capito.
Portano a Lucy, il whisky mentre io catalogo le idee.

-Sono passate di qua due donne bionde, due comunicatrici?-
Mortimer annuisce. -Sì, due folli che cianciavano di sciocchezze- dice a quel punto sicuro.
-Tipo un ibrido?- chiedo serio, anche se lui non mi guarda più.
-Sì, proprio di quello, ho pensato fossero sotto farmaci. La sola idea di un abominio del genere mi dà l'anemia- dice molto teatralmente.
-E tu che hai detto loro?- chiedo ancora. Mi sembra di doverlo imboccare...
-Che di sicuro una notizia del genere la hanno fatta girare i Baker, vogliono diventare il clan più forte, perciò inventano fandonie. Poi ho aggiunto che nessun uomo o donna di questa corte si è, e mai si avvicinerà ad un Lycan nemmeno per la supremazia-

Lucy sta per dire qualcosa, ma la anticipo: -Come so che non menti e che non tieni l'ibrido nelle segrete della villa?- e mentre lo dico stringo la pistola nella fondina, per essere pronto ad usarla.
Lui mi guarda disgustato. -Posso garantire per me e per la mia famiglia che è così- mi dice.
-Non è una risposta- dichiaro serio. -Manca troppa gente qui, almeno 10, tuoi affiliati, chi mi dice che non sono di sotto, nelle segrete a tenere a bada il vostro piccolo mostro? Ma la domanda è, avete fatto del male a qualche Lycan per averlo...-

Lui storce il naso. -Nessuno di noi, famiglia e corte, ha un figlio con un Lycan. Ci sono state cottarelle soppresse velocemente, ma non eredi. Posso giutartelo, avvocato-
Ma la sua risposta ancora non ci dice nulla.
-Te lo chiedo chiaramente, Mortimer, dove sono i tuoi affiliati, ora?- sono serio e fiero di me stesso. Non ho paura di lui, che mi succhi tutto il sangue che ho nelle vene se vuole, mi dirà quello che voglio sapere.
-Fuori, affari amministrativi, se aspettate potrebbero raggiungerci...-
-Non ti credo, sanguisuga-

-Sei orfano immagino, un figlio di nessuno, signor Hunter o sbaglio? Non ti fidi della gente perché nessuno, ti sorprende più e sei solo come un cane. Ma nelle famiglie, almeno in questa famiglia, non ci sono segreti, mettitelo in testa-
A quel punto scatto, gli tiro indietro la testa, infilandogli la pistola in bocca. Lo guardo in quegli occhi rossi, non stacco il contatto visivo.
-Sentimi bene, sanguisuga, per sta volta ti credo, ma mettiti in testa che io sono l'avvocato del diavolo, e se mi menti lo scoprirò e ti sparerò talmente tanti proiettili da farti diventare un Emmental a forza di buchi. Mi hai capito o te lo devo ripetere? Non mentirmi e non giocare con me, mi hai compreso o vuoi una dimostrazione?-
Lui annuisce. Snervato da lui e dalla sua puzza di morte, mi sposto.
-Per il momento ho finito, nel bisogno, tornerò qui-
Ma prima di allontanarmi dal salone, sfioro con un proiettile il furbetto, come colpo di avvertimento.

Non mi farò prendere in giro. Percorro di nuovo il percorso in cui, Lucy, mi aveva accompagnato, tra le ragnatele e l'aria viziata. Comincio a sentirmi claustrofobico.
All'entrata, do una sbirciata, aguzzando le orecchie per sentire qualcosa di sospetto, quasi come se mi aspettassi di vederci venir fuori Cassie e Tara da un momento all'altro.
Ma niente, c'è silenzio e calma, perciò rinuncio.

Quando sono finalmente fuori, sento le lacrime rigarmi il viso.
Il problema di Mortimer Night è che ha ragione, sono un figlio di nessuno, dato in adozione alla nascita e senza nessuna idea sulle mie origini biologiche.
La mia unica famiglia sono Charlotte e sua madre, altrimenti sono solo. Quasi come lo sono sempre stato.
Frettolosamente e con le mani tremanti, estraggo dalla tasca il pacchetto di sigarette con tabacco e mentolo. Tutta quella situazione è angosciante, ed ho bisogno, più che mai di un po' di coraggio. Estraggo l'accendino rosso e accendo la paglia.

Tiro un profondo respiro dopo averla accesa. La nicotina è rilassante anche se prima o poi mi ucciderà. Per quanto sia certo che la causa della mia morte non saranno le due sigarette al mese. Al quarto tiro, con il vento che mi scompiglia i capelli, vedo uscire dalla porta della villa la figura snella di Lucy.
Lei mi raggiunge seria. -Hai fatto bene, certo, c'erano altri modi, ma hai fatto bene-
Prende la sigaretta che ho tra le dita e la finisce lei prima di montare in auto.
-Fumare fa male...- dice quasi fosse una barzelletta. -Io posso fumare perché tanto non morirò mai, ma tu sei solo un mortale e a te fa male- poi ne accende un'altra, più lunga e sottile, come di quelle dame degli anni venti. Poi volta li sguardo, cruciata. -Monta, Alessandro Magno, abbiamo un'altra tappa per questa notte-

Torno in me e faccio come dice, in fondo il passato è passato e devo restare lucido. Lei parte ed esce di nuovo dai cancelli di ferro scuro, mentre il cielo su di noi è quasi nero.
Devono essere quasi le 2 e la città sta finendo le serate.
Lucy guida veloce nella notte, mentre le luci della città si spengono e Salem diventa un cimitero.

I Baker sono lupi di mare e pastori, abitano sulla costa e hanno un negozietto.
John, lo ho visto il giorno prima e forse avrebbe ricambiato il favore. Per questo vedo meglio i lupi. Loro si ricordano le gentilezze o le amicizie, sono devoti agli amici quasi quanto sono battaglieri con i nemici.

Tra le barche e i capannoni del porto ce n'è uno che dice: "Baker, in bocca al lupo", ironia sciatta, ma chi deve capire, capisce. Non vi è nessuno in vista, le barche sono feme, il mare si infrange contro gli scogli, il faro è alto ed acceso, tutto ha un aspetto quasi immortale.
Lucy, come l'altra volta, parcheggia e mi aspetta in macchina. Percorro i metri che mi separano dalla porta e mi avvicino al negozio dalle vetrate trasparenti.
Io busso piano. Dalla porta dietro il bancone vedi uscire la ragazza ed è proprio la giovane Lesley Baker ad aprirmi con un sorriso in volto.
-Avvocato Hunter, salve!- è caldo il suo tono, tutto di lei trasmette calore.
Ha la pelle olivastra e i capelli lisci rossicci, non è molto alta ma è molto giovane. Minuta e graziosa, Lesley ha circa 19 anni, prima del suo corso e Lycan discreta si dice in giro che cercasse di distaccarsi dai fratelli maggiori, che grossi come tori, combinano sempre qualche guaio legale.

-Ciao Lesley, posso parlare con tuo padre?- le chiedo mentre mi fa entrare.
-Certo! Sarà felice di vederla- mi precede, il negozio è piccolo e nei banconi è pieno di carne e pesce, c'è odore di fresco e metallo, gli scaffali sono pieni, tutte le luci accese e una signora che aspetta che il ragazzotto dietro al bancone tagli il suo, mezzo tacchino. Ma noi proseguiamo e mi tira nel retro.

Lì si fa tutto più interessante, il clan sta preparando la cena, c'è chi taglia, chi condisce, chi cuoce. È una grande famiglia. Alcuni ragazzi stanno aprendo le confezioni di carne, altri preparano gli ordini. C'è odore di sale e di arrosto.

-Papà, c'è l'avvocato!- urla Lesley, in direzione di John, ma tutto il clan mi guarda e mi saluta con calore. La signora Baker, Remi, una donna bassina e rotonda dai capelli rossi, mi viene in contro e mi abbraccia. Todd e Ricky Baker, i due gemelli mi salutano con la mano e, Sarah e Jane ci corrono incontro. Tutti gli altri, almeno una trentina di Lycan mi salutano semplicemente. Mi sento quasi onorato.

-Signor Hunter, è bello vederla- dice John appena distante, che sala il baccalà, ma poi si pulisce le mani e mi abbraccia come sua moglie. -Remi, lascia l'avvocato, ti prego che puzzi di pesce...- Remi lo squadra, offesa e si allontana. -Le serve qualcosa? Offre la casa!-
Sorrido. -Sei gentile John, ma sono qui per lavoro, dovrei farti un paio di domande, niente di preoccupante ma, girano certe voci...-
John mi fa segno di seguirlo e così faccio. Torniamo nel negozio, dove la signora è già uscita ed il ragazzo di dilegua, poi lui si chiude la porta alle spalle.
-Quali voci?- mi chiede, ora serio.
-Dispiace se ti spiego tutto, da pari a pari, è giusto che tu conosca tutta la situazione- lui annuisce. -Sai che io ho una figlia, Charlotte? Sono qui per me e per lei. Sua madre è scomparsa John, non da molto tempo ma comincio a pensare che sia morta. Stava indagando per Lucy sulle voci che giurano che esista un ibrido e mi è stato detto, dai vampiri, che tu potresti sapere qualcosa-

Un punto per Lex... Chissà se John Baker saprà qualcosa... Il mistero si infittisce...

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