Capitolo 10. Équilibre précaire - (Equilibrio precario)

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Torniamo alla moto, fortunatamente Alex ha un ricambio e degli asciugamani nel borsone. Ci asciughiamo in silenzio e ci rivestiamo frettolosamente, che diamine abbiamo rischiato una broncopolmonite per cosa esattamente? Sento ancora il desiderio di Hanna, nella mente vedo ancora i suoi ricordi, mi aggrappo ad un suo ricordo: da bambina aveva una stanza interamente arredata e predisposta per le sue bambole, ci passava tutto il suo tempo, tanto che desiderò essere come loro, sempre perfette e adorate da tutti ma vuote dentro. Quando capì che non sarebbe stato possibile la giovane Hanna diede fuoco alla stanza, uccidendo tutte le sue amiche.

In viaggio verso casa la tensione tra noi aumenta, la dolcezza in Alex ha lasciato posto al dolore, l'ho illuso ma posso spiegargli cosa è successo? Come posso dirgli che vedo i ricordi della sua ex e che potrei averla uccisa. Il corpo di Hanna steso a terra negli spogliatoi si presenta nella mia mente. Respiro profondamente, devo calmarmi perdere la testa non servirebbe a nulla. Però sento che potrei farlo, potrei lasciare andare questo freno che mi trattiene, sopprimere questa dannata razionalità e lasciare questa ritrovata energia prendere il sopravvento, concedendomi ai miei istinti. Mi assicurerò che Alex stia bene poi andrò a cercare Hanna, una volta sistemato questo bordello mi lascerò andare, adesso è il momento di essere forte.

Entriamo a casa, mi tolgo la scarpe e vado in lavanderia a prendere una spessa coperta per Alex, sta battendo i denti dal freddo, lo copro delicatamente.

<< Credo sia meglio che tu ti faccia una doccia calda >> bisbiglio timidamente.

Lo dico guardando per terra, non controbatte, sento il rumore dei suoi passi salire le scale e poco dopo il rumore dall'acqua che scorre. Salgo in camera recupero i suoi vestiti, tolgo i miei e li sbatto in lavatrice, metto una vecchia tuta grigia e mi asciugo i capelli sedendomi sulle scale. Il rumore dell'acqua non è ancora cessato, presumo stia riflettendo molto, devo pensare a qualcosa anche io, come posso giustificare quell'effrazione in una proprietà altrui? Senza contare dello spettacolino che potrei aver offerto ai vicini... sono un disastro. Scendo in cucina a bere un bicchiere d'acqua, la ciotola di Merluzzo è vuota, la riempo, risvegliato dal suono delle crocchette che cozzano contro il bordo metallico della ciotola Merluzzo corre in cucina ma a pochi passi da me si blocca. Il pelo gli si rizza sulla schiena, dei miagoli isterici fuoriescono dalla sua gola, di nuovo questo comportamento, come la settimana scorsa. Mi precipito al lavandino, svuoto la ciotola dell'acqua di Merluzzo e mi fisso, la visone è distorta e opaca, ma è comunque evidente. Ho un fottutissimo occhio viola. Cerco di concentrarmi su quanto è successo a scuola negli spogliatoio, la conversazione con Hanna, l'attacco. Il bacio. La vita. Adesso mi sento tutto d'un pezzo, in qualche modo lei mi ha restituito una parte di me ed io ho preso una parte di lei. E se l'avessi uccisa? Non posso permettere che Alex mi veda così. Salgo in camera e spengo le luci, potrei fingere di dormire oppure potremmo parlare di quanto accaduto nella jacuzzi, l'importante è che non veda i miei occhi, magari al buio non li ha notati durante il viaggio. Alex riemerge dal bagno e viene a sedersi dall'altra parte del letto ma non accenna a sdraiarcisi.

<< Credo che dovremmo parlarne, per essere sicuri che ne nessuno dei due possa starci male >> non vi è alcuna emozione nella sua voce.

<< Hai ragione, ti chiedo scusa, non so di preciso cosa volessi fare o perché ti ho costretto a seguirmi rischiando che finissimo entrambi nei guai, forse ho bevuto troppo >> .

Prendo una grande respiro e continuo.

<< Tra una cosa e l'altra non te l'ho ancora detto ma tu... tu mi piaci, forse una parte di me l'ha sempre saputo ma pensavo di non essere abbastanza per te, ma ultimamente ho capito che senza di te io non sto bene >> letteralmente Alex, vorrei aggiungere.

<< Sono io a dovermi scusare, tu non mi hai costretto a fare nulla, ero consapevole delle possibili conseguenze ma non che tutto finisse così all'improvviso... insomma eri così eccitato per un momento ho pensato che l'avremmo fatto davvero, ma non è questo il punto Ethan. Voglio dire, le cose tra noi sono successe in fretta. Con Hanna ho rotto definitivamente ma non l'ho fatto per te, l'ho fatto per me stesso, forse dovremmo rallentare...>> dice tutto d'un fiato.

Non capisco gli avevo appena aperto il mio cuore, doveva dirmi la stessa cosa, sono confuso, cos'è cambiato esattamente nell'ultima ora?

<< Non capisco, quindi mi stai dicendo che non vuoi portare avanti questa cosa? >>

<< Sto dicendo che mi serve del tempo per capire cosa voglio, siamo amici da una vita e non vorrei perdere tutto questo, perdere noi >> .

<< Però mentre te lo tenevo in mano scommetto che a questo non ci pensavi eh? >> esclamo.

<< Non possiamo sapere se saremmo andati fino in fondo, ma siamo ancora in tempo per fare un passo indietro e goderci quello che abbiamo >> la sua voce è calma.

Tradotto, io non sono abbastanza per lui.

<< Cosa ti spaventa esattamente? >> chiedo.

<< Ho paura di farti del male, io non voglio perderti. Dovremmo rifletterci entrambi a lungo e magari parlarne domani con più calma, adesso sono esausto >>.

<< Certo, hai ragione... Buonanotte >>.

<< Se per te non è un problema resterei qui a dormire, cioè... vorrei dormire con te >>.

Sorrido malgrado tutto e cerco la sua mano, la stringo forte, non dico nulla, se parlassi potrei rovinare tutto. Scosto le coperte, si adagia rigorosamente nella sua parte del letto, come se tra noi ci fosse un muro, non immaginavo intendesse questo quando ha detto che voleva dormire con me.

Aspetto che Alex si addormenti, mi rivesto ed esco silenziosamente di casa. Non ho sonno, devo sincerarmi della condizioni di Hanna, poi penserò come sistemare le cose con Alex nel caso in cui non finissi dietro le sbarre. Mi sento così stupido, ho aggredito una persona per lui, chissà cosa potrei fare se solo me lo chiedesse. Io voglio qualcosa di più, voglio che lui sia mio. Controllo il mio riflesso nel telefono, gli occhi sono tornati normali, un problema in meno. Chiudo la porta e imbocco il vialetto di casa.

<< Non è troppo tardi per andare in giro signorino? >> esordisce la signora Lopez.

Ma quella donna non dorme mai? Mi avvicino alla staccionata, mi fa cenno di raggiungerla sulla veranda, mi accomodo su una sedia, a lato una piccola stufetta riscalda l'aria intorno a noi rendendo tollerabile la temperatura.

<< Cosa succede niño ? >>

<< Ho combinato un casino stasera, non saprei da dove iniziare... stavo giusto per andare a scusarmi con una persona... >> Sperando sia ancora viva, sottolineo nella mia testa.

<< Hai di nuovo trattato male un'ospite altrui? >>

<< No assolutamente, anzi io...>>

Il mio telefono vibra. Un nuovo messaggio.

Tutto OK per sta sera ma non avvicinarti mai più a me. Hanna

Forse mi sbaglio, Alex non è il solo angelo custode che mi è stato affidato dalla pietà celeste, per citare le parole della signora Lopez.

<< Ethan che succede ?>>.

<< A quanto pare la persona con cui dovevo scusarmi mi ha detto che tra di noi è tutto okay, quindi non ho più motivo di cercarla nel cuore della notte >>.

Almeno è viva, ma chissà cosa avrebbe detto a tutti lunedì a scuola. Decido di mettere il problema di Hanna da parte, se non non le avessi lasciato dei segni evidenti sul collo non ci sarebbero state prove di una effettiva aggressione, la mia parola contro la sua? Quel messaggio non bastava a calmare tutti i miei dubbi e le mie domande ma almeno sapevo di non averla uccisa.

<< Stai parlando di quel bel giovanotto, come si chiamava... ah James? >> domanda tutta allegra.

<< No, sono stato educatissimo con lui, abbiamo avuto la nostra prima seduta mercoledì. Non è stata un successo ma forse neanche un completo fiasco >>.

<< L'importante è avere la volontà di guarire, ciò non significa che siamo rotti ma che non stiamo bene con noi stessi. Vedi per quanto siamo bravi a mentirci prima o poi tutto viene a galla facendoci stare anche peggio, quindi è meglio soffrire adesso e lavorarci su queste cose così da poter poi andare avanti. James ci tiene particolarmente a te, vuole farti stare meglio, non devi punire lui per il tuo dolore >>.

<< Ma se non ci sei tu a spiegarmele queste cose io come le capisco? >>.

<< La porta è sempre aperta per te non dimenticarlo mai >> lo dice dandomi un buffetto sulla mano.

<< Grazie davvero, adesso sarà meglio che vada a dormire >> concludo.

<< Buona idea niño! >>

La lascio alle sue cose, improvvisamente indaffarata con il cellulare, probabilmente starà scrivendo alla sua famiglia, dall'altra parte del mondo deve essere già mattina oppure è ancora giorno, non l'ho mai capito veramente.

Rientro a casa. Non ho il coraggio di salire, non voglio avere Alex vicino sapendo di non poterlo tenere stretto a me, spero si accorga del vuoto lasciato dal mio corpo. Controllo di nuovo il riflesso dei miei occhi usando lo schermo del telefono, nessun iride ametista. 

Forse dovrei farmi visitare da un dottore, c'è sicuramente una spiegazione più che logica a tutto quello che mi sta succedendo, ora non sono solo in grado di trovarla. James aveva delle leggere sfumature ametista la prima volta che l'ho incontrato di questo sono sicuro, forse lui può dirmi cosa mi sta succedendo, dopotutto è anche uno psicologo sicuramente avrà fatto un po' di anatomia al college. Rido tra me e me. Nonostante tutto riesco a scherzarci sopra, è bello sentire di nuovo tutte queste emozioni, la speranza, la rabbia, la paura, ma anche un pizzico di serenità, un turbide di emozioni contrastanti che invece che abbattermi mi fanno sentire più vivo che mai. Finalmente libero da quella perenne tristezza, quei fastidiosi dolori e la sete, finalmente appagato, sazio, in qualche modo sento che è questa la parola più adatta.

Mi fumo una sigaretta seduto sul davanzale della finestra in cucina, questa sera la luna è proprio bella, prima non l'avevo affatto notata, è così luminosa che non ho bisogno di accendere la luce per vederci.  

Non dormirò in quella scomoda stanza per gli ospiti, rassegnato prendo un'altra coperta in lavanderia e vado a sistemarmi sul divano. Sarei riuscito a non spezzare questo equilibrio precario che da tempo caratterizzava la mia esistenza?

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