Capitolo 15. Stalking

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Non bastava che la scuola mi tenesse impegnato dal lunedì al venerdì, no, a causa dei test attitudinali per la scelta del nostro futuro e del college dovevano anche inserirci dei sabato mattina obbligatori nel corso del secondo semestre. Rassegnato entro a scuola, fortunatamente per lei Lauren è al terzo anno e questa tortura la supererà l'anno prossimo ma sfortunatamente per me non ho nessuno con cui parlare. Io non so cosa voglio fare, mi sembra già tantissimo riuscire a finire quest'anno senza perdere qualcun altro nella mia vita o senza fare altri casini. Mi blocco all'entrata della scuola, ho uno strano presentimento, mi volto, l'area è deserta e nel parcheggio ci sono solo un paio di macchine nei posti riservati al personale della scuola.

Sarà stato un colpo di vento, spingo la porta ed entro.

Sono uno dei primi ad essere arrivato quindi entro in classe e occupo subito il posto in fondo, di lì a poco altri ragazzi e ragazze cominciano a entrare, vedo Alex accomodarsi in uno dei primi banchi insieme ad alcuni compagni della sua squadra. Le postazioni del computer sono individuali, non perché qualcuno possa copiare ma per darci lo spazio necessario per concentrarci, okay! La signorina Williams entra in aula e inizia a spiegarci quanto sia importante è doveroso impegnarsi in questi test e a essere più dettagliati e specifici nelle risposte perché oltre che essere una grande indagine che può aiutare noi adolescenti a proiettarci nel nostro futuro, la nostra strada è anche un ottimo strumento di ricerca per l'impresa che fornisce questi test di orientamento.

Ci vengono consegnati dei fogli, sul fronte dobbiamo inserire i nostri dati mentre sul retro è riportato il link e la password per accedere alla piattaforma, il test si svolge online, si compone da una sessantina di domande che possono variare: dal vero falso, alle crocette, domande a risposta multipla e aperta. I risultati sarebbero poi stati discussi durante il colloquio individuale con il proprio tutor, nel mio caso sarebbe dovuto essere James, ma avevo inoltrato una richiesta per essere invece seguito da un docente del Millian.

<< Bene ragazzi, inizio della simulazione ore 08:17, vorrà dire che dovrete sconnettervi prima delle 11:17 dalla piattaforma dopo aver salvato il file con nome e cognome nella cartella "orientamento", buon lavoro a tutti!>> intona la signorina Williams.

Inserisco i miei dati e procedo alla compilazione, mi fermo alla prima: "Quanto sei felice nella tua vita da 1 a 10" eh? Ma stiamo scherzando? Non vedo come questo potrebbe influenzare la scelta del mio futuro lavoro o corso di studi. Salto la prima domanda e vado avanti alla numero due, fa riferimento alle persone che compongono il nucleo familiare ed il reddito, la terza ti chiede se la tua scelta per il futuro possa essere influenzato dalla scelta di un amico/a o ragazzo/a... Leggo velocemente tutte le prime venti domande a carattere personale e caratteriale, mi dedico alla seconda parte che per lo meno è più pragmatica e interessante. Invento degli hobby, come uscire con gli amici, appassionarmi alla letteratura francese e che mi interessa lo sport, certo so che dovrei dire la verità ma non mi va di scrivere che sono una cavolo di ameba che passa le sue giornate sul divano con il gatto. Inserisco la media dei miei voti degli ultimi tre anni e mezzo Non sono notevoli ma non sono nemmeno scarsi sono semplicemente nella media tranne francese che ultimamente si sta alzando grazie al grosso contributo di Lauren. Scorro la lista delle future occupazioni a cui potrei accedere senza l'ingresso al college e sinceramente non mi vedo a fare nessuna di esse, non mi sentirei a mio agio né dietro il bancone di un bar né dietro la scrivania di un ufficio o in un negozio qualsiasi. Seleziono i college più vicini a casa e metto anche il college Baltimora ovviamente non segno la Columbia non solo perché non potrei essere mai preso per via dei miei voti ma anche perché economicamente non so quanto mia madre sia disposta a sborsare e non sono il "classico" candidato per ricevere una borsa di studio ormai è tardi per queste cose. Se dovessi andare in un college a meno di due ore come il St. Collins, mia madre non venderebbe e potrei affittare la sua camera? Ho scelto il college di Baltimora perché se mai dovesse veramente vendere dovrei trasferirmi da lei ma se così non dovesse essere hanno degli studentati molto belli e potrei lavorare per l'università pagandomi vitto e alloggio. Come possibili futuri interessi di studio seleziono lingue straniere ed economia aziendale, due indirizzi di studio molto diversi tra loro ma sono le scelte più sicure per il mio futuro. Studiando lingue potrei andarmene lontano e conoscere tante persone mentre studiando economia avrei un bello stipendio assicurato e di conseguenza la possibilità di andarmene dovunque voglia.

Sono arrivato alla fine del questionario quindi torno indietro alle prime domande e compilo quelle demenziali, guardo l'orologio, ancora una ventina di minuti buoni ma non credo di dover rileggere le mie risposte, modificherei o meglio mentirei su altro. Mi alzo e con passo deciso vado verso la signorina Williams e le porgo il foglio con le mie credenziali e firmo il foglio delle presenze.

<< Spero che lei abbia risposto con moderazione e sincerità ma non si preoccupi approfondiremo le risposte che ha dato a questo questionario la settimana prossima e non si dimentichi di inviarmi la sua lettera di presentazione da allegare alla futura domanda per il college. Le auguro un buon fine settimana signor White >> cinguetta la consulente scolastica.

Annuisco con la testa, mi volto ed esco dall'aula, in realtà per tutto il tempo che mi ha parlato con lo sguardo avevo disperatamente cercato quello di Alex, che immerso nel suo schermo non mi ha notato minimamente. Lui ha sempre saputo cosa voleva fare fin da piccolo, è sempre stato interessato alla chimica alla biologia e a tutte quelle materie scientifiche che io non ho mai capito per quanto lui cercasse di spiegarmi nella maniera più semplice dei semplici principi di fisica e chimica. Non mi stupirei se un giorno dovesse vincere un premio Nobel, nella ricerca scientifica o qualcosa del genere; a lui non manca niente, una famiglia che lo ama, una grande eredità, un gran cervello e la bellezza. Insomma come sempre c'è chi ha tutto e chi non ha niente.

Fuori è nuvolo, sembra quasi notte ma questo è dovuto anche alla nebbia, davvero una visione spettrale. Svuoto avidamente anche l'ultima bottiglietta d'acqua che mi ero portato, forse è giunta l'ora di comprarmi una bella borraccia da qualche litro invece di "continuare a creare immondizia, sprecare plastica e contribuire all'inquinamento e riciclaggio clandestino" come sostiene Lauren.

Mi incammino con passo lento e annoiato sulla strada del ritorno. Ma inizio a non sentirmi bene, ho una strana sensazione, ho la pelle d'oca, sento l'adrenalina dentro come se da un momento all'altro stesse per succedere qualcosa.. Il battito mi accelera, la respirazione aumenta e così aumento anche il passo cercando di fare il meno rumore possibile per percepirlo.... Ecco lo sento! I suoni del mio inseguitore credo. Questa sensazione, mi sento osservato, a disagio qualcosa non va, ma come ho fatto a rendermene conto prima di sentire dei passi? Svolto a sinistra e scendo verso la boscaglia, nessuno avrebbe motivi di prendere questa strada se non avesse deciso di compiere un'escursione nel bosco. I passi non si fermano, tremo leggermente ma non mi sto sbagliando allora, qualcuno mi segue veramente. Il suo passo è pesante, deve essere di qualcuno più grande di me, gli occhi si inumidiscono, la paura mi secca la bocca e l'ansia ha preso il sopravvento. Sto quasi correndo ho paura, ho paura che sia lui, che mi abbia trovato e che forse... non so esattamente cosa potrebbe farmi, però non voglio guardarlo.

Il mio istinto mi dice di voltarmi e affrontarlo ma io non sono quel tipo di persona, il suo respiro è più forte, ha accelerato anche lui, non oso voltarmi. Corro, corro disperatamente, come quel giorno in spiaggia ma adesso la paura è più forte. Devo trovare un riparo qui non è sicuro sono troppo visibile, entro nella fitta boscaglia i rami mi graffiano il volto ma non m'interessa, continuo a muovermi, strisciando e districandomi dalle spine, dall'erba incolta e congelata in questa natura morta che cerca di rallentarmi. Inciampo in una maledetta radice, cado malamente, la spalla mi duole ma non posso fermarmi, sento di non essere ancora al sicuro, mi tolgo in fretta lo zaino e la giacca per rendere la mia fuga più rapida, mi faccio strada a gattoni attraverso il fango, la brina e i sassi appuntiti,. Cerco di respirare col naso e di non lasciare impronte, mi getto addosso delle foglie secche e continuo ad avanzare cercando di fare meno rumore possibile. Ormai stremato quando sento soltanto il silenzio dell'inverno e il silenzio nel cuore del bosco mi accascio tra le radici di una vecchia quercia e piango sommessamente, non so quanto tempo passi ma ad un certo punto sono costretto ad alzarmi e muovermi, il freddo è diventato doloroso, le dita non le sento. Ho abbandonato tutte le mie cose chissà dove, mi guardo intorno e non riconosco questa parte, non penso di essermi mai spinto così in profondità, potrei essermi perso e la nebbia non aiuta la mia memoria. Mi tocco la tasca destra e realizzo con dispiacere di aver lasciato il mio telefono in quella della giacca, vaffanculo!

Il rumore di uno sparo infrange il silenzio.

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