Capitolo 18. Il est toujours là - (Lui c'è sempre)

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Ci baciamo con passione, incuranti di chi ci possa vedere, lieti di esserci ritrovati.

Mi costringo a staccarmi da lui, è tutto molto romantico ma i baci non possono sostituire le parole che entrambi necessitiamo di sentire l'uno dall'altro. Insieme raccogliamo le rose sparse a terra e ci avviamo verso la sua moto, con stampati in faccia due sorrisini da ebeti, in estasi. Per la mia incolumità e quella della rose decidiamo di lasciare il mazzo in custodia a Lauren, in cambio potrà tenersene qualcuna, una magra consolazione per lei ma San Valentino non era ancora svanito, così come la storia su instagram; tic... toc... manca ancora molto alla mezzanotte.

Mi sembra impossibile, noi due di nuovo in sella alla sua moto, le mie dita che lo tengono stretto, non ho paura di cadere ma che lui possa di nuovo sparire, adagiato sul suo corpo mi inebrio del suo odore così famigliare e sicuro, la magia finisce quando accosta vicino alla riva, al parco delle lontre.

Entriamo nel parco e seguendo un muto accordo andiamo a sederci sulle vecchie altalene cigolanti, a farci da colonna sonora per un po' ci pensano i gabbiani e il vento che soffia dall'oceano, sollevando foglie e increspando l'acqua in cui serene nuotano le lontre. Le guardo rapito, sono così dolci e forti, pronte a tuffarsi per cacciare, pronte a sfidare il gelo, geneticamente predisposte sia per all'acqua che per la terra, sono semplicemente maestose.

Mi faccio coraggio e rompo il silenzio.

<< Vorrei chiarire prima la questione di lunedì scorso, indubbiamente hai ragione tu, lo sapevo anch'io ma in quel momento come avrai sicuramente constatato non ero lucido e mi dispiace di averti risposto così aspramente. Io stavo aspettando un segno da te, qualcosa, ma quando ti sei presentato furioso e scontroso hai rotto quella mia fantasia, dove tu saresti riapparso a braccia aperte, così sono schizzato e non ho saputo controllarmi >>.

<< Dopo quanto ti è successo io ero tanto spaventato, insomma le canne di prima mattina e il fatto che vi avessero visto andare verso la baia della Luna, sono andato in paranoia completa e ho pensato al peggio capisci? >> dice tutto d'un fiato.

<< Alex non preoccuparti tra me e Lauren non c'è niente... >>

<< Non mi riferivo a quello Ethan, ma all'incidente. Temevo che avessi potuto compiere una sciocchezza, per quello quando mi sono presentato a casa tua ero alterato, mascheravo tutta la mia paura in realtà>>.

<< Quindi... credi che avrei potuto gettarmi o auto-lesionarmi, seriamente? Avevi detto di credermi quando mi hanno dimesso, io non mi sono buttato, tu mi conosci... >> replico amaramente.

<< Io ti credo ma sul momento ho semplicemente sbottato, io di te mi fido, però ne hai passate di cotte e di crude, ho paura per te, quanto ancora riuscirai a tenere tutto dentro? Lo so che mi nascondi delle cose, spero che quando ti sentirai pronto me le dirai, io sono qui. >> la sua voce è dolce, i suoi occhi mi invogliano a credergli ma ha toccato un argomento troppo spinoso, quella ferita non si è mai chiusa in me.

Lo guardo e annuisco, sperando che dica la verità, che mi creda. Sospettavo che prima o poi rimarcasse dei cambiamenti in me, ci conosciamo da troppo tempo ma negli ultimi mesi siamo cambiati molto, io forse molto più di lui. Ma come posso dirgli qualcosa di cui nemmeno io so niente? Se solo sapesse quanti altri ricordi ho perso, di come la mia memoria sradichi un pezzetto dopo l'altro del mio passato, indebolendo le mie emozioni e lasciando flebili appigli a cui ancorarmi.

Alex non sono più io, sono sconosciuto a me stesso..

Un nuovo silenzio scende su di noi ma io non ho nessuna voglia di parlare per spezzarlo, però lo incito con gli occhi a parlare, lui è quello che doveva riflettere dopotutto io ho voluto solo scusarmi per essere stato scortese, stop!

<< Bene, credo sia arrivato il mio turno adesso... - ammicca scherzando - Ho voluto prendermi un po' di tempo per pensare a tante cose, la mia vita, ora come ora ma anche al mio futuro, alla persona che voglio essere un domani. Che tu ci creda o no ci ho pensato giorno e notte, perfino l'altro giorno per dirti, durante il test. Ero talmente distratto che ho finito per compilare tutto a matita e alla fine sono rimasto dopo l'orario limite a ricopiare tutto sorvegliato dalla Williams. Voglio che tu sappia che non sono stato con le mani in mano e che non è stato facile ragionarci, okay? Quindi ... >>

Nel mio cervello dimorava ancora una piccola, minuscola speranza che quel sabato mattina, dopo il test non fosse stato James a inseguirmi ma Alex, per parlarmi o scusarsi, anche per fare uno stupido scherzo ma purtroppo questa cordicella di salvataggio è appena stata tagliata di netto, non era stato lui.

<< ... poi ho capito che era inutile pensare al futuro, troppe incognite e che forse dovevo concentrarmi sul passato. In ogni momento della mia vita, con alti e bassi tu sei sempre stato l'unica costante, non ti sei mai arreso alla nostra amicizia, non mi hai mai trattenuto o messo da parte, tu ci sei sempre, io per te non ho sempre avuto la stessa accortezza a volte... Con questa consapevolezza il futuro mi spaventa di meno perché io ho te... >> conclude dandomi una pacca sulla spalla.

Quella poteva proprio risparmiarsela!

<< Sai che detto così mi fai sentire più la tua ruota di scorta che non il ragazzo per cui hai comprato un centinaio di rose bianche? Oppure sono io che non ho colto il messaggio? >> sdrammatizzo.

<< Come al solito non riesco a spiegarmi come vorrei, quello che voglio dire Ethan è che tu per me sei casa! >>

Capendo il mio smarrimento dopo la sua affermazione si alza, trova un bastoncino e comincia a disegnare nella terra umida, incuriosito e sorpreso mi alzo anch'io e mi avvicino. Ha disegnato una casa e una pentola credo, con un avocado vicino oppure è dentro la pentola?

<< Come vedi ho disegnato una casa, dentro ci siamo io e te abbracciati con accanto Merluzzo. Questo è il mio passato, il mio presente e non voglio rinunciare a questo futuro >> dice imbarazzato guardandosi la punta delle scarpe.

<< Quindi? >> lo esorto.

Non è abbastanza, voglio che lo dica ad alta voce, ogni singola parola.

<< Quindi Ethan io voglio stare con te, e mi sento stupido ad averci messo così tanto per capirlo. Ci insegnano fin da piccoli a pensare usando il cervello quando invece a volte basterebbe ascoltare il nostro cuore... >> i suoi sono umidi.

Si avvicina e mi bacia teneramente, cancellando tutti i miei dubbi, non ha solo scelto me o la nostra amicizia, ha scelto noi, noi come amici, noi come coppia, ha scelto la possibilità di stare insieme e amarci anche se in fondo è un po' quello che abbiamo sempre fatto senza saperlo, non vincolati da nessuna etichetta.

Continuiamo a passeggiare per il parco, ridendo e scherzando, cancellando questi ultimi giorni di silenzio e amarezza che si erano infrapposti tra di noi, un paio di volte accenna anche a Hanna e agli allenamenti della squadra, ma il suo tono resta stabile e la sua espressione non tradisce nulla, questo mio segreto è ancora al sicuro, credo. Insiste per mangiare fuori nonostante per una volta nella vita abbia fatto seriamente la spesa. Ritorniamo alla moto, e nonostante le mie preteste non mi permette di guidarla. Solo passato il ponte dopo il museo d'arte e storia naturale capisco il perché, non mi sta portando verso un fast food qualunque vicino al porto, ma certo deve aver assicurante prenotato fuori, un appuntamento di San Valentino in piena regola. Il mio primo vero appuntamento.

Siamo infreddoliti, con i nasi rossi, i capelli barbaramente pettinati dal casco e vestiti malissimo, eppure varcando la soglia del ristorante mi sento come Cenerentola al grande ballo, uno schianto. Ci fanno accomodare ad un tavolo vicino alla finestra, dove altre decine di rose viole mi aspettano sulla sedia, rilegate da fili dorati che le intrecciano le une alle altre, che spettacolo.

<< Alex sei matto non dovevi regalarmi così tante rose, valeva la pena comprare dei roseti e metterli in giardino >> scherzo con leggerezza ammirando quest'ultime.

<< Queste però non sono da parte mia, sarà il ristorante che le omaggia a tutte le coppie per l'occasione >> risponde con tranquillità mentre inizia a leggere il menù.

Eppure non noto altre rose nei tavoli vicini, ne accarezzo una, è così morbida, è davvero fresca come se le avessero appena colte, rettifico, le hanno appena colte, o percepisco sfiorandone i petali, sono ancora vive. Sciolgo il fiocco liberandole, la nausea mi pervade quando in mezzo al mazzo spunta una rosa bianca, tra le sue spine c'è un bigliettino. Appena lo tocco avverto quella sensazione di pericolo, di paura, i brividi lungo la spina dorsale, mi sento osservato... lui è qui.

Alex grazie al cielo è ancora immerso nella lettura del menù, mi guardo intorno freneticamente cercando di calmare il mio respiro, ma il ristorante è per lo più vuoto, tiro le tende della nostra finestra con la scusa degli spifferi d'aria, anche se al momento dell'aria fresca la vorrei proprio, mi sempre di stare in un forno.

Mi risiedo, apro il menù e ci metto dentro il bigliettino, pronuncio ad alta voce un paio di specialità della casa per distrarre Alex, srotolo lentamente il bigliettino con movimenti cauti e leggeri.


"Non dovresti avere paura di me ma di te stesso Ethan, J"

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