Le dèbut - (L'inizio)

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Vengo sbalzato a destra e sinistra, spinto in profondità; mi divincolo, scalcio ma non serve a nulla, dipendo interamente dalla volontà delle onde. L'oceano è furibondo, sfoga su di me la  sua ira ma io non so controbattere, non ho i mezzi, né le capacità. Io non so nuotare, penso rabbrividendo. Le onde fredde e spietate come le arpie, mi travolgono, sono avide e non mi lasciano il tempo di respirare, ma non mi arrendo. Urlo o almeno credo di farlo, delle scosse mi percuotono il corpo, deve essere l'adrenalina. Il freddo è atroce, l'acqua gelata mi brucia la pelle, in contrasto col vento freddo che ora mi sembra caldo per i pochi istanti in cui riesco a recuperare la superficie. Questa lotta prima o poi avrà fine, ne sono consapevole, eppure non voglio lasciarmi in balia del mare, non voglio morire. In questa notte crudele la luna piena risplende più che mai, è l'ultima cosa che vedo prima di sprofondare nelle acque nere. Avrei dovuto liberarmi dei vestiti, ora come ancore pesanti mi portano verso il fondale facilitati dalla corrente.

All'improvviso ogni spasmo, ogni dolore scompare, non ho più freddo. Non ho più paura. Dicono che morire annegati sia una morte atroce eppure non mi sembra così male. Non credo a cose come il paradiso, non so nemmeno cosa succederà una volta che il mio cuore stremato smetterà di battere.

Dicono che il cervello sopravviva ancora qualche minuto dopo l'arresto del cuore, avevo letto delle testimonianze dove alcuni affermano di aver visto se stessi morire, in questo periodo di tempo, avere allucinazioni, coloro che poi però sono tornati in vita con l'aiuto di esperti della rianimazione e dottori. Io sono da solo, sul fondo del mare, avvolto dalle alghe, un tenero abbraccio, come se gli abissi volessero cullarmi verso la morte.

Il tempo sembra essersi fermato, chiudo gli occhi che bruciano a causa dell'acqua salata, smetto di combattere, ma c'è una lotta dentro di me, una parte di me vorrebbe disperatamente aprire la bocca ma l'altra guidata dall'istinto di sopravvivenza impedisce alle mie labbra violacee di aprirsi. Percepisco migliaia di spilli conficcarsi nella mia testa, i polmoni sono in fiamma, la pace dei sensi è finita ora crogiolando nel dolore puro penso solo a quanto breve e scialba sia stata la mia vita.

Il bacio della morte, penso a questo mentre mi si schiudono le labbra, l'acqua entra feroce, il fuoco nei polmoni si estingue ma il dolore alla testa aumenta, adesso si che bramo la morte. Pagherei qualsiasi prezzo per spegnere questo dolore, spezzare questo incubo. Il cuore pulsa forte in tutto il corpo è l'unico rumore che sento. Tamburo incessante che simboleggi la mia vita, che io esisto ancora che io ...tum .....tum .....tum...  


Infine più nulla.




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