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"Credo che troverai questo incontro di certo utile" era stato il commento della capovillaggio.

Viviana era perplessa, e decisamente dubbiosa, mentre camminava verso la casa del Gufo Nero. Non riusciva a fidarsi e in cuor suo provava un certo timore. E se ad attenderla ci fosse una trappola o qualcosa di terribile? Prese fiato, varcando la porta, rispondendo a stento al sorriso smagliante della padrona di casa.

"Benvenuta, Vivi! Ti stavamo aspettando!".

Vivi?! Nemmeno sua madre aveva il permesso di chiamarla in quel modo!

"Prego" invitò la capovillaggio, indicando una porta "A più tardi".

Stranamente la donna rimase fuori e solo la ragazza entrò nella stanza. Ad attenderla, sedute in cerchio su delle sedie scure, altre ragazze più o meno della sua età.

"Benvenuta!" la accolsero in coro e Viviana salutò con la mano, non sapendo che altro dire.

Sedette sull'unica sedia rimasta libera e si guardò attorno. In quel mese e mezzo trascorso al villaggio, aveva solamente intravisto quelle ragazze di sfuggita. Cosa potevano mai volere? Vestivano tutte allo stesso modo, cambiava solo il colore, con i lunghi capelli sciolti e non acconciati.

"La capovillaggio ci ha detto che stai avendo qualche difficoltà a integrarti" parlò una delle ragazze "E ha pensato che noi potremmo aiutarti. Io sono Flaminia, vivo nella casa Serpente Blu e mia madre è la guaritrice del paese. Piacere di conoscerti".

"Ciao..." mormorò l'invitata, poco convinta "Io sono Viviana e abito alla Rossa Luna".

Tutte le giovani si presentarono, a turno. Sembravano tutte piuttosto cordiali e gentili, lo doveva ammettere.

"Che cosa ti rende infelice, Viviana?" riprese Flaminia "Rivolgici pure tutte le domande che vuoi".

"Voi siete qui da quanto tempo?" domandò l'ultima arrivata "Al villaggio, intendo".

Le altre presenti risposero. Alcune erano nate al villaggio, altre vi abitavano fin da piccolissime mentre altre da qualche anno. L'inizio delle loro storie erano molto diverse. Alcune erano nate lì e le loro madri avevano raggiunto il villaggio in gravidanza, vittime di stupro o di compagni indesiderati. Altre erano state concepite in quel luogo, in quel rituale a cui Viviana aveva assistito da poco. La maggior parte era lì con la madre o con la sorella o con qualche altra parente di sesso femminile fin da bambina e ormai era perfettamente integrata.

"All'inizio è difficile" la rassicurò una di quelle arrivate da pochi anni "Ma poi capisci che non esiste luogo più bello e sicuro di questo. Io ho provato a scappare e sono tornata qui!".

"Davvero?!" si stupì Viviana "Come sei scappata?".

"Non ti servono i dettagli. Sappi che sono giunta fino in città ed è stato orribile. Ho incontrato solo persone meschine, violente, perverse... orribili! Sono tornata qui e non me ne pento".

"Non sono tutti così là fuori. Io ho degli amici che...".

"Amici? Quali amici? Sei sparita, giusto? Chi di loro ti è venuto a cercare? Quelli non sono amici, Viviana!".

A quelle parole, la giovane si ammutolì.

"Tutte noi abbiamo avuto i nostri dubbi. Anche le nostre madri, sorelle, zie, nonne... Ma alla fine abbiamo capito dove si sta meglio. Pensi forse si essere l'unica a farsi delle domande, Viviana? Pensi di essere una specie di Rosa nera?".

"Una... rosa nera?".

"Una cosa più unica che rara. Non sentirti diversa dinnanzi a noi. Vedi questo posto come una possibilità, una possibilità di rinascita e rinnovamento. Come la rosa di Gerico. Come la rosa del deserto".

"Rosa del deserto...".

"Sì. Simbolo di rinnovamento, sembra che sia morta e secca senza acqua e sostentamento ma poi si riapre e si rinvigorisce quando riceve quel che le serve. Tu ora puoi rinverdirti come lei, dopo che ti è stato tolto molto dal mondo là fuori".

Viviana era ancora confusa ma quelle ragazze sembravano così serene e rassicuranti! Non avevano i sorrisi dipinti delle donne che incontrava solitamente, probabilmente infastidite dalle sue domande ricorrenti. Erano sincere e confessavano di aver avuto pure loro dubbi, paure e curiosità. Raccontavano le proprie esperienze senza censure e questo la metteva a suo agio.

"Non hai nulla da temere" concluse Flaminia "Qui non si uccidono donne o si evocano fantasmi o altre creature! Siamo solo donne, più o meno giovani, che si proteggono a vicenda. E molte sono in pensiero per te, perché vorremmo che tutte vivessero in armonia. Ogni cosa che ora ti sembra strana, ti assicuro che tra qualche tempo sarà perfettamente normale".

Normale? Dubitava fortemente che potesse essere possibile! Però tutte quelle ragazze sembravano così convinte...

"Hai altre domande per noi, Viviana? Cerchiamo di toglierti ogni dubbio!".

"Da dove viene l'uomo che ho visto al rituale?" domandò subito la giovane.

"Gli uomini non vivono qui, come avrai notato. Vengono convocati da fuori villaggio, solo per il matrimonio. Poi la loro presenza non è più necessaria".

"Ed è davvero normale che qualcuno si tagli i polsi perché non è più utile al villaggio?".

"È una sua scelta. Nessuno obbliga a compiere un gesto simile".

"E se... decidessi di lasciare questo posto? Mi verrebbe concesso o sarei costretta a rimanere?".

"Nessuno ti costringe a restare. Ma noi saremmo molto felici se decidessi di restare. Come nostra sorella, madre, zia, amica!".

"Amica...?".

"Per tutte noi tu sei importante. Siamo una comunità e ogni membro è fondamentale. Ovviamente solo se vuoi farne parte. Perché vogliamo che tu sia felice. Tu pensi di riuscire ad essere felice?".

Viviana ci pensò qualche istante. Che risposta poteva dare? La stavano rassicurando, dicendo che ogni paura sarebbe presto svanita. Tutte le dicevano che quel che provava in quel momento era normale e che poi tutto si sarebbe risolto. Era vero? Non poteva saperlo, ma al momento non aveva alternative.

"Un'ultima domanda...".

"Chiedi pure, Viviana".

"Voi per caso sapete cosa rappresenta la Rossa Luna?".

"Non manca molto prima che tu stessa lo scopra".

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