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Nella mente di Viviana si accavallavano mille domande senza risposta.
Chi era il giovane apparso quella notte e che fine aveva fatto?
Perché il suo professore non era ancora riuscito a venire a salvarla?
Come poteva quel villaggio sopravvivere in quel modo, fuori dal tempo?
Era lei la pazza o le erano tutte le altre?
E, la domanda che più la tormentava: era forse in pericolo?
Sua madre liquidava il tutto dicendo che probabilmente si trattava di ansia o di paranoia e le consigliava di trovare il modo per rallegrare la mente. E tutte le altre donne del paese erano dello stesso avviso perciò, iniziava a convincersi la ragazza, forse era lei quella sbagliata lì in mezzo.
Col tempo aveva iniziato a collegare ogni nome con uno scopo. Ogni simbolo apposto sulle case aveva un significato specifico e un colore connesso. La capovillaggio era Gufo Nero, e racchiudeva in esso la saggezza e l'unione di tutti i colori. La dottoressa era un serpente blu, entrambi connessi alla cura e alla guarigione. La migliore cantante viveva a Usignolo Giallo, la fruttivendola a Mela Verde, l'allevatrice una zampa marrone... ormai i simboli iniziavano tutti ad esserle chiari tranne uno: la Rossa Luna. Il simbolo di casa sua che cosa significava? La capovillaggio le aveva assicurato che lo avrebbe capito a tempo debito, come per gli altri.
Quella casa apparteneva alla sua prozia, e probabilmente acquisiva quel simbolo da lei e di certo doveva voler dire qualcosa! Tentando di capire, iniziò a fare delle ricerche per casa. Esplorò le varie stanze, senza trovare nulla di particolare rilevante. Gli album di foto mostravano donne con gli stessi abiti indossati da Viviana in quel momento, doveva essere la moda del villaggio da almeno un secolo. Alcune di loro riusciva a stento a riconoscerle, in bianco e nero e giovanissime, mentre altre dovevano essere ormai morte da tempo. La prozia sembrava proprio felice in quelle immagini comunitarie, sorrideva rivolta verso l'obbiettivo. In ogni foto, di gruppo o ritratto, portava sempre i capelli sciolti. Erano incredibilmente lunghi e mossi. Era davvero una donna bellissima ma purtroppo con il cuore spezzato. Leggendo in un libricino, riposto con cura in un cassetto, la prozia scriveva di un uomo che l'aveva tradita e fatta soffrire, ma che fortunatamente non poteva più darle fastidio. Evidentemente si era rifugiata al villaggio proprio per quella ragione, trovando conforto fra altre donne nella stessa situazione.
In un'altra annotazione, Viviana trovò scritto: "Io sono la Rossa Luna". Che voleva dire? E perché la loro casa era l'unica con il nome al contrario? Provò a fare qualche ipotesi. La luna che poteva significare? Qualcosa di mutevole? Di femminile? Di astronomico? E il rosso? Forse il fuoco. Sperava vivamente non il sangue, se doveva essere sincera!
Delusa per aver trovato ben poco, la giovane provò a cercare altrove, purtroppo senza troppi risultati. Sospirò, osservando la sorella che si dondolava sull'altalena appena legata al grande albero che si ergeva al centro del giardino. Avrebbe tanto voluto essere piccola e spensierata come lei!
A un tratto udì una voce di donna pronunciare parole che non comprese, troppo sussurrate  e coperte della risate della sorella.

"Come, scusa?" chiese d'istinto, pensando fosse la madre o qualche sua amica.
Voltandosi, capì di essere sola. La voce si udì di nuovo e questa volta dallo scantinato. Decise di capire chi avesse parlato e scese le scale in fretta, senza però trovare anima viva.

"Che strano..." mormorò "Eppure...".

"Attenta a quel che vuoi scoprire sulla Rossa Luna" parlò di nuovo la voce misteriosa, e questa volta Viviana la udì chiaramente.

"Perché?" subito chiese "Cosa c'è da scoprire sulla Rossa Luna? E tu chi sei?".

"Non cercare più di quel che devi sapere. Non sai che la curiosità uccide il gatto? La soddisfazione, è vero, lo resuscita ma che soddisfazione pensi mai di trovare qui?".

"Ma chi sei? E dove sei?".

"Tu non sei la Rossa Luna, non cercare di comprendere quel che non sei!".

"Ma che vuol dire?!".

Di nuovo tornò il silenzio. Viviana, confusa, cercò fra gli scaffali pieni di vecchie cianfrusaglie, vino e le tracce di qualche topo. Non trovò altri segni di vita e risalì le scale, chiedendo alla sorella se per caso avesse visto passare qualcuno. La bambina scosse la testa.

"Ma com'è possibile?!" sbottò la ragazza.

"Cosa c'è?" le rispose l'inconfondibile voce della madre, rientrata dal lavoro.

"Eri tu prima in cantina?".

"Sono appena rientrata, Viv. Che succede in cantina?".

"C'era una donna. Ho sentito una donna parlare".

"E chi era?".

"Non lo so. Non l'ho vista. Non c'era nessuno".

La madre prese un profondo respiro e fissò la figlia con preoccupazione.

"Tesoro, stai bene?" le chiese.

"Ma certo che sto bene! Perché?!".

"Adesso senti le voci! Prima le paranoie sulle donne del villaggio, poi le ansie su quel che potrebbe accaderti, tutte le bugie possibili sul tuo cellulare e ora senti le voci. O stai male o mi prendi in giro!".

"Perché dovrei prenderti in giro?!".

"E io che ne so?! Siamo qui, al sicuro, con tutto quel che ci serve, e non fai altro che tormentarmi con domande strane e paure infondate!".

"Ma...".

"Io non tornerò indietro, Viviana! Io qui sto bene e anche tua sorella. Non andremo mai via di qui, perciò mettiti l'animo in pace! Potrai sentire tutte le voci che vuoi, vedere tutti i complotti che ti pare, non cambierà la mia decisione. Sono stata chiara?".

"Pensi che mi inventi le cose?! Ma perché dovrei?!".

"Non lo so. Dimmelo tu!".

La donna, visibilmente alterata, non attese la risposta e si allontanò dalla figlia. La ragazza, rimasta senza parole, abbassò lo sguardo. Si era sempre sentita un po' sola nella vita ma la mamma c'era sempre, le era sempre stata accanto. Ora però sembrava volersi allontanare pure lei. Cosa aveva fatto di così sbagliato?

"Io non sono la Rossa Luna..." mormorò, piangendo.

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