Notte

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Correndo nella foresta, udendo solo lo scalpiccio dei suoi passi e lo scricchiolio dei rami che calpestava, la madre pensò che ci fosse quacosa di profondamente sbagliato in tutto quel che stava succedendo. Lei fuggiva da sola, senza guardarsi indietro, lasciandosi alle spalle le proprie figlie. L'avrebbero raggiunta per davvero? E se qualcosa fosse andato storto? Tentò di convincersi per fatto che Viviana era una ragazza tenace, tutta d'un pezzo, che non si faceva di certo intimorire dagli eventi. Era stanca e impaurita, in mente rivedeva ogni evento passato al villaggio e si chiedeva come non si fosse posta il minimo problema dinnanzi a quel che di strano le accadeva attorno. Viviana aveva provato ad avvertirla e non l'aveva ascoltata e ora si ritrovava a vagliare i pro e i contro di quelle decisioni. Il villaggio le aveva protette, vero. Le aveva accolte, aiutate, catapultate in un mondo quasi magico. Ma ora la magia era infranta, ancora vedeva davanti agli occhi il sangue caldo e il suo odore ferrigno e vivo. La sua bambina era diventata un'assassina e quello non si poteva cambiare.

"Vi porterò via" si disse, continuando a correre "Vi porterò lontano da questo posto e sarà come non fosse successo. Andrà tutto bene! Sarà tutto perfetto!".

Non aveva idea di dove quelle donne avessero nascosto la sua auto ma ricordava di aver visto una vettura poco distante dal sentiero che conduceva al pascolo. Era quella del suo ex marito, che si era poi addentrato nella foresta prima di essere catturato e ucciso. Fortunatamente le chiavi erano inserite e la donna sorrise: finalmente quell'uomo si era rivelato utile! Salì in macchina, disgustata dall'odore che tanto le ricordava pessimi momenti del passato, e accese il motore. Si era accordata con Viviana e doveva aspettarla dopo i pascoli, la notte, sperando che tutto andasse liscio. Per ora nessuna la inseguiva, probabilmente al villaggio erano tutte convinte che fosse ancora rinchiusa nello scantinato della Rossa Luna. Inserì la marcia e partì, dicendosi che se ne sarebbe andata a qualsiasi costo, anche investendo chiunque provasse a fermarla.

Viviana attendeva nervosamente l'orario prestabilito per la fuga. Giselle continuava a chiedere dove fosse la mamma, ricevendo risposte molto vaghe da parte delle altre compaesane.

"Domattina vedremo se si sarà data una calmata" parlò la capovillaggio a Viviana "Un giorno e una notte nello scantinato dovrebbero aiutarla a riordinare le idee. Dico bene?".

"Assolutamente" annuì Viviana.

"Spero che tu comprenda il perché di certi eventi, bambina. Capisci che dobbiamo preservare la sicurezza del villaggio. Se tua madre dovesse raccontare fuori di qui certe cose...".

"Lo so. Capirà. Adesso è scossa per via di mio padre, ma presto si accorgerà che era la cosa migliore da fare".

"Sono lieta che tu sia così illuminata, Vivian. Sei una degna abitante di questo luogo, una perfetta portatrice del falcetto d'oro e abitante della Rossa Luna. La tua prozia ci aveva visto giusto!"

"Però... lei dove vive? Non serve che resti nello scantinato. Ora che sappiamo che è viva, può tornare a dormire nelle proprie stanze. Tanto la Rossa Luna è immensa!".

"Puoi dirglielo tu quando rincasi. Si è creata un piccolo rifugio tra i passaggi segreti, credo sia felice così. Ma immagino non le dispiaccia poter tornare a girare liberamente per la sua proprietà".

"Aspettava fossimo pronte per dircelo? Per dirci che non era morta e che il suo compito è uccidere gli uomini che raggiungono il villaggio?".

"Tu eri pronta e lo hai saputo. Lei lo ha capito. Tua madre... forse non capirà mai...".

"Datele fiducia! Lasciatela riflettere nelle segrete fino a domani mattina e poi si vedrà. Magari saprà sorprendervi!".

La capovillaggio sorrise, congedandosi dalla ragazza per dedicarsi ad altre donne venute a chiedere consigli. Viviana si allontanò in silenzio. Si era comportata come si aspettavano che facesse: si era svegliata, aveva accompagnato sua sorella dalle altre bambine, si era recata poi a lezione e aveva pranzato con le amiche. Dopo pranzo la capovillaggio l'aveva convocata e ora era libera di andarsene dove voleva.

"Avete mai pensato di scappare?" aveva chiesto a una delle sue coetanee quel pomeriggio "Vedere il mondo al di fuori di qui?".

"Ma certo!" era stata la risposta "Ma per andare dove? Non c'è nulla per noi fuori di qui. Non abbiamo una casa o dei parenti, degli amici... dove andremmo?".

"Ma magari vi piace".

"Tu te ne andresti? Sei una di noi ormai. Per il mondo esterno, sei un'assassina. Poco importa se quel bastardo meglio sia morto!".

"Io... no, non vado da nessuna parte. Sto bene qui".

"E poi là fuori ci sono gli uomini! Pronti a farci del male, a insultarci e sottometterci!".

Viviana non sapeva come ribattere a simili affermazioni, non avendo grande esperienza di vita riguardo uomini per bene e luoghi sicuri dove poter stare.
Decise perciò di non insistere sull'argomento, anche per non destare troppi sospetti.

La sera, recuperata Giselle, le preparò la cena e le due sorelle consumarono il pasto insieme.

"Dopo andiamo da mamma?" chiese Giselle, addentando un pezzo di pane.

"Non si parla con la bocca piena e sì, dopo andiamo da mamma. Ma devi parlare piano, o ci sentiranno".

"Chi ci sentirà?".

"Chi non vuole farci andare dalla mamma. Devi essere molto silenziosa e fare tutto quello che ti dico, intesi? Altrimenti non vedremo la mamma".

Giselle annuì, leggermente preoccupata.

"Ma Viv... anche io ucciderò i papà un giorno, come te?".

Viviana si impietrì davanti a una simile domanda. Sperava che la piccola non avesse compreso certe cose, che non fosse venuta a conoscenza di certi avvenimenti.

"No, non lo farai" rispose la maggiore, con risolutezza.

"E perché?".

"Perché non lo permetterò. E ora andiamo, il sole tramonta".

La bambina non capì ma decise di obbedire, per rivedere la mamma. Viviana prese un profondo respiro: lo faceva per Giselle, lo faceva per lei! Non poteva permettere che crescesse in un luogo dove era normale uccidere o uccidersi. Non poteva permettere che divenisse parte di quel sistema. Il mondo esterno, per quanto crudele e fagogitatore di sogni, era il luogo in cui dovevano a tutti i costi tornare.

Il sole era tramontato, era ora di andare. Sorgeva la luna ed era rossa.

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