TRADITRICE

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"Venite, sorelle!" chiamò a raccolta la capovillaggio "Accorrete qui! Lasciate che vi mostri che ho volto ha una traditrice!".

Traditrice? La madre di Viviana, trascinata da altre donne del villaggio, non riusciva a capire.

"Cosa pensavi di fare?" incalzò ancora la   Gufo Nero "Chi hai chiamato con quel telefono? La polizia? Vuoi che vengano tutti qui?".

"Ma no!" si affrettò a dire la donna, guardandosi attorno con un certo smarrimmento "Ho solo chiamato un'amica! Potete controllare, se volete!".

"Un'amica? E perché? Che volevi mai dirle proprio adesso? Confessa!".

"Io non ho fatto nulla di male! Vorrei solo... andarmene da qui".

Scese uno strano silenzio, mentre sguardi accusatori la fissavano fra i primi chiarori dell'aurora.

"Vuoi andartene?" alzò un sopracciglio la capovillaggio "Perché? Forse qui non ti è abbastanza? E per andare dove? Da un nuovo uomo pronto a maltrattarti?".

"Io... mio marito è morto, non ho alcun motivo per nascondermi adesso. Posso riportare le mie figlie nel mondo reale".

"Il mondo reale?! Intendi quel posto da cui sei fuggita per proteggerti da violenza, dolore, indifferenza e odio? È davvero lì che vuoi crescere le tue figlie?".

"Io...".

"Mamma!" intervenne Vivianna, facendosi strada fra la folla "Ma cosa fai? Me lo hai ripetuto più e più volte che a casa non ci torneremo mai. Cosa ti salta in mente?".

"Ma..." la madre era quasi mortificata, confusa da quelle parole "Anche tu volevi tornare a casa! Ti eri fatta venire a prendere da quel maestro, ricordi? Tu volevi andare via!".

"Certo. Prima che capissi come stanno le cose! Il mondo là fuori è una merda, mamma! Qui siamo tutte al sicuro, ci sosteniamo e aiutiamo a vicenda. Io ora ho uno scopo, mamma! E da qui non me ne andrò".

"Sentito tua figlia?" Interruppe la capovillaggio "Lei da qui non si muove. E nemmeno tu. Vai a dormire, rinfrescati le idee. Vedrai che poi starai molto meglio".

"Non ho bisogno di rinfrescarmi le idee! Io non ci voglio stare qui! E non voglio lasciare le mie figlie in mano vostra! Per colpa vostra la mia Viviana è un'assassina!".

"La tua Viviana è una sacerdotessa in grado di compiere sacrifici necessari per il proseguio di questa comunità. Lei ne è felice e tu dovresti andarne fiera".

"Fiera? Fiera?! Ma dite sul serio?!".

"Vedo che non comprendi. E allora non mi lasci altra scelta".

Con un gesto, la capovillaggio diede ordine a un paio di donne di immobilizzare l'aspirante fuggitiva e la fece trascinare via, verso gli scantinati della Rossa Luna.

"Un attimo!" si allarmò Viviana "Non vorrete mica farle del male, vero?".

"Ma no" le sorrise Gufo Nero "Noi non uccidiamo le donne! Voglio solo che rifletta sulla situazione, nel bene e nel male, e capisca che è qui il suo posto e non più altrove".

"Ok ma... e se lei poi volesse comunque andare via? Ne ha il diritto, giusto? Io voglio restare, ma non potete obbligare mia madre, dico bene?".

"Ho i miei metodi, bambina. Staremo a vedere...".

Quelle parole non piacquero molto a Viviana, che decide di seguire la folla e raggiungere la madre.


"Tu dovresti essere morta!" parlò la madre, rivolta alla zia Ada "Ho ereditato casa tua!".

"Era l'unico modo per farvi venire qui" spiegò l'anziana "Ti saresti lasciata tutto alle spalle, senza un altro posto dove andare o senza un rifugio?".

Gli scantinati della Rossa Luna erano bui, pieni di passaggi segreti e stanze nascoste. Viviana ne conosceva solo una parte ma non le fu difficile trovare la madre assieme alla prozia, circondate da altre donne.

"Non mi farete cambiare idea. Io me ne voglio andare. E porterò con me le mie figlie!".

Viviana storse il naso. Sua madre era davvero testarda! Fino a non molto tempo prima, era lei a ripeterle che da lì non si sarebbero mosse.

"Tu non andrai da nessuna parte!" ribadì la capovillaggio.

"Un attimo!" interruppe Viviana "È forse proibito? Andarsene, intendo. Si può fare. Perché reagite in questo modo?".

"Ma certo che si può fare" sorrise la donna, tentando di rassicurarla con scarso successo

"E allora perché fare così? Se mia madre se ne vuole andare, lasciatela andare!".

"Ma vuole portare via te e tua sorella!".

"Io deciderò per me stessa. Mia sorella invece è ancora piccola, ha ragione a volerla tenere accanto a sé".

"Tua madre in questo momento non è in condizione di potersene andare. È sotto shock, finirebbe col raccontare sciocchezze inappropriate in giro. E noi questo non possiamo permetterlo, capisci?".

La ragazza rimase in silenzio qualche istante. Annuì, guardando la madre e il suo volto spaventato mentre veniva trascinata in una delle tante stanze segrete della Rossa Luna e rinchiusa.

"È per il suo bene" la rassicurò la prozia, sfiorandone le spalle "E per il bene dell'intero villaggio".

La giovane seguì tutte le altre donne lontano da quella prigione, con le urla della madre che supplicavano la liberazione. Attese con pazienza che tutte se ne fossero andate, il sole era sorto ed era tempo di dedicarsi alle proprie mansioni, e poi tornò ai piani inferiori. Attenta a non farsi scoprire, raggiunse in fretta la madre e le aprì la porta.

"Vieni" le disse "Ti mostro il cunicolo che porta al bosco. Da lì potrai scappare".

"Non vieni con me? E Giselle?".

"Ti raggiungeremo. Se non la porto a lezione, e non raggiungo pure io la mia maestra, desterei molti sospetti. Tu vai pure avanti,  esci da qui e vai oltre al bosco. Saprò trovarti".

"Quando? Quando verrai da me?".

"Questa notte. Ma ora corri, io devo andare".

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