Vita Nuova

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Viviana si svegliò e ci mise qualche istante a realizzare dove avesse dormito. La prima notte alla Rossa Luna era stata decisamente rilassante, nonostante gli inevitabili scricchiolii emessi da quell'antica dimora. Giselle, la piccola di famiglia, ancora dormiva e la madre già era al lavoro nella bottega di paese. La giovane non era abituata al silenzio della campagna, ai delicati suoni della natura come il cinguettio degli uccelli o il canto del gallo, ma di certo non provava nostalgia per traffico e clacson. Il cellulare non sembrava avere molto segnale, andava e veniva, e trovò un messaggio strano di sua madre. Diceva: la mela al gufo nero. Quale mela? Quale gufo? Provò inutilmente a telefonare e pensò a un errore. Svegliò la sorellina e la aiutò a prepararsi, pettinandole i lunghi capelli e vestendola. Dalla finestra della bambina si poteva scorgere un grande campo di papaveri fioriti, non sapeva perché ma provava l'irrefrenabile desiderio di correrci in mezzo! Ma prima era meglio preparare una buona colazione, di quelle sane e noiose che piacevano a mamma.
Giunte in cucina, le due sorelle trovarono una splendida mela rossa ad attenderle in mezzo al tavolo in legno.

"Mi sa che è la mela del gufo nero" ipotizzò Viviana, allontanandola dalle grinfie fameliche della sorellina.

A pancia piena, la maggiore decise di tentare di capire dove andasse consegnata quella mela e pensò fosse un'ottima occasione per esplorare ancora un po' il paese e gli abitanti.

La chiave dell'ingresso fece un po' fatica a girare e la casa parve gemere quando la ragazza fu costretta a sbattere la porta per chiuderla.

"Scusa" borbottò la giovane "La prossima volta sarò più delicata".

Prendendosi per mano, con la mela al sicuro in un piccolo sacchetto di canapa,  le sorelle raggiunsero il paese in pochi minuti. Giselle era attratta da tutto, indicava ogni cosa e parlava continuamente. Viviana si limitava a non farla correre troppo in giro o toccare qualcosa di improprio.

"Buongiorno!" le salutò un'anziana dal proprio giardino "Voi dovete essere le nipoti di Ada, giusto? Vivete a Rossa Luna!".

Viviana si presentò educatamente, notando come quella donna portasse i capelli ormai grigi perfettamente acconciati in trecce ordinate. Come una signora di altri tempi, indossava una gonna lunga e un bel grembiule ricamato a mano. Con un sorriso, la vecchina porse un fiore del proprio giardino a Giselle, che sorrise felice. Vivana la invitò a muoversi, volendo raggiungere la madre per chiederle che doveva mai farci con una mela.

La minore continuò ad annusare il fiore con entusiasmo. Incontrarono altre donne lungo il loro tragitto, tutte sembravano conoscere bene la defunta zia. Doveva indubbiamente trattarsi di una comunità molto unita, si disse Viviana. Notò come tutte portassero i capelli lunghi e le gonne oltre al ginocchio, con colori diversi e stampe richiamanti la natura e la vita. E gli uomini? Dov'erano gli uomini?

"Magari è una comunità dove si rifugiano le donne vittime di violenza, o qualcosa del genere..." ipotizzò la nuova arrivata, entrando nella bottega del paese.

Sua madre stava servendo una cliente, assieme alla titolare e la ragazza si stupì nel vedere anch'essa con la gonna lunga e un piccolo grembiule.

"Mamma?" chiamò.

"Ragazze! Tutto bene?" sorrise la madre "Arrivo subito!".

Quando in negozio non vi furono più clienti, Viviana potè finalmente chiedere vosa significasse "La mela al gufo nero".

"Mi sembra piuttosto semplice!" sorrise la donna "Noi viviamo a Rossa Luna, perché come simbolo abbiamo una luna rossa. Devi portare quella mela alla casa con un gufo disegnato sopra alla porta".

"E perché? Cioè... una mela sola?".

"Portala e vedrai. Si trova oltre alla piazza. Lascia pure Giselle qui con me".

La ragazza era perplessa ma non disse altro. Riprese il cammino lungo la strada principale, fatta di ciottoli ben levigati, salutando educatamente chi incontrava. La fissavano tutti, se ne rendeva conto, ma doveva essere il fascino della novità. Era l'ultima arrivata ed era l'unica in jeans e maglietta! Chiese indicazioni per trovare la casa giusta e alla fine la vide: una casetta piccola e scura, circondata da una staccionata in legno e qualche albero di quercia. Non aveva il campanello perciò tentò di richiamare l'attenzione con qualche "ehilà!" ben pronunciato, accompagnato da frasi di scusa e di circostanza. Dopo qualche minuto, sull'uscio apparve una donna vestita in nero con l'aria seria e quasi infastidita.

"Salve!" salutò Viviana "Mi hanno mandata a portarle una mela. È questa la casa del gufo nero, vero?".

La proprietaria cambiò improvvisamente atteggiamento e sorrise, invitando la ragazza ad entrare. La giovane non ne capiva il motivo, dicendosi che le bastava prendere il sacchetto con la mela, ma non ribatté. Varcò la soglia e porse il frutto, la donna lo afferrò e lo scrutò per bene.

"Come ti chiami?" chiese, sempre osservando la mela.

"Viviana".

"Che splendido nome. Lo sai chi era Viviana, bambina?".

"Vagamente. Qualcosa ho letto, un paio di volte".

"E quanti anni hai?".

"Diciassette".

"Sei in ritardo...".

"Ritardo?".

La donna la invitò a seguirla in un'altra stanza, dove su un grande tavolo tondo e scuro si vedeva una grande cesta piena di mele di tutti i colori. L'ospite notò con un certo orgoglio che la sua era tra le più rosse e accese.

"Cosa sai fare, Viviana?" parlò di nuovo la donna.

"In che senso?".

"Cosa sai fare. Sai cucire? Cucinare? Coltivare i campi? Mungere mucche?".

"Io...".

"Lascia che ti spieghi..." sorrise di nuovo la proprietaria di casa "Io sono una sorta di capovillaggio, se così si può dire. Dicono sia la più saggia ed è mio compito trovare il giusto posto a ogni abitante. Siamo una comunità piccola e tutti devono fare la propria parte, capisci?".

"Capisco... Però io devo ancora terminare la scuola".

"Nulla ti vieta di renderti utile e studiare. Inoltre le scuole ora sono chiuse".

"Che cosa fanno normalmente quelli della mia età qui?".

"Quel che vuoi, le possibilità sono molte. Per questo ti ho chiesto quel che sai fare. Devi avere qualche passione o inclinazione particolare, no? Di qualsiasi tipo. Cosa studi? Come passi il tempo?".

Viviana non si aspettava di dover raccontare la sua vita in cambio di una mela, ma tentò di raccontare al meglio quel che le piaceva. Amava leggere e suonare il pianoforte, cantava e studiava al conservatorio. Purtroppo negli ultimi anni, a causa dei problemi con suo padre, aveva abbandonato quella via. Per lui era una perdita di tempo e la riempiva sempre di insulti quando si esercitava.

"Qui sei al sicuro. Tutte voi lo siete. Sentirti libera di intraprendere il percorso che ritieni più opportuno, senza che qualcuno possa distrarti o farti del male" la rassicurò la capovillaggio "La musica è fondamentale, sai? Se vuoi, posso indicarti la casa dove recarti per imparare".

"Siamo... al sicuro?".

"Nessun uomo qui potrà mai più farti del male, bambina! Né a te, né a tua madre e meno che mai a tua sorella! Dimentica i giorni in cui tuo padre di faceva versare lacrime e sangue. Qui sarai felice. E, se vieni con me, saprai anche grazie a chi".

"E... dovrò portare anche là una mela?".

"No, basta questa" ridacchiò divertita la donna in nero "Ora seguimi".

Viviana la seguì fuori di casa fino a un'altra dimora, dove una signora di mezza età le consegnò dei vestiti simili a quelli degli altri abitanti. La gonna era di colore giallo, decorata a riccioli neri. Una volta cambiata, fu accompagnata da un'altra signora, leggermente più anziana, che indossava a sua volta una gonna dello stesso colore.

"Ti ho portato un'allieva" spiegò la donna in nero "Spero ne sarai felice".

"Dopo tanto tempo, finalmente una giovane varca questa porta!" fu la risposta della proprietaria della casa Rondine Gialla.

Così Viviana in poche ore si ritrovò con un nuovo vestito, una nuova insegnante e apparentemente un nuovo scopo nella vita.

E tutto per aver consegnato una mela...

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