10 - Ponente, 6 anni fa

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Nonostante potesse comunicare poco o niente con i genitori di Agata, Tseren li accompagnava quotidianamente a pescare. Il padre ne era entusiasta, visto che con il suo aiuto avevano preso più pesci in due settimane che nell'intero mese precedente. Il levantino aveva imparato qualche parola ed era in grado di trascorrere una quantità anormale di tempo sott'acqua. Riusciva a indirizzare i banchi di pesci nelle reti e ogni tanto emergeva con qualche esemplare pregiato, che vendevano lautamente al mercato.

Agata, invece, trascorreva le giornate aiutando i genitori di Holly Dee nel negozio. Nonostante fosse come una seconda famiglia per lei, la madre dell'amica insistette per darle qualche soldo. La ragazza sapeva già che avrebbe speso tutto alla sagra annuale del villaggio, che sarebbe iniziata proprio quel giorno. La festa durava una settimana ed erano gli unici sette giorni l'anno in cui il paese si fermava per divertirsi. I pescatori avvolgevano le reti, i negozi chiudevano i battenti e tutti gli abitanti del villaggio aiutavano a preparare il cibo e animare i festeggiamenti. Le giornate erano un alternarsi di tornei e giochi all'aperto, mentre le notti erano un brulicare di concerti e falò in spiaggia.

Quella sera i pescatori rientrarono dal mare prima del solito e indossarono gli abiti della festa, casacche colorate e zoccoli di madreperla. La nonna e la zia avevano preparato un vestito anche per Tseren. C'era qualcosa di comico in un levantino vestito con gli abiti tradizionali del villaggio.

La notizia del suo soggiorno a casa di Agata si era diffusa, ma dal momento che il ragazzo trascorreva gran parte delle giornate a bordo del peschereccio, molti non l'avevano ancora visto di persona.

Agata cercava di tradurre i benvenuti che giungevano da ogni lato. Fingeva di ripetere le frasi lentamente, parafrasando con parole più semplici, ma più di una persona trovò singolare il fatto che il ragazzo riuscisse a capire solo lei.

«Ti va di fare una passeggiata?» chiese improvvisamente, stanca di essere al centro dell'attenzione. Voleva lasciare la piazza chiassosa e fare due passi in riva al mare. «Ti sto portando a vedere un posto davvero speciale...» disse dopo un po' che camminavano fianco a fianco in silenzio, l'acqua tiepida fino alle caviglie. 

Dopo circa venti minuti raggiunsero una spiaggia deserta, gli occhi si erano abituati all'oscurità quindi Agata riuscì a fermarsi prima di inciampare su quello che sembrava un grosso masso.

«Tartarughe!» esclamò Tseren, «La spiaggia è piena di tartarughe!»

La ragazza si stupì che il levantino riuscisse a scorgere le centinaia di testuggini sul litorale. Per quanto gli occhi si fossero adattati al buio, lei non riusciva a vedere oltre un paio di metri. Decise di passar sopra l'ennesima stranezza di Tseren e risalì la battigia fermandosi vicino a un'altra tartaruga.

«Sta deponendo le uova!» sussurrò emozionata. Fin da bambina considerava la deposizione un evento speciale, considerato il fatto che le tartarughe giganti erano quasi estinte nel continente di Ponente. Erano animali grandi quasi due metri, i gusci coriacei incrostati di alghe e conchiglie. Le sembrava un privilegio poter assistere a un momento tanto intimo.

«Vivono quasi trecento anni, sai?» gli disse.

Tseren osservava divertito il via vai di testuggini, alcune che risalivano la spiaggia ancora cariche di uova, altre che scivolavano leggere verso il mare.

«Molti rettili vivono a lungo» rispose lui sfoggiando uno dei suoi sorrisi enigmatici. «Vieni, tocca a me farti vedere una cosa!» E la condusse in acqua, la guidava perché la ragazza andava a tentoni. «Le vedi?» disse indicando in direzione delle onde.

Agata avvistò due tartarughe che si stavano allontanando, nuotavano rilassate verso il mare aperto. Perlomeno fino a quel momento, perché non appena Tseren aveva parlato, le due testuggini avevano fatto marcia indietro e avevano preso ad avvicinarsi.

Quando furono a una manciata di centimetri da loro, Tseren sollevò Agata dal suolo e le fece appoggiare un piede su un guscio, un piede sull'altro. Lei lasciò andare un gridolino.

«Ho un pessimo equilibrio!» esclamò spaventata.

«Fidati!» rispose lui e si allontanò di qualche passo. 

Le due tartarughe continuavano a guardare nella sua direzione e molto lentamente si incamminarono verso di lui. Si muovevano in perfetta sincronia, tanto che ad Agata sembrava di essere trasportata da un solo animale. Com'era possibile? 

Osservò Tseren ed ebbe l'impressione che le schegge ambrate nei suoi occhi rilucessero.
Nonostante la delicatezza degli animali, Agata aveva veramente un pessimo equilibrio e all'improvviso scivolò all'indietro. Si aspettava di cadere sulla sabbia bagnata e invece con uno scatto rapido Tseren la prese al volo. I due rimasero un attimo in silenzio, Agata sentiva le braccia solide di lui sorreggerla, per la prima volta da quando si erano conosciuti, erano così vicini. Si accorse che il corpo del levantino era molto caldo, il calore andava aumentando dalle mani, alle braccia, fino al torace. Impulsivamente la ragazza posò le mani sul petto di lui e sentì che la fonte di quel calore era da qualche parte lì dentro.

«Possibile che debba sempre prenderti al volo, sei veramente goffa» disse lui, come se il fatto che Agata gli avesse messo entrambe le mani sul petto fosse una cosa da nulla.

Sembrava una di quelle scene da quadro. Notte. Una spiaggia piena di tartarughe. Un giovane di Levante tiene in braccio una ragazza vestita a festa. Lei gli appoggia teneramente le mani sul petto.

Agata scacciò quell'immagine e fece capire a Tseren che voleva scendere.

Il cuore le palpitava all'impazzata e la ragazza ricominciò a chiacchierare per mascherare l'imbarazzo. Si sedettero sulla sabbia, urtati di tanto in tanto da qualche tartaruga distratta, e Agata raccontò al levantino la storia di sua zia. 

La sorella della nonna era stata sposata con un mercante proveniente dalla città. Lui era finito nel paese di pescatori per sbaglio e si era invaghito della donna più bella del villaggio. Lei era una ragazza curiosa, che amava fantasticare di posti lontani, e aveva visto nel misterioso straniero la possibilità di cambiare vita. Lui le raccontava dei posti esotici dove commerciava e di come il mondo al di là delle montagne nascondesse avventure dietro ogni angolo. 

Si erano sposati nel giro di una settimana, ma quando il mercante aveva deciso che era arrivato il momento di ripartire, forse aveva realizzato che non poteva riportare a casa una moglie figlia di pescatori e così l'aveva abbandonata. Era partito una notte tempestosa senza far più ritorno.

La zia aveva avuto la possibilità di risposarsi alcuni anni dopo, uno dei giovani del paese era disposto a perdonarle quell'atto avventato, ma dopo aver quasi toccato con mano un certo stile di vita, la ragazza non se l'era sentita di accettare la modesta proposta di un pescatore. 

Gli anni erano passati e la donna aveva continuato a vivere nei ricordi, riportando le storie che il mercante le aveva raccontato come se le avesse vissute in prima persona. Nessuno le dava corda, finché a sua sorella non nacque una nipotina che era più sognatrice del resto dei bambini del villaggio messi assieme. La piccola aveva il suo stesso spirito, ascoltava a bocca aperta e diceva che un giorno avrebbe visto quelle meraviglie con i propri occhi.

Tseren ascoltava silenzioso, sembrava genuinamente interessato, ma l'alone di inquietudine che lo avvolgeva si era fatto negli ultimi giorni più fitto.

«È per via di mia zia che ho sempre desiderato studiare e diventare una mediatrice culturale» concluse Agata. «Voglio vedere il mondo e conoscere persone che sono cresciute in culture completamente diverse, proprio come te».

«Sono sicuro che avrai l'occasione di visitare Levante» rispose pensieroso.

«Ti ricordi che tra due giorni hai promesso di raccontarmi perché sei venuto a cercarmi, vero?» chiese la ragazza.

«Domani notte» precisò lui, gli occhi puntati sull'ultimo quarto di luna.

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