33 - Levante, 5 anni e 274 giorni fa (I)

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Quella mattina c'era odore di pioggia nell'aria. Agata si era alzata presto e aveva preparato silenziosamente la colazione. La ragazza riflettè su come l'alimentazione non fosse molto varia da quelle parti, ma almeno il cibo fosse saporito. Dopo aver riscaldato l'acqua, la versò in due ciotole ripiene di un cereale verdognolo che si gonfiava a dismisura a contatto con il liquido. Aveva un sapore dolciastro e riempiva a sufficienza lo stomaco. 

Tseren si stiracchiò sul giaciglio fatto di paglia e lana. La ragazza di Ponente amava interagire con lui la mattina presto, perché aveva gli occhi di un bambino e accettava qualsiasi cosa Agata gli proponesse, troppo rintronato per controbattere. Si era accorta che il sonno di Tseren era diventato molto più tranquillo, gli incubi ormai arrivavano al massimo due volte la settimana.

«Xhoán mi ha chiesto un favore...» esordì Agata, mentre il levantino masticava assonnato la poltiglia. «Ha bisogno di alcune erbe medicinali che crescono da queste parti e mi ha chiesto se posso raccoglierle io e portargliele nel pomeriggio». Tseren mugugnò in segno di risposta.

«Sai, per evitare che salga fin quassù appositamente» continuò la ragazza. «Ti va di accompagnarmi?»

Tseren esibì il solito ghigno canzonatorio. «Come se avessi scelta!»

Nei giorni di luna nuova, il Drago interrompeva la caccia, perché non poteva di certo portarsi dietro Agata, e andare al villaggio non era qualcosa che faceva con piacere, quindi colse al volo la proposta di passeggiare nel bosco.

Finito di mangiare, si incamminarono giù per il pendio scosceso e a circa metà della discesa presero uno dei sentieri che attraversava le terrazze. Agata sembrava avere un'idea chiara di dove andare e lungo la strada si fermò a cogliere qualche fiore arancione, si trattava di piante molto delicate dallo stelo sottile e boccioli che si aprivano in cima, facendo intravedere un groviglio di stami blu.

«Sono questi i fiori che ti ha detto di raccogliere Xhoán? Guarda che non hanno alcuna proprietà medicinale» disse il ragazzo, accarezzando l'erba alta.

«Sì, sono sicura, vuole proprio questi!» rispose l'Ascendente decisa.

Tseren era cresciuto tra quelle oasi e, nonostante non fosse uno sciamano, aveva familiarità con le piante della sua terra. I fiori che Agata stringeva in mano avevano rallegrato la grotta dove era cresciuto per vent'anni perché erano i preferiti di sua madre, la quale non li aveva però mai utilizzati per preparare sostanze curative.

«Mi sembra veramente strano, secondo me hai capito male» sbottò il levantino.

«Ne parliamo stasera, non vedo il motivo di discutere con me, sto solo seguendo un'indicazione di Xhoán» tagliò corto Agata. Ultimamente quello era il loro modo di terminare le conversazioni ed entrambi si chiusero in un silenzio bellicoso. 

Le braccia di Agata erano colme dei fiori profumati e Tseren stava valutando se seppellire l'ascia e aiutarla, quando raggiunsero un'oasi particolarmente bella. Era un concentrato di vita su una delle numerose terrazze che la montagna formava scendendo verso il suolo. Le foglie erano più verdi, gli animali più vivaci e un tappeto d'erba aveva ricoperto i sassi chiari striati di rosso tipici di quel terreno. Agata si avviò decisa tra gli alberi, mentre Tseren rimase incantato a osservare i dettagli di quell'angolo di natura meraviglioso, possibile che non si fosse mai accorto dell'esistenza di un posto tanto speciale? Tutto gli trasmetteva serenità: i colori, gli aromi, le voci degli animali. Seguì Agata tra le piante e rimase inchiodato quando si accorse di dove fossero. 

L'Ascendente aveva ricoperto con i fiori arancioni la lapide di pietra chiara. Era una tomba molto semplice, una pietra sepolcrale traballante adagiata su un cumulo circolare. Eppure quella non era la roccia tipica della zona montuosa di levante, il Drago non aveva mai visto un materiale tanto brillante e privo di imperfezioni. Sulla lapida era scritta una sola frase.

Il sonno prematuro di Bayarmaa. Briosa, caparbia e madre.

Tseren non piangeva. Mai. Non aveva pianto quando aveva perso la madre, né quando aveva dovuto attraversare il mondo a piedi senza sapere se avrebbe trovato in tempo la sua unica ancora di salvezza. E non pianse nemmeno in quel momento. Era però visibilmente scosso, come Agata non l'aveva mai visto. Crollò sulle ginocchia e allungò la mano per toccare la montagnetta che ricopriva il corpo umano di sua madre. Non disse nulla, ma i suoi occhi presero a vagare nel vuoto aggrappandosi a qualche spezzone di ricordo.

Si perse tra memorie disordinate: gli ultimi istanti insieme, la quotidianità dei pomeriggi trascorsi a conciare le pelli nella grotta, i litigi, le piccole sorprese che la madre preparava per fare pace, le preziose lezioni di vita dietro ogni angolo. Sua mamma non c'era più, non l'avrebbe mai più rivista. La sua mente lo sapeva, ma il suo cuore non l'aveva ancora accettato. Per questo sfuggiva l'argomento con Xhoán e non gli aveva mai chiesto dove l'avesse sepolta.

Rimase inginocchiato a lungo e Agata non mosse un solo muscolo per non disturbarlo, tanto che il ragazzo Drago quasi si dimenticò che fosse anche lei lì. Quando finalmente tornò in sé, si voltò verso l'Ascendente, senza riuscire a trovare le parole. Sapeva che Agata non aveva avuto scelta, solo con l'inganno sarebbe riuscita a condurlo lì e così era stato. Il Drago non riusciva a provare altro che gratitudine in quel momento, un senso viscerale di riconoscenza per quella ragazza di Ponente che conosceva appena, ma che stava prepotentemente diventando il centro della sua vita. Con le sue piccole ribellioni, le opinioni chiassose su qualsiasi cosa, i gesti d'affetto sempre mascherati da senso di responsabilità, la razionalità che usava come scudo e la forza di volontà che non la faceva crollare di fronte alla vita difficile che le era capitata fra capo e collo.

«È stata un'idea tua o di Xhoán?» domandò con una voce più dolce del solito.

«Sono venuta qui con Xhoán quasi ogni giorno nell'ultimo mese. Ci sediamo davanti alla tomba e lui mi racconta di Baya. Non ho mai incontrato un uomo che abbia amato tanto una donna, l'amore di Xhoán per Baya è qualcosa di talmente profondo che...» spiegò lei.

«Hai frainteso» intervenne subito Tseren, «Il rapporto tra mia madre e Xhoán era quello di un fratello e una sorella».

Agata spalancò i grossi occhi neri. Per quanto non l'avesse sperimentato in prima persona, non per il momento perlomeno, sapeva riconoscere il sentimento totalizzante che è l'amore. Ed era certa che Xhoán non avesse mai considerato Baya una sorella. Preferì però non dire nulla, temeva che sarebbe servito solo a confondere il ragazzo e avrebbe complicato il suo rapporto con l'Ascendente della madre. Magari un giorno lo sciamano stesso si sarebbe deciso a condividere con il giovane che considerava quasi un figlio, i dettagli della sua relazione con Baya.

«Xhoán aveva deciso di aspettare che fossi tu a chiedere di venire qui, ma io...» spiegò Agata.

Tseren sorrise. Era stata una sua idea, quindi.

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