37 - Levante, 5 anni e 237 giorni fa (II)

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il funzionario ansimava marcatamente, non si sarebbe mai aspettato che "in cima al monte" significasse veramente che dovessero risalire il pendio quasi fino alla vetta. In più di un'occasione fu tentato di abbandonare la sacca da viaggio e riprenderla al ritorno, ma temeva che qualche animale selvatico curiosasse tra le sue cose.

Una volta raggiunta la tenda dove vivevano il Drago e la sua Ascendente, Xhoán li chiamò a gran voce, facendo intendere che non era solo. I due ragazzi uscirono all'aperto, dall'interno si poteva sentire il crepitio del fuoco, probabilmente avevano appena cominciato a cucinare la cena. Tseren assunse immediatamente uno sguardo ostile, mentre Agata prese a studiare ogni particolare del nuovo arrivato.

«Questo è Tseren, il figlio della donna mentalmente disturbata di cui le ho parlato, e lei è la sua amica straniera Agata, non so come si siano conosciuti e perché lei abbia deciso di trasferirsi qui» Xhoán cerco di aggiornare i due ragazzi su quello che aveva condiviso con il forestiero fino a quel momento e temette per un attimo che Tseren non capisse. Un'ombra aveva attraversato fulminea lo sguardo del Drago.

«Non credo sia una buona idea parlare in questo modo di Baya davanti a suo figlio» intervenne immediatamente Agata afferrando il polso di Tseren. «Ci stavamo per mettere a tavola, volete unirvi?»

Il funzionario parve sorpreso nel sentir parlare una ponentina con l'accento della zona montuosa di Levante, aveva solo una lieve cadenza ponentese in sottofondo, quasi impercettibile.

«Grazie per l'invito, ma no» rispose il funzionario e ripeté quanto aveva spiegato a Xhoán poco prima. Agata ascoltò attentamente le informazioni sul Censimento Trentennale mentre cercava di pensare a una scusa convincente. Una ragazza così giovane, sola a Levante, e per di più nascosta tra le montagne, sicuramente l'impiegato del Governo non si sarebbe accontentato di una spiegazione vaga.

«Posso chiederle cosa ci fa in questo posto sperduto? Da dove arriva esattamente e da quanto tempo è nel nostro continente?» la incalzò l'uomo con aria inquisitoria.

«Credo di dover partire dall'inizio» esordì l'Ascendente, mentre nella sua mente i pensieri si incastravano rapidamente alla perfezione come i pezzi di un puzzle, «Mi faccio chiamare Agata, ma il mio vero nome è un altro» fece un un'altra pausa e cercò di assumere un'espressione sincera.

«Mi chiamo Isaba e i miei genitori sono dei mercanti di Ponente. Ero in viaggio da alcuni mesi con la mia famiglia, precisamente nel capoluogo della zona montuosa» e la ragazza incominciò a descrivere con talmente tanta precisione il commercio della sua presunta famiglia e la villa in cui vivevano nel corso delle frequenti trasferte a Levante, che il funzionario fu costretto a interrompere quel fiume in piena perché non riusciva a prendere appunti.

Nell'istante in cui l'uomo si distrasse per cercare uno dei suoi fascicoli, Agata scambiò uno sguardo allarmato con Xhoán e Tseren. Era abbastanza convincente? Stava attingendo a tutti i racconti di Isaba, finalmente le ore obbligata a sorbirsi le sue chiacchiere vanesie le tornavano utili. Il Drago e lo sciamano la fissavano ammirati.

«E cosa ci fa qui? È forse scappata di casa?» indagò il funzionario.

Agata scoppiò in una risata forzata. «Non sono una bambina, sono grande abbastanza per prendere le mie decisioni. Un uomo della sua esperienza dovrebbe sapere che la maggiore età si raggiunge a sedici anni a Ponente. Secondo lei perché vivo qui? A me pare ovvio» rispose con un sorriso ambiguo.

«Perché?» chiese l'uomo. Pendevano tutti e tre dalle sue labbra.

«Secondo lei perché un uomo e una donna vivono insieme isolati? Siamo una coppia, non è evidente?» concluse lei prendendo la mano di Tseren. Il Drago la guardò per un attimo confuso, ma parve realizzare subito che Agata sapeva cosa stava facendo e strinse la presa attirandola a sé, come a voler confermare quelle parole.

Xhoán, fiero della prontezza di Agata, decise che fosse arrivato il momento di introdursi nella conversazione per sostenere la storia della ragazza, voleva evitare che l'interrogatorio si spostasse su Tseren. Il giovane aveva appena incominciato a relazionarsi con gli uomini e lo sciamano temeva che se fosse intervenuto nella conversazione, sarebbe risultato poco credibile.

«I due ragazzi sono chiaramente un po' strambi, ma non stanno facendo niente di male. Sono entrambi adulti e sono sicuro che presto si convinceranno a trasferirsi nel villaggio» intervenne l'uomo.

«Vivere così isolati è estremamente pericoloso» rincalzò il funzionario.

«Ma certo, Tseren sta cercando di rispettare la memoria della madre, ma è nei piani trasferirsi a valle... Prima o poi...» sorrise Agata stringendo più forte la mano del Drago.

«E lei non ha niente da dire?» l'uomo fissava insistentemente Tseren.

«Isaba ha spiegato tutto alla perfezione, non c'è niente da aggiungere» rispose il ragazzo Drago mettendo il braccio attorno alle spalle di Agata, per rimarcare fisicamente, una seconda volta, il rapporto che lei aveva descritto a parole.

Il funzionario continuò a scribacchiare per un po' nei suoi fascicoli e poi finalmente decise che aveva raccolto abbastanza dettagli. Chiese a Xhoán di riaccompagnarlo al villaggio, ma l'altro si limitò a indicare il sentiero da cui erano arrivati.

«Pensavo di fermarmi a cena dai due giovani per assicurarmi che vada tutto bene, credo che sia il comportamento adatto a un bravo sciamano» rispose l'uomo passandosi la mano tra la barba incolta.

Il funzionario capì che stava pagando le conseguenze del commento malevolo fatto qualche ora prima e, ostentando indifferenza, si incamminò da solo.

Agata, Tseren e Xhoán rimasero a lungo in silenzio, seduti attorno al tavolo. Quando il Drago confermò che l'impiegato del Governo si era allontanato a sufficienza ripresero a parlare.

«Mia cara ragazza, tu sei un genietto. Non so come ti sia venuta tanto rapidamente in mente un balla così precisa, ma sembrava stessi veramente descrivendo la tua vita» disse lo sciamano.

Agata sorrise amareggiata, una vita fatta di viaggi, soggiorni in ville lussuose e capricci, non aveva niente a che vedere con come era cresciuta. Aveva ripescato tutte le storie di Isa e le aveva condite con qualche aneddoto raccontato da Greg.

«Per favore, non voglio mai più chiamarti Isaba però!» rise Tseren ricordando la petulante compagna di dormitorio di Agata.

La risata stracciò l'alone di tensione che ancora regnava nell'aria. Per la prima volta in vent'anni, Xhoán aveva temuto che il segreto di Tseren venisse allo scoperto. Se il funzionario si fosse insospettito avrebbe potuto aprire un'inchiesta. E invece le bugie di Agata l'avevano rintronato abbastanza e alla fine era sembrato convinto da quell'epopea amorosa che aveva strappato una ponentina viziata alla sua vita agiata, facendola stabilire in uno dei luoghi più remoti del mondo, a fianco del figlio di una donna mentalmente disturbata.

I tre incominciarono a scherzare mentre si servivano nei piatti lo stufato, ripercorsero i momenti in cui avevano temuto che il funzionario smascherasse le fandonie di Agata dall'espressione esterrefatta del Drago.

La ragazza osservò compiaciuta come il giovane levantino fosse molto più allegro quando l'Ascendente della madre era con loro. I due avevano chiaramente un rapporto speciale ed erano simili in tante piccole cose. Xhoán era l'unica figura maschile che aveva avuto accanto crescendo, e forse per questo Tseren aveva un modo di parlare e di gesticolare molto simile a quello dello sciamano. Succede spesso che due persone tanto a contatto finiscano per assomigliarsi. Alla ragazza tornò in mente una delle sue amiche del villaggio che aveva perso entrambi i genitori da neonata, risucchiati dal mare un giorno che non sarebbero dovuti uscire con il peschereccio. La piccola era stata accolta da un'altra famiglia e crescendo non si sarebbe detto che non fosse figlia naturale della coppia che l'aveva adottata.

Chissà che fine aveva fatto il padre di Tseren, aveva chiesto notizie sia al ragazzo Drago che allo sciamano. Entrambi si incupivano ogni volta che l'argomento veniva fuori, anche se per motivi diversi. Tseren soffriva del fatto che la madre non avesse mai amato parlare di Tumur e Xhoán covava un rancore talmente grande nei confronti del giovane mercante, che sembrava trasformarsi momentaneamente in un'altra persona al solo sentirlo nominare.

Forse fu l'euforia per aver scampato il pericolo, ma quella si rivelò una delle serate migliori da quando Agata si era trasferita a Levante. La cena improvvisata nella penombra e le risate dei due levantini fecero sentire la ragazza, per la prima volta, parte di una nuova famiglia.

***NOTA***
Un caloroso benvenuto ai lettori che arrivano da Efp. Non sto qui a dilungarmi, visto che vi ho già lasciato un papiro "dall'altra parte". Per chi di voi è alle prime armi con Wattpad solo un paio di indicazioni:

- Se un capitolo vi piace, potete votarlo cliccando sulla stellina che vedete o in alto a destra o in basso a sinistra
- Dalla App, è possibile lasciare commenti direttamente in corrispondenza di una determinato paragrafo

Mi farebbe un sacco piacere sapere qualcosa di voi, quindi sentitevi liberi di dare qualche segno di vita! ;)
Elaine

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro