78 - Levante, 5 anni e 84 giorni fa (II)

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Fu in bacio talmente rovente che Agata sentì la sua bocca incendiarsi, trasformata, per quello che le parve un tempo infinito e al tempo stesso infinitamente troppo breve, nell'interno di un vulcano attivo. Qualunque cosa ci fosse nel corpo di Tseren, qualunque cosa fosse quel fuoco arcaico che lo rendeva una creatura tanto speciale, l'Ascendente ne ebbe il primo assaggio e capì che non ne sarebbe mai stata sazia.

Si fissarono. Agata non aveva mai visto sul volto del Drago un'espressione tanto serena; lei, invece, era in preda al panico. Si sentiva le guance in fiamme e si toccò il viso per capire se fosse una sensazione o se la sua temperatura corporea si fosse alzata veramente di qualche grado.

«Hai presente tutte quelle cose che hai elencato prima?» E il giovane levantino le prese tra le dita un ricciolo scuro, «A dire il vero, d'ora in poi pensavo di farle un po' più spesso» aggiunse con uno dei suoi sorrisi canzonatori.
Agata gli posò una mano sul torace e si alzò in punta di piedi per raggiungere di nuovo le sue labbra.

«Sono contento che voi due abbiate fatto pace» il tono sornione di Utukur interruppe quel momento tanto atteso da entrambi. Tseren lo incenerì con lo sguardo, mentre Agata era troppo frastornata per reagire e agitò la mano come a volersi fare aria.

«Non vi avrei interrotto, se non avessi un motivo serio» Il professore aveva un'aria preoccupata e si avvicinò abbassando il tono di voce.

«Tseren... Huin, il ragazzino che ci ha fatto entrare poco fa, Huin mi ha detto che l'attrazione principale di quest'anno... La bestia feroce che faranno entrare nell'arena l'ultimo giorno... Tseren, si tratta di un drago» concluse in un sussurro.

«Non è possibile» rispose l'altro scuotendo il capo confuso.

«Non è possibile» gli fece eco Agata.

«Vi assicuro che è così. Tutti, tra gli organizzatori dei giochi, ne sono al corrente. Ho avuto la conferma da un mio ex-collega dell'università, che ha preso parte ai sondaggi segreti durante la fase di preparazione...» rispose il giovane professore, «Credi che potrebbe essere qualcuno che conosci, Tseren? C'è un modo per costringere quelli della tua razza a rimanere in quella forma?»

«Un modo c'è» rispose secco il ragazzo, «Ma sarebbe folle liberare una creatura simile nell'arena. Pensano davvero che basterebbe una catena e questa recinzione a contenere... No, non è possibile...». Il volto del giovane Drago era ceruleo e i suoi occhi vagavano persi sul pubblico ammassato sugli spalti.

«Ma sono impazziti?!» sibilò l'Ascendente, «Non gli è bastato quello che è successo l'anno scorso con il felino a due teste?»

«Dov'è? Dov'è adesso?» domandò Tseren agitato.

«Drogato, in una delle gabbie sottoterra, dove tengono gli animali» rispose Utu.
Tseren sentì la rabbia salirgli al cervello, non riusciva a ragionare lucidamente. Con gli animali? Come potevano trattare un Drago, una creatura per metà umana, alla stregua di una bestia?

La possibilità che, in giro per il continente, ci fossero altri suoi simili era remota, ma non inconcepibile. Magari qualcuno che non era al villaggio il giorno del massacro, o qualcuno che anni prima aveva deciso di stabilirsi da un'altra parte. Se era rimasto anche solo un altro membro della sua razza doveva saperlo a tutti i costi. E doveva aiutarlo.

Facendo ciò, avrebbe salvato anche quegli uomini che giocavano frivolamente con la propria vita. Osservò i fragili duellanti che correvano nell'arena per riscaldarsi e provò un profondo disprezzo per quella massa di gente che era lì per gioire del sangue e della morte dei propri simili. Nonostante ciò, non poteva permettere una strage di tale dimensioni.

«Ma come hanno fatto a catturare un Drago? Tseren, mi sembra impossibile, ma se fosse vero... Se fosse vero, non saresti...» si fermò ricordandosi che non erano soli.

«C'è un modo per scendere dove lo tengono rinchiuso?» chiese il ragazzo, gli occhi cobalto accesi di determinazione.

«Adesso?!» ribattè Utu, sorpreso dalla disperata risoluzione che leggeva nello sguardo del giovane.

«Se si tratta veramente di un Drago, devo saperlo» insistette l'altro con un tono non ammetteva repliche.
«Posso provare a chiedere a Huin se riesce a farci avvicinare a dove lo tengono rinchiuso, ma lui si occupa della sicurezza in superficie» rifletté Utu. «Male che va ci cacciano fuori, tanto in ogni caso non mi sembrate in vena di assistere ai giochi!»

Al ricordo del bacio che si erano appena scambiati, Tseren guardò Agata felice, dimenticando per un attimo quello che si apprestavano a fare, mentre la ponentina abbassò lo sguardo imbarazzata, nonostante la gioia che le riscaldava il cuore, finalmente dopo mesi.

Camminarono lungo il perimetro dell'arena, finché non raggiunsero una porticina quasi invisibile incassata nel muro. «Non ho idea di come ritrovare Huin, in questo delirio. Mi sa che dobbiamo appostarci qui per un po', finché non scende di nuovo per fare una pausa. Al piano di sotto hanno una sala comune con cibo e bevande gratuite» spiegò loro Utukur.

Aspettarono più di un'ora, e stavano per desistere quando Huin si materializzò tra la folla; faceva quasi pena, nella sua uniforme scura, sballottato da una parte all'altra e afferrato in continuazione da spettatori che avevano bisogno di indicazioni.

«Che succede?» chiese passandosi una mano sulla fronte sudata.

«Riesci a farci scendere?» sussurrò Utu.

«Scherzi, Utu? Va bene che ti devo un favore, però farmi licenziare per...» rispose l'altro seccato da quella richiesta.

«C'è un altro modo per scendere ai livelli inferiori?» saltò su Tseren infastidito da quel tergiversare. «Queste porte non sembrano troppo resistenti, potrei forzarne una»

«Facciamo così: magari, ora che scendo a fare una pausa, me la lasciò aperta alle spalle. In cambio di un incentivo adeguato, ovviamente» E il ragazzetto mimò il gesto dei soldi.
Senza un attimo di esitazione, Agata tirò fuori qualche moneta dalla tasca della gonna e la allungò al ragazzino.

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