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Prima parte: i 18 anni di Isabel

Correva l'anno 1985, Spagna quando Isabel Garcia, si alzò dopo aver socchiuso l'uscio della porta della sua stanza la confusione passò dai suoi pensieri al suo volto non vedendo i propri genitori davanti a lei ad augurarle "Buon compleanno" e a stringerla in un abbraccio che sa di casa e famiglia come da tradizione familiare il giorno in cui compie gli anni. "Che sta succedendo" si domandò, non era possibile che si fossi dimenticati del suo diciottesimo, la casa era stranamente silenziosa. Si recò in soggiorno e vide la madre "Amelia" piangente mentre fissava il vuoto e suo padre "Alejandro" la stringeva a sé. Gli occhi castano dorato della ragazza si velarono d'incertezza. Alejandro la vide e le porse la mano, Isabel la prese e si lasciò guidare sul divano dove erano seduti. "Sto sognando" pensò <<Isabel>> articolò sua madre <<Che è accaduto cara mamma?>> <<È arrivato il momento di raccontarti una "verità" abbiamo aspettato questo giorno affinché tu possa decidere da sola cosa fare>> <<quale... verità, dovrei conoscere?>> Fu silenzio il tempo sembrò dilatarsi in attesa di una risposta. Alejandro ruppe quel silenzio carico d'attesa e disse:  <<non sono tuo padre, non quello biologico almeno>> la ragazza prese fiato <<e allora chi è mio padre?>> <<Carlos Rodriguez, oggi probabilmente sarà conosciuto con l'appellativo di "Don">> <<sarei la figlia di un prete?>> <<Sì, ma non lo era prima... eravamo un trio di amici, il padre di Carlos dall'inizio della sua adolescenza quando bene o male si comincia a pensare e a comunicare cosa ci piacerebbe diventare espresse il suo desiderio di volerlo prete, da parte sua Carlos non gli disse mai che voleva fare lo scrittore>> <<Carlos e io avemmo una piccola relazione>> continuò Amelia <<forse cominciò perché coetanei tendevano a stare più per conto nostro ai 19-20 anni. Ma la verità è che ci illudemmo entrambi, perché ciò che ci legava era e forse è ancora: un profondo affetto dovuto all'amicizia, nonostante questo rimasi incinta, gli scrissi una lettera, in cui gli parlavo di te, non ricevendo risposta andai da Alejandro che mi prese in moglie -confidandomi il suo amore- è ti ha fatto da padre>> <<Che storia, non avrei immaginato, avete il suo indirizzo? Vorrei scrivergli>> <<sei arrabbiata?>> Le chiesero <<io, direi più che: "sorpresa" si adatti meglio al mio stato d'animo>> le diedero l'indirizzo. Isabel prese qualcosa per fare colazione tornò nella sua stanza. Mentre stava sorseggiando il suo cappuccino pensava a cosa avrebbe potuto scrivere al padre biologico di cui conosceva solo il nome e che ormai fosse diventato prete. I suoi genitori le avevano dato l'indirizzo da una  vecchia lettera che Carlos aveva gli aveva inviato qualche mese dopo e pensavano che quello fosse il suo futuro indirizzo della sua canonica e che scrivesse che ormai era andata e che quindi si stava abituando alla sua nuova vita. Dunque lasciarono la lettera in un cassetto, così almeno avrebbero saputo dove fosse il loro amico d'infanzia.
Poi iniziò a scrivere, iniziare con l'appellativo "egregio" non le sembrò il caso, perché secondo lei chi non riesce a imporsi su un desiderio altrui invece di seguire i propri sogni era tutt'altro che speciale e fuori dal gregge così cominciò:

Salve Don Carlos,
O almeno è questo l'appellativo che usano per voi da quanto mi è stato detto. Mi chiamo "Isabel Garcia" e sono venuta a conoscenza di essere vostra figlia, immagino ricorderete  mia madre Amelia e colui che mi ha fatto da padre Alejandro Garcia. Mi piacerebbe conoscervi, anche solo per capire perché non vi siete fatto sentire o vedere in questi diciotto anni.
Vostra figlia: Isabel

Ella rimesse la lettera, la mise nell'apposita busta, con francobollo e indirizzo e andò a spedirla.

Carlos Rodriguez si svegliò di buon ora, accanto a lui nel letto c'era Hector Gonzales, Carlos si preparò il cappuccino e prese la posta, tra le altre ne trovò una il cui indirizzo del mittente era quello di Amelia e si chiese come mai dopo diciotto anni  quando lui aveva scritto sia a lei che Alejandro senza ricevere alcuna risposta. Smise di pensarci e l'aprì, leggendo il saluto d'apertura la sua fronte si aggrottò pensierosa, ma quando lesse le parole "vostra figlia" la sua schiena si irrigidi e calde lacrime presero a scorrergli sul volto, a quel punto Hector si svegliò vide l'immobilita del suo compagno gli tolse dalle mani  la tazza semi piena, con il cappuccino intiepidito e prese a massaggiargli la schiena, Carlos sospirò, Hector gli chiese: <<cosa c'è tesoro?>> <<Ho una figlia>>rispose e gli porse la lettera, dopo averla letta gli chiese: <<sapevi di averla?>> <<No...>> Hector lo fece girare lentamente e lo strinse a sé <<va tutto bene>> disse <<Come può andare bene?>> <<Ti ha cercato, c'è l'indirizzo, puoi andare a conoscerla>> <<grazie>> <<vuoi che venga con te?>> <<No, devo farlo da solo, appena torno ti racconto>> <<d'accordo.>> I due si baciarono, Hector gli asciugò le lacrime e prese al volo l'ultima <<Mi chiedo perché non me l'abbia detto>> <<vorrei risponderti, ma io non sono lei, non ho queste risposte, ma l'affronteremo insieme NON SEI SOLO>> <<Ti amo>> <<anche io.>>

Una volta arrivato davanti la casa di Amelia e Isabel suonò il campanello e venne aprirgli Alejandro, si salutarano enuciando i rispettivi nomi, poi Alejandro prese la parola, e gli comunicò di essersi preso cura di sua figlia e di aver sposato Amelia, allora Carlos disse: <<sei un bravo amico, lo sei sempre stato>> <<Non è stato solo per amicizia, l'ho sempre amata>> <<l'ho sempre saputo>> <<ti chiamo Amelia>> e così fece, quando quest'ultima arrivò lo invitò a entrare, lui un po' esitante entrò e quando si fu accomodato chiese ad Amelia: <<perché non me lo hai detto?>> <<Ti ho scritto una lettera in cui ti dicevo che ero incinta>> <<Quella lettera... >> <<Sì quella>> <<non... Non l'ho mai aperta pensavo che fosse l'ultimo disperato tentativo per non farmi compiere quel destino predetto anni fa>> Carlos intuì che anche loro avevano supposto cosa c'era scritto nella sua lettera e che avevano preferito non verificare, erano stati lontani, ma i loro modi di fare erano stati piuttosto vicini. Perciò disse: <<in quella lettera vi parlavo di Hector e di come grazie a lui ho accettato di essere omosessuale, e di come ce ne andammo insieme prima che si concludessero gli anni del seminario>>

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