Capitolo 1

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«Soomin!» La porta della camera si aprì di colpo e comparve una donna di mezza età con un'aria austera e severa. «Vuoi smettere di tenere quella dannata finestra aperta?» la sgridò, mentre a passo deciso si dirigeva verso l'infisso per chiuderlo.

Soomin odiava essere svegliata in quel modo brusco eppure, nonostante le innumerevoli volte in cui glielo aveva fatto presente, sua madre continuava a ripeterlo producendo la medesima reazione: farla imbestialire. Aveva persino tentato di coprirsi le orecchie con il cuscino, ma le urla erano rimaste perfettamente udibili.

«Mamma, ti prego» borbottò, rilasciando un suono ovattato a causa del morbido oggetto che teneva premuto sul volto. Stava malamente contenendo la sua rabbia perché la voglia di urlare cresceva man mano che sua madre attraversava la stanza.

«Oh no, niente ti prego. Devi alzarti!» rispose con tono perentorio. «Perché non mi ascolti? Se tieni la finestra aperta anche d'inverno rischi di ammalarti!» I rimproveri tuttavia non sembravano essere compresi da Soomin, data la facilità con cui li stava ignorando; per questo la donna, solo per far indispettire maggiormente la figlia, strattonò di colpo le tende.

La luce, senza più filtri, entrò e neanche il cuscino fu più in grado di proteggerla; così Soomin, dopo diverse esclamazioni, spostò l'oggetto sulle sue gambe e sollevò il busto, guardando il genitore in modo contrariato. «Questa è l'educazione che mi stai impartendo? Facessi così in un hotel verrei subito licenziata!» protestò, sbattendo i pugni sul letto.

«Questa casa però non è un hotel e qui l'unica che può essere cacciata sei tu, non io» affermò l'altra con un sorriso vittorioso. Soomin rimase in silenzio non trovando le parole adatte per risponderle; la sua attenzione si concentrò quindi sulle azioni del genitore e le fu impossibile non porsi una domanda: perché stava sistemando la sua già ordinata scrivania? Insomma, stava solo spostando gli oggetti di qualche centimetro, che senso aveva tutto ciò?

«Dovresti andare a prepararti» parlò la donna con più calma spostandosi poi per riordinare le mensole della libreria, anch'esse linde e composte. Quei gesti, pregni di un mal celato nervosismo, agli occhi della ragazza rappresentavano un problema di una gravità non indifferente. Una situazione come quella si era verificata così poche volte che potevano essere contate sulle dita di una mano e troppo spesso aveva preannunciato una cattiva quanto inaspettata notizia.

«Mamma, stai bene? È tutto a posto?» chiese la moretta ancora in pigiama.

«Io? Certo» disse l'altra, ma l'occhiata che ricevette in risposta fu abbastanza per farla sospirare. Si sedette ai piedi del letto, dando le spalle alla figlia. «Non preoccuparti...» tentò di rassicurarla, rivolgendole anche un sorriso smagliante. Ciò nonostante, Soomin sentiva ancora ci fosse qualcosa di diverso però non poteva obbligarla a parlarne.

«Dai, vai a lavarti» continuò ancor prima che la figlia potesse insistere. Le fece un cenno con la testa verso il bagno, chiudendo così quel loro discorso.

Soomin scese allora dal letto, spostando le coperte di fretta, e a grandi falcate arrivò di fronte alla porta del bagno. Diede un ultimo sguardo di sfuggita al genitore, poi con uno strattone entrò nell'altra stanza.

La sua preoccupazione non era certo sparita, ora però sapeva di dover fingere anche lei che tutto stesse andando bene.

Tra loro due era sempre così: avevano un bel rapporto, tuttavia entrambe non parlavano molto dei loro problemi, soprattutto sua madre. Capiva che quel suo impuntarsi fosse fatto solo a fin di bene, ma spesso avrebbe voluto essere più di consolazione per lei.

Sospirò leggermente affranta e si guardò allo specchio; la sua mano si mosse pigra verso il suo volto per allontanare un ciuffo di capelli neri. Si vedeva fosse stanca anche se le sue occhiaie non erano troppo evidenti.

«Forza Soomin, puoi farcela!» si incoraggiò da sola, iniziando a cambiarsi.

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«Ciao mamma!» salutò Soomin prima di uscire dall'appartamento.

Scese le scale con calma guardando l'orario e i messaggi dal telefono. Avrebbe potuto prendere l'ascensore ma, dato lo scarso esercizio fisico che faceva, ogni mattina preferiva scendere quei pochi gradini.

Appena mise piede sul pianerottolo alzò gli occhi dal cellulare, sentendo degli strani rumori: di fronte al portoncino di casa una figura alta dai capelli castani, con indosso la sua stessa divisa scolastica, armeggiava con le chiavi, non riuscendo a trovare quella giusta da inserire nella serratura.

Soomin non si dovette neppure sforzare per comprendere che quello fosse Namjoon e, purtroppo per lei, non aveva via di scampo. Posò lentamente il telefono nella tasca della sua giacca; le mani le tremavano senza una ragione. Avveniva spesso che loro due si incontrassero in una situazione del genere e la sua reazione non cambiava mai: rimaneva ferma ad attendere, pensando di non essere notata.

Puntualmente se ne pentiva, eppure non si era mai sentita abbastanza pronta per affrontarlo dopo tutto quello che era successo.

Quella volta però passò solo qualche istante prima che, sconvolgendo persino sé stessa, lo raggiungesse sull'uscio. «Faccio io» mormorò scostandolo lontano dall'ingresso con il braccio.

«Soomin?» chiese stupito il ragazzo, mentre la osservava aprire con facilità il portone.

La ragazza uscì senza fiatare, lasciando Namjoon alle sue spalle con mille domande e dubbi per la testa.

Lui rimase fermo a rimuginare su ciò che era avvenuto e a come poterle parlare. Quando finalmente aveva trovato qualcosa di sensato da dire, lei era già troppo lontana; anche quella volta aveva perso la sua occasione.

Soomin strinse le dita attorno alle spalline del suo zaino, cercando di controllarsi: la sicurezza avuta prima stava vacillando e persino fare un solo passo sembrava essere diventato impossibile.

"Namjoon..." Il nome del castano si presentò nella sua mente assieme all'immagine di quella stessa strada, percorsa però insieme, fianco a fianco. Si fermò di colpo e scosse la testa contrariata. "É un argomento chiuso ormai. Smettila di pensarci e sorridi" disse a sé stessa prima di riprendere a camminare. "Se sorridi i momenti brutti passano."

Quella era una frase in cui credeva fermamente da tempo e, anche se magari non tutto finiva bene, affrontare i problemi con un po' di positività l'aveva sempre aiutata.

A distoglierla da quel suo momento riflessivo fu la vibrazione del suo
telefono e lei non esitò a controllare.

Si aspettava una notifica da qualche social invece vide con piacere che Nayeon le aveva scritto un'infinità di messaggi, tutti monosillabici, in cui le diceva di fare in fretta.

Non credeva che diventare sua amica sarebbe stato così stressante, eppure doveva ammettere che quella situazione non le dispiaceva. Per molto tempo era stata ignorata e ricevere quelle attenzioni adesso le faceva sentire di nuovo che qualcuno le volesse bene.

«Sono quasi arrivata, non ti disperare» disse in una registrazione vocale per tranquillizzare Nayeon. Non sembrava, eppure la sua amica aveva un milione di insicurezze (forse più di quelle di Soomin) e anche lo stare sola nel cortile della scuola riusciva a metterla a disagio.

Affrettò il passo, non tanto perché le mancasse ancora molta strada da fare, ma perché era certa uno sguardo le stesse bruciando addosso con insistenza.

Sapeva di chi fossero quel paio d'occhi indagatori e, proprio per quello, decise di proseguire con fierezza, pregando che Namjoon non decidesse di avvicinarsi oltre. Se prima aveva avuto coraggio, non credeva che gliene fosse rimasto per altri gesti spavaldi.

Svoltò l'angolo e poco più avanti vide una massa brulicante di studenti affollare l'ingresso, tra quelli la chioma rossa di Nayeon spiccava come. La osservò guardarsi intorno sperduta, quando però i loro occhi si incrociarono ritrovò la spigliatezza e l'entusiasmo caratteristici della ragazza.

«Soomin!» urlò, prima di correrle incontro per raggiungerla.

Tutti le osservarono additando immediatamente la sua amica come "pazza" o "svitata" eppure, nonostante Nayeon li sentisse benissimo, non mutò nessun suo atteggiamento, neanche il suo sorriso accennò a svanire.

Se Nayeon con lei si comportava in un determinato modo era solo perché si sentiva libera di essere come voleva; invece di fronte agli altri, anche a causa di numerosi eventi di cui aveva sentito parlare poco e niente, si estraniava evitando quasi di parlare. A volte poteva sembrare contraddittoria e strana, ma Soomin con il passare dei giorni stava capendo fosse molto di più.

«Buongiorno anche a te» mormorò Soomin con le guance leggermente arrossate. Lei odiava essere sotto gli occhi di tutti, aveva però deciso che sarebbe cambiata iniziando a dimostrare a tutti chi fosse davvero.

«Guardali, stanno tutti pensando che la sfigata eccentrica sta dando di nuovo spettacolo di sé» parlò Nayeon mentre con un braccio le circondava le spalle. «E anche oggi ho fatto la mia parte. Ne vado fiera» continuò annuendo con vigore alle sue stesse parole.

Una curva felice si venne a formare sul volto di Soomin a sentire ciò di cui blaterava l'altra, però ben presto la sua gioia venne spenta: Namjoon era di fronte a lei, circondato dal suo gruppo di amici, che la fissava nostalgico. Sperava avrebbe impiegato di più a raggiungerla...

«Soomin, sbaglio o il rappresentate d'istituto ti osserva?» constatò la ragazza di fianco a lei, descrivendo un'ovvietà. La rossa muoveva la testa guardando prima l'una e poi l'altro provando a capire cosa fosse successo. «C'è del tenero tra di voi? Cosa mi nascondi?» chiese non riuscendo ad arrivare a un'altra conclusione.

«Niente. Non lo conosco» affermò Soomin con convinzione, superando il gruppo per entrare a scuola. Nayeon la seguì dubbiosa, consapevole di quanto la situazione fosse strana.

Nonostante Soomin volesse semplicemente evitarlo, Namjoon non sembrava essere d'accordo poiché aveva iniziato a chiamarla a gran voce costringendola a fermarsi.

Nayeon sgranò le pupille e aprì leggermente la bocca. «Ragazza, ma lui ora ti sta chiamando. Come fai a dire che non vi conoscete?» chiese ancor più confusa di prima.

«Ti prego, lascia perdere. Non è una cosa di cui voglio parlare» mormorò l'altra, riprendendo con maggiore velocità il suo percorso verso la sua classe. A stento riusciva ad ammettere a sé stessa ciò che era avvenuto, figuriamoci se sarebbe riuscita a spiegarlo anche a qualcun'altro. Avrebbe voluto dirglielo, quello però non era il momento adatto.

Namjoon, avendo capito che stava solo facendo scappare Soomin, smise di chiamarla: sembrava davvero si fosse arreso al dover essere ignorato.

Nayeon, nonostante fosse delusa, si passò una mano tra i capelli e poi cambiò argomento: «Notizie del belloccio che ha perso la matita?»

«Non chiamarlo così!» squittì Soomin, guardando con la coda dell'occhio in giro. Aveva paura che qualcuno potesse sentire la loro discussione e diffondere una cattiva voce sul suo conto. Si rimproverò da sola per averlo anche solo pensato; si era decisa a cambiare ma non poteva avvenire tutto in una volta, no?

«Dovresti smettere di farti così tante paranoie» commentò Nayeon prima di superarla.

"Fai quel che dico, non fare quel che faccio, sembra stato creato su misura per Nayeon" pensò Soomin, riflettendo sul fatto che proprio la sua amica era la prima a non seguire i suoi stessi consigli o le sue regole.

Nayeon fece una piccola piroetta davanti a lei, aveva un libro stretto al petto e il suo solito sorriso contagioso in volto. «Un giorno ti contagerò e riuscirò a portarti nel lato oscuro. Ora però vado in classe, fammi sapere se hai notizie su "Non chiamarlo così"» scherzò lei prima di svanire dietro la porta della sua aula.

Soomin sospirò esasperata, nascondendo il suo divertimento. Si diresse verso la sua classe trovando però l'entrata affollata da numerosi studenti, attratti da qualcosa a lei ancora sconosciuto.

Si fece spazio tra la quella piccola folla, attraversandola a tentoni per raggiungere il suo agognato banco, poco interessata a ciò che stava succedendo.

Purtroppo per lei il passaggio le fu ostruito proprio l'oggetto d'osservazione dei suoi compagni: un ragazzo dai capelli castani e le guance arrossate, che sorrideva timidamente alle continue domande che gli venivano poste.

"E ora tu, chi diamine sei?" pensò. Quella giornata era appena iniziata, ma lei ne aveva già abbastanza. 

Angolo me

Dopo esattamente un mese dalla seconda pubblicazione del prologo, ecco a voi il primo capitolo de "La finestra"!!! Molte cose in questo capitolo sono state lasciate in sospeso, come anche nel precedente.

Avete teorie su ciò che è successo tra Soomin e Namjoon? Ipotesi su chi è questo nuovo ragazzo arrivato in classe?

In questi giorni cercherò di postare con più regolarità, almeno una volta alla settimana quindi spero mi seguirete in questa nuova avventura.

Grazie di tutto,

GAIA

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