Capitolo 4

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«Papà, sono in casa... Ci sei?» chiese Taehyung, entrando piano nella sua abitazione. Accese la luce dell'ingresso e si guardò intorno cercando di scorgere tra le ombre scure dei mobili anche la figura di suo padre.

«Tae, sono qui!» esclamò una voce roca proveniente dalla cucina. Avendo trovato l'oggetto delle sue ricerche impiegò poco a raggiungerlo, ma la sorpresa che lo aspettava lo lasciò alquanto stupito: perché suo padre indossava un grembiule rosa a fiori?

«Non sapevo ti piacesse così tanto il rosa» constatò Taehyung, osservando scettico il coltello che l'uomo stava usando per tagliare le verdure, anch'esso di quel colore inusuale.

«Ti prego, non prendermi in giro anche tu! Avevo bisogno di un grembiule e al mini market ho trovato solo questo. Meglio di niente, no?» spiegò il genitore, continuando la sua preparazione della cena. Taehyung annuì, nascondendo il suo sorriso beffardo con la mano.

«Cosa mai ti ha fatto conciare così?» chiese il ragazzo, sperando magari avesse a che fare con un appuntamento.

«Volevo farti una sorpresa e preparare della carne, ma sono molto indietro con la preparazione...» rispose l'uomo, indaffarato tra i numerosi fornelli.

Il ghigno che Taehyung aveva avuto prima si spense realizzando di aver già cenato, anche in modo molto sostanzioso. «Oh, papà...» sussurrò tentando di trovare nella sua mente la scusa più plausibile. «Mi dispiace che tu stia lavorando così sodo, ma non mi sento bene e credo proprio salterò la cena sta sera.»

«Cosa? Non ci credo!» esclamò l'altro. Appoggiò il coltello sul tavolo, rassegnato e anche un po' deluso. Gli spiaceva che tutto l'impegno del genitore andasse sprecato, era però sicuro che mangiando anche solo un altro cucchiaio di cibo avrebbe avuto una terribile indigestione.

«Potremmo mangiarla un altro giorno» cercò di convincere suo padre, il quale aveva un'espressione così rammaricata che lo fece sentire in colpa.

«Ma, non sarà mai buona come appena fatta!» affermò alzando in aria le mani mentre gesticolava irritato. Taehyung si sentì veramente una persona terribile mentre lo osservava sospirare in modo così afflitto. «Va bene, non fa niente» disse infine l'uomo un po' amareggiato. «A scuola com'è andata?» gli chiese per cambiare argomento mentre assaggiava un po' del suo stufato (almeno lui avrebbe potuto goderne).

«Normale, tanta noia...» borbottò lui ripensando agli avvenimenti che si erano succeduti dall'inizio di quella mattina fino a quel momento.

«Non è successo davvero nulla d'interessante?» gli domandò di nuovo il genitore, guardandolo in attesa di una lunga e poetica risposta.

«Esattamente; solo tanta, tantissima noia.» Taehyung annuì energicamente, prima di scappare al piano superiore, diretto verso la sua camera.

«Potevi rimanere almeno un altro po'!» sentì dire quando ormai era giunto a destinazione: sapeva bene quanto suo padre avesse voluto un racconto più dettagliato delle sue giornate, anche solo per sentirlo più vicino, ma per lui era difficile riuscire a esternare le sue emozioni. In alcuni momenti si sentiva come un pezzo di ghiaccio e, purtroppo, il calore che lo avrebbe sciolto non sembrava ancora essere arrivato.

Aperta la porta della sua stanza un piccolo cagnolino gli sgattaiolò tra le gambe, muovendo velocemente la piccola coda.

Si piegò sulle ginocchia e aprì il palmo della mano di fronte al musetto dell'animale. «Ciao Tan, ti sono mancato?» chiese e il cucciolo in risposta gli leccò le dita. «Lo prendo per un sì...» sussurrò, sorridendo alle attenzioni che stava ricevendo.

Giocò con lui per qualche minuto, disorientandolo con i movimenti della mano e ridendo ogni volta che Yeontan gli si poggiava addosso per acchiappare il suo indice.

Quando si fu stancato si allontanò dal cane per buttarsi sul letto, quasi a peso morto; le parole dei suoi hyung e la foto della ragazza del parco erano rimasti dei punti fissi nella sua memoria e gli stavano bloccando qualsiasi altra azione.

«Era davvero carina» mormorò sovrappensiero, rigirandosi di fretta nel letto per affondare il volto contro il cuscino. Parlottò a vuoto, soffocando le sue stesse parole contro il morbido oggetto.

Tan abbaiò e tentò di aggrapparsi al piumone per poter stare più vicino al suo padroncino, ma la sua piccola stazza non riuscì a fargli raggiungere la sua meta.

«Sono proprio un idiota» sbuffò Taehyung, alzandosi di colpo dal suo giaciglio. Accese lo stereo, facendo partire una delle canzoni della sua playlist, e si mise a contemplare il cielo ormai scuro dalla porta del suo balcone.
Non poteva godere di un panorama da cartolina, ma vedere in lontananza la moltitudine di luci di Seul lo rincuorava; osservandole si sentiva un po' meno solo.

Stette lì in contemplazione per qualche minuto, riavvolgendo nella sua testa le azioni di quel giorno: non poteva credere di aver fatto una cosa così imbarazzante quanto sconsiderata. Un tale gesto non era tra i suoi modi di fare, eppure non era riuscito a resistere e ora quell'attimo era rimasto impresso sia nella sua memoria che in quella della fotocamera.

Sospirò arreso all'idea di aver commesso un errore madornale, di cui d'altronde non sarebbe neppure potuto tornare indietro.

Girò la testa verso il suo zaino e, anche stavolta, non resistette a se stesso e impugnò la macchina fotografica tra le dita.
Appena aperta la galleria, il volto sorridente di quella ragazza gli comparve sotto gli occhi: non riusciva proprio a togliersela dalla testa.

«Come potrei fare per conoscerla...» mormorò demoralizzato, era consapevole di non avere alcuna chance di poterla incontrare. Dubitava fortemente potesse frequentare la scuola serale e, riflettendoci, se fosse riuscito, anche per un caso fortuito, a fare la sua conoscenza sapeva non sarebbe stato in grado di rivolgerle la parola: era tremendo con il genere femminile.

Ammirava tanto i suoi hyung; loro erano molto più spigliati di lui per queste cose e non erano certo mancate le volte in cui lo avevano spronato per buttarsi in un rapporto "amoroso", lui però non aveva fatto altro che deluderli. Inoltre, ad ogni nuovo tentativo, la convinzione di essere incapace in questioni "romantiche" non lo aveva mai abbandonato ed era invece cresciuta a dismisura, rendendolo quasi incapace di parlare con le ragazze.

Ricordava la prima e unica volta in cui aveva avuto una fidanzata e anche lì le cose non erano andate nel migliore dei modi: dopo una settimana era già stato piantato in asso, perfino in modo piuttosto rabbioso. Non sapeva cosa aveva fatto di sbagliato, era però sicuro che quella studentessa serbasse ancora molto rancore per lui.

«Tannie, pensi che potrei trovarti una brava madre?» chiese Taehyung al suo cagnolino che riposava beatamente nella sua cuccia, già stanco di rincorrerlo per giocare. Gli occhi semichiusi del cucciolo si posarono su di lui per qualche secondo e, a quel punto, capì che persino il suo animale domestico non lo credeva capace. «Forse è meglio andare a dormire, o potrei davvero ricorrere all'alcol come nuovo metodo di consolazione» disse, oramai arreso al suo destino.
Si buttò nuovamente sul letto, non facendo caso ai vestiti che aveva ancora addosso, e chiuse gli occhi. Si stava tarpando le ali da solo ma, a detta sua, era un caso irreversibilmente disperato.

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La porta d'ingresso si chiuse e Soomin iniziò a correre, diretta verso la sua camera da letto. Le sue labbra mimavano una frase che il suo stesso cervello stava continuando a ripetere: "non può essere vero".

Dopo aver accompagnato Nayeon a casa, si era immediatamente diretta verso la sua con l'unico pensiero di dover scoprire chi fosse il ragazzo. Durante il percorso, per cercare di non impazzire del tutto, aveva anche creato diversi futuri alternativi con una spiegazione per quel gesto ed erano stati tutti molto plausibili per lei (come l'idea che quello in realtà fosse un suo nipote dal futuro venuto a immortalarla nei suoi anni migliori).

In quel momento, la sua parte più paranoica venne allo scoperto e l'idea che uno sconosciuto avesse una sua foto la inquietò, se possibile, più di prima: avrebbe potuto farci qualsiasi cosa!

«Mio dio!» disse irata dopo aver chiuso la porta con uno strattone. Lasciò che il suo zaino le scivolasse dalla spalla per abbattersi con un tonfo a terra, poi anche lei si lanciò sul letto, quasi morente. «Non voglio crederci» mormorò disperata, rigirandosi con veemenza. «Come faccio a ficcarmi sempre in queste situazioni così...» si fermò a osservare interdetta il soffitto bianco, non sapendo quale parola sarebbe stata più appropriata da usare: strane? ambigue? imbarazzanti?

Nell'ultimo periodo cercava di evitare le persone e invece si era ritrovata immischiata in una situazione che per lei era ingestibile, fin troppo assurda per essere persino reale.

Sentì una linea bagnata scorrerle sulla guancia, lasciandole poi una sensazione di fastidio. «Non posso crederci: sto pure piangendo!» esclamò dopo essersi tastata le goti con le mani.

«Okay Soomin, ti devi calmare. Non andare dritta alle conclusioni: potrebbe anche non essere un maniaco!» esclamò issando la schiena, tentando di darsi coraggio. Prese un lungo respiro, mormorando delle frasi che aveva letto su un sito per il controllo della rabbia. Sembrava essersi tranquillizzata finché non strinse la presa sul suo cuscino che, poco dopo, si andò a schiantare contro la porta. «Soomin, sei sempre stata una pessima bugiarda; quindi, spiegami, cosa credi di fare dicendoti certe cose? Sai già che non funzionano!»

Le sue mani corsero a stringere i capelli prima di affondare nuovamente sul letto, afflitta più che mai. Aveva provato a impedirlo ma, da quelle sue conversazioni in terza persona, l'irreparabile era già avvenuto: era impazzita e ora tutti l'avrebbero presa per tale. Almeno avrebbe finalmente condiviso quell'appellativo con Nayeon.

«Ora mi tocca pure alzarmi per riprendere il cuscino» borbottò frustrata. 

Angolo me
So che ho fatto aspettare parecchio per questo capitolo, ma sono stata presa da "Rules" e mi sono dedicata assiduamente solo ai suoi aggiornamenti. Ora però "Rules" sta per concludersi, quindi ho intenzione di prendere in mano questo libro e portarlo a compimento entro la fine dell'anno. Credete in me e ricordatemi di postate, vi prego, perché sono così sbadata da dimenticare persino di avere delle storie in corso.

Vi voglio bene e vi ringrazio per star continuando a seguire anche questa storia, un po' folle e piena di soft. A prestissimo, promesso.

GAIA

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