C'era una volta...

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Jamal riaprì pian piano le palpebre. Cercò di muoversi, ma gli doleva ogni arto del corpo. Gemette di dolore.

«Buuu!» Il fantasma della mummia gli piombò davanti al viso.

Il bambino urlò, spaventato.

«Su, forza, rialzati.» Lo invitò.

Jamal si rimise in piedi. Si guardò intorno. Era in un luogo sconosciuto, freddo e umido, dove regnava l'oscurità delle tenebre.

«Dove siamo?» Domandò spaesato.

«Nel vuoto, più vuoto. Qui tutto doveva venire ancora plasmato e definito», iniziò a parlare, volando da una parte all'altra. «Aspetta e vedrai...» Si pose davanti a lui. «Voglio raccontarti una storia...»

"C'era una volta, tanto tempo fa, il vuoto, dove la Dea del cielo Nut dominava il caos delle tenebre. Un giorno, da un remoto mondo, giunse a farle visita il Dio della terra, Geb. Si innamorarono e diedro alla luce quattro figli.

Iside e Osiride erano i più splendenti. Fin da quando erano nel grembo della madre, manifestarono un legame molto profondo. Quando nacquero, Iside divenne la Dea dell'amore, della maternità, della magia e dell'assoluta regalità, mentre il fratello Osiride discese fra gli uomini e gli insegnò l'agricoltura e l'arte della produzione del vino. Uniti insieme fecero costruire, tra la sabbia dorata di un deserto, un regno, dove il loro popolo li ringraziava, li adorava per la loro sincera, onesta e umile gloria, fondata solo sull'amore e sulla bontà."

La mummia prese per mano il piccolo Jamal. «Seguimi.»

Il bambino rimase stupito del luogo in cui la mummia lo aveva condotto.

Era in Egitto.

Le acque scroscianti del Nilo, erano azzurre e limpide, brillavano come mille diamanti sotto la luce calda del tondo e luminoso sole. Lungo le sue sponde cresceva rigogliosa una moltitudine di piante verdi brillanti, dove alcune donne, con indosso lunghe e candide tuniche, lavavano i panni e i bambini giocavano e facevano il bagno. Al di là del fiume, sopra un'altura, sorgeva un'immensa città di alti palazzi. Dalle vie si udivano risate e schiamazzi e anche qualche imprecazione. La strada principale conduceva dritta al tempio, dove abitavano le loro sacre e immortali divinità. Verso il cielo blu chiaro si innalzavano una imperiosa Sfinge e tre Piramidi di mattoni color sabbia.

La mummia guardò Jamal «Sei pronto a seguirmi durante questo viaggio?»

Il piccolo annuì senza proferire parola, troppo incantato dalle meraviglie di quel nuovo mondo.

La mummia compì un passo in avanti e seguita dal bambino si inoltrarono nella città.

Entrarono in una stanza del divino palazzo, nascondendosi dietro il velo di una tenda.

Jamal guardò il fantasma.

"Iside e Osiride erano i sovrani dell'Egitto. Erano perdutamente innamorati uno dell'altra. Il loro amore era tanto forte, quanto la loro bruciante passione carnale e spirituale che li stava lentamente consumando il corpo e l'anima. Non passavano ora, minuto, secondo senza sfiorarsi. Rimanere separati era un'agonia struggente."

Jamal vide Osiride inginocchiarsi davanti alla sua amata.

«Desideri diventare mia moglie?»

«Sì.»

Il Dio le infilò un anello dorato con un rubino rosso al suo anulare sinistro. Si alzò e abbracciò la sua sposa.

Si scambiarono un inteso e profondo bacio del loro potente amore. Tanto potente ma non eterno...

Non tutti furono d'accordo alla loro unione.

La mummia riprese per mano Jamal.

Si ritrovò in un'altra stanza. Era avvolta dal buio, illuminata solo da alcune fiaccole appese a dei tripodi al muro.

Al centro c'era un uomo, la sua testa assomigliava a quella di un tenebroso sciacallo. Nelle sue iridi ardevano rosse e furiose fiamme.

"Seth, il fratello maggiore, aveva sempre odiato il loro amoroso rapporto, era disgustato dalla loro incestuosa relazione. Nutriva una profonda gelosia verso la bellezza, la potenza e la gloria perfetta della sorella che voleva averla tutta per sé, e ancora peggio, era invidioso verso il fratello Osiride, troppo ingenuo e buono per essere degno di governare insieme a una donna autorevole come la sorella. Quel trono aspettava a lui, aspettava a lui governare il regno insieme a Iside. Odiava il loro amore, troppo infantile e sciocco, e odiava il suo popolo che continuava ad adorare solo loro due, mettendo così in ombra tutte le altre divinità.

Non poteva più sopportarlo, doveva cambiare il loro destino.

Continuava a interrogarsi nelle sue stanze, facendo avanti indietro, sempre più scosso e in collera, finché nella sua mente si plasmò la vendetta più malvagia e crudele che nessun Dio avesse mai escogitato.

Chiamò all'ordine i sue servi più stretti e fidati. «Non posso permettere che la loro gloria nasconda quella mia e degli altri dèi. Come hanno potuto compiere un atto così avventato. Sono fratelli, dannazione! Che insegnamento danno al popolo! Dobbiamo fare qualcosa o presto l'Egitto soccomberà per colpa del loro insulso amore!» Si soffermò e rifletté, accarezzandosi il mento. Nel suo volto comparì un ghigno sinistro. «Farò un banchetto, organizzeremo una festa in onore di tutte le divinità maschili. Costruirete, per me, un sarcofago tutto d'oro e incastonato di mille pietre preziose, le più rare e pregiate del deserto e lo porterete alla festa. Chi riuscirà a entrarci sarà suo per sempre e la sua tomba per l'aldilà...», rise malefico.

I servi obbedirono agli ordini del loro perfido padrone e lasciarono le stanze per completare l'opera.

La mummia cancellò la scena davanti agli occhi di Jamal in una nera foschia.

Il piccolo si ritrovò in cima a un'ampia terrazza ovale, sospesa nel cielo blu trapuntato di stelle argentate. All'orizzonte si stagliavano gli aguzzi contorni delle tre Piramidi. Soffiava un leggero vento tiepido. Il luogo era illuminato da molte fiaccole vibranti. Al centro c'era una lunga tavolata coperta da una tovaglia ricamata in oro. Sopra era cosparsa di colorate e squisite prelibatezze. Attorno al banchetto c'erano molti uomini di bell'aspetto intenti a intrattenersi con risate e scherzi. Sembravano felici... In mezzo a loro Jamal scorse anche la figura di Osiride.

"La festa ebbe inizio tra canti, danze e cibo, tanto cibo." La mummia aveva la bava alla bocca.

Jamal lo scrutò con una smorfia basita.

"Venne interrotta dal Dio Seth che comparì all'improvviso, seguito dai suoi servi che sorreggevano a fatica la bara.

«Amici miei», avanzò fra la folla.

Gli invitati smisero di bere e mangiare.

«Che piacere avervi tutti qui, questa notte.»

Seth fece cenno ai suoi schiavi di seguirlo fin sopra una specie di altare che si trovava davanti alla tavola imbandita."

Jamal si accorse che il sarcofago era molto molto simile a quello trovato nella sua soffitta. Era coperto d'oro, con incastonate mille pietre arcobaleno, con incisi dei geroglifici e intarsiato di disegni animaleschi e floreali.

La mummia si rivolse al bambino. «Mi stai ascoltando?» Gli diede una gomitata. «Non distrarti.»

Il giovane rinvenne dal suo stato trasognato.

"Seth salì i gradini e i suoi servi posizionarono il sarcofago sopra all'altare.

Aprì le braccia e si rivolse ai suoi amici. «Questo è un regalo che offro a voi, miei dèi. Ma solo uno potrà possederlo e farlo suo per sempre. Solo chi riuscirà a entrarci perfettamente.»

Nella terrazza piombò un imbarazzante silenzio.

«Chi vuole tentare?»

Uno a uno, in fila indiana, ci provarono. Alcuni erano troppi alti e grossi, altri troppo bassi e minuti, altri troppo grandi che il sarcofago rimaneva mezzo aperto.

L'ultimo della compagnia fu Osiride.

Seth lo invitò con un inchino. «Osiride, mio caro fratellino.»

Il Giovane e innocente Dio salì sull'altare.

Seth, con un sorriso malizioso, vide il suo piano compiersi.

Osiride si posizionò dentro. Tutti guardarono stupefatti. Ci stava perfettamente con le gambe e le braccia ben distese a pochi millimetri dalla parete.

Seth rise di malvagità e lo intrappolò dentro.

«La festa è finita!» Urlò."

La scena scomparve evaporando in un fumo cenerino.

"Seth ingannò il fratello. Gettò il sarcofago nel fiume Nilo."

Jamal guardò preoccupato la mummia. «E adesso dove finirà?»

"Il sarcofago navigò per giorni e notti nel Nilo, tra onde impetuosi, circondato da famelici coccodrilli e serpenti che volevano sbranarlo, fino a che..."

Il bambino si ritrovò in una nuova città.

«Benvenuto a Biblo.» Esordì lo mummia.

Jamal era davanti alle porte di una città in costruzione e in espansione, che si affacciava sul mare.

La mummia volò dentro alle mura, scomparendo in mezzo alla folla.

Jamal corse per raggiungerla.

Era in mezzo a un chiassoso caos di persone dalla pelle abbronzata. C'erano schiavi piegati in due che portavano sulla schiena sacchi pieni e mattoni pesanti, altri uomini stavano ergendo nuovi e imponenti edifici. Alcuni artigiani scolpivano nuovi utensili da lavoro, le donne tessevano tessuti e i bambini correvano tra un vicolo e l'altro, bisticciando con i loro animali.

La mummia comparì alle spalle del bambino e lo spinse verso la foce del Nilo.

"Il sarcofago discese il fiume fino al mare per poi fermarsi, dove un albero di acacia lo avvolse coi propri rami, intrappolandolo. Sprofondò nel legno, unendosi all'albero, l'oro si mescolò al legno come anche le pietre preziose.

Nei tempi avvenire, quell'albero venne tagliato e dal tronco venne ricavato un pregiato pilastro per il palazzo reale della città."

Jamal era sconvolto. «È morto?»

«No,» tossì sabbia, «Diciamo che si stava facendo un lieve riposino», rise la mummia.

"Era Iside a soffrire la sua perdita."

La mummia abbracciò il bambino per mostrargli uno scenario diverso.

"Iside piangeva china sul letto matrimoniale, la sua scomparsa. Temeva che l'avesse abbandonata.

«Amor mio dove sei finito?» Si chiedeva.

Non poteva crederci, perché in cuor suo sapeva che qualcuno gli aveva fato del male. Disperata, tentò di cercare aiuto.

Andò a fare visita a ciascun fratello, ma nessuno le diede le risposte che sperava.

Finché..."

La mummia girò di spalle il bambino.

Adesso erano entrambi nascosti dietro alla ruota di un carro.

"Stanca e accaldata, arrivò alle porte della dimora del fratello maggiore.

Seth l'accolse a braccia aperte. «Buongiorno, mia cara sorellina.»

«Posso entrare?» Domandò gentile.

«Accomodati pure.» Si spostò per farla entrare."

«Andiamo dentro anche noi», disse la mummia trascinando Jamal dentro all'abitazione.

«A cosa devo l'onore di questa tua visita?»

Iside si voltò verso il Dio.

«Osiride è scomparso. Non lo trovo più, è da giorni ormai che non fa ritorno a casa. Sono molto preoccupata.»

Seth rivelò il suo malefico sorriso e ruppe in una profonda risata subdola.

Jamal rabbrividì, cominciava a spaventarlo.

«L'ho rinchiuso in un sarcofago e l'ho gettato nelle acque del Nilo», confessò con molta disinvoltura e naturalezza, come se non avesse commesso nulla di atroce.

Iside sgranò gli occhi e indietreggiò. Si portò una mano al petto, toccata dalla verità appena rivelata. Andò a sbattere contro una parete. «Perché lo hai fatto?» Domandò. Il suo volto si scolorì, mostrando un'espressione sconvolta. «Ti ha forse importunato?» Aggiunse. «Avete litigato?» Era davvero turbata, poiché non riusciva a realizzarlo ancora bene.

«No, niente di tutto ciò», rispose distaccato. Avanzò, a passo lento, verso di lei. «Sono solo stanco, Iside», sospirò. «Stanco di venire messo da parte, stanco di non essere adorato come un vero Dio.» Seth si pose di fronte alla sorellina. Iside avvertì il suo fiato sul suo collo. «Vi siete pure sposati, ma che fratellini adorabili.» Le prese il mento tra il pollice e l'indice. Ammirò le sue labbra rosee e vellutate e i suoi occhi color nocciola. «Siete sempre attaccati, fate sempre tutto insieme, siete così disgustosi.» La lasciò andare. «Credete veramente che il vostro odioso amore sia abbastanza per tenere in piedi un regno grande come l'Egitto?»

«Cosa ci trovi di male?»

Seth ci pensò un attimo. «L'Egitto ha bisogno di due sovrani irascibili, autoritari, forti e potenti, molto potenti che sappiano mantenere un'armonia costante tra il Bene e il Male. Un regno ha bisogno di leggi e di regole ferree per durare a lungo, non di certo un effimero sentimento come l'amore.

«Forse perché non credi nella sua potenza. Forse perché non credi nella potenza del nostro amore...», sbottò in collera.

«L'amore è solo per i deboli. Un Re non può dimostrarsi mai fragile.»

«Tu vuoi comandare come un tiranno.»

«Oh Iside», sbuffò «Non essere sempre così melodrammatica.»

«Tu sei solo un egoista invidioso di mio marito.» Gli urlò.

Seth le strinse una mano attorno al collo.

La Dea si sentì soffocare. I suoi occhi divennero lucidi e rossi.

«Io voglio governare l'Egitto insieme a te», sibilò con tono suadente.

Un freddo brivido scese lungo la schiena della prigioniera.

«Ti amo tanto Iside. Ti ho sempre amato. Io posso darti tutto l'amore che brami anche di più di quello che ricevi da Osiride.» Le diede un bacio sulla guancia.

Jamal aveva il fiato sospeso. «Cosa vuole farle?»

Iside si scansò dal fratello, parandolo via. «Smettila. Non succederà mai. Io ti odio.» Gridò con le lacrime agli occhi. «Ti odierò per sempre. Hai portato via mio marito e mio fratello. Mi hai spezzato il cuore.»

Spalancò la porta e corse fuori. Seth la raggiunse. «Sono tuo fratello anch'io!»

La donna si voltò a guardarlo con aria furiosa. «Tu non meriterai mai il mio amore.»

«Cosa succede adesso?» Domandò Jamal, mentre uscivano anche loro dalla dimora del Dio.

«Vieni con me», gli strinse la mano. Insieme salirono in cielo e sorvolarono numerose villaggi e città.

"Iside non voleva darla vinta al fratello maggiore, così si mise in viaggio alla disperata ricerca del marito.

Fino a giungere a Biblo."

«Lo ritrova vero? Dimmi, lo ritrova? Non è così?» Chiese il giovane in forte apprensione.

«Non essere così insistente... Guarda...»

"Iside, servendosi delle sue doti magiche, entrò a far parte della corte reale e a diventare nutrice del piccolo Principe della regina Nemano, ma di Osiride non vi era alcuna traccia.

Era sempre più triste e avvilita. Senza il suo amore, la sua vita era diventata monotona, vuota e spenta. La felicità nel suo volto era scomparsa, lasciando solo patimento e tanta, tanta tristezza.

Iside continuò ad allevare il piccolo principe. Una mattina lo prese in braccio e lo condusse nel tempio della città per renderlo immortale.

La regina Nemano sospettosa del suo insolito comportamento, la pedinò e fece irruzione nel sacro luogo.

Iside era davanti a un focolare, sopra, sospeso in aria, teneva il figlio della Regina.

«Non toccare mio figlio!» Le ordinò, correndo incontro al piccolo, strappandolo dalle grinfie della donna. «Chi sei veramente, tu?»

Iside svelò il suo vero aspetto divino alla sovrana che subito indietreggiò, colpita dalla sua sublime bellezza, ma soprattutto dalla sua divinità.

«Mi dispiace», rispose affranta. Distolse lo sguardo, abbassandolo come segno di sottomissione. «Non volevo fargli del male.»

«Perché sei qui, che cosa vuoi da noi?» Domandò, osservandola un po' impaurita.

«Sto cercando mio marito Osiride... L'ho perso...» Una lacrima rigò il suo volto.

«Credo di sapere dove potrebbe trovarsi.»

A Iside si illuminarono gli occhi di gioia."

La mummia condusse Jamal all'entrata del palazzo reale.

"La sovrana consegnò il sarcofago che era stato estrapolato dalla colonna del suo palazzo.

Iside l'abbracciò e la ringraziò, benedicendo lei, il piccolo principe e l'intera città, donando agli abitanti un sereno e florido futuro di gloriose ricchezze."

Il bambino e la mummia ritornarono nella casa della dea.

Era in ginocchio, di di fronte al sarcofago.

"Iside con la sua magia riuscì a forzare la serratura. Quando lo aprì, il povero marito era già divento una mummia. Il suo corpo, rimasto troppo tempo rinchiuso, era morto per la mancanza d'aria e si stava già decomponendo.

Iside urlò disperata. Le fece male il cuore trovarlo in quelle pietose condizioni."

Jamal si rattristò.

La mummia si strappò un pezzo di benda e si soffiò il naso.

«Deve fare qualcosa? Non può salvarlo?» Chiese il piccolo. Alzò lo sguardo verso la mummia.

"Dopo aver accettato il dolore, si rimise in forza e, pensando alla potenza del suo amore e l'odio che avrebbe provato Seth nel vederli ancora uniti più di prima, riuscì a ricomporre il suo corpo servendosi delle sue doti magiche."

Jamal si voltò verso Iside. In ginocchio pregava in una lingua incomprensibile, mentre una nube grigia e viola avvolgeva il sarcofago. Iniziò ad agitarsi e a tremare, finché Osiride comparì in carne e ossa.

"Riuscì, perciò, a riportarlo in vita. Iside si tuffò nella bara e lo abbracciò con gli occhi splendenti di gioia. «Osiride, mi sei mancato tantissimo.»

«Iside, mi hai salvato! Grazie.»

«Ti amo tantissimo.»

«Ti amo tanto anch'io.»

La mummia irruppe in un pianto, dai suoi occhi zampillarono lacrime di felicità. Strinse il bambino in un confortevole abbraccio.

Lui lo scrutò perplesso. Tutto d'un tratto si sentiva più sollevato.

"La notte calò e si ricongiunsero sotto le stelle del deserto. Si appartarono dentro un tenda.

Osiride si accoccolò sopra l'amata e prese a baciare ogni centimetro del suo corpo fino a liberarla dalla sua tunica bianca."

«Ecco meglio che non vedi questa parte! Sei ancora troppo piccolo!» Gli coprì gli occhi.

«Ma!»

Divenne tutto buio.

Il bambino era nella dimora degli dèi.

"Nelle settimane avvenire Iside scoprì di essere incinta, mentre Osiride stava perdendo la sua luce, stava diventando sempre più debole.

Iside accorse a sorreggerlo. «Amore mio, cosa ti sta succedendo?»

«La tua magia Iside, non durerà ancora a lungo... Sto per morire...»

«No, non puoi, non adesso, Osiride, per favore. Ho bisogno di te.»

Svenne fra le sue braccia.

Iside lo fece riposare nel loro letto e lo vegliò nelle settimane avvenire. La sua pelle esangue diventava ogni giorno più grigia, cerchiata da ematomi violacei. Gli occhi erano sempre più incavati in due ombre nere. Le sue labbra erano candide e screpolate. Il suo corpo risultava sempre più magro e diafano. Stava peggiorando.

Iside provò ancora a ridestarlo con l'aiuto della magia, ma non bastava come non bastava più il suo amore e tantomeno quello del figlio appena nato.

Una mattina si accorse che ormai non c'era più nulla da fare. Gli chiuse le palpebre e piangendo in silenzio lo ripose nel suo sarcofago. Prese in braccio suo figlio e abbandonò il palazzo."

La mummia condusse Jamal in un nuovo luogo vicino alle sponde del Nilo.

"Iside aveva nascosto il corpo del marito tra gli alti e verdi giunchi in modo che nessuno potesse scovarlo o farli del male. Nel frattempo si occupava di nutrire e crescere il figlio in una capanna ai margini di un povero villaggio.

Un servo di Seth era di passaggio e la scoprì insieme al piccolo.

Andò subito a informare il suo padrone."

«No!» Gridò Jamal.

La mummia prese il bambino di peso per riportarlo all'interno del palazzo del dio Seth.

Vide lo schiavo riferirli tutto.

«Signore abbiamo scoperto Iside, alle foci del Nilo, in compagnia di un piccolo bambino. Credo sia suo figlio.»

Seth lo acciuffò e lo sollevò da terra.

Le sue iridi lampeggiarono di rabbia e incredulità. «Ho sentito bene?» Domandò basito.

«Sì, ha un figlio, mio Signore.»

Seth avvertì la furia e l'odio ribollire dentro il suo corpo. «Hanno generato un figlio!» Gridò irato.

Lasciò andare lo schiavò e si abbandonò su una sedia. «Maledizione!» Si strofinò le tempie dolenti.

Un figlio significava un futuro erede. Erede del regno d'Egitto. Quel regno non sarebbe mai stato suo, non avrebbe mai governato, non sarebbe mai diventato Re.

Doveva pensare, dove agire, doveva attuare un nuovo piano.

Chiamò altri servi. «Voi verrete con me. Ho bisogno del vostro aiuto. Domani partiremo verso il fiume Nilo.»

I servi obbedirono e preparano tutto il necessario per il viaggio."

Jamal e la mummia li seguirono nel loro cammino, volando nel cielo fino al tramonto.

"Nella notte Seth e i suoi servitori si immersero nelle acque del Nilo, spiarono Iside che dormiva insieme al piccolo figlio.

Tra gli steli, con gran sorpresa, notarono il sarcofago di Osiride.

Seth si sfregò le mani e rise perverso.

Con la sua magia lo liberò dalle erbacce e dall'incantesimo della sorella. Lo aprì rivelando il corpo morto del minore.

«Mi dispiace tanto Osiride», afferrò un braccio e glielo staccò."

Il bambino si coprì il viso. «Non voglio vedere.»

"Seth distrusse il corpo del fratello e quella stessa notte sparse i suoi resti putrefatti in tutto l'Egitto."

«Adesso puoi guardare.» Lo invitò la mummia.

"La mattina seguente Iside andò a trovare il defunto marito nel suo sarcofago, ma era aperto e lui era scomparso. Cacciò un urlo carico d'angoscia, spezzando la quiete del giorno.

Seth, che era ancora lì nei paraggi, udì i suoi lamenti e uscì allo scoperto.

Si presentò davanti alla dimora della dea.

«Seth.» Gli puntò contro i suoi crudeli occhi. «Dov'è mio marito!?»

«Ora non lo è più», bofonchiò. «L'ho sparso per tutto l'Egitto.» Sorrise soddisfatto. Si avvicinò a lei. «E adesso tu.» La prese per i capelli. «Verrai con me. Servi miei, legatela nelle prigioni sotterranee. Assicuratevi che non scappi.»

«Ti odio.» Digrignò i denti rabbiosa.

Io vi odio entrambi.» Seth le voltò le spalle. «Portatela via.»

Jamal aveva di nuovo gli occhi gonfi di lacrime.

La mummia era distrutta quanto lui. Lo prese per mano. «Vuoi ancora continuare il viaggio?»

Jamal annuì in silenzio.

"Iside era rinchiusa nelle prigioni segrete del palazzo reale. Incatenata, piangeva d'impotenza. La sua anima era devastata dal dolore. Arresa in ginocchio si abbandonò tra urla di rabbia e singhiozzi. Aveva perso il marito e aveva abbandonato il piccolo figlio.

Sembrava ormai tutto perduto, finché la sorella Nefti e altre sette dee vennero a liberarla."

Nel viso di Jamal si riaccese la speranza. La mummia gli sorrise.

«Iside!» Esclamò la dea e aprì la cella.

Si fiondò per liberarla dalle catene.

«L'avete trovata!» Proruppe una delle donne con un sospiro di sollievo. Poco dopo accorsero anche le altre compagne.

«È stata un'impresa difficile scovarti», confessò Nefti.

«Come mai siete qui?» Chiese Iside, mentre si massaggiava i polsi indolenziti.

«Ci è giunta notizia dei piani malefici di Seth ed è da tempo che Osiride non viene a farci visita», parlò una delle dee.

«Che fine ha fatto nostro fratello?» Domandò la sorella minore.

«È morto», rispose con voce rotta.

Ci fu un eco di sorpresa fra le donne.

«Come?» Nefti si portò una mano alla bocca e guardò Iside con occhi spaventati.

«Seth ha gettato i resti del suo corpo per tutto l'Egitto.» Iside si aggrappò alla sorella. «Per favore, dovete aiutarmi.» Le rivolse uno sguardo supplichevole. «Io non posso vivere senza di lui.»

Gli dei alleati acconsentirono e si misero alla ricerca dei pezzi perduti del copro di Osiride.

"Dopo mesi di ricerche ciascuna trovò un suo arto."

La mummia condusse il bambino nella casa della dea.

"Infine si riunirono e ognuna consegnò un pezzo.

Insieme lo ricomposero, fasciandolo e mummificandolo."

Jamal notò che quel corpo imbalsamato assomigliava molto al fantasma che gli stava raccontando la storia.

La mummia lo accompagnò in una distesa desolata. Regnava la quiete e la pace.

Il bambino lasciò la presa e avanzò verso la terra bianca e deserta che si incontrava con il cielo azzurro terso.

«Dove siamo?» Domandò spaesato.

«Nei Campi Aaru. È il Paradiso Egizio. Qui gli dèi possono rinascere e ritornare in vita. Guarda...» Gli indicò con l'indice una figura indistinta.

"Iside portò il corpo del marito al centro della radura. Lo distese sul terreno e si sedette in ginocchio vicino a lui. Inspirò lentamente, serrò le labbra e chiuse gli occhi. Appoggiò le mani sopra l'amato defunto. Pregò, pregò affinché si risvegliasse, pregò affinché resuscitasse, ma non accadde. Iside, allora, insistette con la sua magia, ma era troppo tardi, perché di Osiride erano rimasti solo dei pezzi decomposti.

Iside si strinse il petto, si accasciò e si abbandonò a terra. Il suo grido squarciò il silenzio del Paradiso. L'aveva perso per sempre. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Scoppiò in un agonizzante e sofferente pianto di strazio e patimento. Il suo cuore si spezzò in mille pezzi e la sua anima cadde nel dolore più atroce. Ora era sola e senza amore. Non avrebbe mai più amato nessuno."

Jamal aveva le guance rigate di lacrime «Non può finire così...»

La mummia con il volto triste, a capo chino lo prese in braccio e lo riportò vicino alla riva del Nilo.

"I giorni passarono lenti. Divennero sempre più angosciosi. Iside non riusciva più a reggersi in piedi, aveva perso la sua bellezza, la sua grazia, la sua potenza e la sua magia.

Non si può vivere senza amore...

Avanzò verso le sponde del fiume. In mano teneva un pugnale. Osservò l'affilata e lucida lama.

Se lo portò al petto e conficcò la lama nel cuore per liberarlo dal male."

«No!» Urlò il bambino, pronto a correre verso la donna.

«Jamal fermati!» Lo bloccò subito la mummia.

"Dalla profonda ferità sgorgò del sangue che andò a spargersi nel terreno.

L'Egitto era rimasto senza i loro dèi. Presto cadde in rovina. Perse il suo caldo colore. I palazzi iniziarono a sgretolarsi. Il Nilo esondò, coprendo i villaggi vicini e distruggendo le loro meraviglie dorate. Le piramidi si sbriciolarono e divennero sabbia. Il mondo piombò nell'oscurità, le terre divennero aride e secche. Fra il popolo dilagarono conflitti, lotte e gravi pestilenze.

Dalle tenebre giunse il dio Seth, glorioso di aver vinto contro l'amore dei fratelli. Imprigionò tutte le divinità in modo che non lo ostacolassero e quando furono tutti legati nelle sue prigioni, prese in mano il regno che gli era sempre aspettato. Diede inizio a una nuova dinastia di faraoni perfidi e tiranni. Intrappolarono il povero popolo sotto il loro dominio e comando. Il regno si spezzò in due, soffocato dal controllo del Male, governato dall'odio e dalla rabbia del dio Seth, per sempre."

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