La Mummia

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Uno sordo boato fece vibrare la soffitta. Jamal si ridestò.

Di fronte a lui il sarcofago prese a tremare e a rimbalzare.

Indietreggiò scandalizzato, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta.

Si precipitò verso la porta, tentando di scardinarla.

Un'ombra nera si avvicinò verso di lui, diventando sempre più maestosa e minacciosa.

Jamal spaventato, sudaticcio e con il cuore che gli rimbalzava nel petto, si voltò cacciando un urlo di agghiacciante terrore.

Sua madre al piano di sotto si soffermò preoccupata.

Uscì dalla soglia da pranzo e notò un gruppo di bambini rincorrersi nell'ampio atrio della casa.

Fece un passo verso di loro, ma un pensiero intrusivo la bloccò. Non voleva fare la madre ficcanaso e iperprotettiva, suo figlio era da qualche altra parte a giocare con i suoi nuovi amici. Trasse un respiro di conforto e ritornò alle sue faccende domestiche.

Jamal gridò ancora e si coprì il volto con le mani.

Un indice fasciato gli tastò la spalla.

«Vattene via! Mostro! Ritorna da dove sei venuto!»

L'essere sconosciuto si schiarì la gola.

Il bambino abbassò le braccia. Di fronte a lui c'era una mummia coperta da innumerevoli strisce di bende filanti scolorite che lasciavano scoperti solo gli occhi infossati, dalle pupille luccicanti e dorate. Jamal venne ipnotizzato dalla loro luminescenza. «Chi sei tu? Puoi parlare?»

La creatura tossì forte, formando una nuvoletta di fuliggine nell'aria. «O sì certo che posso parlare», rise divertito.

Il bambino sbiancò e sbatté contro il muro.

«Sono lo spirito di una mummia», si presentò con tono autorevole «E tu sei?» Chiese con voce stridula e gentile, mostrando un sorriso quasi sdentato.

«Mi chiamo Jamal», rispose con una smorfia di disgusto.

«Come hai fatto a svegliarmi dal mio eterno riposo?»

«Non lo so... Loro mi hanno rinchiuso qui...»

«Loro chi?» Si fece più curioso e si avvicinò al piccolo giovane.

Lui non rispose. Si accasciò a terra e iniziò a piangere, affondando il viso tra le sue gambe.

«Perché piangi, adesso?» Domandò preoccupato, mordicchiandosi le unghie che non aveva.

Jamal singhiozzò e scosse il capo.

«Scusa, non volevo spaventarti», disse affranto e con voce rotta.

«Non sono miei amici. Sono dei mostri. Mi hanno fatto un altro scherzo. Pensavo di potermi fidare, pensavo volessero essere miei amici almeno questa sera, ma mi hanno ingannato, ancora», singhiozzò «e ancora», tirò su col naso. «E continueranno ancora a deridermi perché sono egiziano, perché provengo da un altro Paese. Per loro sono solo strano e diverso. Mi odiano e mi disgustano.» Si asciugò le lacrime. «E hanno ragione, perché io non sono nessuno. Sono solo e abbandonato. Vorrei tanto sapere chi è la mia vera famiglia e perché mi hanno lasciato.»

La mummia lo osservò in silenzio, con occhi pieni di compassione. Gli accarezzò un braccio. «Vorresti aiutarmi? Anche io devo cercare la mia famiglia, forse se ci aiutiamo a vicenda possiamo ritornare a casa entrambi, non credi?» Propose, inclinando la testa di lato.

Il bambino lo guardò confuso.

La mummia un po' in imbarazzo si girò e andò verso la sua tomba.

Si mise a gesticolare e a farfugliare. «O quanta robaccia c'è da sistemare qui.» Prese a lanciare ovunque ogni oggetto che gli passava per le mani. «Questo no, questo non è.»

«Cosa stai facendo adesso?» Domandò accigliato.

«Questo non li assomiglia per niente.»

Il bambino non ottenne risposta.

«O eccolo l'ho trovato!» Esclamò felice. «Ah no!» Lo rigirò e lo rigirò sul palmo. «È solo uno stupido libro.» Lo tirò quasi dritto in faccia al bambino. «Stai più attento! Accidenti!»

«Scusa», borbottò. «Eccolo qui!»

Jamal si pose dietro al corpo della mummia che prese un papiro rilegato.

Lo spirito srotolò il foglio che rivelò una mappa antica e sbiadita. La spostò verso il giovane curioso.

«Che cos'è?»

«Vieni vicino a me.»

Jamal si sporse davanti al sarcofago, la mummia emise con un ghigno e lo spinse dentro.

Il bambino urlò e cadde nel buio totale, seguito dalla mummia.

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