Il Sarcofago Nella Soffitta

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Jamal si arrese e si mise con la schiena contro il legno della porta.

Un raggio di luna, che filtrava dal vetro rotto del lucernario, illuminò le sue scarpe.

Si rialzò e si strofinò i vestiti. Sotto di lui c'era qualcosa di morbido.

Avanzò nel buio come un cieco, alla disperata ricerca di aggrapparsi a qualcosa di familiare, ma andò a sbattere solo a qualcosa di alto e duro.

A tastoni provò a individuare quello che lo circondava.

Prese in mano quella che sembrava assomigliare a una clessidra.

La studiò con le mani fino a individuarne una specie di pulsante. Lo premette con forza e si accese: era una lampada. Jamal la osservò con più attenzione. Era un manufatto antico e pregiato, decorata con intarsi floreali dorati. Emanava un insolito bagliore vermiglio che illuminava in parte la stanza.

Jamal iniziò a scrutarsi intorno. Sotto di lui c'era una coperta morbida di sabbia. Rimase un attimo stranito. Prese la lanterna in mano e si mosse verso il centro della soffitta. Era un disordine di mobili, scaffali, libri e oggetti di antiquariato disposti alla rinfusa, sommersi da uno strato di spessa polvere grigia, ragnatele e nera muffa.

Il bambino scorse una superficie lucida, nascosta sotto un drappo di un bianco tessuto. Lo scostò e lo fece scivolare a terra. Davanti trovò la sua immagine riflessa su uno specchio ovale dalla cornice decorata in argento. Rimase lì, immobile, a fissare il suo corpo mingherlino e sciupato. Aveva la pelle liscia color caramello, i capelli lucidi e corvini e due iridi luminose sfumate di castagno. La sua carnagione scura si differenziava troppo da quella più chiara dei suoi coetanei. Era l'unico a non aver indossato un costume quella sera, suo padre gli aveva proibito di acquistarlo perché contrario alla cultura occidentale, così si ritrovò a mettere uno dei suoi soliti completi: pantaloncini blu, maglione color crema accompagnato da una camicia inamidata di lino. Era diverso dagli altri, non lo avrebbero mai accettato come un loro amico anche se di animo paziente, buono e gentile.

Jamal avvertì dell'aria fredda avvolgerlo in un abbraccio. Alle sue orecchie parve giungere un sospiro sinistro. Si irrigidì di colpo, un brivido gli scese lungo le vertebre.

Si voltò di scatto, ma non c'era nessuno.

I suoi occhi caddero sopra una bizzarra cassa. Si avvicinò con cautela e si accucciò. Sotto a un tavolo sbilenco c'era un sarcofago dorato con incastonate delle pietre preziose multicolore e incisi dei disegni orientali. Jamal accarezzò la ruvida e rovinata superficie, rivelando il volto di una divinità.

Si soffermò su alcune frasi di una preghiera, scritta in geroglifico.

"Tu illumini le tenebre, tu emetti aria dalle tue piume, e tu inondi le Due Terre come il grande Sole all'alba. La tua corona permea la sommità del cielo, tu sei il compagno delle stelle e la guida per ogni uomo. Tu sei caritatevole nel decretare e parlare, il favorito e i prediletto fra tutti gli dei..."

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