Verità Rivelate

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Nella villa, in stile liberty, di una famiglia egiziana si assaporava un'atmosfera calda e confortevole. Dai corridoi e dalle innumerevoli stanze provenivano voci allegre, urletti isterici e risate acute di bambini, impegnati in una proficua caccia al tesoro.

La Signora Zahirah, dai lunghi capelli bruni ondulati e dall'animo gentile e amorevole, stava infornando altri Kahk*. Aveva organizzato una festa solo per il figlio di nove anni, invitando i suoi nuovi compagni di scuola, nella speranza che la sua vita sarebbe pian piano migliorata. Desiderava molto vedere il figlio sereno, giocare insieme con i giovani della sua età, desiderava tanto che avesse degli amici; non voleva più vederlo solo e venire escluso perché considerato diverso solo per essere stato abbandonato sulla riva di un fiume.

Lei non poteva avere figli, così aveva deciso di adottarlo, insieme al suo marito, il Signor Shamal.

«Tesoro, desideri dei biscotti e una tazza di tè con del latte freddo?» Domandò, andando ad appoggiare il vassoio sopra alla scrivania in legno di mogano antico e pregiato.

Il maritò girò la sedia. In bocca teneva una pipa fumante e in mano aveva dei fogli ingialliti, concentrato in una minuziosa lettura.

Li gettò sopra al tavolo e guardò la moglie con i suoi occhi neri e profondi. Sbuffò. «Sì lascia pure qui.» Prese in mano una penna stilografica e si mise a firmare altre scartoffie.

«Non hai ancora finito di lavorare?»

Dal piano di sopra un tonfo sordo seguito da altre urla spezzò un attimo di tranquillità.

Il marito roteò gli occhi all'insù, mostrando una faccia di disgusto e impazienza.

La moglie le rivolse un'espressione dolce e comprensiva. «Si stanno divertendo molto.»

«Anche troppo adesso», constatò l'uomo, che si abbandonò sullo schienale dondolandosi un po' sulla comoda poltrona in velluto porpora.

«Vorrei solo che avesse degli amici.»

«Sei sicura che tutto questo», gesticolò con le mani «casino, lo stai facendo solo per lui?»

La donna lo osservò senza proferire parola.

«O lo stai facendo anche per te?» La incalzò, giocando con la penna tra le dita della mano destra.

«Perché dici questo?» Lo attaccò con voce incrinata, i suoi occhi mostrarono il velo di una lacrima.

«Ho visto quanto ti considerano le altre madri, come ti scrutano male dall'alto al basso. Per loro non sei nessuno, non vali niente. Quello che vuoi per tuo figlio, credo lo vuoi più per te stessa. Non sei abituata a venire lasciate in disparte, in Egitto eri...»

La moglie lo interruppe subito. «Quello che faccio lo faccio solo per nostro figlio», sbottò con tono deciso. «Voglio vederlo felice. Non è quello che un genitore dovrebbe fare?» Lo rimbeccò come per accusarlo di qualche colpa.

«Non credo funzionerà», tagliò corto lui. «Metteranno solo in subbuglio la casa. La domestica lunedì mattina si licenzierà notando tutto lo sporco lasciato da quei marmocchi.»

La madre innervosita lasciò lo studio del marito e scomparve dalla sua vista.

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*Kahk: biscotti egiziani

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