1.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Brayan e la sua famiglia, quella mattina, avevano realizzato il loro più grande sogno: ammirare le meraviglie di Venezia.

Uscirono dall'ingresso del loro Hotel e vennero accolti con un bacio dal caldo sole luminoso che brillava alto nel cielo azzurro limpido, dove sorvolavano e stridevano spensierati i bianchi gabbiani.

Percorrevano sorridenti, ma anche con curiosità e mistero le strette calli, guardandosi sempre intorno, perché la città nascondeva molti segreti e li sapeva svelare solo a chi la venerava e la amava veramente in tutto il suo splendore.

E come per magia giungevano nella grande Piazza di San Marco. Qui pareva ogni giorno una festa, qui si respirava sempre l'aria colorata e allegra del Carnevale, in mezzo a urla, schiamazzi e risate di una folla variopinta di turisti, fotografi e venditori ambulanti.

Si perdevano ad adorare sbalorditi il suo cuore che pulsava di maestosa e immortale vitalità. Sembrava un Paradiso plasmato solo dall'arte. Sembrava di vivere in uno splendore di architettura e pittura.

Il campanile imponente e maestoso era costruito in mattoni rossi, il tetto color ghiaccio sovrastava la piazza. Il dorato Arcangelo Gabriele danzava nell'infinito cielo celeste, velato di nuvole rosa.
Il Museo Correr circondava e proteggeva la piazza sotto le sue bianche arcate, dove sotto si nascondevano persone che gustavano tè e pasticcini, in compagnia di una dolce e soave melodia suonata al violino e al pianoforte. Era una pace dei sensi assoluta sentire la brezza tiepida del mare accarezzare la pelle morbida del viso e arricciare i capelli. La facciata della Basilica rifletteva i suoi mosaici e affreschi colorati sul lastricato bagnato della piazza, illuminati dal sole fino al calar delle tenebre come un tesoro di valore inestimabile.
Al suo fianco si ergeva sontuoso il Palazzo Ducale in stile gotico-bizantino. Era riccamente decorato da elementi costruttivi e ornamentali. I suoi colonnati sovrastavano l'edificio con un poderoso corpo di marmi intarsiati in cui si aprivano grandi finestre ogivali, mentre ogni capitello era minuziosamente e finemente scolpito. Esprimevano in tutta la sua grandezza, il suo potere e la sua sovranità sull'isola di Venezia. Vicino, le alte colonne di marmo e di granito di San Marco e di San Teodoro si erigevano prosperose verso il bacino della laguna, dove navigavano tranquille le nere e lucide gondole.

Tutto questo era il cuore pulsante dell'incantevole città di Venezia.

Brayan e la sua famiglia erano felicissimi. Ammiravano incantati ogni angolo della piazza.

Si perdevano a osservare le infinite maschere variopinte travestite dai più insoliti, brillanti e vaporosi costumi di seta, che camminavano con risolutezza ed eleganza tra la folla, calpestando infiniti coriandoli dorati.
I genitori si fermavano e scattavano qualche foto ricordo, mentre il loro piccolo e avventuroso figlioletto di tredici anni correva incontro ai colombi con l'intento di spaventarli.

La graziosa famiglia di origine americana assaporava con entusiasmo e allegria l'ultimo giorno di Carnevale.

Stava ormai calando la sera. Il cielo azzurro tenue si stava tingendo di un caldo arancio verso l'orizzonte, le nuvole bianche si velavano di sfumature color zucchero filato. I gabbiani facevano ritorno al mare, i gondolieri ormeggiavano le loro imbarcazioni alle briccole, legandole ben strette, mentre l'acqua della laguna diventava blu scura e la marea si rilassava nella sua quiete notturna.

Brayan, ancora intento a disturbare i poveri piccioni che gironzolavano per la piazza in cerca di cibo, si allontanò dai suoi genitori e si avvicinò al canale, sotto il Ponte dei Sospiri.

Qui intravide galleggiare sull'acqua torbida una maschera di Carnevale, molto insolita, dall'aria spaventosa: raffigurava un volto lungo e rosso sangue di un caprone con la folta barba nera, due buchi neri al posto degli occhi e delle spesse lunghe corna arricciate sopra alle orecchie a punta.

Incuriosito dall'aspetto malefico della maschera abbandonata, si accucciò e si inginocchiò davanti alla sponda del canale.

Allungò un suo mingherlino braccio per raccoglierla, ma all'improvviso un'oscura mano lo avvolse e gli piantò nella carne i suoi affilati artigli neri. Il bambino terrorizzato provò a divincolarsi e a scuotersi dalla perfida stretta, vedendo il suo arto gorgogliare sangue dalle ferite, non fece nemmeno in tempo a urlare che la strana creatura lo tirò giù negli abissi marini.

Il bambino tentò di divincolarsi e di risalire in superficie, ma il suo corpo era bloccato nella salda presa di questa mostruosa creatura; più si dimenava e più urlava, più affondava nelle tenebre, finché stremato si arrese.

Davanti a lui si materializzò in carne e ossa il demone Bafometto.

Il povero ragazzino sgranò gli occhi e gridò terrificato a morte.

Il mostro si avvicinò a Brayan con un ghigno diabolico: «Se vuoi essere rilasciato devi prima risolvere un omicidio». Bafometto scomparì e l'oscurità inghiottì il corpo del fanciullo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro