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...1642...

Brayan si risvegliò disteso nel lastricato mal messo di Piazza San Marco.

Aprì gli occhi e si ritrovò a guardare il cielo imbrunito e il tetto del maestoso campanile.
Gli pulsavano forte le tempie e gli doleva ogni parte del corpo.

A gran fatica riuscì a levarsi da terra e a rimettersi in piedi.

Qualcosa non andava.
Si guardò intorno: c'erano solo maschere di Carnevale che passeggiavano serene nella grande piazza.
L'aria che si respirava era antica, sembrava appartenere a un'altra epoca.

All'improvviso sentì un urlo agghiacciante, che gli fece accapponare la pelle.

Subito dopo una grande folla di maschere si riunì a cerchio attorno a qualcosa di sconosciuto e invisibile agli occhi del giovane fanciullo.

Incuriosito si avvicinò al gruppo e riuscì a farsi strada tra le ampie gonne delle donne, fino a scorgere un corpo caduto a terra.

Fece altri passi per osservare meglio la scena. Davanti a lui, un uomo in costume, scoprì il volto dello sconosciuto per rivelare la sua vera identità.

Dalla folla si udirono altri urli acuti molto sorpresi e terrorizzati.

Brayan si avvicinò e si sporse ancora di più per vedere chi fosse.
Qualcuno lo calciò da dietro e cadde in ginocchio proprio davanti all'uomo senza volto.

Brayan tremò di paura e orrore: era faccia a faccia con un cadavere di un grazioso giovane uomo che giaceva attorno a una pozza scura, densa e maleodorante. Gli era scesa la morte in volto: era cereo, solo le guance conservavano ancora un lieve colorito roseo. Gli ondulati capelli corvini, tutti scompigliati e unti di sangue, gli ricadevano sulle spalle. La barba, le sottili labbra e il fazzoletto inamidato, legato stretto al collo, erano bagnati e schizzati di un caldo rosso vivo, perché qualcuno gli aveva reciso la gola con un utensile molto affilato, tanto da provocargli una morte lenta e dolorosa.

Le maschere presero a guardarlo con aria sospetta.
Il ragazzo se ne accorse.
Altre maschere iniziarono a indicarlo con il dito e a urlare parole incomprensibili.
Il ragazzino si sentiva solo, perso, stordito e assai confuso, non riusciva a capire dove si trovasse.

Un maschera nera lo acciuffò e lo alzò da terra, prendendolo per la giacca. Fu allora che il piccolo Brayan notò di avere le mani sporche di sangue. Rimase fermo a mezz'aria a osservarle inorridito.

Ora tutta la folla lo stava fissando allibita e intimorita.

Una maschera rosa primula si fece avanti e gli punto l'indice contro. «È lui, è lui il colpevole! È stato lui, quel piccolo mocciosetto.»
L'Attenzione era rivolta solo verso Brayan.
«È lui l'assassino! Vedete, ha le mani sporche del sangue di questo povero innocente!» Continuò la maschera.

E tutti furono d'accordo e in coro presero a sbraitare e ad accusarlo dei peggiori mali.

«Assassino, assassino, assassino, assassino.» Alcuni non facevano altro che ripeterlo a gran voce, colma di rabbia e ingiustizia.

«Meriti anche tu la morte! Sei un disgraziato...» Altri gli auguravano lo stesso destino del malcapitato.

Un'ultima maschera alta, risoluta e imponente, color blu notte, si fece spazio in mezzo alla confusione e si fermò ai piedi del cadavere.

All'unisono tacquero tutti.

La maschera puntò il suo dorato bastone da passeggio contro il fanciullo. «Tu, brutto demone, indossi la maschera di Bafometto, sei il Diavolo in persona, sei il colpevole di ogni Male, verrai...»

Brayan si divincolò e cadde a terra. «No! Io sono un ragazzo innocente! Non ho fatto niente di male!»

«Ma porti la Maschera di Bafometto, chi la indossa ha un terribile peccato da nascondere...»

Il fanciullo respirava e ansimava a fatica, non tollerava più di essere imprigionato in questo terribile incubo.

Si rialzò in fretta e fuggì via, lontano dalla folla, lontano da Piazza San Marco. Lontano da tutti.

«Prendetelo subito! Non lasciatelo scappare! Deve pagare per il suo crimine!» Sentì urlare Brayan mentre correva a per di fiato, insinuandosi fra le strette e anguste calli di Venezia.

Scappò via finché non ebbe la certezza di non essere più inseguito.

Si appartò in un angolo buio e si accovacciò a terra.

Cominciò a piangere a dirotto proprio come il fragile e solo ragazzino che era.

Perso nei suoi soffocati singhiozzi, una maschera nera dal lungo naso, sbucò da dietro e lo colpì in testa con una bottiglia di vetro verde.

Il piccolo svenne.
Cadde poi nelle acque salmastre del canale.

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