Complicazioni

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Perché non ricordo più niente? Ci dovrà pur essere qualcosa che mi è rimasto impresso nella memoria che ho fatto con lei! Decido di giocare la mia ultima carta.

“Scusami ancora una volta, giuro che dopo ti lascio in pace.”

Lei si alza, mi guarda dritto negli occhi e risponde seria: “Amanda, stai tranquilla. Non c’è nessun problema, anzi, se questo ti aiuterà a far tornare la memoria, ben venga.”

“Ok. C’è qualcosa di particolare che abbiamo fatto insieme? Non so, qualcosa di super, di cui non posso essermi assolutamente dimenticata?”

Cassandra ci pensa un po’ su: “Dunque, vediamo, ci sarebbe quel pomeriggio in montagna… Ricordi quando abbiamo fatto un picnic vicino alle Sorgenti del Piave dopo quell’interminabile camminata? E poi, subito dopo pranzo ci siamo sdraiate sull’erba sotto il sole e ci siamo addormentate? Ti ricordi che ti ho svegliata con una secchiata d’acqua e ci siamo rincorse finché non mi hai preso e ci siamo rotolate per terra ridendo? È stata senza dubbio la giornata più bella che abbiamo trascorso insieme.” mi dice sorridendo. “Allora? Te la ricordi, vero? Ne parlavi sempre: ogni volta che dovevamo fare un’escursione volevi ritornare assolutamente lì.”

Il mio sguardo è perso tra i fili d’erba. Sento ogni muscolo bloccato. Riesco a pronunciare solo una parola:

“No.”

Mi guarda desolata, la sua flebile speranza è appena crollata con una sferzata di vento, come un castello di carte. Io sono devastata. Già, perché io ho mentito, quel giorno me lo ricordo: è successo esattamente tutto quello che ha detto lei, ma un particolare stona. Con me in montagna c’era Alice, non Cassandra.

Lei mi abbraccia rattristata, io non ricambio, mi sento svuotata di tutte le mie emozioni. Poi raccoglie le verdure e mi accompagna in casa.

Il pranzo è un film muto, dove l’unico protagonista della pellicola è il mio cervello che lavora incessantemente. Ogni indizio scorre come una sequenza di fotogrammi davanti ai miei occhi, spettatori inconsapevoli. Decido di aspettare la fine del pasto per scrollarmi di dosso questa apatia. Devo assolutamente fare qualcosa, parlare con qualcuno, cercare un anello debole nella mia versione dei fatti, o nella sua.

Il pomeriggio Cassandra si reca in città a sbrigare un paio di commissioni. Io ho campo libero e perciò decido di sfruttarlo al meglio. Esco: ho bisogno di aria, di sfogarmi con qualcuno. Perché questo sta capitando a me? Prendo il telefono. Mannaggia, è da ieri notte che non lo accendo. Subito dopo la suoneria di accensione, le notifiche di quattro chiamate perse e di una decina di messaggi compaiono sullo schermo luminoso. Alice mi stava cercando disperatamente.

Mi incammino verso casa sua, quando sento la sua voce. Un attimo dopo mi compare davanti, sbucando da dietro l’angolo.

“Alice!” esclamo “Che ci fai qui? Ho appena acceso il cellulare, stavo per venire da te.”

“Come cosa ci faccio qui? Amanda, è dalle 10 che provo a chiamarti, ti stavamo dando per dispersa! Sono a fare un giro in centro con gli altri e ho pensato di venire a prenderti, così parlavamo un po’ di ieri.” conclude facendomi l’occhiolino.

“Scusa, sono stata un po’ … impegnata.” rimango sul vago.

“Sì, certo, va bene. Allora? Com’è andata con Giovanni? Vi siete limonati? Non gli ho chiesto niente prima perché volevo saperlo direttamente da te.”

“Limonati? No, noi non abbiamo… Ma scusa, come?, è in centro con te? Perché?”

“Ah, immaginavo non fosse successo nulla.” continua seccata. “Certo che è in centro anche lui: è Giovanni. Gio. Fa parte del nostro gruppetto dai tempi delle elementari. Perché non dovrebbe uscire con noi?”

Oh Cielo. Non può essere quel Giovanni. Ma allora, non me l’ha presentato Alice ieri sera. Lui è Gio. Sono maledettamente fottuta! Adesso sono nella merda sul serio. Ma come ho fatto a non riconoscerlo?

“Hai ricordato chi è, allora. Dovresti ringraziarmi: avete ballato appiccicati per tutta la sera. Beh, insomma, diciamo che lui ha faticato per tenerti in piedi tutta la sera. Ti avevo imbevuto d’alcol come una spugna, ma a quanto pare non è servito a nulla! Non lo hai neanche baciato. Ah, povera Alice. Sgobba dietro le sue amiche per aiutarle e non ottiene niente in cambio.”

“Aiutarle? Ma sai che cazzo hai fatto? Eh, lo sai? Stamattina mi sveglio e mamma mi dice che è ritornata Cassandra. Cassandra, capisci? E io non mi ricordavo chi fosse!”

“Cassandra? Ma non è tua sorella?”

“Esatto, peccato che non ricordi chi sia; peggio, l’ho rimossa completamente dalla memoria.”

“Cioè? Che cosa intendi? Che non ti ricordavi più di avere una sorella gemella? Sei veramente spiritosa, quando ti ci metti.”

Vorrei risponderle sgarbatamente, ma siamo già arrivate in centro: vedo tutti i miei amici, Giovanni compreso.

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