Incontri

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“Cioè? Che cosa intendi? Che non ti ricordavi più di avere una sorella gemella? Sei veramente spiritosa, quando ti ci metti.” conclude Alice.

Sto per ribattere alla sua provocazione, giurandole che è tutto vero, che non ricordo più niente di Cassandra, quando arriviamo in piazza Libertà, davanti all’imponente loggia del Lionello: il nostro giro parte sempre da lì. Ci sono proprio tutti: Erika, Manuel, Carlotta, Giovanni, … Giovanni? Lo guardo di sfuggita, mentre percepisco le gote tingersi di rosso. Mi aveva riaccompagnato lui ieri sera a casa. Chissà cosa pensa di me adesso. Ieri, a quanto pare, ci ho ballato insieme tutta la notte e ora nemmeno lo saluto? Forse è il caso che gli rivolga la parola, non lo so: giusto per dirgli Ciao, sarebbe una cosa normale dopotutto.

“Ciao!” mi volto di scatto per trovare il suo viso a pochi centimetri dal mio. Sorrido imbarazzata, ora le guance stanno prendendo fuoco.

“Ciao Giovanni!” cerco di rispondere nel modo più naturale possibile, senza accorgermi che sto urlando. “Come stai?” continuo abbassando la voce di parecchi decibel.

“Tutto bene, grazie. Tu piuttosto? Ieri sera sembravi molto affaticata, in effetti abbiamo fatto un po’ tardi…”

Le guance adesso saranno viola, penso scrollando i capelli all’indietro per far respirare meglio la mia faccia. E ora che cosa mi invento? “La verità rende liberi” era il mio motto fino a qualche giorno fa. Ora non ne sono più così convinta. Accidenti, non sono proprio capace di mentire, sarà meglio vuotare il sacco.

“Ah sì, scusami tanto per ieri, non volevo dare impressioni sbagliate. La serata è stata magnifica, ma le mie amiche mi hanno fatto bere decisamente oltre il mio limite: non volevo esserti d’impaccio, i miei hanno detto che mi hai riaccompagnato a casa, ti ringrazio infinitamente. Scusa tanto per il disturbo.”

Forse non si aspettava tutta questa franchezza, o forse non si era nemmeno accorto che fossi ubriaca alla festa di ieri, fatto sta che risponde con un semplice “Di nulla.”

Magari è soltanto un ragazzo di poche parole. Quando parlo con uno che mi piace vado in tilt e non capisco più niente. Per fortuna Alice mi viene vicino e ci interrompe. Mi prende in disparte e ritorna alla carica:

“Allora? Ci stai provando?”

Io sbotto furiosa: “Sì, sto provando a rimediare al tuo errore di avermi fatta ubriacare!” 

“Non fare l’offesa sai! Ti è ritornata la memoria allora?”

“Boh, sì, qualcosa, la festa di ieri me la ricordo. A parte il tragitto fino a casa…”

“Beh, è normale, eri ubriaca fradicia: con tutto quell’alcol in corpo figurati se il cervello ragionava normalmente!”

“D’accordo, ma come ti ho detto prima non è questo il problema: è di Cassandra che non ricordo nulla! Lo vuoi capire o no?”

“Ragazzi, voi ricordate la sorella di Amanda?” Chiede allora Alice alla nostra compagnia, seccata dalla mia caparbietà. 

Manuel ribatte “Intendi Cassandra?”

“Ma non erano gemelle?” precisa Erika.

“Sì, esatto, proprio lei. Ma che cazzo vi succede a tutti? Io non ricordo di aver mai avuto una gemella: sono sempre stata figlia unica. Cosa mi sta capitando? Vi prego, aiutatemi a ricordare.”

Per fortuna adesso siamo in piazza Primo Maggio, sulla collinetta e nessun altro ci sta ascoltando.

“Ma ti senti bene? Hai fatto un controllo?”

“Sì Erika, ma il dottore ha detto che non ho niente…”

“Beh,” mi interrompe Carlotta “in realtà noi sappiamo di lei perché tu, sì insomma, in effetti è alquanto strano. Tu ce ne hai parlato, ma io, almeno, non l’ho mai vista. Non so voi.” si guarda intorno.

“Io sono stata un paio di volte a casa tua e non ricordo di averla mai vista. Può darsi che non ci fosse, non sono mai rimasta da te a dormire…” anche Alice lo ammette finalmente.

“Cioè voi volete dirmi che non ve la siete mai trovata davanti?”

Annuiscono silenziosamente.

Wow. Questa è proprio bella. Come fanno a non averla mai vista neanche loro?

“Finalmente ti ho trovata!” Tutti si girano nella direzione di quella voce per aggiornare la loro personale statistica.

“Oh, questi sono i tuoi amici? Quelli di cui mi hai parlato al telefono? Ciao a tutti, piacere, io mi chiamo Cassandra. Penso mi conosciate…” si presenta la mia gemella.

In parecchi rimangono a bocca aperta, mentre il silenzio regna sovrano.

“Beh, che c’è?”

“Ma siete identiche!” allora qualcuno l’ha notato, penso io.

“Due gocce d’acqua.” Risponde, usando le stesse parole di papà. “Ok, è stato un piacere conoscervi. Mamma mi ha detto che eri in giro, sono venuta a prenderti con la macchina prima che cominci il diluvio!”

Guardo in alto verso il cielo. Molti nuvoloni neri carichi di pioggia si stanno avvicinando minacciosamente. Se sei di Udine sai che in autunno non puoi permetterti di uscire di casa senza ombrello.

“Oh, grazie. Arrivo subito.” Rispondo. Mi avvicino ai miei amici, li saluto e chiedo quando ci saremmo rivisti. Quelli, ancora scossi, non rispondono. Capisco che dovrò sentirli su whatsapp e raggiungo Cassandra.

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