Notte brava

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Mi risveglio nel mio letto: chissà come ci sono finita? penso, prima di far ricadere la testa sul cuscino. Che male! Devo essermi presa una sbronza ieri sera: non ricordo più nulla. Guardo la sveglia sul comodino accanto a me: sono già le dieci? Maledizione!

Mi metto a sedere a fatica: sento il rullo di mille tamburi che mi rombano nelle orecchie. Cazzo, ci devo essere andata giù pesante. Non mi sono mai sentita così dopo una festa. Beh, è anche vero che non prendo una sbronza simile da quando quei bastardi dei miei compagni di classe mi hanno fatto ubriacare in discoteca dopo la cena di maturità.

Pian pianino riesco ad alzarmi e a guardarmi allo specchio: persino King Kong sarebbe più presentabile. Scendo le scale e mi dirigo in cucina: ci sono ancora una tazza di caffè e una fetta biscottata con la marmellata già pronte. Mentre mi siedo, arriva mia mamma:

"Hai fatto tardi ieri. Ti abbiamo sentito arrivare: farfugliavi ad alta voce cose senza senso. Per fortuna il ragazzo che ti ha accompagnata è stato così gentile da aiutarti a entrare: non ti reggevi nemmeno in piedi." sento uno sguardo di rimprovero fisso su di me.

Ma certo, ora ricordo! Me lo aveva presentato Alice alla festa: si chiamava Giovanni. Un gran bel ragazzo, in tutti i sensi. Allora è stato lui a riaccompagnarmi qui ... ed io non ricordo nulla: ero ubriaca come una spugna. Cazzo, spero di non averlo baciato. Merda, spero proprio di non averlo fatto o adesso penserà che sono una "ragazza facile". Sono rovinata!

Nel frattempo mia madre va avanti con il discorso senza rendersi conto che io sto vagando con la mente nei ricordi sbiaditi di ieri notte. D'improvviso però, sentendo le parole "tua sorella", la fermo:

"Che hai detto?"

"Ieri sera è tornata tua sorella. Voleva salutare anche te, ma eri già uscita. Adesso è andata fuori. Dovrebbe rientrare per pranzo, comunque." Rimango a bocca aperta. Io non ho sorelle.

"Mamma, che è? uno scherzo?" lei mi fissa, confusa.

"Non ho sorelle" continuo "Sono figlia unica. Non te lo ricordi?" il suo sguardo adesso è spaventato.

"Giorgio? Amore, hai un attimo?"

Per tutta risposta si sentono dei passi avvicinarsi in cucina. Papà è sempre stato un uomo di poche parole.

"Tesoro, dì ad Amanda chi è arrivata ieri."

Mio padre la guarda seccato: "Ma scusa, non puoi dirglielo tu? Ciao amore, buongiorno, ben svegliata." Io sorrido e lo saluto. "Non ti ha detto la mamma che è tornata tua sorella, Cassandra?"

"Mi state prendendo in giro?" replico "Chi cazzo è Cassandra?" non sono riuscita a trattenermi e la domanda è uscita così, di getto. Altrimenti ci avrei pensato almeno due volte prima di rivolgermi a loro con una parolaccia. Per fortuna (o per sfortuna) è il contenuto della domanda che li colpisce, non tanto il mio lessico da scaricatore di porto.

Si guardano allibiti e subito dopo mio padre sta chiamando il dottore, mentre mamma mi rinfresca la memoria sulla mia presunta sorella.

Scopro che siamo addirittura gemelle: nate entrambe il 7 giugno del 1994 a Udine. È inconcepibile per me, soprattutto perché abbiamo frequentato le scuole sempre insieme fino all'anno scorso. Per mamma è stato un trauma quando ha saputo che Cassandra aveva deciso di trasferirsi a Milano per studiare all'università. Io invece sono rimasta qui, insieme ai miei: non amo affatto i cambiamenti.

Adesso sono seriamente preoccupata: dopo la sbronza di ieri notte ci sta l'amnesia sul mio ritorno a casa con Giovanni, ma non è di certo normale che io mi scordi di avere una gemella da vent'anni.

In quel momento suona il campanello: è il medico. Lo informiamo sull'intera vicenda, lui annuisce e prende appunti sul suo taccuino blu, cosa che crea in me una certa ansia.

"Allora, dottore, che cos'ho?" chiedo con voce tremolante "perché sul serio, io non ricordo perfettamente niente di questa mia gemella." Poi aggiungo con un filo di fiato "Ho paura."

Mia madre mi stringe forte la mano per farmi coraggio. Il medico esegue un controllo di base, ma i parametri sono normali. "Francamente, signori Paretti, non ho idea di cosa possa avere vostra figlia. Sarebbe meglio se venisse in ospedale per una visita più accurata. Mio padre annuisce, guarda mia madre e prende dal mobile le chiavi della macchina. "Andiamo."

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