Un cambiamento nei piani

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Non era ancora l'alba quando con Vanya avevamo raggiunto la cima della scarpata, sul lato ovest ai piedi del castello. Avevamo ciascuno una torcia improvvisata, il fuoco scoppiettava silenzioso bruciando con estrema lentezza il tessuto imbevuto dal liquido infiammabile, il fumo saliva placido e fiacco.

Mi affacciai di sotto: le alte querce parevano così minuscole da quell'altezza - fili d'erba in pratica - una caduta da lì sarebbe stata più che fatale. La recinzione di legno e roccia era resistente, ma questo non era sinonimo di sicurezza: qualcuno di costituzione molto debole, o terrorizzato dalle altezze, avrebbe potuto sentirsi male e precipitare di sotto. E in quella vallata era davvero difficile che qualcuno ti venisse a ritrovare: non era un luogo abitato e noi soldati eravamo di ronda soprattutto dove c'erano persone da controllare e aiutare, solo in casi piuttosto eccezionali la nostra presenza era richiesta fuori dalle zone già prestabilite.

"Quali sono gli ordini dell'Imperatore? Cosa dobbiamo fare per l'Impero?" chiesi al mio collega, la persona che più mi era stata vicina in quei lunghi anni al servizio dello stato. Non avevo mai avuto l'audacia di dirgli cosa provassi realmente per lui: non potevo affezionarmi a nessuno neanche volendo, sarebbe stato controproducente. Il bene che sentivo dovevo tenerlo per me.

Il mio sguardo era vigile e inflessibile in quel momento, le mie orecchie pronte a cogliere qualsiasi rumore sospetto. La rossa alba pian piano schiariva l'orizzonte, rendendo l'aria frizzante del mattino via via sempre più tiepida.

Vanya estrasse una mappa dal taschino, ne aprì tutti i risvolti: era la cartina della vasta area intorno al castello. Segnato con una matita c'era il bosco che stavo ammirando con distrazione. La mappa era abbastanza nuova per essere stata aggiornata diversi decenni prima, il fatto che quella fratta fosse un luogo disabitato era una scusa buona per non consultare mai alcuna carta a riguardo. 

"Alcuni informatori dell'Imperatore hanno riferito di possibili semiumani che risiederebbero proprio alle pendici della scarpata"

"Semiumani?" esclamai lasciando trasparire delle emozioni che non avevo. Vanya si stupì per un secondo, i suoi occhi scuri si sgranarono notevolmente, prima di tornare serio anche lui.

"So a cosa pensi!" mi disse, voleva poggiarmi una mano complice sulla spalla, ma la ritrasse subito sapendo quanto non gradissi il contatto fisico. "Credevamo di averli sterminati tutti quei mezzosangue e invece... Qualcuno deve esserci sfuggito", si zittì guardando il sole che spuntava dietro le creste dei monti all'orizzonte. Alle volte lo ritenevo troppo sentimentale per il suo apprezzare queste piccole cose. 

Si voltò nuovamente verso di me: "Non è certo la prima volta per noi. Siamo avvezzi a eliminarli. Rimedieremo subito anche a loro. Certo", realizzò in fase di ragionamento, "che hanno trovato un bel punto cieco per nascondersi, ma non durerà a lungo! Esseri schifosi e contro natura! Cosa può aver contagiato quella razza al punto tale da far sì che non fossero più nostri simili? Quelle capacità non sono normali".

"Magari è una svista!" provai a confutare ciò che mi era stato detto. Avevo dato la caccia a quegli abomini in prima persona, ne avevo uccisi così tanti da averli portati quasi all'estinzione. I semiumani erano una razza di esseri dotati di poteri peculiari, erano diventati quasi un mito tra le strade dell'Impero. Per il nostro stato però erano una reale minaccia: coi loro poteri avrebbero minato la pace, avrebbero potuto prendere il controllo del mondo. Dovevo sterminarli, era mio dovere. La vera pace non si poteva ottenere senza sacrifici. E in ogni guerra vi erano danni collaterali. Era mio dovere far sì che l'equilibrio rimanesse stabile sempre.

"Una svista?" esclamò Vanya quasi ridendo. "Devo essere diventato pazzo forse! Aleksej ha per caso messo in dubbio le parole del nostro Signore Imperatore?"

"Ma come ti permetti?" lo fulminai in un impeto di rabbia. "Come osi anche solo pensarlo!"

Aveva forse dimenticato con chi stava parlando? Non c'era soldato più leale alla causa di me.

Vanya si scusò all'istante, imbarazzato e sottomesso, tornando a guardare giù lungo il precipizio. Voleva da me delucidazioni su come agire al meglio, si domandava se fosse il caso di chiamare rinforzi, progettava ogni nostra probabile mossa una volta giunti a valle al cospetto di quegli abomini.

"Tu te la caveresti anche da solo, lo so", mi disse, "ma la situazione si potrebbe davvero complicare! Non sappiamo nemmeno quanti siano. Hanno già dei poteri e se sono in vantaggio numerico, per noi sarà dura!" 

Non riuscivo più neanche a sentire le parole che mi venivano rivolte, la mia mente era in tempesta affollata da pensieri che in molti anni non mi avevano neanche sfiorato. Non poteva succedere, non stava accadendo, eppure eccoci lì: eravamo stati mandati in missione a eliminare proprio chi avevo tentato di proteggere. Dovevo fare qualcosa.

"Allora come ci muoviamo Aleksej? Mi affido a te, come sempre."

Non so cosa mi prese, ma non avevo scelta, in qualche modo dovevo fermare ciò che stava accadendo, forse non l'avrei fermato, ma di certo avrei guadagnato del tempo. Tempo! Era proprio quello il punto. Era tutta una questione di tempo.

Afferrai Vanya per le spalle e gli tappai svelto la bocca, nessuno doveva sentirlo urlare.

"Mi dispiace amico mio! Perdonami se puoi!" gli sussurrai all'orecchio, la sua schiena premuta contro il mio petto. 

Non volli guardare i suoi occhi confusi e impauriti, non i suoi. Lo gettai di sotto dopo avergli spezzato l'osso del collo a mani nude. Passarono diversi secondi prima che la forza di gravità lo portasse lontano dalla mia vista, secondi interminabili col fiato sospeso e il sudore che mi colava giù lungo la fronte.

Gettai di sotto anche le torce, dopo averle spente con cura: nessuno doveva trovare traccia della nostra presenza lì. Vanya e io non c'eravamo mai stati, io non c'ero stato.

Non potevo sprecare altro tempo. Iniziai di corsa la discesa, dovevo arrivare da loro, dovevo avvisarli, dovevo salvarli.

Nota dell'autrice: Lo so, è un capitolo molto corto, ma abbiate pazienza: ne sono successe di cose in queste poche righe!

Chi vorrà salvare Aleksej? Per quale motivo ha ucciso il suo fidato Vanya? Alla prossima forse lo capiremo!

Un commento carino e una stellina mi farebbero tanto piacere! Grazie e baci!

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