43- La conversazione con Mattia

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Giacomo

18 anni dopo
«Mattia è tuo padre, Giacomo» sospira Zia Laura. «M-mi stai dicendo che non è papà quello con cui ha letto Leopardi?» Scuote la testa, «Cioè, è tuo padre... quello biologico.» Mi alzo spontaneamente. «I-io devo andare da lui» balbetto. «Lui lo sa?» Zia Laura risponde negativamente. Afferro le chiavi della macchina e, senza dire una parola, esco di casa.

So che non sono nelle condizioni di guidare, ma lo faccio comunque. Ho la tentazione di chiamare Lara, ma non posso. È passata una settimana dalla nostra ultima telefonata e non ci siamo più sentiti, inventandoci impegni a turno... almeno i miei erano inventati. Non me la sentivo di parlarle perché non sapevo bene cosa dire. Lei sta bene con Tommaso, so che è così perché quel ragazzo è straordinario.

È quasi mezzanotte quando arrivo in centro. Il buio mi circonda mentre attraverso la strada per entrare nel grande edificio. Ricordo la notte in cui io e Lara siamo venuti qua, sembra passata un'eternità. Davanti alla porta cerco di farmi notare da Mattia, seduto al bancone con un libro tra le mani.

Quando mi vede si alza e viene ad aprire. «Giacomo, che ci fai qui?» chiede con un sorriso smagliante in volto. «Posso parlarti?» Lui annuisce e mi invita ad entrare, chiudendo in fretta le porte per il freddo pungente che sta entrando nel grande atrio riscaldato.

«La tua ragazza? Come sta?» domanda riferendosi a Lara. Subito ricordo la bugia rifilata quella notte, la mia ultima notte insieme a Lara. Che poi l'ultima non era, ma la pensavamo così. «Ti ho mentito quella sera» confesso arrossendo. «Sembravate innamorati» sospira. «È la mia migliore amica» spiego anche se non so se dovrei effettivamente usare il presente. «Ah, la storia si ripete eh?» scherza.

«Come stai?» chiedo cercando di farmi coraggio per dirgli la verità. Non so come dirglielo. Non posso uscirmene con «Sei tu il mio padre biologico, Alessio era sterile e non poteva avere figli.» Sarebbe traumatizzante per chiunque. So che a sei anni mia madre non poteva dirmi che non vivevo con il mio vero padre, ma visto che non l'ha mai detto ad Alessio, nonostante lui se lo aspettasse, perché dirlo a me? Avrebbe mai trovato il coraggio di dirmi che il mio padrino di battesimo è il mio vero padre?

«Bene grazie. Tu non hai una bella cera ragazzo, che cosa ti affligge?» Ci avviciniamo al bancone e mi indica di sedermi su una delle sedie girevoli. Quando poso gli occhi sulla scrivania noto che il libro che stava leggendo è una raccolta di poesie di Leopardi, vecchio e rovinato. «Problemi da adolescenti.» Faccio spallucce riassumendo in tre parole tutto ciò che sto passando. «Vuoi raccontarmeli?» Sorrido. «La mia amica Lara è la tua Marta» dico. «Prima o poi ci farai l'abitudine e imparerai a vivere guardandola con un altro» mi rassicura. «Non voglio fare la tua fine, Mattia.»

Non voglio fare l'amore con Lara e avere un figlio con lei. Non voglio essere il padre mancato di un bambino. «Così mi ferisci» ridacchia. Sollevo le sopracciglia. «So che mi guardi e la pensi. So che vai ogni settimana al cimitero nella speranza di sentirla di nuovo vicino a te. So che avete fatto l'amore qui dentro e che vi siete amati immensamente. So che al mio battesimo speravi di stare al posto di mio padre. So tutto Mattia.» Sospira, «Alessio era fortunato» ammette. «Ha avuto te e-» Lo interrompo.

Ci sono tante cose che potrei dire in questo momento, ma sono così sconvolto dalle parole di zia Laura che non realizzo.

A sei anni molte cose le dimentichi. Tutti abbiamo avuto l'amichetto al mare di cui a diciott'anni neanche ci ricordiamo il nome. Ma avete presente scordarsi una persona che quel giorno, l'ultimo giorno, non c'era? Una persona che quel giorno era a prendere un gelato con le amiche della scuola, una persona che a Lara non piaceva. Vi immaginate scordare una persona così importante? Può capitare. A sei anni non diamo così tanto peso alle persone e io mi sono scordato di una persona.

Guardo Mattia che sa che io so. «Come sta tua moglie?» domando infine, «Ginevra? Sta benone. È a casa adesso, ma è tutto ok» sorride pensando alla famiglia che si è costruito.

Come sarebbe andata se la sua famiglia fossi stato io? Cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Me lo chiedo davvero. Vorrei così tanto saperlo.

Vengo assalito dalla voglia di chiamare Lara, so anche cosa dirle. «Non facciamo la fine di mia madre e Mattia. Vieni qui e viviamo la nostra vita felici. So che abbiamo diciott'anni e che non possiamo sapere cosa succederà domani, che le cose tra noi potrebbero non funzionare rovinando quindici anni d'amicizia. Ma non voglio rischiare di perderti per paura dei miei sentimenti. Non voglio passare una sera con te, fare l'amore e che tu rimangia incinta, per poi nascondermelo fingendo che io non sia il padre. Voglio passarle tutte quelle sere con te. Voglio passare altri milioni di notti con te, perché ti amo Lara. Ti amavo quando a cinque anni ti sporcavi di gelato; ti amavo quando a quindici provavi gonne dai colori stravaganti per andare ai compleanni; ti amavo quando mi dicevi che gusto di gelato prendere per te in base al tuo umore; ti amavo quando a tredici anni ti è venuto il tuo primo ciclo e avevi mal di pancia, così è nata la tradizione di stringerti forte a me per farti sentire meno i dolori al ventre; ti amavo quando mi obbligavi a bere la cioccolata calda ad agosto per poi finire a morire di caldo; ti amavo quando ti addormentavi al mio fianco, magari sulla mia spalla, e tenevi le labbra schiuse; ti amavo a tre anni quando mi hai aiutato a vivere in un mondo che sembrava contro di me; ti amavo quando mi hai stretto forte a te dopo la morte dei miei genitori; ti amavo quando sei venuta a casa mia e non volevi che stessi chiuso lì a sei anni; ti amavo quando venivi alle sedute dello psicologo con me; ti amavo sempre. Cazzo ti amo sempre Lara. Fanculo a tutto, vieni qui e stai con me.»

Non lo faccio. Non prendo il telefono e non chiamo Lara. Perché mi ricordo dell'esistenza di Miriam e Tommaso che, forse, ci bloccano. La verità è che siamo noi stessi a bloccarci. Se Lara mi amasse cosa farei? Salterei fino al soffitto per la gioia, la amo così tanto.

Riporto l'attenzione su Mattia, che mi guarda pensieroso, così mi levo il dente e lancio la bomba: «Come sta Silvia?»

Spazio autrice
Ciao miei cari lettori... tutto bene? Per questo capitolo non ho niente da dire, perché so che l'ultima frase ci lascia confusi e, soprattutto, sospettosi. Quindi direi che ci possiamo direttamente vedere al prossimo capitolo!💖

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