Epilogo

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La foresta ai margini del castello era uno spettacolo tetro a quell'ora della notte.

Gli alberi oscillavano pericolosamente al potente richiamo del vento, mentre i rumori del bosco sembravano farsi via via più assordanti.

Non era molto distante dal luogo del ritrovo, così, Vulpes Noctis spronò il cavallo ad andare più veloce colpendolo ai fianchi con gli stivali.

Caeli lo stava aspettando da diversi minuti, quando lo raggiunse.

Intorno a loro, il buio pesto, fatta eccezione per l'argentea luce riflessa dalla luna piena.

«Ce ne hai messo di tempo!» commentò Caeli in tono palesemente irritato.

«Avevo da fare. Ora sono qui».

Il suo interlocutore scosse la testa e sbuffò. «Come se anche io non avessi da fare...»

Tipico di Caeli: la polemica sempre e comunque sulla sostanza! Non era stata una scelta di Vulpes Noctis ritrovarsi lì e non era Vulpes Noctis ad avere novità da riportare a Medicus, né, tantomeno, a Caeli.

«Visto che nessuno dei due ha tempo da perdere, arriva al dunque!» commentò spazientito.

Ma Vulpes Noctis sentiva di sapere esattamente cosa Caeli volesse rivelargli. Aspettava solo di sentirselo dire da lui.

«Siamo vicini. Tra pochi mesi, Medicus vorrà la ragazza» dichiarò l'uomo con sguardo severo.

In risposta, annuì. Lo sapeva. Sarebbe stato compito suo occuparsene. «L'avrà».

A quella risposta, Caeli fece una smorfia aggrottando la fronte. «Deve essere così. Mi chiedo solo... Porterai a termine il tuo compito?» domandò con un'occhiata maliziosa.

«Cosa vorresti dire?»

Caeli gli rivolse un sorriso sornione mostrando i suoi denti perfetti in un'espressione di scherno. Quanto era odioso quando faceva così! «Ti vedo un po' troppo coinvolto dalla ragazzina... non è che ti sei preso una cotta, Therar

«Ho i miei mezzi per raggiungere gli obiettivi» rispose Vulpes Noctis con l'irritazione nella voce. «Non mi aspetto che tu capisca!»

Caeli, alla provocazione, non fece una piega. «Non mi interessa capire» replicò, infatti. «Porta quella dannata ragazza da Medicus quando te lo chiederà. Non mi importa come, ma fallo!»

Poi se ne andò, lasciando Vulpes Noctis da solo. Solo, nella tempesta che aveva investito Forterra in quella fredda nottata invernale.

La stagione stava quasi per finire, ma Therar sapeva bene che quel clima rigido non era che l'inizio dei tetri giorni che si prospettavano davanti agli abitanti di quelle terre.

Presto, il demone che abitava il corpo di Dazira avrebbe lasciato il comando di Gohr.

E spettava a lui fare in modo che la ragazza si fidasse del suo maestro. Esattamente come era spettato a lui recuperare il pugnale.

Già, il suo lavoro non era ancora finito.

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