29 aprile 2017

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Bucky era arrivato sotto casa di Rafflesia, venti minuti prima dell'appuntamento. Era agitato. Parecchio. Aveva riposato pochissimo, dopo i baci ardenti della sera precedente.

Pensò di citofonare lo stesso, per avvisarla.

'Sono James e sono in anticipo...ti aspetto giù, scendi quando sei pronta, con comodo'.

'Sali!' Fece lei, prontamente, aprendo il portone.

Il ragazzo andò all'ultimo piano, lo ricordava dal giorno prima.

La trovò, sulla porta di casa, ad attenderlo. Uno spettacolo per gli occhi. Bella da morire coi capelli arruffati, una maglietta oversize e scalza. Una tazza di caffè in mano.

'Buongiorno, sei caduto dal letto?' lo prese in giro.

'Ciao...non mi sono regolato coi tempi' si scusò.

'Entra...non importa...dimmi la verità, morivi dalla voglia di rivedermi...' ridacchiò, molto languida.

'Sì, è vero... ti ho pensata tutta la notte...mi sei mancata tanto e... non vedevo l'ora di rifarlo...' l'attirò a sé, per il primo bacio della giornata. Odorava di buono, sapeva di caffè e biscotti...si scambiarono un unico bacio, intenso e passionale.

'Facciamo così, adesso ti metti seduto qui e mi aspetti'. Indicò lo sgabello alto della cucina. Gli passò il giornale e prese una tazza dallo scaffale, gli versò il caffè e poi si allontanò in direzione della camera da letto. 'Devo andare a prepararmi. Fai come fossi a casa tua'.

Mentre la ragazza era sotto la doccia, Buck fece un giro dell'appartamento, davvero splendido. All'entrata, dietro la porta, una zona con rastrelliera per appendere giacche e cappotti, un soggiorno con un grande divano grigio e due poltrone in pelle nera, limitrofe ad un piccolo camino...era la prima volta che James vedeva un camino in un palazzo di New York!

Di lato al soggiorno, una sala da pranzo con un tavolo posizionato accanto a delle enormi finestre che davano su una veranda arredata, da cui si vedeva il panorama ed il fiume Hudson.

Sulla sinistra, una cucina grigia chiara con le ante di vetro ed un'isola centrale con gli sgabelli, dove lo aveva fatto accomodare. Alle spalle della cucina, una piccolissima veranda coperta, chiusa anch'essa con delle vetrate, arredata con un divanetto ed un tavolino, stracolmo di libri e riviste. Sembrava un angolo personale, più riservato.

Sbirciò, in camera. Era spaziosa, con il soffitto a travi di legno scuro, spiovente, un letto con testiera anch'essa dello stesso materiale, un pouf quadrato a destra, un televisore enorme, un piccolo scrittoio appoggiato sotto la finestra. C'era anche lì un camino, incredibilmente.

Dalla stanza si accedeva sia ad una cabina armadio sia al bagno, che aveva un ulteriore porta che dava sul corridoio, per gli ospiti.

La casa era davvero bella, come gli aveva detto, non enorme, ma lussuosa, gli piacque tanto e si chiese cosa avrebbe pensato lei della sua, molto diversa.

Rafflesia, dopo la doccia, indossò in fretta il costume, una canotta bianca a costine, un paio di bermuda color sabbia e le scarpe da ginnastica e preparò uno zaino con il necessario per la spiaggia.

'Sono pronta, andiamo'. James era immerso nella lettura del giornale. Aveva una maglia a manica lunga leggera bianca ed un paio di pantaloncini blu, scarpe da tennis. Immaginò che volesse coprire il braccio e che avrebbe sofferto il caldo ma preferì non dirgli nulla, sembrava sereno in quel momento.

Scesero in strada 'Mi piace la tua macchina' gli disse, salendo sulla jeep, un vecchio modello Suzuki, azzurro metallizzato, col cambio manuale.

Impostarono il navigatore satellitare portatile all'indirizzo dato da Sharon e James accese la radio, mettendo su un cd di Bruce Springsteen, una raccolta di successi, una canzone più bella dell'altra.

Chiacchierando del più e del meno e parlando di loro stessi, per conoscersi meglio, il tempo volò.

Trovarono con facilità la casa al mare, una villetta agli Hamptons, fronte la spiaggia. Il padrone di casa, Will, avvocato rampante, con una parlantina fluente, molto simpatico, li mise subito a proprio agio. C'erano una decina di persone, oltre a loro quattro.

Quando entrarono all'interno e Sharon li presentò, Rafflesia auspicò che i presenti non si soffermassero troppo sul braccio di James. In effetti, gli altri provarono, con estrema difficoltà, a non guardarlo. Gli fu più facile fissare la bellissima amica del Capitano.

'Se volete cambiarvi, vi mostro lo spogliatoio'. Will li condusse ad una casetta di legno esterna, attrezzata con delle docce, dove avrebbero potuto prepararsi.

Lei si tolse i vestiti, si mise le ciabatte infradito e si spalmò la crema solare. Prese il pareo, l'asciugamano ed il tubo di crema ed andò verso James, che aveva indossato i pantaloncini da mare ma si era lasciato su la maglietta a maniche lunghe.

Si avvicinò...'Non hai intenzione di toglierla, vero?'.

'Per ora no...è un problema?'.

Lo baciò, appassionata 'No, Sergente...avrai tanto caldo, temo...'.

Si sistemarono in spiaggia, sugli asciugamani, vicino Steve e Sharon, a prendere il sole e chiacchierare.

Buck guardava sempre Rafflesia, meravigliosa, in un bikini blu, con i laccetti sui fianchi. Stava parlando della serata appena trascorsa ed ogni tanto gli sorrideva.

'La tua ragazza è strepitosa in costume...' fece il Capitano, ammirato più che mai. Non riusciva a staccare gli occhi dal corpo dell'agente Tyler.

'Vacci piano con questi commenti...e piantala, non è la mia ragazza'.

'Secondo me, sì'...rise 'senti, Bucky, stai già sudando come un maiale. Togliti la maglia...nessuno farà caso al braccio, lo sanno, hanno visto già la mano...'.

'Non posso, non riesco...'.

'Fa come vuoi, che testardo sei, però...'.

'É troppo caldo, andiamo a fare un bagno?' propose Sharon. In effetti, era umido ed afoso.

'Ottima idea, venite?' rispose la Tyler.

'Magari più tardi...' disse James.

Rogers si mosse verso il mare, con le due ragazze.

La temperatura era rovente. Bucky rientrò in casa a prendere una bevanda fresca e, dal patio, vide Rafflesia, con tutti gli altri...si schizzavano, si rincorrevano e ridevano. Gli sembrò pure che Will le stesse parecchio addosso; come dargli torto? Sarebbe dovuto esserci lui lì, accanto a lei, ma proprio non poteva.

La osservò uscire dall'acqua e dirigersi verso la villetta. Era molto sostenuta, ombrosa. 'Prendi il tuo asciugamano e seguimi' lo ammonì, mentre afferrava il proprio. 'Andiamo'.

'Dove?'.

'A fare una passeggiata, solo noi due'. Lo prese per mano, con un sorriso, stavolta.

Camminando, per una decina di minuti, giunsero ad insenatura, riparata da degli scogli, dove la spiaggia era completamente deserta.

'Perché mi hai portato qui?' si lamentò, intuendone le intenzioni.

Non gli disse nulla ma lo strinse a sé e lo baciò, impetuosa; gli si era quasi avvinghiata e percepì la sua eccitazione, attraverso i pantaloncini da mare.

'Facciamo un patto...fino alle otto di stasera tu farai tutto ciò che voglio io...' lo baciò di nuovo' e poi, fino alle otto di domani mattina, farò io tutto quello che tu vorrai...tutto, James...che te me pare? Accetti?' Lo disse maliziosa, con la voce arrochita dal desiderio, insinuando la lingua nella sua bocca.

'Sei seria?'.

'Mai stata così seria e sicura. Che mi dici?'.

'Accetto, ovviamente...' Non poteva resistere, nemmeno per il braccio, a quella proposta favolosa e, forse, indecente.

Rafflesia fece un passo indietro. Era chiaro, desiderava si togliesse quella maledetta maglietta, ma voleva che lo facesse nella maniera meno traumatica possibile, per sé stesso.

Mise le mani dietro la schiena e si sciolse i laccetti del reggiseno del bikini, che cadde a terra.

Bucky aveva lo sguardo fisso sul suo bellissimo petto. L'aveva toccata sotto il vestito e ne aveva intuito le forme ma vederla così, davanti a sé, era molto diverso. Era perfetta. I seni sodi, armonici, con i capezzolini rosei, induriti dal bagno e dall'eccitazione.

Desiderò spogliarsi, ed in fretta. Era la prima volta che levava la maglia davanti a qualcuno che non fosse un medico o ai colleghi nello spogliatoio. Si fece coraggio e si liberò dell'indumento.

Lei si avvicinò e lo baciò, ancora, facendo aderire il seno al suo torace. Lo solleticò con i turgidi boccioli, strusciandoglisi addosso, languidamente.

'Sono tutto sudato, lascia stare' sospirò, estasiato da quel contatto.

'Sai di buono, invece, non lamentarti per ogni cosa'. Si era scansata di pochissimo. 'Toccami, come hai fatto ieri sera nel taxi, mi è piaciuto tanto...' glielo chiese, svenevole.

Mentre muoveva la destra verso il suo petto, Rafflesia lo bloccò. 'Con l'altra mano...'

'No, non posso...'. Era impazzita, con l'arto di metallo proprio no, una follia...

'Certo che puoi...non hai compreso il gioco? Pensavo fosse facile ubbidire ad un mio ordine, sei un soldato...hai paura tu, adesso?'.

'Sì, di farti male e ...di farti schifo...non riesco...' si lamentò.

Gli prese la mano in vibranio e se la posizionò sul seno. 'Schifo no, secondo me male nemmeno. Toccami, James, per favore'. Lo pregò.

Lui ispirò e con il pollice e l'indice della sinistra le torse, leggero, il capezzolino, ripetendo, esattamente, il movimento della sera precedente.

'Un po' più forte' lo invitò, ancora. Provò, timoroso. La sentì gemere, come nel taxi, di passione autentica, non stava affatto fingendo.

Buck continuò ad eccitarla, calibrando l'intensità del tocco, e la sentì mugolare di piacere, sempre più.

'Era così complicato, Sergente?' lo chiese, ironica, mentre l'uomo si abbassava verso il suo petto, per succhiarle le dolci puntine erette, alternativamente. 'Sei un amore' le bisbigliò, a mille, mai pago del sapore della sua pelle.

Lei lo cinse, con entrambe le braccia dietro la testa, per riportare i loro volti vicini e, dopo qualche altro bacio, propose 'Facciamo il bagno, insieme?'.

'Certo, quello che vuoi, è il nostro patto' non era contento, avrebbe continuato quegli approcci così carnali, senza smettere più.

Si presero per mano e si immersero nell'acqua. Il mare era calmo e la temperatura piacevole. Nuotarono per un po', vicini. Poi Rafflesia lo chiamò. 'Vieni qui...' lo strinse ancora a sé e lo baciò, di nuovo. Ogni bacio era meglio del precedente, più intenso, più intimo.

Le cicatrici che Buck aveva a contorno della spalla, dov'era attaccato il braccio in vibranio, in effetti, erano piuttosto brutte ma superati i primi momenti, la ragazza non ci aveva più fatto caso; probabilmente, il diretto interessato era così tormentato dal problema che si vedeva peggio di come fosse in realtà.

'Dobbiamo tornare dagli altri, è ora di pranzo' lo sollecitò.

'Non mi va...preferisco stare qui con te...' mugolò lui.

'Anche io...ma lo sai come andrebbe a finire e voglio farlo, la prima volta, in un ambiente più intimo'.

Bucky non poté che concordare, stante l'irrefrenabile desiderio che covava. Avrebbe dovuto aspettare il suo turno, per eventuali richieste.

Rafflesia, uscendo dall'acqua, recuperò il reggiseno del costume, lo sciacquò e lo indossò, nuovamente.

'Sei così bella, ti guarderei tutto il giorno...'.

'Anche tu' gli disse.

'Sono diventato un mostro, non prendermi in giro...' era avvilito.

Si rabbuiò...'Non è vero, tu per me sei bellissimo...' Si allontanò di qualche passo.

La raggiunse e le prese la mano 'Perdonami, mi spiace...non sono abituato a sentirmi dire certe cose, da molto tempo...'.

'Dovrai farlo di nuovo, Sergente! Su questo non transigo!' lo ammonì, sbaciucchiandolo ancora.

*

Pranzarono con gli altri, una fantastica grigliata; un amico di Will era un asso al barbecue e la carne era buonissima. Il pomeriggio trascorse in allegria, giocarono a carte, fecero un altro lunghissimo bagno...nessuno parve fare troppo caso al braccio metallico ed alle cicatrici di Bucky. Rafflesia aveva capito che i conoscenti di Sharon erano persone carine e, certo, Rogers gli aveva fatto il lavaggio del cervello per proteggere l'amico.

*

L'agente Tyler andò a fare la doccia, nello spogliatoio, per togliersi la salsedine di dosso e lavare i capelli. Nel box antistante, c'era Sharon.

'Andate d'accordo, tu e Buck, si sente che c'è un feeling fortissimo; sono contenta, James se lo merita, è un bravo ragazzo...qual è il tuo segreto?'.

'Scusa, che intendi?' le domandò.

'Steve è molto freddo con me, un ghiacciolo; sono una persona tranquilla, però, a volte, mi sento trascurata e poco apprezzata, non ha un minimo di verve. A letto è un disastro, avesse mai cambiato posizione! Sto pensando di lasciarlo, sai, la mia priorità è il matrimonio, posso tollerare che non sia il massimo della passione, ma non che sia il minimo dell'impegno'.

'Digli apertamente cosa provi, cosa ti piace pure nel sesso, ciò che desideri per la tua vita; devi essere sincera, è il tuo compagno... tenta, prima di chiudere la vostra relazione in via definitiva!'.

Sharon annuì, non troppo convinta.

Rafflesia ebbe un'idea, ma avrebbe avuto necessità della collaborazione di Buck.

*

Will insisteva 'Rimanete, ordiniamo una pizza...'

'No, grazie, siamo stati benissimo ma preferisco tornare' Rafflesia aveva solo voglia di andare a casa.

'Se vuoi, ci possiamo trattenere...'le fece James.

'Sono le sei di pomeriggio e tocca ancora a me decidere, stiamo per conto nostro, noi due soli' controbatté lei.

Bucky annuì, pensando, eccitato, a quando sarebbe arrivato il proprio turno di gioco.

Durante il percorso in auto si tenevano per mano, sempre Springsteen in sottofondo. Ad una curva, l'uomo perse, per un attimo, il controllo del volante, che teneva con la mano sinistra, e sbandò, leggermente, verso il centro della carreggiata.

Rafflesia fu sbalzata avanti, ma lui riuscì a mantenere la direzione di marcia, e si accostò di lato, sulla corsia di emergenza. Dietro, i clacson degli altri veicoli.

'Che succede?' gli chiese, molto agitata.

'Ho un crampo alla spalla, mi fa malissimo...a volte mi capita'.

'Levati la maglia' si sganciò la cintura e si mise in ginocchio sul sedile, verso James, che nel frattempo si era tolto anche lui la cintura di sicurezza e per una volta si era spogliato, senza troppe lamentele.

Iniziò a massaggiarlo, all'altezza delle cicatrici, mentre lo vedeva sofferente, sudato e pallido. Si lamentò un po' ma qualche minuto dopo sembrò stare meglio...mai, mai, avrebbe voluto trovarsi in quella situazione.

'Devo confessarti una cosa...' le fece, tentennante 'non credo che tu lo abbia capito e non so se qualcuno te lo abbia detto, ma il mio braccio bionico, da tempo, non è più agganciato alla spalla in maniera fissa...'.

Lo guardò, sorpresa...L'uomo continuò la confessione 'In realtà, è una protesi metallica che si fissa al...' deglutì, in imbarazzo 'al moncherino del braccio, appena sotto la spalla; non ci dormo mai e provo a stare senza più tempo possibile ma oggi mi sta dando fastidio da morire... tra la festa del Falco e la giornata al mare, credo di averlo tenuto su troppo tempo' era molto scoraggiato.

'Accidenti, avresti dovuto dirmelo! La storia, per intero!' lo rimproverò, aspramente.

'Mi dispiace molto...'.

'E' tutto il giorno che ti scusi! Affrontiamo un problema alla volta. Come posso aiutarti?'.

'Niente, oddio, non lo so, forse dovrei provare a toglierlo' era nel panico.

'Che aspetti?'.

Non le rispose...

La Tyler insistette. 'Facciamo in questo modo. Scendo dall'auto, dobbiamo scambiarci di posto, tu non puoi assolutamente guidare e dovrò farlo io; mettiti al mio e levati la protesi. Non voglio sentire altre lamentele'.

'Ok...'mormorò James, con voce flebile, mentre si spostava a destra.

Lei scese dalla macchina; vide che si era liberato del braccio, che aveva riposto sul sedile posteriore e si era rimesso la maglietta all'istante, così risalì in auto.

'Come va, adesso? gli domandò.

'Meglio, ma la pelle è parecchio arrossata, tra la crema solare, la salsedine e la sabbia è successo un disastro' almeno, stavolta, fu più sincero.

'Ti è già accaduto? Come hai risolto? Andiamo alla base?' era molto preoccupata e fece le domande a raffica.

'Le altre volte avevo meno fastidio...portami solo a casa, ci metto del ghiaccio e ti pago un taxi...'.

'Te lo scordi, Sergente Barnes, adesso facciamo a modo mio!' Era infuriata...al volante, a velocità parecchio sostenuta. James gli stava facendo perdere la pazienza, non era facile gestirlo in quelle condizioni. Indossò l'auricolare del cellulare e cercò un numero in rubrica.

'Chi chiami? Per favore, non Steve, ti prego, verrebbe subito, non voglio che si agiti!' l'uomo alzò la voce.

'Non telefono a Rogers, ma a qualcuno che non può dirmi di no!' lo tranquillizzò.

Fece il numero di Barton. Quando quest'ultimo rispose, fu telegrafica 'Clint, ciao, ho bisogno che tu mi faccia contattare dal medico dello S.H.I.E.L.D. che segue Barnes. E' urgente. Dagli il mio numero e non dire niente a nessuno, è un favore personale'. Fu talmente decisa che non le chiese nulla.

'Certo, provo a farti chiamare prima possibile!' le promise Barton.

'Che diavolo stai facendo?' Bucky si mise a gridare in auto, aggressivo da morire, il volto trasfigurato 'Non voglio il tuo aiuto, che ti sei messa in testa?'.

Erano arrivati ad un grande distributore di benzina, con annesso un supermercato ed un ristorante e Rafflesia entrò nel parcheggio. Tirò il freno a mano, spense l'auto e lo guardò, inquieta.

'Sergente, proverò ad essere più chiara possibile. Datti una calmata. Ti giuro che se ti rivolgi ancora a me in questo modo, non mi vedrai mai più. Hai capito?' strillò più forte di lui, che, muto, guardava a terra. 'Ti ho chiesto sei mi hai capito! Allora?' lo incalzò, di nuovo.

'Sì' le rispose, un monosillabo, ancora gli occhi bassi.

Il cellulare della ragazza squillò, un numero che non conosceva. Bene, pensò, era il medico, di sicuro.

'Agente speciale Rafflesia Tyler' rispose, in tono professionale.

Il dottore, evidentemente, le fece delle domande sullo stato di salute del paziente e lei spiegò l'accaduto. Aveva bisogno di qualche consiglio, per curarlo. Il medico le domandò di guardare il punto dove il braccio bionico si attaccava alla spalla, per capire, con esattezza, quali medicinali potessero dargli sollievo.

'Alzati la maglietta' gli chiese, in un tono che non ammetteva repliche.

Lui obbedì, stavolta, senza fiatare, profondamente in pena per quello che stava per accedere; pregò che la donna non ne avesse ribrezzo.

Esaminò la pelle, che si stava iniziando a lacerare ed era molto irritata. Per fortuna, le abrasioni non erano ancora profonde. Riferì al dottore quanto aveva rilevato; quest'ultimo le spiegò cosa fare e si salutarono.

Si girò versò Bucky e gli fece una carezza sul viso 'Prova a stare tranquillo! Vado al supermercato, dentro c'è una farmacia, torno appena possibile! Vedrai, andrà tutto bene!'. Prima di allontanarsi, lo baciò sulle labbra, sorridendo.

'Rafflesia...grazie' mormorò, con gli occhi lucidi. Era tanto bella, soprattutto nell'anima, pensò.

*

Prese una crema antibiotica, garze, cotone, una boccetta di disinfettante, delle bustine di ghiaccio secco, un antinfiammatorio in compresse e del succo d'arancia.

'Eccomi, prendi queste' gli diede due compresse e la bottiglietta del succo d'arancia, già stappata. Mentre lui inghiottiva le capsule, aprì la confezione del ghiaccio secco e ruppe la bustina, che si gonfiò, immediatamente. 'Mettilo sotto la spalla, per una ventina di minuti, per il resto si va a casa mia'.

*

Rafflesia corse a velocità folle; se l'avessero fermata avrebbe potuto mostrare il tesserino dell'F.B.I..

Parcheggiò sotto casa ed aiutò James a scendere. Prese solo le chiavi, il telefono, le medicine e l'arto metallico, che aveva avvolto nell'asciugamano del mare. Certo non poteva lasciarlo lì. Con calma, avrebbe recuperato i loro zaini.

'E' la prima volta che vedo una donna portare il mio braccio...' lui scherzò.

'E' un onore, per me' rise 'Su, muoviamoci'.

Salirono con l'ascensore, l'agente Tyler aprì la porta e lo condusse in camera 'Ora spogliati e mettiti sul letto...'.

'Tocca a me fare le richieste, ragazzina, sono passate le otto, è il mio turno ora...' scherzò. Ubbidì e si distese, col solo intimo indosso, sul telo di spugna bianca che lei aveva appoggiato, su un lato del letto matrimoniale.

Era andata in bagno e tornata con un bacinella 'Devo lavarti sotto la spalla, con acqua e sapone, per togliere i residui di sporco. Poi la disinfetterò e stenderò la crema antibiotica che ho preso in farmacia. Sei pronto?'.

'Sì...al fronte le infermiere non erano carine e sexy come te, sono fortunato, oggi...' faceva lo scemo ma, in verità, il pensiero che lo guardasse ancora, lo lavasse e lo toccasse sotto il moncherino, lo terrorizzava.

Rafflesia bagnò la spugna e pulì, con accuratezza, la pelle sporca. Aprì il disinfettante, e con delle garze, la tamponò. Bucky si lamentò, la parte lesa gli bruciava.

'Ti sta bene, dovevi dirmi della protesi...lasciamo che la pelle si asciughi e ti spalmo la crema; se senti pulsare, sotto o sopra la spalla, devi mettere di nuovo il ghiaccio. E' tutto chiaro?' gli domandò.

Annuì. La ragazza era tranquilla, pareva fosse una cosa normalissima medicarlo, era così preoccupata... l'adorava.

Dopo qualche minuto, aprì il tubetto di pomata e gliene mise un po' sotto il braccio, dove si attaccava la protesi, con un movimento rotatorio. James rabbrividì al suo tocco. Nessun altro, medici a parte, l'aveva mai sfiorato lì, in nessun modo.

La vide appoggiare una bottiglietta d'acqua, il telecomando della tv ed il cordless sul comodino. 'Scendo giù in macchina, per recuperare i nostri zaini, riposati' gli consigliò.

'Baciami, immediatamente' le disse 'ora prendi ordini solo da me...' lo desiderava tanto.

Rafflesia appiccicò la bocca a quella dell'uomo steso sul letto di casa sua. 'Torno presto, aspettami, così proseguiamo...'. Uscì in fretta, facendogli l'occhiolino.

Al suo ritorno, invece, lo trovò addormentato. Lo coprì con una coperta leggera e provò a fare meno rumore possibile. Svuotò lo zaino, spostò il braccio sul pouf, vicino al letto, posizionato dalla parte di Buck, andò in bagno e indossò la maglia oversize che usava come camicia da notte.

Gli si stese accanto, e lo abbracciò, dal lato destro, carezzandogli il torace, con delicatezza. Riposava sereno, forse il dolore era passato, sperò. Stette ferma, per non disturbarlo.

*

Quando aprì gli occhi, Bucky si chiese, per un attimo, dove fosse. Aveva dormito due ore, di un sonno profondo, in un letto sconosciuto. Subito percepì il corpo di Rafflesia, abbracciato al proprio e la sua mano, che lo sfiorava.

'Ciao...come va?' gli domandò, con un bel sorriso.

'Meglio...' si girò leggermente, sul fianco, la spalla tirava un po' ma si sentiva molto bene 'Come posso ringraziarti?' le rispose, mentre la baciava sul collo, con le labbra umide.

'Non ringraziarmi...devi solo...continuare quello che stai facendo' disse, con una risatina.

James la baciò ancora sul collo e dietro l'orecchio, all'attaccatura dei capelli, per poi dedicarsi alla sua bocca rosea. Provò ad alzarle la maglietta e lei lo aiutò nel gesto.

'Togliti le mutandine' le ordinò. Rafflesia lo fece, immediatamente, aveva promesso, ora l'uomo comandava il gioco. Era davvero meravigliosa, pensò lui, vedendola, per la prima volta, completamente nuda.

Poiché, con un braccio solo, il suo raggio di azione era più limitato, approfittò del momentaneo potere. 'Spogliami' le chiese. Sentì le sue mani sulla vita che allentavano l'elastico dei boxer, e facevano scendere l'indumento fino alle caviglie, per liberarlo. Lei notò, eccitata, che fosse già pronto per l'amore.

'Mettiti giù e non ti muovere...' la ammonì. Si stese sul letto, supina. Se lo ritrovò addosso, sopra di sé, che la guardava, gli occhi accecati di passione. 'Voglio baciarti e leccarti in ogni centimetro di pelle, tu sta ferma' così dicendo, ricominciò a baciarla sul viso e sul collo... poi sul petto, ciucciando i meravigliosi capezzolini rosati...grandi, immensi, una favola...non aveva mai visto dei seni così belli, perfetti come due pesche mature...ci avrebbe passato la notte, su quei seni, ma aveva troppa voglia di lei, per non continuare il gioco...

Proseguì, leccandola sul ventre ed all'interno del boschetto umido fra le cosce, lungamente, aprendole le carni 'E' lo stesso colore delle tue labbra e dei tuoi capezzoli... sei stupefacente, qui...' le sussurrò, mentre la stimolava e la sentiva gemere al contatto con la bocca, ogni volta che la sfiorava.

Lei percepiva il leggero solletico dei capelli lunghi di Buck, oltre ad un piacere inenarrabile...La baciò, sulle gambe fino ai piedi...di nuovo, le ingiunse 'Girati, a pancia in sotto'.

Accondiscese, le piaceva troppo. Barnes riprese a baciarla ed a leccarla, dalle dita dei piedi fino alla parte anteriore delle cosce, mordicchiandola. Quando arrivò al sedere, fece un'altra richiesta. 'Apri leggermente le gambe'. Le dischiuse, di poco e lui cominciò a lapparle la linea interna delle natiche, fino al punto più nascosto del suo corpo, più in profondità che poté, con la punta della lingua...oddio, era splendida anche lì... la udì sospirare e rabbrividire, a lungo.

Si dedicò, poi, alla schiena ed alle spalle della compagna, con una miriade di baci, caldi ed umidi, morsetti, succhiotti...non c'era un pezzo di pelle che non avesse baciato o leccato, questo era certo. 'Voltati' le disse, infine.

Mentre si girò di nuovo, la baciò, con passione, in bocca, finalmente. Lei sentì il sapore salino dei propri umori, di cui era completamente intrisa. Allargò le cosce per accoglierlo, e Buck la possedette, con facilità. Era strettissima, stupenda.

Un piacere sempre più violento la stava cogliendo, all'aumentato ritmo delle spinte del partner...l'uomo si fermò, qualche secondo, per fissarla, con intensità; Rafflesia lo guardò, a sua volta, stupita che si fosse bloccato, in quel momento. Le mormorò, con dolcezza '...Ti amo...' e riattaccò a muoversi più veloce, entrando e uscendo dalla sua intimità, con tutto il vigore che riusciva a metterci. Sentendo le contrazioni del sesso di lei, sul proprio, Bucky venne, appagato, dentro la compagna, inondandola completamente del proprio nettare. I loro mugolii riempirono la stanza, per molto tempo.

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