Odiarlo, oppure amarlo.

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-Ci risiamo - mugugnai. In quei giorni ci eravamo evoluti, sia io che Ale. Non andavamo più in giro con sacchetti della spesa e zaini improbabili come dei turisti per caso: avevamo un piccolo trolley dove mettevamo qualcosa di commestibile per le 24 di ospedale, dei cambi e della biancheria. Mi trascinai il bagaglio fin quasi alla porta scorrevole dell'ospedale prima di rendermi conto che non ricordavo dove avevo lasciato la macchina.

Fila 2? Vicino all'aiuola? Ma forse lì l'avevo lasciata l'altro giorno...

Rallentai decisamente il passo nell'uscire all'aperto, cercando di fare mente locale. Inutilmente.

-Tutto bene? -

Toh, l'uomo di scienza.

In abiti civili, sembrava che il suo essere umano avesse qualche speranza di sopraffare il suo ego.

Aprii la bocca per rispondere, ma non sapevo cosa dire.

Sì, tutto bene, ho solo perso la mia Opel.

Il mio silenzio ottenne una dubbiosa alzata di sopracciglio da parte di Mancini.

- Ehi, mamma di Lucas? -

-Oh sì, sì... scusi. Tutto bene. -

Non sembrava convinto. Forse nemmeno io.

-Le gira la testa? Vuole sedersi? -

Mi chiesi se davvero avessi un aspetto così preoccupante.

-No grazie, sto bene, davvero - optai per la sincerità. Tutta quella di cui disponevo, anche se imbarazzante. - La verità è che non ricordo dove ho parcheggiato l'auto. -

-Capita anche a me. - L'ammissione mi stupì. Il mio volto sorpreso forse lo incoraggiò, o forse lo infastidì, convincendolo a proseguire. - Sa, quando i turni sono molto lunghi, capita di non distinguere le giornate tra loro, e di confondere quello che abbiamo fatto prima di farci inghiottire da questo mostro ospedaliero. -

Era esattamente quello che capitava a me. E non lo avrei detto con meno parole. Sorrisi.

-E come ritrova la macchina in quei casi? -

-Vado a schiarirmi le idee con un caffè al bancone del bar. -

-Quindi si fa inghiottire nuovamente dal mostro ospedaliero. -

-Non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista. Farsi schiarire le idee dalla stessa causa che ha creato la confusione mentale potrebbe non essere un approccio scientificamente corretto. -

Lo disse in tono serio, ma con espressione buffa.

Non sei male, doc, quando il tuo ego lascia spazio al senso dell'umorismo.

-E oggi che tipo di giornata è? Giornata "oddio non trovo l'auto" o giornata "so esattamente cosa ho fatto e quando"? -

Mi concesse il primo sorriso. Una roba fulminea, ma che apprezzai.

-Oggi è una giornata " ricorda alle mamme di nutrirsi e riposarsi".-

-Mi sono nutrita. -

-Quando? -

-Un paio d'ore fa. -

-A sufficienza? -

-Certo che no - ammisi.

-Allora prego, mamma, mi segua. -

Ed eccolo lì, di nuovo a stagliarsi in tutta la sua esagerata dimensione: l'ego arrogante del genio della medicina pediatrica. Colui che conduce il resto dell'umanità nelle direzioni a lui più congeniali, foss' anche per un capriccio, certo che non esista alcun ostacolo alla sua autorità.

-Dottore, guardi...-

-Si è ricordata dove ha parcheggiato l'auto? -

-No... -

-Allora può impiegare il suo tempo in attività utili al suo organismo. E aggirarsi in un assolato parcheggio stipato di macchine senza alcuna memoria della corretta allocazione del suo mezzo non è certo utile, bensì potenzialmente dannoso. Prego, mi segua. -

Lui si voltò, e io lo seguii. Fu in quel momento che capii che con quel chirurgo correvo due rischi: odiarlo, oppure amarlo.

***

-Le dimissioni di Lucas sono vicine - mi informò. Io intanto mi accomodai su una sedia accanto a un tavolino che non avrebbe potuto ospitare più di due tazze. Non sapevo in quale diavolo di ala dell'ospedale mi avesse portato il Doc, ma quel bar piccino e intimo mi piacque subito.

-E' una bella notizia, dottore. Grazie per quello che ha fatto per lui. -

-E' il mio lavoro. Procederemo domani ancora con biscotti, poi dal giorno seguente dieta semiliquida e infine dieta leggera. Se procede come accaduto finora, a quel punto lo dimetteremo. -

Messa così, le dimissioni non mi parevano poi così vicine, ma apprezzai il messaggio intrinseco di quello spiegone: Lucas era fuori pericolo, restava in ospedale solo per monitorare le reazioni all'introduzione del cibo.

Mancini non si sedette subito, ordinò due sandwich e due bottigliette d'acqua. Non sprecò fiato a chiedermi un parere. Tornò da me con il vassoio, decisamente troppo grande per quel tavolino. In un qualche modo ci arrangiammo e lui si accomodò.

Non ero certa di avere fame, ma provai a dare un morso. Poi un altro. Terminai il sandwich senza dire nulla.

-Può tornare a prendersi cura anche della sua salute, mamma. Lucas ha superato tutti gli ostacoli. Ora deve solo camminare fino al traguardo. -

-Non mi sono trascurata di proposito. Ma suppongo di avere un aspetto preoccupante se un chirurgo pediatrico si raccomanda con tanta sollecitudine. -

Alzò un lato della bocca. Non aveva avuto certo un tono comprensivo, o paterno. Aveva usato più un tono da prescrizione medica.

-Quella di Lucas è una degenza lunga, non è la prima di cui sono testimone e non sarà l'ultima. Ma la costante in ogni occasione del genere consiste nel crollo di uno dei genitori, o di entrambi. Non vorrei rivederla qui, con una flebo attaccata al braccio, mamma. Non sono tutti bravi come me a guarire i pazienti. -

E' ironia, questa? Oh doc, saresti così scopabile se non ti presentassi sempre vestito della tua arroganza.

-Farò del mio meglio per non ammalarmi, Doc. - Il nomignolo mi era uscito dalla bocca senza controllo, e me ne pentii immediatamente. -Dottore...volevo dire dottore, scusi. -

Imbarazzante.

Non si scompose. O non lo diede a vedere.

-Dopo le dimissioni Lucas dovrà seguire un follow up qui in ospedale. Niente di doloroso o fastidioso. Abitate nelle vicinanze? -

-Fuori provincia, a essere onesti. Ma in una mezzora siamo qui. Non sarà problematico portarlo ai controlli. Solo che ha già perso parecchi giorni di scuola, mi spiace fargliene perdere altri .-

-I follow up si svolgono di mattina, su questo non posso aiutarla. Lucas frequenta la prima elementare? -

Storsi la bocca.

-Non ha avuto modo nemmeno di iniziarla. E' stato ricoverato poco prima dell'inizio dell'anno scolastico. -

-Giusto, non lo avevo considerato. Senta, mamma, so che sono state settimane difficili, ma i bambini hanno una capacità di recupero strabiliante. E mi creda, io ne so qualcosa. -

-E per quanto riguarda la capacità di ripresa delle mamme, che mi dice? -

Si concesse un altro mezzo sorriso.

-Ho meno dati a disposizione. Ma di solito quando dimetto i bambini, sono in condizioni migliori delle mamme. -

-Rassicurante. -

-Sono certo che lei si impegnerà per non tornare qua dentro su una barella. -

Gli concessi un altro mezzo sorriso anche io.

-Che ne dice, dottore, crede che adesso il mio organismo possa permettersi di vagare in un parcheggio assolato in cerca del mio mezzo di trasporto? -

-Certo che no - fece il verso alla risposta che gli avevo fornito in precedenza all'esterno. - Ma il suo organismo non ha scelta, immagino. -

-Proprio così. A domani dottor Mancini. -

Quando riuscii a tornare all'auto (parcheggio 1 fila 4) mi resi conto che non avevo pagato il conto del bar.

SPAZIO AUTRICE

oh, finalmente questi due si scambiano qualche parola un po' più amichevole. Che ne pensate? È credibile? O lei appare troppo rincitrullita?
E voi, avete mai perso l'auto in un parcheggio di grandi dimensioni?
Io ho dovuto frequentate quotidianamente l'ospedale per qualche settimana nel 2020 e, esattamente come Maia, ne uscivo completamente stordita

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