26. Al tuo fianco

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«Sunshine...»

La fata si sentì toccare sulla spalla e si lamentò, rigirandosi nel letto. Tirò la coperta a sé nel tentativo di riaddormentarsi.

«Sunshine!» la richiamò una voce familiare, scuotendola più forte. Aprì gli occhi, trovandosi davanti il viso imbronciato di Silton. «Finalmente ti sei svegliata!»

«Mh, Silton...» biascicò la fata, stropicciandosi gli occhi. «Che ci fai qui?»

«E' tornato Castiel!» esordì gioioso l'elfo, stringendole la mano. Le sue orecchie a punta fremevano di eccitazione e un leggero rossore gli imporporò le guance.

Sunshine invece rimase immobile, senza lasciare scaturire alcuna emozione dal suo viso.

«Hanno trovato il villaggio di fate?» domandò con voce atona.

«No.» rispose l'elfo e Sunshine tornò a respirare.

«Però...» aggiunse sottovoce «dopo i recenti disordini in città le fate catturate sono state portate al castello di Dominous e verrà indetto un ballo...»

«Un ballo? Dopo una tentata rivolta?» sussultò Sunshine. Da quello che aveva notato, era convinta che nemmeno il popolo dei demoni e dei maghi fosse d'accordo con quelle barbarie.

«Il Primo Generale Brux dice che è per festeggiare i bottini della guerra...» le spiegò Silton con un'espressione disgustata sul volto. Sunshine si mise la mano davanti alla bocca, trattenendo un conato di vomito mentre ricordava l'espressione di puro piacere del Generale di fronte alle interiora della fata che aveva ucciso.

«Dov'è Damien? Devo parlare con lui.»

La fata si alzò di scattò dal letto e indossò i primi vestiti che le capitarono sotto mano. Prese dal cassetto del comò un paio di pantaloni del demone e li legò con un laccio in vita per impedire che cadessero. «Ti accompagno.» Silton le passò gli stivali che la fata aveva abbandonato la sera prima davanti all'ingresso. Erano ancora umidi all'interno ma Sunshine cercò di non farci caso e insieme all'elfo si diresse all'esterno del casolare. Come immaginava, seguì Silton nel sentiero che portava alla baita di Castiel e li trovò esattamente dove si aspettava: davanti all'ingresso della baita, appoggiati al muretto esterno, Damien e il Gran Cavaliere stavano discutendo animatamente.

«No, non posso permettertelo.» farfugliò Castiel, gesticolando qualcosa al demone. Le ali nere di Damien erano ricomparse e fremettero alla risposta dell'amico.

«Castiel, non sto chiedendo il tuo permesso, ma il tuo aiuto.»

«Che sta succedendo?» si intromise Sunshine. «Aiuto per cosa?» domandò, squadrando entrambi gli uomini che si erano ammutoliti in sua presenza.

«Non ti riguarda.» rispose con astio il Gran Cavaliere, evitando il suo sguardo. La fata spalancò la bocca, sorpresa. Era la prima volta, da quando l'aveva conosciuto, che Castiel si era rivolto a lei in maniera così scontrosa. Ma non poteva permettersi di demordere, non quando la posta in gioco era così alta.

«Voglio sapere delle fate.»

Castiel si voltò di scatto, guardando prima la fata e poi Silton dietro di lei. Corrucciò il sopracciglio e lo squadrò pieno di disappunto. «Vedo che qualcuno non sa tenere un segreto...» sibilò, in direzione dell'elfo, che si limitò ad abbassare lo sguardo al terreno, colpevole.

«Non biasimiamo Silton, prima o poi la voce si sarebbe comunque sparsa.» spiegò Damien, scrollando le spalle. Poi si rivolse alla fata: «Tra una settimana si terrà un ballo a Jarthis, in presenza di Dominous. I più grandi esponenti dell'esercito possono partecipare.» mosse le mani per indicare se stesso e Castiel. «In quell'occasione cercheremo di trovare indizi sull'ampolla e liberare le fate che al momento si trovano nel suo castello.» concluse il demone, con tono serio. «Anche Castiel è a conoscenza del mio piano.»

«Quindi...» domandò la fata, strabuzzando gli occhi e lasciando morire la frase.

«E' d'accordo sull'uccidere Dominous.»

«Ma non a rischiare la vita per delle fate!» esordì rabbioso il Gran Cavaliere. I suoi occhi erano rossi di rabbia e gli erano spuntate delle rughe sulla fronte a causa dell'espressione corrucciata. «Tu sai quello che hanno fatto alla mia famiglia!» aggiunse, quasi ringhiando. Scansò con forza il demone davanti a lui, costringendolo di peso a spostarsi. Damien lo lasciò passare e Castiel spalancò la porta della baita ed entrò, sbattendola dietro di sé.

«Cas-padrone, aspetta!» gridò Silton preoccupato, seguendo l'uomo all'interno.

Damien si sedette sui gradini in legno, che scricchiolarono sotto il suo peso, e immerse la testa fra le sue ginocchia. La fata si mise in silenzio accanto a lui. Per qualche istante nessuno disse niente, finché Sunshine non sentì il demone sospirare. «So cosa vuoi dirmi.» le disse, raddrizzando la schiena per poterla guardare negli occhi.

«Voglio partecipare anche io al ballo nel castello di Dominous.»

«No.» le rispose categorico il demone, senza la minima esitazione.

«Sai che potrei esservi utile.» ribatté Sunshine. Non avrebbe accettato un "no" come risposta se si trattava di salvare Ninfea e le altre fate. Damien non rispose e allungò la mano, strappando un ciuffetto d'erba accanto a lui. «Lo stai facendo per me?» domandò Sunshine, ignorando il silenzio del demone.

«Sì e no.» rispose infine, dopo interminabili minuti in cui era rimasto senza parlare. Si passò la mano fra i capelli, spostandosi un ciuffo ribelle dal viso. «Se ti accadesse qualcosa, Hestria non me lo perdonerebbe mai.»

«Ma se non mi farai partecipare, sarò io a non perdonarti.» incalzò la fata con un sopracciglio alzato. Damien sospirò, facendo un lieve sorriso e fissando gli occhi ametista di Sunshine: «Non ho proprio alcuna scelta, giusto?»

«No.» rispose ridendo la fata, alzandosi dagli scalini e porgendo la mano al demone per invitarlo ad alzarsi. «Convinci Castiel, noi intanto abbiamo un allenamento in sospeso!» e fece un occhiolino divertito.

Damien afferrò la mano della fata e la tirò a sé, catturandola fra le sue braccia. «Quello di ieri sera non si chiama allenamento, fatina.» le sussurrò, mordicchiandole l'orecchio. Sunshine scattò all'indietro, arrossendo al ricordo della serata precedente: al modo in cui si era resa così vulnerabile davanti a Damien e aveva lasciato andare ogni inibizione. «Non so di cosa tu stia parlando!» urlò lei con voce stridula, facendo per avviarsi verso il campo d'allenamento.

«Aspetta, conviene non allenarsi con gli altri soldati, potrebbero riconoscere un tuo incantesimo mentre liberiamo le fate...» l'avvisò, bloccandole il braccio. «Vieni con me.»

Sunshine annuì facendosi guidare dal demone oltre la recinzione che circondava la baita. Superarono le collinette che portavano al castello del Primo Generale Brux e Damien parlò con alcuni uomini di guardia alle mura di Jarthis, per informarli della sua uscita nel bosco insieme alla sua apprendista.

«Ricevuto.» esclamò il soldato mettendosi sull'attenti e aprì il cancello per permettere al demone e alla fata di passare. Le porte cigolarono, come la prima volta che Sunshine era stata a Jarthis, e questa volta si diressero nel bosco della zona circostante.

L'aria era ancora carica di umidità, dovuta agli alluvioni dei giorni prima e il terreno era pieno di fango. Sunshine sentì il suo piede sprofondare all'interno di una pozzanghera e rigirò l'orlo dei pantaloni per impedire che si bagnassero. Davanti a lei, invece, Damien camminava come se la cosa non lo tangesse, con la sua solita postura sicura. La fata fissò la schiena vuota del demone e venne assalita da un'improvvisa tristezza e dalle domande dei giorni precedenti, a cui ancora non aveva avuto risposta.

«Damien, le tue ali...» disse, lasciando morire la frase. Per lei era un argomento delicato e non sapeva quale fosse il modo giusto di iniziare la conversazione con il demone.

«Tranquilla.» le rispose senza esitazione. «Come ti dicevo, alcuni demoni possono nascondere le proprie ali.» spiegò, continuando a camminare. «Detto sinceramente, per noi sono come uno status quo.»

«Cioè?»

«Non so bene come spiegarti...» Damien si grattò il mento, pensieroso. «Usiamo le ali per intimidire i nostri nemici, o per darci un'aria di superiorità.» Si interruppe, diventando serio all'improvviso. «Ci sono alcune razze, tipo gli Dei della Morte, che però non hanno bisogno di questi trucchetti, per incutere timore.»

«Come Dominous?» domandò la fata, rabbrividendo al suo nome. Se avesse partecipato al piano, avrebbe avuto presto la possibilità di incontrarlo. L'essere per cui era iniziato tutto. Colui che aveva dato il via ad una guerra che durava da quasi cent'anni e che aveva dato l'ordine di sterminare gran parte delle fate presenti sul continente di Prysmia.

«Si dice che nessuno abbia mai visto le sue ali o che addirittura sia il primo Dio della Morte a non averle.» rivelò Damien. «Stronzate, io credo.» aggiunse, scrollando le spalle. «Penso che non ci giudichi abbastanza forti da mostrarcele.»

"Se nemmeno Damien le ha viste, quanto potrà mai essere forte Dominous?" si chiese Sunshine, abbassando lo sguardo. Trovare l'ampolla e ottenere il potere della Creatrice, sarebbe davvero bastato ad ucciderlo? Dopotutto, persino lei era stata sconfitta.

«Non preoccuparti.» il demone sembrò leggerle nel pensiero «Troveremo il diario e spezzerai la tua maledizione, con quel potere sono certo che potremo batterlo.»

«Sì.» annuì Sunshine, poco convinta. Scrollò le spalle, sospirando profondamente: ora la sua priorità era riuscire a diventare abbastanza forte da poter liberare le fate rapite, al resto ci avrebbe pensato dopo. «E' questo il posto?» chiese, osservando il luogo attorno a sé. Gli alberi si erano diradati, lasciando posto ad un campo di fieno. L'erba era secca e gli arbusti erano stati lasciati crescere in modo incontrollato e sembrava che nessuno mettesse piede in quel luogo da un bel po'. Damien si sedette a terra con le gambe incrociate, facendosi spazio fra il fieno dorato. Era cresciuto talmente tanto che, da seduto, alcuni ciuffi di fieno gli arrivavano quasi sopra le spalle. Sunshine lo imitò, spostando l'erba secca che le solleticava il viso e posizionandosi di fronte a lui. «Puoi controllare altri elementi oltre all'aria e all'acqua?» chiese Damien con tono serio. Per poterla allenare al meglio, doveva essere certo delle capacità della fata.

«Non ne sono sicura. Non sapevo nemmeno di poter svolgere quel tipo di incantesimo fino a ieri...» rispose titubante la fata. A causa della magia nera, infatti, per molte streghe era difficile riuscire a comandare gli elementi naturali. Ed era ancora più raro riuscire ad utilizzarne due nello stesso momento. «Solitamente sono le fate a poter utilizzare senza problemi questo tipo di magia, legata alla Natura. Questo a causa della loro connessione con la Creatrice del Sole.» spiegò Sunshine al demone, rimasto in silenzio ad ascoltarla.

«Però tu sei entrambe.» le ricordò il demone. «Potresti avere abilità che altri non hanno.»

«Ma...» provò a ribattere la fata. Al villaggio, non era mai riuscita ad utilizzare alcun elemento naturale e spesso veniva derisa per il fatto che non riusciva a far sbocciare neppure i fiori più semplici. Guardò poi Damien, che aveva un'espressione seria sul viso e una scintilla speranzosa negli occhi. "Forse, non ho mai creduto abbastanza in me stessa."

«Hai ragione, io sono entrambe.»

Mai, come in quel momento, aveva creduto che essere sia fata che strega significasse essere speciale. Il modo in cui il demone la stava guardando le faceva pensare che, forse, lei valeva davvero qualcosa. E non avrebbe deluso né lui, né se stessa.

«Credo di poter usare anche il fuoco.» esordì dopo averci pensato un po' su.

«Giusto, la prima volta che ci siamo incontrati mi hai lanciato una palla di fuoco.» la canzonò Damien, portandosi la mano al petto. «Mi sento mortalmente offeso.»

«Finiscila!» lo rimproverò Sunshine, dandogli un colpetto giocoso sul ginocchio. Con una sola frase, il demone era riuscito a smorzare un po' dell'ansia che le opprimeva il petto. «Non perdiamo altro tempo, iniziamo.»

Damien, annuì, prendendo le mani della fata e invitandola ad allungare le braccia. «Prima di tutto, dobbiamo valutare la tua resistenza alla magia.» le disse, posizionando le sue mani sui polsi della fata.

«Lascerò fluire l'energia dei miei fulmini all'interno del tuo corpo e tu dovrai provare a controbattere con la tua magia.» scandì bene per parole per assicurarsi che fosse tutto chiaro. «Va bene.» annuì la fata, raschiando la gola per prepararsi a recitare l'incantesimo. «No, Sunshine. Dovrai farlo senza parlare.»

Sunshine strabuzzò gli occhi dalla sorpresa: non aveva mai fatto un incantesimo di magia nera senza utilizzare la voce. Le parole, per una strega, erano essenziali affinché la magia facesse effetto. Senza la giusta intonazione, molto spesso il sortilegio non era nemmeno possibile. «Dovrò... solo pensarlo, quindi?» domandò con una nota apprensiva nella voce.

«Sì, non possiamo permettere che qualcuno ti attacchi mentre reciti una formula magica.»

Sunshine sospirò, passandosi una mano fra i capelli. «Proviamo.» disse infine, facendosi circondare di nuovo i polsi dalla stretta del demone. Con le dita, esercitò una lieve pressione sulla sua pelle. Chiuse gli occhi, lasciando fluire il potere del demone dentro di sé. Percepiva l'energia di Damien scorrerle nelle vene e una sensazione di pesantezza si fece strada nel suo corpo, mettendole lo stomaco in subbuglio. La prima scarica elettrica arrivò piano, come se fosse una carezza. Fu piacevole, tanto da farle venire la pelle d'oca. Rimase in silenzio, in attesa delle scariche elettriche più forti che non tardarono ad arrivare. Prima un lieve pizzicore sui polsi, poi un bruciore sulla punta delle dita. In breve tempo, si ritrovò con le braccia paralizzate dalla magia del demone.

«Ora, prova a controbattere.» le ordinò Damien, aumentando l'intensità dell'elettricità.

Sunshine digrignò i denti, cercando di trattenere un gemito di dolore. Il corpo della fata tremava, in balia del suo potere. Si sentiva andare in fiamme dall'interno e i polsi della fata si stavano velocemente arrossando, portando in evidenza le vene violacee sulla sua pelle. Aprì gli occhi, provando a concentrarsi sulle scintille blu che emanava l'aura magica di Damien. Cercò di formulare nella sua mente un incantesimo ma il dolore le impediva di pensare in modo chiaro. Non riusciva a visualizzare le parole giuste e il bruciore si stava facendo sempre più intenso.

"Forza Sunshine, non arrenderti!" si disse, mordendosi il labbro per non urlare. Afferrò a sua volta i polsi del demone, stringendoli con forza. Lui continuò a fissarla e sentì aumentare l'opprimente sensazione di oppressione intorno a lei, tanto potente da farle mancare il fiato. Chiuse di nuovo gli occhi, cercando di concentrarsi sul fruscio del vento intorno a lei. L'erba secca che dondolava, l'umidità nell'aria dovuta alle piogge dei giorni prima, il calore che emanavano le mani di Damien... Riusciva a percepire tutto come se fossero parte di se stessa. Fece sue tutte queste sensazioni, rilasciando finalmente la sua energia. La formula magica divenne chiara nella sua mente, senza bisogno di esternarla a parole.

I capelli della fata iniziarono a sollevarsi verso l'alto e le goccioline di sudore sulla sua pelle iniziarono a scorrere all'unisono verso i suoi polsi arrossati. Quando si avvicinarono alla zona che bruciava di più, evaporarono nell'aria.

«Sunshine, cosa...» esordì stupito il demone, quando si accorse che la fata stava emettendo calore dalle sue mani. Alcune scintille viola si liberarono dai palmi di Sunshine e, nello stesso istante, dai capelli rossi della fata si sprigionarono delle fiamme dello stesso colore dei suoi occhi.

Damien fu costretto a lasciarle di scatto i polsi, a causa del fuoco che cominciò a divampare attorno a lei. Sunshine iniziò a levitare, circondata dalle fiammelle viola che danzavano seguendo i movimenti del suo corpo. Si sollevò diversi metri da terra e il demone liberò le sue ali per seguire in volo la fata. Provò ad avvicinarsi, ma il fuoco attecchì alle sue piume, costringendolo ad allontanarsi per non andare in fiamme. All'improvviso, un fumo nero la avvolse completamente.

«Sunshine!» urlò Damien, non riuscendo più a scorgere la figura della fata. La coltre di fumo si diramò nello stesso istante in cui vide Sunshine cadere a peso morto sul terreno. Con uno scatto, riuscì ad afferrarla in volo, poco prima che si schiantasse al suolo. La avvolse fra le braccia, scuotendo le ali per spegnere il fuoco che ancora si stava espandendo attorno a loro e, dopo qualche minuto, riuscì ad estinguerlo. «Damien...» sussurrò la fata con un filo di voce «ci sono riuscita...»

«Sì, sei stata brava.» rispose con un sorriso, appoggiando il mento sulla testa della fata, ormai sfinita. Il demone la stava stringendo fra le braccia, come quando le aveva rivelato del loro passato insieme. Questa volta, però, ciò che stava provando era molto diverso: speranza.

Perciò, senza rendersene conto, Damien posò le sue labbra su quelle di Sunshine, dandole un lieve bacio. Stava cominciando a credere che Sunshine avrebbe potuto davvero fermare la guerra.

"Forse, potrai salvare tutti."

E lui sarebbe rimasto al suo fianco per scoprirlo.

SPAZIO AUTRICE

Questo capitolo è stato molto dialogato, ne avevo bisogno per darvi le risposte ad alcune domande nei capitoli precedenti!

Poi ho provato un po' a spiegarvi il funzionamento della magia delle fate e delle streghe, ma non credo di esserci riuscita a pieno... Se avete domande, non esitate a farle, mi aiuterete sicuramente a capire quali sono i punti poco chiari o magari a risolvere cose a cui io non avevo pensato.

GRAZIE, come sempre,  a tutte le persone che votano e commentano, il vostro parere è importante per me <3

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