27. Risveglio

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«Silton, devi mangiare qualcosa!»

L'elfo la ignorò, portando il suo sguardo verso la finestra aperta che dava sul vialetto della baita. Sunshine sospirò, posando sul comò il panino che aveva fatto apposta per l'elfo. Da quando aveva litigato con Castiel, si rifiutava di mangiare. La fata non riusciva a comprendere se fosse più per il dispiacere o se fosse una forma di autopunizione per aver tradito la fiducia del Gran Cavaliere. "Fatto sta che non può continuare così!" si disse la fata, lanciando via il lenzuolo che ricopriva Silton.

«E' da giorni che non ti alzi da questo letto, vai almeno a lavarti!» lo rimproverò Sunshine, provando a prenderlo di peso. Non era sicura che questo fosse il modo giusto di spronarlo, ma era quello che faceva sempre sua nonna quando si rifiutava di uscire di casa.

«Lasciami in pace, Sunshine!» urlò l'elfo, portando a sé il lenzuolo e girandosi di lato nel letto.

«Silton...» sussurrò la fata, sedendosi sul morbido materasso. «Non è così che risolverai la situazione.» posò la mano sulla spalla tremante dell'elfo. Stava trattenendo dei singhiozzi e le lacrime gli bagnavano il cuscino. «Sono qui da due giorni e tu e Castiel non vi siete ancora parlati, sono certo che sta aspettando che tu vada da lui per chiarire.» gli disse, accarezzando con delicatezza la schiena di Silton.

«Credi... credi che potrà perdonarmi?» domandò titubante. La guardò con gli occhi arrossati e Sunshine non potè fare a meno di sentirsi in colpa: dopotutto, era stata lei a chiedere delle fate a Castiel. Silton non aveva fatto altro che darle fiducia e causa sua aveva litigato con il suo padrone. Anche per questo, aveva deciso di stare con l'elfo invece che seguire Damien e dormire con lui nel suo alloggio. «Sì, sono certa che lo farà.» rispose la fata con un sorriso. «Prima fatti una doccia, però!» aggiunge con un occhiolino divertito.

«Grazie...»

Silton abbracciò la fata, stringendola con forza mentre tentava di calmare i singhiozzi. «Ti voglio bene.» Avvicinò la testa a quella di Sunshine e posò un bacio leggero sulla sua guancia. Lei percepì l'umido delle lacrime dell'elfo sul viso e ricambiò con gioia la sua stretta. Silton era stato il suo primo vero amico a Jarthis: l'aveva sostenuta, l'aveva consolata e si era preso cura di lei quando non era stata in grado di farlo da sola. Il viso di Ninfea le comparve nella testa per qualche istante e Sunshine si sentì profondamente in colpa. Era davvero giusto che provasse affetto per un elfo che stava dalla parte del nemico?

Allontanò il corpo di Silton dal suo e sciolse l'abbraccio. «Ora vado, Damien mi sta aspettando per gli allenamenti... Sai, mancano pochi giorni al ballo.» esordì la fata, avviandosi verso l'uscita. L'elfo rimase a guardarla perplesso e le fece un cenno con la mano per salutarla, mentre Sunshine chiudeva la porta dietro di sé.

Percorse il più lentamente possibile il tragitto che la separava dal campo di fieno in cui il demone la stava aspettando, cercando di riflettere su ciò che le stava succedendo. Il suo cuore e la sua mente viaggiavano in due direzioni diverse, con la parte razionale di se stessa che le impediva di lasciarsi andare ai suoi veri sentimenti. Oltre Silton, il problema principale era solo uno: Damien.

"Cosa siamo?" Parlava al plurale, ma poteva davvero definirlo un noi? Per quanto ne sapeva, Damien la considerava una semplice alleata. Qualcuno da sfruttare a suo piacimento e, se era forte, tanto meglio. E lei invece?

"Cos'è Damien per me?"

Arrivò davanti al demone e incrociò i suoi occhi color ambra, che quel giorno scintillavano come gioielli a causa del Sole che batteva sulle sue iridi. Vide il suo volto aprirsi in un sorriso, scorgendo i canini appuntiti che qualche giorno prima erano stati sulla sua pelle. Guardò le sue labbra che l'avevano assaggiata e le sue mani che l'avevano accarezzata così intimamente. Il cuore le martellava nel petto e si ritrovò a ricambiare il sorriso mentre si avvicinava a lui.

«Scusa il ritardo...» si grattò imbarazzata la punta del naso.

«Non fa niente. Piuttosto, stai bene?.» le rispose preoccupato Damien, una volta che lei gli fu davanti. «Sei tutta rossa in faccia, mettiti all'ombra.»

«Oh, tranquillo, sto bene.» mugugnò la fata, scuotendo la testa. «Oggi continuiamo con gli incantesimi non verbali?»

«Sì. In questi giorni sei molto migliorata, ma sono certo che possiamo fare di più.»

Sunshine annuì, pronta a ricominciare con gli incantesimi. Da quando era riuscita ed evocare il fuoco, aveva provato anche con acqua, aria e terra. Si era accorta di avere una particolare affinità con i primi due elementi, ma insieme erano difficili da combinare, perciò avevano deciso che si sarebbero allenati in particolare con aria e acqua. Con la terra, invece, non riusciva a svolgere alcun incantesimo.

La fata alzò le mani verso il cielo azzurro, provando a far cadere la pioggia come aveva fatto i giorni precedenti. Focalizzò la formula magica nella sua mente ma, dopo diversi tentativi, si accorse di non riuscire a far piovere. «Forse non puoi se c'è bel tempo...» riflettè il demone, guardando il cielo prima di nuvole. «Hai già evocato l'aria?» le chiese con aria interrogativa.

«Sì. Quello è il risultato.» indicò due piccole nuvole bianche che si stavano spostando lentamente nel cielo.

«Oh, lo vedo.» esordì il demone, portandosi una mano davanti alla bocca nel tentativo di trattenere una risata. Sunshine sbuffò e lo guardò in malo modo. Agitò la mano, muovendo le dita e indirizzandole verso il demone. Alcune fiammelle caddero sugli stivali e sul pantalone di Damien, lasciandogli evidenti buchi sul tessuto.

«Sei impazzita?!» inveì contro di lei, mentre pestava il terreno per tentare di spegnere le fiamme che lo circondavano.

«Balli bene.» ironizzò la fata, ammirando i passi pesanti di Damien, che continuava a calpestare l'erba secca intorno a lui per impedire che il fuoco si espandesse ulteriormente.

«Un vero portento!»

Il suono di alcune mani che applaudivano li fece voltare e si trovarono davanti agli sguardi divertiti di Castiel e Silton. L'elfo aveva ancora gli occhi arrossati, ma aveva un'espressione molto più gioiosa di prima. Il Gran Cavaliere, invece, aveva il viso rilassato e accennava un lieve sorriso.

«Vedo che vi state divertendo...» esordì Castiel. Fissò poi i pantaloni stracciati del demone. «Ti donano, la cenere dà un tocco di classe.»

Sunshine scoppiò a ridere e la sua risata fu alimentata anche da Silton che, nel tentativo di trattenere la risata, gonfiò le guance e divenne di un bordeaux acceso sul viso.

«Hai interrotto il nostro allenamento.» sbuffò Damien, scrollandosi la cenere di dosso. «Non hai nulla di più importante da fare oltre che prendermi per il culo?»

Castiel divenne serio e spostò lo sguardo dal demone alla fata. «Vi aiuterò a salvare le fate.»

«Davver-»

Sunshine venne interrotta dal Gran Cavaliere che la blocco con un cenno della mano. «Ad una condizione: affrontami in un duello.» guardò poi Damien e parlò con voce profonda. «Devo sapere se è in grado di proteggersi da sola o se sarà solo un peso.»

«Ci sto.» rispose Sunshine, senza esitazione. L'aiuto di Castiel era fondamentale per la riuscita del piano e non poteva permettersi di mostrarsi titubante. Avrebbe vinto la sfida e gli avrebbe dimostrato di essere abbastanza forte. Erano soli pochi giorni che si allenava con Damien ma aveva già notato enormi miglioramenti e avrebbe sfruttato anche questo duello per imparare qualcosa di nuovo.

"Non sarò un peso."

Silton preparò la postazione per il duello e consegnò alla fata una spada lunga. Era abbastanza leggera da poter essere tenuta con una mano e la lama era sottile e affilata. Affiancò uno scudo nella mano libera. Castiel, invece, scelse come arma uno spadone e lo impugnò con due mani.

«Non è un po' ingiusto?» domandò Damien, osservando lo spessore dello spadone che aveva scelto il Gran Cavaliere.

«Lei può usare la magia, mi sembra equo.» agitò con nonchalance la spada sulla sua testa, nonostante questa sembrasse pesare almeno una ventina di kili.

«Pronta per cominciare?» domandò Castiel, portandosi in posizione di guardia.

Sunshine annuì e imitò la posizione del Gran Cavaliere. Avvicinò lo scudo a sé, coprendosi il petto. Sistemò il piede sinistro e flettè le ginocchia, portando in avanti il destro. La spada si ergeva poco sotto le sue spalle. "Potrei attaccare io per prima, se sono abbastanza veloce potrei riuscire a colpirlo..." si disse la fata, portando il corpo in avanti. Con uno scattò, dimezzò la distanza fra lei e Castiel, provando a colpirlo alla gamba. Lui parò il colpo senza problemi. «Ti credevo più sveglia!» rise, colpendola con il pomo dell'elsa sul mento. «Non ho nemmeno bisogno di fare il serio.» fece roteare la spada con una sola mano, mentre Sunshine barcollava per il colpo subito.

La fata indietreggiò, cercando di ristabilire l'equilibrio. Respirò a fondo e rimase in posizione di difesa finché attorno a lei non smise di girare. Castiel evitò di attaccare, aspettando che fosse lei a fare la prima mossa. "Non potrò mai batterlo così!" riflettè Sunshine, valutando la differenza di forza fra loro. Castiel era un uomo possente e ben allenato: in uno scontro alla pari con le spade, non avrebbe mai potuto batterlo. Perciò Sunshine gettò a terra lo scudo e impugnò la spada con due mani, mentre cominciava ad alzarsi il vento intorno a lei. Passò la mano ad un soffio dalla lama e, al suo tocco, la spada divenne infuocata.

«Oh, oh.» rise il Gran Cavaliere, osservando le fiamme che Sunshine aveva appena evocato. La fata provò di nuovo a scattare in avanti e fece scontrare la sua spada con quella di Castiel. Il rumore metallico della lame si espanse per tutto il campo e Castiel fu costretto ad indietreggiare per evitare le fiamme sprigionate dalla spada di Sunshine. A distanza, la fata sferrò un fendente e una lama di fuocò arrivò diretta sull'uomo, che la evitò per un soffio. Con un gesto deciso, si strappò di dosso il mantello che gli stava andando in fiamme e lo gettò a terra. Altri colpi gli arrivano uno dietro l'altro e li parò utilizzando il suo spadone come se fosse uno scudo.

«Sunshine, stai esagerando!» urlò l'elfo, quando si accorse che Castiel era ormai stato circondato dall'incendio. L'erba secca attorno a lui aveva preso fuoco e le fiamme, comandate dalla fata, si avvicinavano veloci alla carne del Gran Cavaliere.

«Sunshine!» la richiamò il demone, mentre osservava il suo amico che tentava di uscire dall'inferno di fuoco in cui era stato imprigionato. Lei lasciò andare la spada e le fiamme si tinsero di un intenso colore viola. Si sollevò in aria e aumentò anche l'intensità del calore che si stava sprigionando.

Damien liberò le sue ali si avvicinò in volo alla fata. La fissò negli occhi e si accorse che sembrava essere in trance. La sua espressione era vuota, esattamente come dieci anni prima in cui aveva tentato di ucciderlo.

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«Nonna, perché io non ho le ali come le altre fate?»

«Tesoro, perché tu sei speciale.»

La piccola Sunshine sbuffò, sua nonna le dava sempre la stessa risposta. Ma lei non voleva essere speciale, voleva essere come tutti gli altri. «Ma perché io?» chiese, ammirando dalla finestra la sua nuova amica Ninfea. Si conoscevano da poco tempo e le sembrava simpatica, ma quel giorno avevano litigato perché lei non poteva giocare a nascondino come tutti gli altri. "E' normale che non posso vincere se si nascondono in cielo!" sbuffò di nuovo, incrociando le braccia.

«Te lo dirò quando sarai grande.» le rispose la nonna, accarezzandole i capelli. «Ora devo uscire, tu fai la brava e continua a studiare.»

«Sì, nonna.» rispose Sunshine, incollando gli occhi sul libro che stava leggendo. Emellys sorrise e uscì in volo dalla grande finestra della loro casa sull'albero.

Dopo qualche minuto di silenzio, Sunshine gettò a terra il libro, mettendosi accanto alla finestra per assicurarsi che sua nonna se ne fosse andata.

«Ora vado da Ninfea e le dico di farmi giocare.»

Scese le scale che sua nonna le aveva fatto qualche settimana prima e si attaccò al corrimano di legno per non inciampare. Arrivò alla fine con le gambine che le tremavano, un po' per lo sforzo, un po' per la paura di cadere.

"Mi sembra di averle viste andare di là!" riflettè, ricordandosi di aver visto le altre fatine volare in direzione del bosco.

Corse nel bosco, ammirando gli alberi che con le loro spesse cortecce si ergevano come protezione per il villaggio. La piccola si guardò intorno, cercando Ninfea e l'altro gruppo di fate. Alzò lo sguardo in direzione del cielo azzurro e camminò così per un po', senza curarsi di dove stesse andando.

«Sunshine, sei tu?» le disse una voce maschile che non riconobbe. Si girò in direzione di chi aveva parlato e trovò davanti a sé un uomo con i capelli del suo stesso colore, che la squadrava sorridendo con i suoi penetranti occhi grigi. «Oh, certo che sei tu. Esattamente come lei aveva previsto...»

Syver estrasse dalla borsa un manoscritto dalla rilegatura dorata e iniziò a recitare una formula magica. Sunshine si sentì come paralizzata e la sua vista cominciò ad annebbiarsi.

La toccò sulla spalla e, in un istante, sparirono.

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«Sunshine! Torna in te!» urlò Damien, cercando di risvegliare la fata dallo stato catatonico in cui era piombata. "Niente da fare..." Non c'era modo di avvicinarsi a lei e nemmeno il movimento delle sue ali riusciva ad attenuare le fiamme. Castiel aveva provato ad attraversare il fuoco ma questo continuava a seguirlo, incendiando tutto ciò che aveva intorno. Sunshine aveva perso il controllo e sembrava che non ci fosse modo di fermarla.

«Castiel!»

Silton, disperato, si era tolto il mantello per tentare di soffocare le fiamme, senza successo. I vestiti del Gran Cavaliere erano bruciati e anche la sua pelle stava cominciando ad ustionarsi.

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«Amore mio, torna in te.»

Sunshine fermò il suo attacco nell'esatto momento in cui una farfalla bianca le si posò sulla mano. Strabuzzò gli occhi, trovandosi davanti lo sguardo spaventato di un demone e un'altra bambina.

«Cosa sta succedendo?» si guardò le mani ustionate dalle palle di fuoco. Alcune piccole scintille violacee si muovano ancora sulle sue dita. «Sono stata io?!» gridò in panico vedendo la ferita nello stomaco del demone. «Scusami, non volevo! Ti prego, credimi!» si inginocchiò implorante di fronte a lui, mentre le lacrime continuavano a caderle dal viso. La farfalla volò via e, con essa, anche la sua coscienza.

«Non sono stata io...»

«Trova la prima strega... spezza la maledizione... risvegliati...»

Sunshine si ritrovò di nuovo nel villaggio di fate e centinaia di occhi la fissavano spaventati e pieni di rabbia. Le case sull'albero in cui vivevano le fate erano immerse nella cenere e la legna di cui erano composte rilasciava un denso fumo nero, che impediva di respirare normalmente. La terra e le piante sotto i suoi piedi erano bruciate e sentiva uno strano pizzicore alle mani. Davanti a lei, sua nonna aveva la mano posata sul suo braccio penzolante. Dal gomito in giù, tutta la sua carne era bruciata e solo un lembo di carne la teneva attaccata all'avambraccio.

«Nonna!» fece per avvicinarsi Sunshine e la gente attorno a lei indietreggiò urlando. Avevano paura di lei. «Nonna...» parlò la fata con le lacrime agli occhi. Anche sua nonna sembrava guardinga e aveva alzato il braccio, come voler a fare un incantesimo. Poi, con voce dolce, la chiamò a sé. «Vieni qui Sunshine, ora non devi più aver paura.»

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«Non aver paura, io sarò sempre con te.»

La fata riprese controllo della sua mente e si ritrovò davanti l'orrendo spettacolo che aveva visto dieci anni prima al villaggio. Le fiamme si innalzavano nel campo di fieno e Silton era in lacrime mentre Damien sembrava essere ferito. Si accorse di star levitando e nello stesso istante cadde sul terreno. La botta le fece mancare il fiato per un attimo ma l'erba secca attutì un po' il colpo. Damien le volò incontro, scuotendola per le spalle. «Sunshine! Ti sei ripresa?» gridò, mentre le fiamme viola cominciavano a scomparire. Si estinsero completamente pochi secondi dopo e rilasciarono una colonna di fumo nel luogo in cui si trovava Castiel. Silton attraversò la coltre nera e Sunshine e Damien lo raggiunsero. «Castiel! Stai bene?!» gridò Damien, scuotendo le ali per liberare la visuale.

Arrivarono nel momento in cui il Gran Cavaliere si stava ritrasformando: un grosso lupo nero, con il pelo a chiazze, si trovava davanti all'elfo. Poco dopo, riprese le sembianze di Castiel che si accasciò sfinito sul terreno. Silton stringeva il suo corpo nudo e cercava di valutare l'entità delle ferite di Castiel, che si era procurato alcune ustioni sulle gambe e sul viso, ma non era grave.

«Sei vivo!» Sunshine si inginocchiò davanti all'uomo con le lacrime agli occhi.

«Sì, anche se con il pelo un po' bruciacchiato.» scherzò Castiel con un filo di voce. Aveva la bocca secca e dopo tutto il fumo che aveva respirato faceva fatica a parlare.

«Tranquillo, ti farò compagnia con le mie ali.» rise Damien, avvicinandosi per stringere la mano del suo amico. Anche le sue piume erano state danneggiate dal fuoco. «Sembri un corvo spelacchiato...» lo canzonò Castiel.

«Ti permetto di offendere il mio orgoglio di demone solo perché sei ferito.»

Castiel rise e tossì un'ultima volta, perdendo i sensi a causa della fatica. 

SPAZIO AUTRICE

Come deciso dal sondaggio, questo capitolo è da circa 3k parole, cosa ne pensate?

Vanno bene di questa lunghezza, con un aggiornamento a settimana o torno ai classici due sotto le 2k? Fatemi sapere!

COMUNQUE questo capitolo è stato un po' complicato da gestire perchè come potete vedere cominciano a ricollegarsi alcuni pezzi del passato di Sunshine, di cui lei non ha memoria. Se non avete capito qualcosa chiedete pure che modifico. Inoltre, quando usa il fuoco sembra perdere il controllo e questo è legato alla maledizione... E la prima strega cosa c'entra? Chissà xD

Vi ricordo di seguirmi su instagram che metto storie e sondaggi bellini✨


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