34. Nuove abitudini

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"Il tuo tocco leggero
eran ali di fata
Le tue braccia
lunghe foglie d'edera

Il tintinnio delle campanelle
il fremito del mio cuore"
@bunnyb3llls

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«Siamo lieti che tu sia riuscita a riportare le fate da noi...» la voce del capo villaggio si estendeva per l'intera grotta in cui li aveva fatto riunire. Da quando c'era stato l'assalto, Kiro si era rifiutato di salire in superficie e presenziava in quel luogo ogni assemblea. «Ma non sei riuscita a recuperare il diario, cosa dovremmo farcene di una pagina che neanche riusciamo a leggere?»

Sunshine sbuffò e guardò il viso tirato e pallido del capo villaggio. Un piccolo uomo seduto sul suo trono in pietra, con le ali rinsecchite e tremanti nascoste dietro la schiena. Dopo aver visto la vera regalità e il lusso del Regno dei demoni, Kiro non le ispirava altro che pietà. Era capace solo di spregiarsi degli altri senza avere il coraggio di intervenire di persona. Almeno Lumio, ad un certo punto, aveva dimostrato di essere diverso dal padre. «Forse, Pegaso potrebbe aiutarci. Mia nonna ha custodito il libro per anni e loro erano molto in sintonia.» aggiunse la fata, ignorando la punta di fastidio che aveva per le accuse del capo villaggio. Ma da quando era tornata a casa, era diventata brava nel gestire le sue emozioni.

«Potremmo provarci.» si intromise Gherisa, alzandosi in piedi per raggiungere Sunshine. Camminava lenta e portava ancora i segni della battaglia sullo zoccolo sinistro spezzato.

«Ma il Pegaso non vuole concederci l'udienza!»

«Dovrà farlo.» la determinazione nella voce di Sunshine costrinse Kiro ad ammutolirsi. La fata indicò gli occhi ametista che ancora prendevano il posto del colore verde smeraldo delle altre fate. «Presto le due stagioni saranno passate. Dobbiamo capire come decifrare la pagina o come recuperare il diario prima che il tempo sia scaduto.»

«Cercherò di convincerlo.» parlò di nuovo la centaura. Il suo tono sembrava quello di una promessa solenne e Sunshine si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. "Almeno c'è qualcuno degno di comandare in questo villaggio."

Kiro notò l'occhiataccia di Sunshine e la congedò. «Puoi andare. Ti chiameremo quando avremo bisogno di te.» La fata fece un rapido inchino svogliato e uscì dalla grotta. Sollevò la botola e la richiuse, ricoprendola con cura di foglie appena cadute.

"Ti chiameremo quando avremo bisogno di te" Come al solito, volevano usarla per l'ennesima volta. Avrebbe mai incontrato qualcuno che non la volesse solo per sfruttarla per qualche ingrato compito?

Tornò in silenzio a casa, passando in solitudine diverse giornate, forse settimane. Perse il corso del tempo ma i violenti acquazzoni estivi divennero sempre meno frequenti e lasciarono spazio al cadere delle prime foglie che scricchiolavano sul terreno ad ogni passo. I colori pastello che avevano decorato le stagioni precedenti scomparvero, per lasciare spazio al giallo acceso e al marroncino delle piante che stavano ormai concludendo il loro ciclo vitale. Fuori dalla finestra aperta si sentiva il vociare delle fate e dei centauri occupati con la costruzione delle case nel nuovo villaggio.

«Forza, usa le corde per sollevare quella trave!»

«Lo sto già facendo, non c'è bisogno di ripeterlo!»

Sunshine sbuffò e chiuse la finestra per tentare di non sentire più le voci delle decine di creature che lavoravano accanto alla sua nuova dimora. Tutto le ricordava sua nonna: la percepiva nel profumo dei rami di pino che cadevano di fronte casa e nel sapore del pane ai frutti di bosco che le preparava sempre per colazione. "Ora, sarò costretta a farmelo da sola." Per sempre. Era assurdo constatare quanto l'assenza di una sola persona pesasse nella sua vita. La solitudine era il morso di un serpente, un veleno in grado di sprigionarsi nel corpo e che la corrodeva dall'interno. Credeva di averlo superato, dopo essere stata nel Regno dei demoni. Damien era stato il suo antidoto. Ma ne era stata assuefatta, così tanto da non rendersi conto che lui la stava ingannando. E ora si trovava lì, in quella stanza vuota, a rimpiangere i racconti dell'unica persona che le aveva voluto davvero bene. O almeno, era quello che credeva. Dopotutto, sua nonna le aveva nascosto molte cose sul suo passato. "Non si fidava abbastanza di me per rivelarmele."

Sunshine sentì mancarle il fiato per un attimo e si sedette sulla sedia di fronte al tavolo. Appoggiò la fronte sul legno ruvido e cominciò a fare respiri lenti per cercare di calmare i battiti del suo cuore. Da quando aveva scoperto il tradimento di Damien, una strana sensazione aveva cominciato ad opprimerle il petto. Sentiva le gambe farsi molli, mentre il cuore accelerava in modo incontrollato. Era come se fosse sul punto di morire, ma non avveniva mai. Non era un dolore acuto che le impediva di pensare, era un crescendo di angoscia che la portava a riflettere su tutte le situazioni orribili della sua vita.

Sapeva solo che stava arrivando, perché sentiva l'aria nei polmoni venire meno. Si morse le labbra screpolate e conficcò le unghie nella sua pelle per sentire il dolore e mantenere il controllo con la realtà. Aveva scoperto che il freddo l'aiutava, perciò quando succedeva rimaneva ferma con la testa appoggiata in qualche superficie fresca, e in qualche minuto la situazione si calmava. Perciò chiuse gli occhi e attese che il buio cullasse la sua mente.

«Pff... Anche questa volta ho sudato molto.» constatò la fata appena ebbe un attimo di fiato. La sedia e il tavolo erano fradici, perciò prese un panno bagnato per pulire il sudore. Immerse le mani nel secchio dell'acqua e si sciacquò il viso e il collo. Sussultò quando sentì un brusco bussare alla porta e abbandonò il secchio e il panno, andando verso l'ingresso.

«Sunshine, sei in casa?» la chiamò Mira dall'esterno.

«Sì, sono qui.»

Sunshine aprì la porta e si trovò la fata che la aspettava sulla soglia. L'ala sinistra della fata fremeva di eccitazione, mentre la destra, o almeno quello che ne rimaneva, era paralizzata e di un colore verde spento. Mira le rivolse un sorriso timido:«Ecco... Come stai?»

«Sto bene.» mentì Sunshine. Si sentiva uno straccio e da quando era tornata non era nemmeno riuscita a vedere Ninfea. Sembrava che lei la evitasse, ma non riusciva a capirne il motivo. Mira osservò il viso della fata e intuì che Sunshine non le avrebbe detto oltre, anche le occhiaie sul suo viso pallido erano eloquenti.

«Perfetto...» si schiarì la voce Mira. «Volevo solo ricordarti che più tardi in piazza ci sarà quell'incontro, sai, con le scheggiate...»

«Sì, non mancherò.» Non poteva permettersi di mancare.

«Ti ho fatto una promessa, Mira.» sorrise Sunshine, cercando di non destare altre preoccupazioni alla fata davanti a lei.

«Vuoi che ti accompagno?» la voce di Mira si mischiò al rumore dei passerotti che cinguettavano nel bosco poco distante. Sunshine annuì ed entrò in casa per mettersi velocemente gli stivali. Tornò dalla fata, che la prese sotto braccio e Sunshine si lasciò condurre verso il centro del villaggio, anche se ormai conosceva la strada. Da quando Ninfea aveva cominciato ad evitarla, la compagnia di Mira non la disturbava affatto. Avrebbe voluto poter di nuovo abbracciare la sua migliore amica ma, in sua mancanza, almeno aveva qualcuno con cui parlare.

«Ci sono novità?» domandò la fata, dopo qualche minuto che camminavano in silenzio per la via dissestata che portava alla piazza. Mira si grattò il naso con fare pensieroso mentre rifletteva. «Allora, la costruzione del nuovo centro di addestramento è quasi finita e Gherisa ha dato l'ordine di creare delle nuove recinzioni intorno al villaggio. Lumio e altre fate si stanno occupando di sorvegliare la zona e di creare una barriera magica difensiva.»

«Credi che questa volta ci troveranno?» Sunshine non riusciva a trattenere la sua preoccupazione: non aveva recuperato il diario, ma conservava con cura la pagina che era riuscita a strappare al castello di Dominous. Non sapeva se il Dio della Morte le avrebbe cercate solo per ottenere di nuovo quella pagina, però il rischio era comunque tangibile. Mira avvertì l'ansia della fata a causa del tremore nella sua voce e si strinse con delicatezza a lei. «Non voglio mentirti, Sunshine. Credo che non saremo mai al sicuro.» rispose, mentre un brivido le attraversava la schiena e le fece vibrare l'ala rimasta. «Ma so che tu hai fatto del tuo meglio per proteggerci... e comunque siamo molto distanti dal luogo in cui sorgeva il villaggio prima, faranno fatica a trovarci di nuovo.» cercò di rassicurarla Mira. Sunshine rispose con un sorriso tirato e senza parlare si diressero al centro della piazza del nuovo villaggio. Non aveva lo splendore di quella precedente, si trattava di una semplice parte di terreno che era stata livellata rispetto alle altre. Alcune costruzioni in legno si ergevano attorno ad essa e le cime degli alberi, così intricate e spinose, fungevano sia da protezione che da prigione per le fate. Nessuna casa sull'albero era stata più costruita dopo la battaglia e nessuna decorazione festosa era stata sistemata sulle nuove case al livello del terreno.

Sunshine e Mira raggiunsero uno dei capannoni a lato della piazza e bussarono alla porta di legno per farsi aprire. Il terreno era umido e, a causa della fanghiglia che ricopriva e bloccava parte della porta, Sunshine dovette spingere con più forza del previsto per riuscire ad entrare. L'interno era spoglio e privo di pavimentazione: su alcune assi di legno erano stati posati diversi vasi pieni di terriccio ed erano stati costruiti degli scaffali, in cui vi erano sistemati diverse tipologie di semi, sia di fiori che di alberi da frutto. L'aria era carica di umidità, anche a causa dei numerosi secchi d'acqua sparsi nel capannone. «Non sembra che proceda bene...» constatò Sunshine. Diversi germogli erano cresciuti nel terreno e sulle prime foglioline si intravedevano le goccioline d'acqua con cui erano state annaffiate, ma dai loro colori spenti e marroncini sembrava che non godessero di buona salute.

«Abbiamo provato a fare dei buchi sul soffitto...» spiegò Mira, mentre le indicava alcuni spiragli di luce solare «ma non è abbastanza, continuano a morire.» con un sussurro, la fata si guardò intorno per assicurarsi di non essere sentita da nessun altro. «Presto non avremo più cibo.»

«Sunshine, Mira, finalmente siete arrivate!»

Un ragazzo con una sola ala si avvicinò alle due fate e le salutò con un sorriso. «Gli altri ci stanno aspettando nel cortile sul retro.» spiegò, invitando le due fate a seguirlo.

«Mira, si può sapere cosa gli hai detto?» sussurrò Sunshine all'orecchio della fata. Quel ragazzo l'aveva accolta con fin troppo entusiasmo e il sorriso tirato di Mira non le faceva avere un buon presentimento.

«Gli ho detto che avresti potuto aiutarci a usare la magia della Natura.»

«Cosa?!»

Il ragazzo si girò di scatto confuso e Sunshine gli riservò il suo miglior sorriso. Lui arricciò il naso confuso, ma continuò a far strada verso l'esterno.

«Sunshine, tu sei nata senza ali eppure riesci comunque a far crescere i fiori quando danzi. Da quando abbiamo perso parte delle nostre ali, la nostra polvere fatata si è ridotta e le piante continuano a morire.» la fata la fissò dritta negli occhi. Nel suo sguardo c'era una luce speranzosa e sembrava davvero diversa rispetto all'espressione vuota che le aveva mostrato nel loro primo incontro. Mira credeva davvero in lei, in un modo così incondizionato che Sunshine faceva fatica a capire. Non aveva fatto nulla per guadagnarsi la sua fiducia, eppure Mira la guardava come se lei fosse in grado di risolvere qualsiasi cosa, se solo l'avesse voluto. Una fiducia che non aveva nemmeno mai visto in Ninfea. E non poteva deluderla.

«Va bene, ci proverò.»

Il ragazzo aprì la porta che dava sul cortile e Sunshine vide che, accanto ai recinti al limitare del bosco, un gruppo di altre fate si erano riunite. Fu subito chiaro il motivo per cui avevano cominciato a chiamarle "scheggiate". Molte di quelle fate, come il ragazzo con una sola ala, avevano arti o ali recise e portavano sul volto i segni di una battaglia che non avrebbero mai dimenticato. Tutto del loro essere era stato spazzato via in un istante e, nonostante Sunshine non potesse comprenderlo a pieno, sentiva nei loro sguardi una domanda che nessuno di loro aveva il coraggio di fare ad alta voce. "Siamo ancora fate, anche se non abbiamo più le ali?" Si era fatta così tante volte questa domanda che al solo pensiero le veniva la nausea. Pomeriggi passati a chiedersi perché, proprio lei, doveva essere diversa. E adesso, avrebbe dovuto insegnare anche agli altri a convivere con questa diversità.

«Ragazzi, Sunshine è qui.» li informò Mira, mentre il gruppo di fate si riuniva intorno a loro. Sunshine affondò i piedi nel terreno umido e avanzò verso le scheggiate che continuavano con il loro vociare indistinto. «Mira mi ha spiegato la situazione...» iniziò a parlare con voce tremolante. Era la prima volta che si trovava in mezzo a così tante fate e non sapeva bene come comportarsi. «...e voglio aiutarvi.»

«E come puoi aiutarci?» le rispose una voce irritata in mezzo alla folla. Le sue ciocche di capelli biondi brillavano sotto i pochi raggi di Sole che riuscivano a filtrare fra le intricate foglie degli alberi. Mira alzò gli occhi al cielo, infastidita dall'ennesima discussione. «Rese, ne abbiamo già parlato. Con la poca polvere fatata che ci rimane, non siamo in grado di far nascere altri fiori.»

«Posso insegnarvi a concentrare la vostra magia in un unico punto del vostro corpo, così da non farla disperdere. Anche se con poca polvere di fata, dovreste essere in grado di riuscire a velocizzare il processo di crescita almeno un po'.»

«Tu non ci insegnerai niente, strega.» sputò Rese e afferrò la fata per la collottola. Delle urla si levarono dal gruppo e Mira si alzò di scatto per intervenire, ma Sunshine la fermò.

«Allora mostrami cosa sei in grado di fare da sola.» la sfidò, mentre le indicava un germoglio appassito nel terriccio. Con uno schioccò di dita, la piantina nel terreno cominciò a contorcersi e lo stelo crebbe velocemente di diversi centimetri in pochi secondi. Diverse bacche spuntarono dai baccelli ormai in fiore e con uno sguardo compiaciuto Sunshine si rivolse a Rese, rimasta scioccata davanti a lei. «Puoi fare di meglio?»

Rese lasciò andare bruscamente Sunshine e si girò adirata verso le altre piante rinsecchite che giacevano nel terreno. Si posizionò davanti ad una di esse e protese la mano in avanti. I resti malconci delle ali spezzate che aveva attaccate alla schiena vibrarono, rilasciando una leggera polvere grigia che ricoprì come una coltre di cenere i germogli nella serra. Rese provò più e più volte a far fiorire qualcosa, ma dopo diversi tentativi inutili cadde stremata sulle sue ginocchia. Strinse i pugni sul terreno e iniziò a gridare, mentre alcune lacrime le rigavano il viso. Sunshine osservò i pezzi d'ala della fata richiudersi in se stesse, mentre tremavano allo stesso ritmo dei singhiozzi di Rese. Quella frustrazione, quello stesso senso di impotenza, lo comprendeva molto bene. La sensazione di valere meno degli altri e la consapevolezza di non poter fare nulla per cambiare le cose. O almeno, questo era quello che aveva sempre creduto. Sunshine si avvicinò alla fata inginocchiata a terra e flesse le gambe per riuscire ad avvolgerla in abbraccio. Rese rimase stupita e provò a divincolarsi per un attimo, ma Sunshine strinse più forte la prese e glielo impedì. «Io so quello che stai passando.» le disse, prendendole la mano e portandola insieme alla sua sul terreno umido. «Ma tu, dentro di te, hai la forza per riuscirci.» spostò la cenere che ricopriva i germogli appassiti e dalla terra spuntò il gambo di un piccolo fiore di lillà.

«Potrà essere difficile, a volte ti sembrerà di non poter fare altro che arrenderti, ma non devi smettere mai di credere in te stessa.»

Sunshine si voltò in direzione di Mira e le sorrise «E quando non riuscirai a farlo, fidati di chi crede in te.» Era come togliersi un sassolino dal cuore, le stesse parole che sua nonna aveva sempre provato a spiegarle ma che lei non aveva mai davvero ascoltato, ora era il suo momento di trasmetterle a qualcun altro. Un'eredità di fiducia e speranza che non riusciva ancora a comprendere a pieno, ma che non poteva più trattenere solo per sé. "Grazie, nonna."

«Grazie, Sunshine.»



SPAZIO AUTRICE

CIAO! Questo capitolo e (probabilmente) anche il prossimo saranno dei capitoli di transizione. Sto provando a soffermarmi sulla nuova vita che Sunshine e le fate devono affrontare e non sarà facile per lei riuscire a superare l'assenza delle tante persone  erano diventate importanti... Si finge forte, ma lo sarà davvero per non soccombere a quello che l'aspetta?  (io crudelissima lol)

Un grazie speciale a @KushinaKurosaki per l'aiuto con questo capitolo <3

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