7. Gli occhi della strega

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Sunshine aveva quindi deciso di recarsi a Jarthis, il nuovo Regno dei maghi e demoni. Gherisa le aveva spiegato che si trovava nello stesso luogo in cui sorgeva precedentemente l'impero di Mhest, dove quasi un secolo prima governava il Re fata Servine.

«In origine, le creature demoniache erano da sempre state relegate nelle zone rurali ai confini del continente di Prysmia. I loro territori erano chiamati "Corna del Centauro"» spiegò, mentre toccava la punta di una di esse «a causa della massiccia presenza di durissime rocce appuntite. Per la maggior parte dell'anno, sono presenti forti bufere di neve che rovinano le poche risorse coltivabili della zona...»

Sunshine ascoltava in silenzio, ricordando le noiose lezioni che sua nonna era solita fare.

Le era già stato insegnato tutto: per la fame e il malcontento generale, Dominous aveva creato un esercito di demoni. Non era chiaro perchè gli umani si fossero uniti a loro ma, in seguito all'alleanza con gli stregoni, il Dio della Morte aveva ottenuto un misterioso potere e distrutto l'impero fatato.

«Gherisa.» la interruppe un biondino che Sunshine conosceva bene. «Mi è stato chiesto di scortarla fuori.» Lumio si avvicinò alla sedia della fata.

"E' la prima volta che sono felice di vederlo." sospirò la ragazza, alzandosi e allontanando la sedia da sè. Non avrebbe retto ancora per molto la descrizione geopolitica di Prysmia.

"Tutto ciò che devo fare è recuperare quel maledetto diario e uccidere Dominous. Ogni altra informazione è superflua." si disse, mentre salutava Gherisa con una stretta di mano.

Lumio la accompagnò fuori dalla caverna, per condurla nel luogo dove avrebbero svolto il rituale. Il ragazzo aprì la botola che portava all'esterno e Sunshine rimase stupita quando lui fece segno di passare avanti; era la prima volta che le riservava un gesto di cavalleria.

Percorsero qualche metro nel bosco e Sunshine si accorse che man mano le fronde degli alberi si stavano diradando. Si fermarono solo quando giunsero in una radura completamente spoglia, fatta eccezione per un grosso salice dorato. Vicino ad essa si intravedeva la figura possente del Pegaso.

Fece per avviarsi verso l'albero quando Lumio la fermò, afferrandole il braccio.

«Sunshine...» Non l'aveva mai chiamata per nome. «Ti chiedo scusa per mio padre e... per il resto.» ammise, guardando colpevole la cicatrice sullo zigomo della fata. Le scuse che Lumio le aveva rivolto erano sincere ma sentiva che non era ancora abbastanza per lasciarsi tutto alle spalle.

«Grazie per quello che stai facendo. Non morire.» aggiunse, lasciando andare il polso di Sunshine che era rimasta senza parole.

"Almeno è un inizio." si ritrovò a pensare e con un cenno affermativo della testa si congedò da Lumio.

«Benvenuta.» esclamò il Pegaso una volta che Sunshine fu di fronte a lui. «Questa è la Brughiera del Gran Consiglio, dove un tempo fu svolto il rituale per la Creatrice del Sole.» Si guardò intorno, abbassando imbarazzato la testa: «Anche se devo riconoscere che non ha più lo splendore di un tempo.» Sunshine concordò silenziosamente osservando il terreno arido e la poca erba rinsecchita che vi cresceva.

«Perchè siamo qui?» chiese, toccando il tronco ruvido dell'albero. Alcuni truccioli color oro erano sparsi sul terreno. «Prima di teletrasportarti ai confini del regno dei demoni, dobbiamo essere certi che la tua copertura regga. In primo luogo, dovremo modificare il colore dei tuoi occhi.» Considerando che le fate erano le uniche creature a possedere occhi verde smeraldo, ciò aveva perfettamente senso. Se si fosse presentata a qualcuno con il suo colore naturale l'avrebbero di sicuro scoperta.

«Dovrai temporaneamente donare la tua linfa fatata al Salice delle Anime. In questo modo, la parte di te in cui scorre la magia di una fata verrà segregata e il tuo colore di occhi verrà modificato.»

"Quindi smetterò di essere una fata." Lo shock sul volto di Sunshine doveva essere molto visibile perchè il Pegaso si affrettò ad aggiungere: «Come ti ho anticipato, è solo temporaneo. Durerà circa due stagioni e dovremo sperare che per quel lasso di tempo tu sia già tornata...»

Sunshine non era convinta ma non c'era altra scelta, avrebbe seguito gli ordini del Pegaso e, anche se solo per un periodo, sarebbe diventata una strega a tutti gli effetti. Non aveva ancora imparato ad accettare quella parte così oscura di sè e, forse, non sarebbe mai stata in grado di farlo.

Osservò timorosa il salice dorato, sfiorando con la punta delle dita I rami che scendevano pesanti verso il terreno. «Va bene, farò qualsiasi cosa.»

Il Pegaso la condusse al centro di quello che veniva chiamato "l'Occhio della Strega", ovvero una formazione naturale di alcuni funghi viola. Erano disposti in cerchio ed erano soprannominati così perchè, secondo le leggende, il primo umano a compiere sortilegi di magia nera era stata una strega dagli occhi viola.

«Sarà molto doloroso.» l'avvertì il cavallo alato. «Dovrai utilizzare il più potente incantesimo di magia nera che conosci e lasciarlo fluire in te. Nello stesso istante, il Salice delle Anime si preoccuperà di salvare la tua linfa fatata, assorbendola.» Mentre parlava, le sue ali sembravano quasi irrigidirsi, come se avesse paura. Anche Sunshine era intimorita da quello che sarebbe potuto succedere. Non aveva mai svolto incantesimi che andassero oltre le sue capacità o comunque si allenava molto prima di poterli utilizzare.
"Dovrò sperare di essere abbastanza forte per non permettere all'oscurità di corrompermi."
Come le aveva spiegato molti anni prima sua nonna, Il rischio più grande era quello di essere soggiogata dalle anime di coloro che erano morti sfruttando impropriamente la magia nera.

«E' il momento.» dichiarò il Pegasò destandola dai suoi pensieri. Nel mentre che Sunshine rifletteva, aveva sparso la polvere dorata dell'albero attorno il cerchio magico.

La fata fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, visualizzando nella sua mente il tipo di incantesimo adatto. Nella sua mente, si formò l'immagine di un uomo sconosciuto. I suoi denti erano lunghi e appuntiti e volava sfruttando due ali grigie e sporche di sangue.

«Lo ucciderò.» ringhiò Sunshine, identificando Dominous nella figura che le era apparsa. Di fronte a lei, come se fluttuassero, si manifestarono le parola dell'incantesimo e ad alta voce iniziò a recitare il sortilegio:

« Ⲟ⳽ⲥⳙⲅⲇ ⳑⲇⲙⲇ 𝖽ⲉⳑ 𝖽ⲟⳑⲟⲅⲉ,

ⲇⳙ⳽ⲧⲉⲅⲟ 𝖽ⲉ⳽ⲧⲓⲛⲟ ⲥⲏⲉ ⲥⲟⲙⲇⲛ𝖽ⲇ ⳑⲇ ⲙⲓⲇ ⲉ⳽ⲓ⳽ⲧⲉⲛⲍⲇ,

𝖽ⲟⲛⲇⲙⲓ ⲓⳑ ⲣⲟⲧⲉⲅⲉ ⲣⲉⲅ ⲧⲅⲇ⳨ⲓⳋⳋⲉⲅⳋⳑⲓ ⲓⳑ ⲥⳙⲟⲅⲉ .»

Un'affilata spada nera comparve fra le mani delle fata, che iniziò a sentire le sue dita formicare.

Non ci fece caso e si scagliò contro Dominous, colpendolo al petto. Dalla sua ferita si liberò un bagliore rosso intenso, che travolse la fata. Il bagliore si trasformò in sangue e Sunshine si ritrovò sopraffatta dal liquido denso che le scorreva su tutto il corpo e non faceva che aumentare, mentre alcune voci si prendevano gioco di lei. Il sangue le arrivò alla gola, entrandole in bocca e cominciò a tossire alla disperata ricerca di ossigeno.

Improvvisamente, si ritrovò avvolta nell'oscurità. Poteva sentire solo il suono del suo respiro affannoso, il battito accellerato del suo cuore e un leggero fruscio attorno a lei. Le risate erano cessate ma tese l'orecchio udendo come il sibilio di un serpente che continuava ad avvicinarsi. Percepiva una sensazione di pericolo.

Sussultò quando sentì qualcosa strattonarle con forza la caviglia. Guardò dietro di sè vedendo il volto decomposto di una donna che le rivolgeva un sorriso spaventoso.
Le orbite dei suoi occhi erano vuote, nere e in parte mangiate dai vermi e Sunshine sentí quegli esseri viscidi scivolarle addosso.
Calciò quell'orribile figura sentendo affondare il suo piede fra la carne molle che formava il suo viso e si ritrovò in parte coperta dalla viscere nere della donna. Si guardò intorno, accorgendosi che altri mostri, dallo stesso orrido aspetto, stavano strisciando verso di lei.

«Aiu... taci...»
«Non volevo... morire...»
«Ho...tanta paura...»

Quelle figure spaventose non smettevano di avanzare e Sunshine si rannicchió tremante a terra, terrorizzata al punto che sentiva di stare per impazzire.
"Non posso aiutarvi, non posso riportarvi in vita!"
Voleva urlarlo ma non aveva forze per farlo, perchè dalla sua stessa bocca uscivano solo le grida di quelle creature.

Un'altra voce femminile nell'ombra, delle parole quasi sussurrate:
«Non arrenderti figlia mia, io credo in te

E, immersa nel tocco gelido di centinaia di mani che si aggrappavano lei, Sunshine alzò lo sguardo in direzione di chi aveva parlato. Vide una figura circondata da una luce dorata e una sensazione di benessere la avvolse. Riprese il controllo della sua mente, rendendosi conto di essere ancora nella Brughiera del Gran Consiglio.

Il Pegaso era rimasto immobile a osservare la fata sottoporsi a quell'orrenda agonia, mentre la vedeva contorcersi ad ogni respiro. Quando finalmente vide che gli spasmi stavano cominciando ad attenuarsi, si avvicinò intimorito alla ragazza.

«Sunshine, come ti senti?» Il tono era apprensivo. Non sapeva se l'incantesimo aveva influito il qualche modo sulla condizione mentale della giovane. Aveva visto troppo spesso maghi inesperti impazzire per aver abusato della magia oscura e sapeva che la stessa cosa poteva capitare anche alla fata. Era rannicchiata sul terreno in posizione fetale e le sue spalle si alzavano e abbassavano velocemente nel tentativo di immettere più aria possibile nei polmoni. Percepiva un forte odore di bruciato intorno a lei e le piante intorno alle sue ginocchia erano ridotte in cenere.

«Sto... Sto bene.» rispose Sunshine portandosi una mano al petto e continuando a respirare con fatica. Si sentiva sfinita ma anche confusa per quello che le era appena successo.

"Quella voce... Mi ha chiamata figlia." constatò. Non aveva mai conosciuto sua madre e di lei non aveva alcuna informazione. Nemmeno sua nonna sembrava saperne nulla o, forse, si era rifiutata di parlarne. Magari il viaggio a Jarthis le avrebbe dato l'opportunità di conoscere il suo passato, oltre che salvare Ninfea.

«Sunshine?» la richiamò alla realtà il tono ansioso del Pegaso. «Sì, eccomi.» rispose prontamente Sunshine alzandosi in piedi di scatto. Non avvertiva più bruciore al corpo e il dolore si era attenuato.

«L'incantesimo ha avuto successo.» le comunicò con fierezza il cavallo alato. I rami del Salice avevano ripreso vita e ora brillavano di un verde acceso, grazie alla sue linfa fatata. Sunshine si passò una mano sul viso, consapevole che I suoi occhi avevano assunto un altro colore.

«Come sono?» domandò curiosa.

«Ametista. Come la prima strega.»

SPAZIO AUTRICE

Questo capitolo è un po' di transizione, getta le basi per la missione che Sunshine dovrà compiere. Ha rinunciato temporaneamente(?) ai suoi poteri da fata quindi ora è una streghetta eheheh

Menzione particolare alla mia beta LaviniaSottoilnoce che mi aiuta tantissimo! Passate a leggere la sua storia❤️

GRAZIE A CHI LEGGE, VOTA O COMMENTA✨❤️

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