Sortilegio

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C'era una volta, in un regno molto molto lontano, una dolce fanciulla di nome Flora. Scordatevi le solite principesse delle fiabe: Flora era una ragazza come tutte le altre. Aveva i capelli scuri e crespi che non luccicavano al sole, non aveva un buon portamento, né un variegato vocabolario. Non si destreggiava nella danza e non attirava gli uccellini con le sue apprezzate doti canore.

Ogni giorno Flora faceva lunghe passeggiate costeggiando i dorati campi di grano e le immense distese verdi che circondavano il suo villaggio. Si fermava spesso lungo i sentieri a raccogliere la frutta dagli alberi e dai cespugli, che poi portava a casa. In una stanza nel retro che utilizzava come laboratorio artigianale, infatti, cucinava le marmellate, che confezionava e vendeva agli abitanti del paese.

Stava giusto preparando una confettura di albicocche quando sentì bussare alla porta.

"Flora, ci sei? Sono io, Gretel."

"Certo." le rispose andando ad aprire "Prego, entra pure."

Gretel era una delle sue migliori amiche. Al villaggio ogni tanto la prendevano in giro perché era grassa, ma era bravissima a raccontare le favole ai bambini e per questo era considerata la miglior babysitter del paese. Riusciva ad accudire anche i ragazzi più scalmanati, come le due pesti del fratello Hans, che era spesso in viaggio di lavoro con la moglie.

"Ciao Flora." La salutò l'amica "Siamo di nuovo rimasti senza scorte; ma sai, la tua marmellata di ciliegie è davvero squisita! Non è che ne avresti ancora?"

"Certo cara. Tieni pure." le strizzò l'occhio porgendole il vasetto di marmellata "Devi sapere che è anche la mia preferita!".

"Grazie mille." rispose Gretel porgendole alcune monetine.

"Vai a casa?" le domandò Flora, togliendosi il grembiule con i graziosi motivi a fiori di melo "Devo andare a comprare la farina: ti accompagno fino in piazza."

Le due fanciulle si avviarono a braccetto verso il centro del paese. Alla fontana, Gretel imboccò una viuzza che conduceva alle casette golose, mentre Flora si diresse verso il laboratorio di Mastro Fornaio. Suonò alla porta d'ingresso e le venne ad aprire l'Omino di Pan di Zenzero, che aiutava il fornaio nelle sue attività. La condusse nel retrobottega, dove un delicato profumo di pane in cottura le fece venire l'acquolina in bocca.

Uscita dal negozio con i sacchetti di farina che le servivano, la ragazza passeggiò fino al centro. Lì vide alcuni bambini giocare a campana mentre altri si rincorrevano sul prato sotto la grande torre dell'orologio. Erano solo le dieci di mattina: poteva concedersi un'altra pausa prima di tornare alle sue marmellate. Decise di andare a controllare i cespugli di more sul sentiero: forse qualcuna era già matura. Si diresse verso i campi dove i contadini erano impegnati con zappa e aratro. Si fermarono un attimo per salutarla e poi ripresero il loro lavoro.

Flora trovò i cespugli ed esultò: i primi due rami erano già maturi. Assaggiò una mora, era deliziosa. Gli altri rametti, però, erano acerbi e la maggior parte dei frutti aveva ancora un colorito verdastro.

A quel punto la fanciulla sentì un vento fortissimo soffiarle addosso. Proveniva da sud e portava aria calda e secca. Finita la raffica sollevò lo sguardo, ma non era preparata a quello che vide. Un'enorme tempesta di sabbia si stava avvicinando. Cominciò a correre insieme agli altri abitanti che scappavano. Si diresse verso casa, ma era appena riuscita ad arrivare in piazza, quando la sabbia scaraventò a terra chiunque trovasse sulla sua strada. Dopo qualche minuto il vento smise di soffiare, ma i granelli di polvere rimasero sospesi in aria e continuarono a muoversi come se fossero animati.

Venne interpellato il grande Mago Buono. Racchiuso nella sua enorme vestaglia color verdemare, agitò le mani in aria e sollevò tutta l'acqua contenuta nella fontana fino a farla diventare una colonna blu, che scagliò contro i granelli di sabbia. Si formò uno scudo di fuoco. Il mago allora spalancò i suoi enormi occhi azzurri e dichiarò:

"Una potente maledizione è stata lanciata su questo villaggio. La mia semplice magia non può nulla contro questo nefando sortilegio. Mi occorrono le bacche di pinomugo."

Si udì un mormorio nella gente che lo stava ad ascoltare. Erano un frutto molto raro in quelle terre. Egli riprese:

"Lo so, purtroppo le bacche di pinomugo si trovano solamente nel territorio delle Montagne di Fuoco, ma dobbiamo scacciare questo potente incantesimo di magia nera o per il nostro paese sarà la fine." Li guardò uno ad uno negli occhi, mentre l'acqua continuava a vorticare sopra le loro teste. Poi proseguì: "Tuttavia uno soltanto di voi potrà andare a recuperare le bacche." A quel punto l'acqua si spostò ai piedi di Flora, creando un cerchio di goccioline intorno a lei. "Flora, sei tu la prescelta. Non temere: il tuo cuore puro ti salverà. Ti raccomando solo: credi in te stessa."

Si girò, poi di colpo si fermò, cercò nelle sue tasche e si voltò nuovamente: "Ah, quasi dimenticavo. Tieni." concluse porgendole una chiave d'argento.

Non appena Flora la prese in mano, il mago sparì in una nuvola di vapore.

La folla la stava fissando, inquieta. La ragazza sentì il peso di quella grossa responsabilità tutto su di sè e scappò di corsa a casa, sull'orlo delle lacrime. Non sapeva nemmeno cosa fare, né dove andare. Una volta arrivata, chiuse la porta alle sue spalle e si lasciò cadere sul pavimento, esausta.


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