6 - È forse uno scherzo?

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Era pasata una settimana da quando ci fummo riuniti l'ultima volta nello scatinato di Jamal, da quando JP e McH, mi avevano dato l'ok per la realizzazzione del proggetto.

No, i loro nomi non erano lettere buttate al vento: il primo era semplicemente l'acronimo di JosephPaul; il secondo era un po' più complicato perché partiva dal suo nome di battesimo Christian con l'H per l'appunto aggiungendo il fatto che era bravo ha costruire tutto dal niente, ecco che arrivava immediato il paragone con MacGyver.

I miei due amici erano la cosa più simile a ingegnieri che avevo a disposizzione, mentre i calcoli li ebbe fatti la gegniale Annarè: che nessuno poteva batterla in matematica.

Jamal risolve il problema loggistico e io ho l'idea costruire una macchina del tempo.

Ha sedici anni, una figata pazzesca! Ma che dico???? Una figata pazzesca a qualunque età!

Passo ancora qualche giorno prima che Jamal mi telefona: «Yuri siamo pronti.» Aveva la voce rotta dall'emozzione.

Non stavo più nella pelle è mi precipitai a casa sua.

Erano tutti lì davanti a un ammasso di qualcosa ricoperto da un lenzuolo.

JP mi si avvicinò, sentii freddo lungo la schiena anche quando mi poggiò le mani sulle spalle per tranquillizzarmi «Sei pronto?»

Li guardai uno a uno: «Ragazzi ma siete seri? Funziona davvero?»

I loro sorrisi erano inequivocabili: soddisfazzione, inpazienza, curiosità.

«Ok, allora...» Li oltrepassai e afferrai il telo con mano tremante: «Uno... Due...» Non contai nemmeno fino al tre, tirai via è basta!

Lo stupore si impossessò del mio viso: «Ma che...?» Non capivo cosa stavo osservando. Sembra un insieme di rottami incastrati tra loro, saldati anche male, con cavi elettrici che penzolavano senza uno scopo.

Le loro risate mi arrivarono come un boato che mi colpisse le spalle, ho forse come un pugnale.

«Ma davvero ci avevi creduto?» mi chiese Annarè.

«Non si può costruire una macchina del tempo!» rincaro la dose H.

Le nocche sbiancarono attorno al lenzuolo che stringevo ancora tra le mani... Se solo quella era davvero una macchina del tempo, tornavo indietro e mi evitavo un bello scherzetto.

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Pesce d'aprile!

Ci avete creduto, eh? Mica mi sono rincitrullita! Ho l'orticaria per quanto non riesco a scrivere sgrammaticato!

Così, ecco a voi il testo corretto. Buona lettura!

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Era passata una settimana da quando ci eravamo riuniti l'ultima volta nello scantinato di Jamal, da quando JP e McH mi avevano dato l'ok per la realizzazione del progetto.

No, i loro nomi non erano lettere buttate al vento: il primo era semplicemente l'acronimo di Joseph Paul; il secondo era un po' più complicato perché partiva dal suo nome di battesimo, Christian, con l'H per l'appunto; aggiungendo il fatto che era bravo a costruire tutto dal niente, ecco che arrivava immediato il paragone con MacGyver.

I miei due amici erano la cosa più simile a ingegneri che avessi a disposizione, mentre i calcoli li aveva fatti la geniale Annarè: nessuno poteva batterla in matematica.

Jamal risolveva il problema logistico e io avevo avuto l'idea: costruire una macchina del tempo.

A sedici anni, una figata pazzesca! Ma che dico? Una figata pazzesca a qualunque età!

Passò ancora qualche giorno prima che Jamal mi telefonasse: «Yuri, siamo pronti.» Aveva la voce rotta dall'emozione.

Non stavo più nella pelle e mi precipitai a casa sua.

Erano tutti lì, davanti a un ammasso di qualcosa ricoperto da un lenzuolo.

JP mi si avvicinò, sentii freddo lungo la schiena, anche quando mi poggiò le mani sulle spalle per tranquillizzarmi: «Sei pronto?»

Li guardai uno a uno: «Ragazzi, ma siete seri? Funziona davvero?»

I loro sorrisi erano inequivocabili: soddisfazione, impazienza, curiosità.

«Ok, allora...» Li oltrepassai e afferrai il telo con mano tremante: «Uno... Due...» Non contai nemmeno fino al tre, tirai via e basta!

Lo stupore si impossessò del mio viso: «Ma che...?» Non capivo cosa stessi osservando. Sembrava un insieme di rottami incastrati tra loro, saldati anche male, con cavi elettrici che penzolavano senza uno scopo.

Le loro risate mi arrivarono come un boato che mi colpiva le spalle, o forse come un pugnale.

«Ma davvero ci avevi creduto?» mi chiese Annarè.

«Non si può costruire una macchina del tempo!» rincarò la dose H.

Le nocche sbiancarono attorno al lenzuolo che stringevo ancora tra le mani... Se solo quella fosse stata davvero una macchina del tempo, sarei tornato indietro e mi sarei evitato un bello scherzetto.

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Questa piccola storia è il sequel di una one shot che ho scritto per la sesta prova del contest "La libreria del Cappellaio Matto" di magicartist2018 che potrete trovare al seguente link:

https://www.wattpad.com/702880484-10-scellini-e-6-pence-insert-coin-choose-your

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