🎄Speciale Natale!🎄

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Interlude-In another universe

"Jules puoi spostarla più a sinistra?"

"Così?"

"Anzi...poco poco più a destra. Deve essere perfettamente simmetrica con tutto il resto, sennò si rovina ogni cosa! Ehi, senza che sbuffi! Guarda che ti sento e ti vedo, gli occhi non mi mancano"

Erano due ore buone che Jules e Lily se ne stavano intenti ad addobbare il loro appartamentino per festeggiare la prima vigilia di Natale trascorsa da soli, immersi nel romantico tepore del fuoco che scoppiettava nel camino e rigorosamente accompagnati da Carol of the bells, la canzone preferita di Lily quando si trattava di Natale.

Sì e no nel corso di quella giornata l'avevano ascoltata...
Una volta? Due? Tre?
No.
Sempre! E senza interruzioni, poi!

Jules non ne poteva proprio più di quella seppur sublime melodia, ma pur di vedere la sua Lily felice e radiosa, sognante nei suoi passi di danza improvvisati alla bell'e meglio, avrebbe sopportato di tutto.

In fin dei conti, cos'era quello che erano stati costretti a subire da tutta la vita in confronto ad una manciata di note ed archi ripetuti in loop in un salotto tempestato di lucine colorate, carta regalo e decorazioni natalizie?

Ebbene, ora lei se ne stava impettita e concentrata ad osservarlo posizionare una stella cadente in cima ad un albero di Natale che sprizzava rami dappertutto e gli rendeva impossibile eseguire i minuziosi ordini di lei per una resa, a detta sua, impeccabilissima.

A Jules sarebbe bastato persino un cespuglio con qualche pallina e bastoncini di zucchero preparati all'ultimo minuto e sicuramente di dubbia commestibilità per festeggiare insieme a Lily, ma lei aveva insistito che avrebbero dovuto trascorrere un Natale in grande, perfetto in ogni suo elemento, a partire dai tappeti a forma di omini di marzapane sorridenti, alle coppiette felici tra la neve racchiuse all'interno di palline di vetro, all' albero talmente imbottito da poter esplodere da un momento all'altro.

E non era solo grande.
Era enorme.

"Lily, ti rendi conto che un coso del genere non ci entrerà mai qui dentro? Vuoi farci schiacciare o...?" aveva esordito, quando il giorno precedente gli erano piombati degli uomini in casa e gli avevano scaricato non solo un albero che occupava quasi la metà della sala e sfiorava il soffitto, ma anche una sfilza di scatoloni su scatoloni traboccanti di ninnoli, elfi, lucine e chissà cos'altro ancora.
A bocca aperta aveva osservato i corrieri tirarlo su e fissarlo al pavimento, temendo e non poco per la loro incolumità e per il rischio di venire travolti da una valanga, se non di neve, di aghi e legno.

"Ma no, ti pare? Come sei melodrammatico! Hai visto che ci è entrato perfettamente? Se dobbiamo fare una cosa, dobbiamo farla bene! Eheh, che meraviglia!" mentre emetteva squittii gioiosi, l'aveva vista saltellare da un piede all'altro e poi verso gli uomini in evidente stato di allerta -se per lei o per l'albero o per il labirinto di decorazioni, non era dato sapere- nel suo pigiama a forma di renna.

"E chiudi quella bocca, sennò ti entrano le mosche!" aveva aggiunto, e la sua voce era risuonata chiara e squillante come quelle campanelle che aveva appeso un po' dovunque e persino sul collarino della sua omonima volpina.

Jules l'avrebbe trovata meravigliosa persino con un sacco di iuta, ma per il suo cuore tanta dolcezza era incontenibile.

Dio, quanto ti amo stellina mia.

Lo aveva pensato il primo giorno che l'aveva incontrata, tra le fronde di un salice incantato che gli aveva concesso quella piccola gioia della sua vita.
La più importante e magica di tutte.
Il suo per sempre.

Lo aveva pensato quando gli aveva avvolto intorno al collo, tra lacrime cristalline come i fiocchi di neve che volteggiavano su di loro e mani tremanti, rosse e screpolate dal freddo, una sciarpa verde da lei stessa ricamata e che da quel momento non aveva osato togliersi.
Portava ancora il suo profumo di rose fresche, di tristi ricordi e dolorose verità, ma anche di amori indissolubili e di destini baciati da luci ed ombre quali erano loro, sia nelle imperfezioni e fragilità che nei momenti migliori, quando si beavano l'uno dei respiri dell'altro e non esistevano che due ragazzi legati da storie e da stelle che avrebbero riscritto per riscattarsi da quelle che li avevano spenti quasi per sempre.
Ma non era forse dai cieli più oscuri che nascevano le stelle più luminose?

Lo continuava a pensare quando se ne stavano abbracciati tra le coperte a scambiarsi tocchi delicati come piume e a rubarsi baci dai mille colori e sapori, ognuno speciale ed unico a modo suo.
Proprio come loro.
Erano semplicemente Jules e Lily, un Astronauta ed un' Artista, due anime solitarie che avevano avuto la fortuna di riunirsi ed il coraggio di vivere un'avventura che nessuno avrebbe mai potuto sottrargli o abbandonare al silenzio.
Entrambi avventurieri, loro dovere era affidare se stessi ai ricordi del mondo, affinché dipingesse nei cieli la loro fiaba e sapesse che un tempo erano esistiti una bellissima, irraggiungibile rosa dagli occhi d'argento e dall'animo accecato dal lume della vita nelle sue infinite sfumature, e un principe che, invece, li aveva ardenti come quelli di un sole, ma dal cuore annegato nelle ombre e nel mistero.

A quei silenzi da riempire,
A quelle voci con cui sfamare,
Come può la nostra storia finire
Se possiamo ancora sognare?

Lo aveva pensato mentre si avvolgeva attorno al corpo un boa di piume arcobaleno dopo aver ringraziato in fretta e furia i corrieri per il loro servizio e poi gli era saltato addosso, cosicché piombassero esattamente sul domino di scatoloni che li avevano completamente sepolti in rapida successione.
E da cui avevano cercato di liberarsi rotolando sul pavimento e facendosi il solletico, comportandosi come quei bambini che non erano mai stati.

"Tu ora mi devi spiegare dove hai comprato tutta questa roba! E dove dovremmo sistemarla, poi?" aveva chiesto, attorcigliandole con le dita i boccoli rossi, morbidi e setosi, dopo aver ripreso fiato ed essersi accoccolati.

Lily aveva riso di gusto, incrociando le sue stelle con i suoi soli, e il caldo riflesso del fuoco non aveva fatto altro che aumentare i raggi di luce proiettati sulla sua figura, tremendamente adorabile nel suo pigiamino da renna.
Lui, invece, era stato costretto da lei ad indossare una felpa con un Babbo Natale intento a sollevare dei pesi a forma di pacchi regalo tra i ghiacci del nord.
"Per essere più macho, un vero uomo delle nevi!" si era giustificata, scrollando pigramente le spalle.
Ma, sotto sotto, sapeva che glielo avrebbe rinfacciato per mesi e mesi.

"Di questo non ti devi assolutamente preoccupare, Juju. Era una sorpresa e direi anche ben riuscita! Dovevi proprio vederti, la tua faccia era impareggiabile" lei gli aveva accarezzato con le nocche una guancia, attenta e delicata, sorridendogli in quel modo che riservava soltanto a lui.
Jules gliel'aveva agguantata e vi aveva stampato un bacio lieve come i secondi che stavano rubando a Tempo, invece alla disperata ricerca dell'ennesimo momento da infrangere.

Ma Tempo, stavolta, avrebbe potuto e dovuto aspettare.

Quello, di tempo, sarebbe appartenuto a loro soltanto per l'eternità.

Che fosse cascato pure il mondo, Jules non avrebbe mai permesso ad alcuno di portargliela via, né tantomeno di strappargli con la forza, le unghie e i denti la felicità e la serenità che lei gli trasmetteva, cucendogli nel cuore quei colori che ora li avevano circondati, riempiendo l'intero appartamento.

"E la mia faccia era...stupida o stupita?" con un sopracciglio sollevato e avendo giurato di averla vista arrossire al suo gesto, nonostante l'evidente tentativo di sviare la sua reazione e il suo respiro mozzato, le si era avvicinata a tal punto da far sfiorare i loro nasi, cosicché potessero deliziarsi dei rispettivi profumi.

"Lo vedi che quando vuoi sai usare il tuo senso dell'umorismo?" le energiche scosse del suo petto gli erano riverberate sin nel profondo dell'anima e quanto, quanto avrebbe voluto cristallizzare la sua allegria e farne tesoro qualora il Vuoto avesse avuto la meglio su di lui. "E comunque sì"

"Era stupida?"

"Era stupita, sciocchino!"

"Cambia solo una lettera, non è molto"

"E invece cambia tutto!"

Cogliendola di sorpresa, l'aveva presa e portata su di lui, posizionando le sue gambe ai lati dei suoi fianchi.
"Ti manca solo il naso rosso e saresti al completo, piccola volpe" puntandole un dito sul naso, aveva cacciato un gridolino, ridacchiando mentre si chinava sul suo volto con i capelli a far da scudo.

"Credo che basti tu a farmi arrossire, non credi?" gli aveva scoccato un occhiolino, rosea in volto e con quella miriade di lentiggini che di lì a breve avrebbe baciato una ad una.
"E oggi sono una renna, non una volpe!"

Jules le aveva timidamente sorriso, sommerso da un amore incontenibile per un'anima come la sua. Un'anima che stava imparando ad amare e ad essere amata a sua volta. Gli sembrava tutto così... troppo.
Non credeva di meritarselo.
Non lui che era sempre stato un disastro, un mostro rinchiuso nella sua gabbia di ombre, dolore e bugie ed incapace di trovare la pace ed il suo lieto fine.
Ma ci stava provando, pian piano, giorno dopo giorno, a capire cosa fosse davvero l'amore. Perciò, seppur in maniera un po' impacciata aveva lasciato che i suoi sentimenti parlassero e, per una volta, non rimassero in silenzio.

"Ti amo, Lily. Così tanto che credo di poter schizzare fino alle stelle e non tornare mai più indietro. Perché se l'amore fosse una stella o un pianeta, tu saresti sicuramente Venere. Possiedi una brillantezza tale da non essere paragonata a nulla e illumini il giorno, persino. Sei sempre...visibile, graziosa ed energica, e la tua presenza non fa che ricordarmi quanto sia fortunato ad averti e a poterti ammirare da vicino. Mi hai salvato la vita, piccolina."

D'altronde, solo Lily, la Bella, era riuscita ad innamorarsi di lui, la Bestia.

"Perché non aggiungi anche questo sul tuo diario?"

"Il fatto che tu sia sopra di me, vestita da renna, con i capelli adorabilmente in disordine e ormai inseparabile dal suo boa colorato, nonché la ragazza più bella di questo universo e oltre?" aveva azzardato, curioso, accarezzandole la schiena con lenti movimenti circolari che l'avevano letteralmente fatta sciogliere fra le sue braccia, o meglio, sul suo petto che chiedeva pietà per i battiti veloci e ritmati che martellavano senza sosta rischiando di farlo esplodere come una bomba ad orologeria.

"Beh, perché no! Merito di essere immortalata così! Quando ti capiterà di assistere ad un tale spettacolo?"
Sollevandosi di poco, si era indicata orgogliosa con entrambi i pollici e con un ghigno fiero in faccia, per poi ammorbidirsi e passare a disegnargli i contorni del volto, analizzandolo in ogni suo punto con sguardo preciso e indagatore.

Lo sguardo di chi stava studiando e tracciando la propria opera d'arte.

I suoi occhi, aveva notato con una stretta allo stomaco, avevano brillato d'emozione, e Lily, trattenendo lacrime e singhiozzi, lo aveva baciato e poi baciato ancora, fronte contro fronte e cuore contro cuore, riversando in lui ciò che non era riuscita a contenere con le sue, di parole.
Quasi sembrava le avesse perse.
Eppure, i suoi baci altalenavano tra l'intenso e il dolce, più forti di qualsiasi cosa avesse potuto dire.
Anzi, ad ogni schiocco di labbra, urlavano ti amo, ti amo, ti amo.

"La tua nuova stella potremmo essere noi due così, da soli, senza niente e nessuno a dirci cosa fare o come essere. Senza filtri e senza freni, senza paura e senza barriere a separarci, ma legati da..." sospirando pensierosa, dai suoi ricci era continuata a scendere, lasciandosi scorrere tra le dita la lana della calda sciarpa verde da lei realizzata, simbolo dell'unione dei loro destini e delle loro strade, delle loro anime e delle loro storie; "...da un amore che va ben oltre il semplice universo, Jules mio. E se tu non vuoi tornare indietro dalle tue stelle, allora portami con te e sii mio. Senza di te i miei colori sono monotoni e ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a vederli e a guidarmi quando sento che dipingere la mia vita non abbia alcun senso."

La voce spezzata.
Il respiro irregolare.
Il corpo tremante.
Lei, che lo guardava dall'alto come a vegliarlo, così reale da far male fra quelle parole sospese tra loro, fantasmi di un passato che avrebbero potuto condurre per davvero, stavolta, ad un finale degno di esser definito tale.

"E quel qualcuno sei e sarai sempre tu."

E poi si erano amati lì, distesi ed intrecciati a ghirlande, fiocchi di neve e stampe natalizie, lasciando collidere il suo sole e la sua luna e consapevoli che loro due, insieme, erano come una supernova: distruttivi e spettacolari nella loro esplosione, liberatrice di un'energia tale da far divenire la loro stella luminosa e splendente più di un'intera galassia.

Ora, invece, intento a coronare il loro maestoso albero, era lui ad ammirarla dall'alto di una scaletta, mentre lei girovagava senza sosta per la stanza alla ricerca di chissà cosa.

"Per quanto tempo hai intenzione di farmi rischiare la vita qua sopra? Mi sa che non dovevo offrirmi per questo compito..."

Lily roteò gli occhi, maliziosa, con le mani immerse nella neve finta che era finita...dovunque! Sul tavolino davanti al camino inghirlandato, sui morbidi divanetti rossicci ai suoi lati, sui davanzali delle ampie finestre che inondavano di luce l'intero spazio, riflettendovi il bianco delle pareti ora cosparso da lucciole colorate, all'interno di vasi e degli oggetti più disparati. E anche sulla volpina che, evidentemente soddisfatta del suo teatrino, li scrutava da sotto il suo cappellino natalizio, appollaiata comodamente su un pouf.
"Principino mio, questi sono i doveri di chi, come te, è alto un metro e due palazzi. Quindi, di conseguenza, non potevi non partire per questa missione di vitale importanza."

Lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo e Jules sbuffó, divertito e al contempo esasperato di poter letteralmente diventare una cometa da un momento all'altro.
Cioè cascata per terra.

"Aspetta aspetta..." fece poi, schioccando le dita e sgambettando tra gli ultimi scatoloni rimasti per dirigersi verso un'altra stanza. "Ah, eccola finalmente!"

Vittoriosa, mostrò la sua camera polaroid ricoperta di adesivi e, con un bel salto, si posizionó dinanzi a lui.
"Fai un beeeel sorriso" incoraggiandolo con un pollice all'insù, scattò la foto, mentre Jules fece del suo meglio far sì che quel ricordo restasse custodito nel migliore dei modi su quella pellicola che lei stava scuotendo con vigore, mettendola a fuoco.
"Perfetto! Sei stupendo Juju, potresti essere tu il puntale da tanto che brillano i tuoi occhi"

Jules scese dalla scaletta e si avviò verso di lei, avvolgendole un braccio attorno alla vita e stampandole un bacio sui capelli.

"Sai che non potrei mai, quel posto è riservato a te."

Lily si voltò, agganciandogli un braccio attorno al collo e alzando il capo per incrociare direttamente il suo sguardo.
Jules era cresciuto moltissimo ed effettivamente era diventato piuttosto alto e, per fortuna, non era più quello scheletro bambino che non riusciva a reggersi neanche sulle sue stesse gambe.
Quante cose erano cambiate da allora, troppe per essere elencate.
E Lily...Lily era sempre la stessa, irriverente e loquace ragazza che non riusciva a scollarsi dai guai e che gli arrivava fin sotto le spalle.
E con la quale si era riunito dopo anni trascorsi lontani, senza notizia alcuna di dove fossero o come fossero diventati.
Nonostante tutto e tutti, però, certi ricordi non potevano essere cancellati.

"Che romanticone!" esclamò, dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia.
Jules si sentì realizzato: era riuscito a far colpo! Allora era vero che alle ragazze piaceva la voce maschile più bassa ed ovattata, soprattutto sussurrata .
Sentendola fremere sotto di lui, non potè che elargirle un sorriso smagliante a trentadue denti, cosa che le fece chiazzare le guance e le orecchie di un rosso più acceso del suo maglioncino.
Come due magneti, non riuscirono a separarsi neanche per un millesimo di secondo, e quella frizzante tensione era palpabile, viva, pronta a scatenarsi e ad alimentare quell'atmosfera che si stava cristallizzando intorno a loro, aleggiando su ciò che avevano costruito insieme.
Tra cui il loro destino.

Lily, audace come sempre, lo stuzzicò, non dandogliela vinta e calando il colpo di grazia sulle loro labbra in prossimità di ultimare il momento.
"Bene, che ne dici di un bel selfie davanti alla nostra opera? Forza!"
Scostandosi da lui, che avvertì immediatamente il vuoto e l'improvviso distacco, gli consegnò la fotocamera e si posizionò davanti all'albero finalmente completo, con la sua stella, le ghirlande di rose arcobaleno e le volpine natalizie che si rincorrevano in diversi punti, per poi mettersi in posa con le dita a V.
Jules scattò, sorridendo all'obiettivo, ma non ebbe neanche il tempo di prendere la foto in uscita che Lily gliela tolse dalle mani e lo afferrò per il colletto della sciarpa, strappandogli un'esclamazione sorpresa.

"E ora..." iniziò con tono zuccherino, guidandolo indietro verso i divani vicini al focolare scoppiettante e alla volpe, i cui occhietti scuri riflettevano quelle fiamme che pareva stessero andando loro incontro, ma specialmente nella direzione di Lily, che brillava di una luce felina.

"C-cosa vuoi fare davanti a..." balbettò, ancora stupito, indicando con un cenno della testa il peluche giudicante.
Forse sarebbe stato meglio girarlo dall'altra parte.

"Non credo che a lei dispiaccia, non è la prima volta che..." insinuò, ammiccando, avvolgendosi il tessuto intorno alla mano e tirando leggermente, avvicinandolo a lei, trionfante nel vederlo andare a fuoco in tutti i sensi e irrigidirsi piacevolmente al suo gesto. I suoi occhi, immaginò, probabilmente divennero più densi del miele da cui erano paragonati da Lily, scuri come macchie solari. E, a giudicare dalla reazione della sua birbante aguzzina, aveva proprio ragione.

Non si gioca col fuoco, lo sai?
Se è per questo, non si vola neanche troppo vicino al Sole. Si rischia di cadere. Tu questo lo sai, invece?

"Lily!"

"Stavo scherzando!"

Jules le racchiuse il viso fra le mani, passandole un dito sulle bellissime lentiggini ruvide e fermandola poco prima che si accasciassero da dove, ne era più che certo, non lo avrebbe fatto alzare per un bel po'.
"Rimandiamo a dopo...questo?" disse, accennando prima a loro due e poi all'accogliente salottino retrostante.
"C'è qualcosa che vorrei proprio mostrarti"

"Oh? Cos'è?" chiese Lily, alzando un sopracciglio, curiosa di cosa avesse potuto interrompere la sua intrepida avanzata.

Jules, da bravo gentiluomo, le porse un braccio e le sorrise caldamente, nella speranza che ciò che avesse preparato fosse all'altezza delle aspettative.

"Il tuo regalo di Natale"

*ੈ✩‧₊˚༺☆༻*ੈ✩‧₊˚

"Jules tu sei pazzo" fu la prima frase che Lily sprizzò dalla sua bocca rosea non appena entró nel suo regalo.

Se l'era sentito dire molte volte, vero.
Ma solo da parte sua poteva essere un complimento.

"No no no no" continuó poi, toccando con mano l'arredo che Jules aveva scelto appositamente per lei, curandolo in ogni dettaglio.
Dire che fosse incredula era a dir poco riduttivo.
Difatti, era persino sbiancata non appena aveva aperto la porta, rischiando di svenirvici sopra.

"Dimmi che è uno scherzo. È...sensazionale! Ho sempre sognato uno studio del genere. Io..."

Ed era proprio uno studio d'arte il regalo di Jules per la sua Artista, messo a punto nel magazzino, prima abbandonato, accanto al loro palazzo.
Aveva riversato tutto se stesso nella sua realizzazione, per mesi e mesi, nel tentativo di renderlo quanto più vicino possibile alla personalità di Lily.
Dopotutto avrebbe dovuto rappresentare la sua seconda casa, quindi non solo doveva renderla accogliente, ma sua. Doveva urlare il suo nome non appena si fosse mosso un passo lì dentro; doveva contenere la sua essenza, il suo spirito libero, sopraffino e sperimentatore, alla costante ricerca di nuovi colori e nuovi soggetti da immortalare per sempre nelle sue tele; ma, soprattutto, doveva essere per lei una valvola di sfogo.

L'arte non rimaneva in silenzio.
L'arte parlava con le immagini.
L'arte strillava con le pennellate secche e intense o con spine d'ombra strette attorno alla gola o al cuore.
L'arte rideva con i suoi mondi onirici, colori accesi e paesaggi giocosi.
L'arte piangeva con colori freddi, tratti morbidi ma decadenti e soggetti persi non solo in luoghi desolati, ma nella loro stessa mente.
L'arte si adirava con i rossi accesi e le aguzze fiamme di un fuoco tagliente.

L'arte era sempre stata ben oltre tutto questo per Lily, un universo costantemente da scoprire e mai uguale al secondo precedente.
Sempre qualcosa di più.
Sempre qualcosa di meno.
Sempre qualcosa di nuovo.
Tutto scorreva e nulla rimaneva uguale.

"Dio, Juju, non dovevi. Non dovevi proprio" con le lacrime agli occhi tastò le tele di ogni forma e dimensione accuratamente poggiate sui cavalletti o riposte nell'armadietto nell'angolo in fondo, decorato con grovigli di rose rosse occupate da farfalle bianche.
Ampie vetrate percorrevano la parete opposta alle sue postazioni con tanto di alti sgabelli, offrendole così la possibilità di lasciarsi ispirare dal mondo circostante, pullulante di vita, cangiante ed unico in ogni momento.
Ma ciò che più la colpì e la fece restare di stucco, con entrambe le mani e la fronte poggiate al vetro che già iniziava a racchiudere i suoi respiri, fu la completa vista del profilo del loro salice, su per quella collina che era diventata il loro posto sicuro, nonché il loro C'era una volta.
In questo periodo festivo era decorato con sottili filamenti di luci che si accendevano ad intermittenza, mosse dal vento invernale che le faceva danzare nell'aria come tante, piccole lucciole.

Ancora più estasiata di prima, si mosse tra i tavolini stracolmi di una vasta varietà di taccuini, fogli di carta, colori, pennelli e tavolozze, analizzandone fattura e sfumature, resistenza e flessibilità.

E poi si era immobilizzata, formando una perfetta "o" con le labbra e sbattendo ripetutamente le lunghe ciglia.

L'aveva...lasciata senza parole?

Le pareti, completamente bianche, lasciavano spazio ad un'unica scritta che campeggiava sulla sua testa e sulle sue tele, vibrante nel suo neon bianco e aranciato, elegante nei suoi ghirigori.

Lilyttle Fox's Art Studio

"Come hai detto tu, lo avevi sempre sognato, no? Ed è mio dovere realizzare i sogni."

Si avvicinò, cauto, temendo di rompere quella magia che si era creata non appena aveva messo piede in quello che sarebbe diventato il suo studio personale.
Se...avesse voluto, ovviamente.
Se lo avesse mai accettato.

Lily rimase in silenzio, senza emettere alcun suono, con lo sguardo fisso sulla scritta che rifletté i suoi colori in quell'argento traboccante di desideri espressi che mai avevano visto la luce.
Non era neanche più sicuro se respirasse ancora o meno.

"Perché le pareti bianche, Jules?" una domanda secca, diretta.

Qualcosa non andava?

E poi ricordò.

"Io..." ebbe un groppo in gola, incespicando nelle sue stesse parole. "Ho scelto di lasciare le pareti bianche affinché tu potessi decorarle a tuo piacimento o divenissero la tua tela maggiore, dove avresti appeso i tuoi capolavori, immortalandoli per sempre al loro apice. Nulla avrebbe potuto competere con la tua arte, Lily. E...so che hai paura del foglio bianco, così come io ho paura dei cieli bui e senza stelle. Ma so per certo che tu sei forte e, come hai sempre fatto, riuscirai a trovare il punto di partenza e darti quella spinta necessaria a liberare la mente dai tuoi pensieri, sia i migliori che i peggiori. Perciò...ti prego, sii te stessa sempre. E non avere paura di creare, e donare la vita alla tua anima. Si sbaglia, vero. Ma si può cancellare e ricominciare. Sii forte, sogna e combatti, ricordi?"

Con la voce tremante, soprattutto per quell'ultima frase, una freccia scagliata dritta nel cuore, le prese il mento tra due dita, lo sollevò e asciugó quelle stelle cadenti che le scorrevano sulle guance, baciandole una per una ed evitando che si schiantassero al suolo.
Avevano lo stesso sapore della malinconia, vuota ma pulsante di dolore nel suo mesto abbraccio, ma anche della serenità, pacifica e appagata, gratificata di aver finalmente trovato la tranquillità che agognava.

"Lilyttle? Davvero?" ribatté, con la voce ancora impastata dalle lacrime e con una mano sulla sua, calda e rassicurante.
"Hai imparato i giochi di parole, principino?"

Non si arrendeva mai, eh?

"Non sono molto bravo, ma ci ho provato. Ho fatto finta di essere te"

"Fammi indovinare: Lily Fox sono il mio nome e cognome, ma hai aggiunto il little perché mi chiami sempre piccola volpe? Ammetto che Lilyttle è la cosa più adorabile che abbia mai sentito, sei geniale!"

"È corretto, sì" imbarazzato e sentendosi arrossire come un peperoncino alla vista di Lily che curiosamente aveva inclinato la testa come per scrutarlo meglio, abbassò lo sguardo, giocherellando nervosamente con la sua sciarpa. "Ti...ti piace? Vorresti che cambiassi qualcosa o...forse non te la senti"

"Stai scherzando spero! Perdonami per questo mio piccolo sfogo ma...come potrei mai rifiutare tutto questo? Tutto l'amore che mi hai concesso? Come potrei solo pensare di gettare nel cestino i tuoi sentimenti? Questo studio è un regalo per la vita. È il mio destino e tu lo hai realizzato. Hai dato voce ai colori della mia anima e non potrò mai ringraziarti abbastanza."
Lily si alzò in punta di piedi e gli scoccò un bacio, lungo ma casto, sulla fronte, accompagnandolo a gentili carezze rilassanti che lo spinsero ad affondare il viso nell'incavo del suo collo e ad immaginarla coperta di vernice dalla testa ai piedi, nella sua amata salopette e con i suoi nastri tra i capelli.

"Solo che..."

Jules si irrigidì. Allora c'era davvero qualcosa che non andava? Perché non lo aveva ammesso prima?

"...devo ammettere che mi hai battuta Shimmer, decisamente. Il mio regalo non potrà mai competere con il tuo!"

"Un regalo? Per me?" scattó verso l'alto in un millisecondo, strabuzzando gli occhi e quasi inciampando per la sorpresa.
O meglio, per lo shock.

Lily aveva...preparato un regalo per lui?

Jules si strinse involontariamente il maglioncino, all'altezza del cuore, dove riposava un lembo della sciarpa.
Da un momento all'altro, avrebbe potuto sciogliersi senza ritegno davanti a lei e, se solo avesse potuto entrare nel suo corpo e nella sua mente, avrebbe visto un tripudio di farfalle svolazzargli agitate dovunque, strette sul suo stomaco e sul suo petto pronto ad esplodere.

Un dono non era un semplice regalo.
Non se fatto da avventurieri come loro.
Un dono era una parte di sé che si desiderava condividere, un piccolo segreto speciale preso direttamente dalle stelle per la persona amata, la più fidata.

"Schiocchino, certo che è per te! Vieni, ti porterò...in una nuova galassia."

Detto ciò, dopo l'ennesimo bacio, lo prese a braccetto e lo trascinò allegramente indietro, lasciandosi alle spalle quel piccolo angolo di paradiso che, forse, avrebbero dipinto e costruito insieme.

*ੈ✩‧₊˚༺☆༻*ੈ✩‧₊˚

"Ecco...così! Sì, qui davanti"

Jules, guidato dalla voce e dalle braccia di Lily, tentò di farsi largo in quel buio che lei aveva calato su di lui non appena erano usciti dallo studio e ritornati a casa.

"Non avere paura, ci sono io qui!" lo aveva rassicurato, avvolgendogli la sciarpa attorno agli occhi e sfregandogli le braccia con fare protettivo.
"Ti faccio strada io, non ti lascio andare. Voglio che sia una super super sorpresona! Giuro che non ti faccio cadere."

Lui aveva ridacchiato nervosamente, aggrappandosi a lei come ad un'ancora e lasciandosi trasportare dal suono delle sue risate e delle sue mille parole che lo avevano aiutato a mantenerla come punto di riferimento, non facendolo sprofondare in quegli abissi che tanto temeva.

Jules aveva fatto amicizia con il buio sin da bambino, eppure la sensazione di soffocamento e smarrimento, la consapevolezza di non poter vedere, toccare, sentire, lo avvolgeva in una morsa di panico tale da farlo scivolare nel Vuoto, senza stelle e luce e circondato da spine che gli artigliavano la pelle e la gola, immobilizzandolo e indebolendo nel suo stesso territorio.

Aria. Aria. Aria.
Dov'era l'aria?

"Juju" aveva ripetuto, tranquilla, stringendogli la mano per confermargli la sua presenza e ricordargli che non era solo, "sono sempre, sempre qui."

E allora lui aveva ritrovato l'aria.
Aveva ritrovato la sua stella.
Aveva individuato la fine del tunnel e il Vuoto era sparito in una nube di fumo.

E il suo mondo era tornato a sorridere.

Lily lo aveva accompagnato su per le scale con un'attenzione disarmante e, dai continui cigolii, non aveva la più pallida idea di quante porte avesse aperto.
A meno che non ne avesse combinata una delle sue.
Sapeva solo che il freddo pungente dell'esterno, preparatorio per la neve -o così sperava, era stato sostituito dagli scoppiettii del fuoco e dalla musica che si librava attorno a lui, calda ed accogliente.

Poi, ad un tratto, si era arrestata.

Ora, ancora con la sciarpa a coprirgli la visuale, cercava a tastoni un indizio che potesse fargli intuire qualcosa, ma Lily gli aveva bloccato sui fianchi le braccia svolazzanti, schioccando la lingua in segno di protesta.

"No no mia piccola mosca cieca, abbi pazienza, ci siamo tra..."

Un ultimo cigolio.
Un'ultima spinta.
Un'ultima carezza sulle spalle.

"Tre...due...uno!" e in un soffio si liberò del buio, sostituito da...

Da...

Jules credette di morire.
E forse sarebbe stata la volta buona.
Ci mise diversi minuti per realizzare ciò che...la meraviglia che gli si paró davanti non appena Lily lo aveva lasciato esplorare, rimanendo dietro di lui in trepidante attesa di una sua reazione.

E proprio come aveva detto la sua volpina, esplorò, viaggiando tra quei corpi celesti che pendevano dal soffitto e lo sfioravano con fare ammaliante, come se lo stessero chiamando per pregarlo di rimanere con loro, di studiarli e avventurarsi tra mari, crateri, vulcani, ghiacci e orbite che si snodavano sopra, sotto e attorno a lui, seguendo una scia che li collegava gli uni con gli altri e li conduceva verso quel Sole che lo accecó nella sua incontenibile lucentezza.

Bruciava.

"Allora...ti piace?" la luce solare si allungò istintivamente verso la fonte che aveva dato la vita a quel...

"Planetario, Jules" completò Lily, dando voce, come sempre, ai suoi pensieri.
"Un planetario tutto per te e per le tue stelle."
E indicò la miriade di luci che sbocciarono dalla notte, coraggiose a rivelarsi nonostante le ombre che volevano estinguerle.
Ma loro, insieme, domavano la paura.
Loro, insieme, avrebbero fatto esplodere l'universo intero luna per l'altra.

"Un planetario per le tue avventure e per i tuoi sogni più profondi."
Gli posò una mano sul cuore, osservandolo tra lunghe ciglia che proteggevano i suoi occhi, uno specchio del cielo notturno.

"Un planetario per il mio amore, sconfinato come quell'universo che ho provato a realizzare qui, in minima parte. Siamo solo dei meri sospiri del mondo, dei granelli sparsi nel tempo e nel vento. Ho racchiuso i miei sentimenti qui, nella loro forma più pura. Volevo farti sentire ancora più a casa, proteggerti e creare un angolino dove svuotare la mente, per far sì che tu possa sentirti al sicuro qualora avessi dei momenti no. Qui il Vuoto non può raggiungerti, sai? Qui andrà sempre tutto bene."

Jules non riuscì a contenere le lacrime, né tantomeno il continuo ed incessante tremore alle gambe che lo costrinse ad accasciarsi tra i singhiozzi al centro di quell'universo che si era ristretto solo a loro due.

Erano sempre stati solo loro due.
Jules e Lily.
Sole e Luna.

"Va tutto bene...tutto bene..." lo cullò, accarezzandogli i capelli e asciugandogli quelle lacrime che, senza freni, donavano a quel mondo creato dal suo amore la sua storia e i suoi dolori, i suoi tormenti e la sua pace.
Lasciò che assorbisse ogni singola, minuscola goccia; che gli avventurieri lo ascoltassero e capissero che lui era lì, ad esporre ogni sua debolezza, ogni suo frammento rotto e sbagliato ed ogni suo desiderio infranto.
Eppure, con tanta, tantissima voglia di vivere e di riempire ogni suo spazio vuoto.

"Lily tu sei pazza" gemette, con la voce ancora rotta dal pianto, mentre accostava il viso a quelle fiamme che non gli avrebbero mai fatto alcun male.

"Hey! Non copiarmi le battute!" esclamò dolcemente, avvinghiandosi a lui in un intreccio di corpi, lacrime, cuori, anime, stelle e colori, un infinito di speranza.

Se la perfezione non avesse avuto un nome, di sicuro avrebbe portato i loro.

Jules la abbracciò così forte che temette di potersi fondere con lei -oh, quanto avrebbe voluto!- godendo di ogni singolo, minimo instante, in cui Lily lo baciò e lo stese sul pavimento, scostandogli i ciuffi ribelli dal volto e...venerandolo, come si faceva davanti ad opere maestose, miracoli ed incredibili bellezze.

Nonostante il cielo traboccante di stelle, lui avrebbe ammirato solo e soltanto lei.

"I tuoi occhi ardono, Jules. Continua a risplendere così sempre, okay? Non lasciare che alcuno li spenga mai" sussurrò commossa, rendendolo suo con ogni sguardo rubato e con tocchi lenti e spontanei, conducendolo in quell'universo nel quale si trovava in bilico, sospesa tra lui ed il cosmo che sospirava insieme a loro.

E Jules fermò quell'orologio che, inesorabilmente, scandiva nella sua testa i suoi minuti, i suoi secondi e le sue ore.
Avrebbe evaso Tempo solo per quella giornata.
Glielo avrebbe mai concesso?
Ne avrebbe pagato il prezzo?
Se avesse dovuto patire per la felicità, lo avrebbe fatto per secoli.
E se quello era l'unico intermezzo che Tempo gli aveva consentito, non avrebbe esitato a custodirlo per sempre, ad imprimerlo sin nel profondo assieme a colei che, nel bene e nel male, aveva amato ogni parte di lui, persino le sue cicatrici .

L'arte di chi soffriva e ne usciva vittorioso.

"Buon natale, principino. A tutti i per sempre che la vita ci riserverà."
Sfilando dalla tasca dei jeans un ramo di vischio, lo sollevò soddisfatta sopra le loro teste.
A separarli, solo qualche respiro.

"Buon natale, piccola volpe. A tutti i per sempre che la vita ci riserverà."

Annullando la distanza tra i loro corpi, si bearono di quei bellissimi ed unici cocci che li avevano separati ed uniti, spezzati e ricostruiti. Ma mai e poi mai sconfitti per davvero.
Mani e baci vagarono come comete tra quei pianeti e quelle stelle che li tutelavano dall'alto, assistendo ad un'unione che avrebbe scatenato intere galassie contro chiunque fosse andato loro contro e avesse osato ostacolare il loro destino.
Quando si raggiunse il culmine, l'apice della pressione, la loro stella esplose e così la notte, in una pioggia di luce che si riversò in tutta la sua potenza sui due avventurieri di ombra e di fuoco che avevano generato qualcosa di nuovo.
Qualcosa di bello e speciale.
E che poi si erano assopiti, tra il calore della loro pelle, ansimi e anime in fermento, colme di piacere e di gioia, come quei sogni in cui presto si sarebbero incontrati.

Se fosse giunto il giorno del "Finché morte non ci separi", Jules sapeva che anche nella morte avrebbe continuato a vegliare su di lei, amandola oltre i confini di qualsiasi universo esistente.
Come potevano due anime destinate a stare insieme separarsi così e dimenticarsi?
La morte non era altro che un pretesto per ritrovarsi e amarsi ancora più che in vita, un modo per dimostrare quanto certi sentimenti non potessero essere smorzati neanche alla fine del mondo, quando Tempo avrebbe cessato di scorrere e di esistere.

"Io mi ricorderò di te. Per sempre. In questa vita e in ogni altra che verrà."

Ma questa...beh, si trattava solo di un'altra, lontana storia.


☄. *. ⋆ Angolo autrice ☄. *. ⋆

Buonsalve a tutti avventurieri! Come state? Come state trascorrendo queste vacanze? Mi auguro bene :D♥️
Io sto studiando per la sessione e sono stanchina😭.
Ci tenevo molto a scrivere questo piccolo speciale natalizio con Jules e Lily cresciuti, in un universo tutto loro🎄❤️‍🩹
Spero tanto che vi piaccia! :D
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, lasciatemi una 🌟 e...alla prossima avventura!🦊🌟🌹

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