CAPITOLO 13 Chi è Maggie?

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La luce del sole, che già stava filtrando dalle tapparelle, aveva aiutato Sarah a muoversi nella zona giorno senza dover accendere l'interruttore e, cercando di fare più piano che poteva, i cassetti e le ante dei mobili erano stati da lei delicatamente accompagnati nella fase di richiusura.

Pronta per uscire, scrisse qualcosa su un post-it e si sentì soddisfatta di aver preservato il silenzio del primo mattino; afferrò la borsa da sopra la sedia di cucina e non poté evitare che il mazzo di chiavi, dimenticato sotto di essa, fosse trascinato a terra. Si irritò per l'imprevisto tonfo metallico e lanciò un'occhiata al divano letto. Martina, che aveva dormito là, corrugò la fronte un attimo prima di dischiudere gli occhi in due piccole fessure.

<<Buon giorno Martina. Scusa se ti ho svegliata.>> le sussurrò Sarah, dispiaciuta.

<<Buon giorno.>> contraccambiò lei, con voce roca <<Stai già uscendo?>>

<<Sì, vado al lavoro.>> le rispose lei, mentre raccoglieva le chiavi dal pavimento.

<<Mi hai lasciato il tuo numero di cellulare?>> le domandò, mettendosi seduta.

<<No, vorrei evitare di lasciare delle prove.. Tu aspettami qui.. In frigo prendi tranquillamente tutto quello che ti va. Ma non uscire per nessun motivo: nessuno deve sapere, giusto?>>

<<Giusto.>> ne convenne anche lei <<Ti aspetto per pranzo? Posso cucinare, sai?>>

<<E' carino da parte tua, ma di solito pranziamo in ufficio.. sai, il lavoro è così tanto.>>

<<Capisco.>> e lasciò andare un lungo sbadiglio.

<<Puoi guardare la tv..>> le suggerì Sarah; e pensando a tutte quelle ore che sarebbe rimasta da sola, le sembrò quasi di abbandonarla.

<<Non preoccuparti anche di questo, Sarah.>> replicò lei, come se le avesse appena letto nel pensiero <<Starò qui buona buona ad aspettarti. Stai già facendo tanto per me!>>

Sarah, con le chiavi di macchina in mano, esitava a uscire.

<<Bè, che aspetti? Ora va' o farai tardi!>>

Guardò la ragazza con gli occhi di una sorella e la mente volò alla sua Emma: non la vedeva ormai da quindici anni e non aveva saputo più niente di lei. Si domandò se Martina, prima di scappare di casa, avesse mantenuto i contatti con tutta la famiglia Bruni; in tal caso avrebbe potuto raccontarle qualcosa di loro. E con il nodo alla gola uscì dall'appartamento costringendosi a pensare unicamente al lavoro e alla risoluzione del caso che, per giunta, si andava complicando. Sapeva che conoscere già l'assassino, tenerlo nascosto nel suo appartamento e continuare a indagare senza far trapelare niente, avrebbe potuto mandarla nel panico e questo la spaventava. In una situazione del genere era necessario restare lucidi.

Quella mattina New Scotland Yard aveva la stessa vitalità di una comunità di api operose: agenti coi fascicoli sotto braccio che si incrociavano lungo i corridoi, telefoni che squillavano a tutto spiano e corrieri che inondavano di posta l'ufficio dell'Ispettore Capo.

Era il frutto del lavoro che, nei giorni precedenti, la detective Bruni e l'agente Bennett avevano svolto coi mass media. Da qualche giorno infatti i giornali e i notiziari televisivi avevano cominciato a sollecitare i cittadini europei a guardare tra le foto e i filmati della loro vacanza a Londra, effettuata nella prima settimana di ottobre. In molti stavano rispondendo: alcuni chiamavano per ottenere informazioni su come far arrivare, in modo sicuro, alla polizia metropolitana di Londra il materiale richiesto, mentre altri avevano già spedito le buste con le pendrive e con le foto al loro interno.

Crow rovesciò sulle scrivanie di tutti e quattro i poliziotti un bel po' di roba da esaminare: <<Ci sono foto e chiavette per tutti!>> disse. La giornata si annunciò dunque piuttosto lunga e tediosa, ma una volta superato lo sgomento iniziale, tutti accettarono il "supplizio" e si misero diligentemente al lavoro.

Qualcuno preferì cominciare dalle fotografie mentre qualcun altro dai filmati.

<<Non so voi, ma io ho bisogno di una pausa!>> sbottò, O'Connor, dopo quattro ore di lavoro ininterrotto; premette i palmi delle mani sul bordo della scrivania e con una lieve spinta lasciò che la sedia con le rotelle lo allontanasse di poco dalla sua postazione; allungò le gambe e reclinò la testa all'indietro, per poi esclamare, esausto, <<Ne avrò guardati più di cinquanta!>>.

<<Sì, anch'io non ne posso più!>> si accodò la Bruni, drizzando la schiena e facendo due circonduzioni complete della testa, verso sinistra e poi verso destra, per sciogliere i muscoli del collo.

<<A me è toccato perfino qualche genio>> brontolò l'agente Taylor <<che invece di copiare soltanto i frame che ci potevano interessare, ha mandato il video integrale: cinquanta minuti di filmato quando Oliver compare per soli due minuti, vi rendete conto?>>.

<<Oh, povero Greg!>> ci scherzò su, la Bennett, dalla scrivania a fianco.

Ma a giudicare dall'espressione increspata dell'agente Taylor, forse, non l'aveva presa come una manifestazione di benevola comprensione e, probabilmente, se non fosse stato interrotto, le avrebbe replicato qualcosa di non troppo gentile.

<<Trovato nulla?>> Crow aveva appena terminato di esaminare la parte dei filmati che si era accollata.

<<Nei miei filmati si riconoscono sia Oliver che la donna bionda che lo accompagna>> rispose O'Connor <<ma sfortunatamente le immagini sono inservibili: o perché la coppia è troppo lontana o perché le angolazioni, da dove i turisti hanno ripreso, non sono in grado di darci il volto intero di Maggie.>>

<<È così anche per me.>> disse l'agente Bennett <<Alle volte è ripresa di spalle oppure sono troppo lontani..>>

<<Neppure le inquadrature delle foto ci sono d'aiuto.>> affermò la Bruni.

<<E lei, capo?>> domandò Taylor.

<<Niente di sufficientemente nitido.>> rispose lui e, osservando i loro volti stanchi, aggiunse <<Non molliamo la speranza, però. Fate una pausa e riprendete dopo pranzo.>>

<<Grazie Capo!>>

Due agenti di pattuglia gli avevano gentilmente portato il pranzo. Non era la prima volta che accadeva una cosa del genere: quando il lavoro si faceva più impegnativo del solito si davano sempre una mano.

Taylor addentò, famelico, il suo panino al prosciutto e formaggio. Il palato ancor prima dello stomaco ne gioì di gusto e l'agente si lasciò andare a un sospiro di piacere. Tutto quel lavoro gli aveva messo una gran fame; ci bevve dietro un sorso di Fanta e si tuffò nel morso successivo.

La Bennett, curiosa di conoscere il livello di gradimento dei poliziotti che avevano prestato la loro immagine nell'operazione di adescamento dell'assassina, con una mano teneva il suo tramezzino e con l'altra faceva muovere il cursore su MeetMeSoon. Fu così che tra un morso e l'altro vide che gli agenti David Wellmore e Robert Keynes si contendevano diversi like; ripensò alla scommessa che aveva sentito girare per i corridoi della Met e la cosa la fece sorridere. Subito dopo si guardò in giro per vedere se i colleghi si fossero accorti dei suoi sorrisi maliziosi. Fortunatamente ciascuno era assorto nel proprio mondo; uscì dal sito e, con più serietà, pensò invece che i poliziotti sotto copertura non dovevano esser stati ancora contattati da Maggie altrimenti l'Ispettore sarebbe già stato allertato.

La detective Bruni con i piedi sulla scrivania, se ne stava a fissare la lavagna, ormai stracolma di foto e annotazioni, piluccando svogliatamente il suo panino. Del resto, come avrebbe potuto avere appetito se lo stomaco era così oppresso dalla preoccupazione per Martina?

<<A questo punto potremmo anche scagionare del tutto Miss. Gray.>> disse ad un tratto Sarah <<Sebbene abbia avuto dei comportamenti non troppo innocenti nei confronti di Oliver, abbiamo ormai le prove che non sia stata lei a commettere l'omicidio: il DNA presente sul suo kleenex non combacia con il DNA estratto dall'unghia.>>

<<Ma il DNA sul capello, ritrovato sul guanciale di Oliver, combacia perfettamente con quello di Meghan Gray.>> disse Thomas, con la bocca piena.

<<Questo conferma solo che Meghan andava più volte dall'ex fidanzato come ci ha raccontato Mrs. Robinson, la vicina di casa, e noi sappiamo che lo faceva per coglierlo in flagrante.>> replicò la Bruni <<Ma a parte i reati di stalking e di violazione di domicilio, non abbiamo altro su di lei.>>

<<Direi di non perderci altro tempo! Concentriamoci piuttosto su Maggie e cerchiamo di attirare allo scoperto anche le altre donne.>> disse Crow in tono perentorio, poi si avvicinò alla scrivania di O'Connor e di colpo gli domandò <<A che punto siamo con la competizione di Bodybuilding, detective?>>

<<A buon punto, direi.>> disse lui, quasi strozzandosi col boccone <<Con l'aiuto dell'agente Taylor, abbiamo cercato un evento che potesse fare al caso nostro e la fortuna ha voluto che per il 4 novembre, non lontano da Londra, nel teatro di Leatherhead, stiano giusto organizzando una competizione.>>

<<Ottimo! Abbiamo i nomi degli atleti che parteciperanno?>>

<<Ancora no.>> rispose tranquillamente Thomas, ma quando le rughe di "Sir Pause" cominciarono a incresparsi sotto i suoi occhi, si affrettò ad aggiungere una sorta di giustificazione <<Le iscrizioni chiudevano oggi; sono rimasto d'accordo che ce li manderanno domani.>>

Spesso chi lavorava con Crow si chiedeva se fosse davvero nato "stronzo" e perciò provasse un sordido divertimento nell'incutere timore di sé ai suoi subordinati, amasse arrivare alle spalle delle persone per il sadico gusto di vederli sobbalzare e impostasse la gola apposta per ottenere quel ringhio gutturale con cui dava gli ordini oppure erano state le vicissitudini della vita insieme al duro lavoro in polizia - sempre a fare i conti con delinquenti e criminali - a renderlo così burbero e scostante.

<<Bene, ma se domani mattina non vedi nulla tu richiama l'ente organizzatore.>> gli disse fissandolo negli occhi <<E quando ci andrete a parlare di persona, tu e Taylor, fate in modo che capiscano bene l'importanza della cosa: abbiamo bisogno di una piena collaborazione e assoluta discrezione da parte loro. Lo stesso vale per i Bodybuilder. Intesi?>>

<<Intesi, Capo!>> obbedirono i poliziotti.

<<Gli atleti dovranno essere a nostra disposizione e riferirci, se e quando, una o più donne mostreranno un particolare interesse nei loro confronti: se gli lasceranno un numero di telefono o altro. Insomma, per qualsiasi motivo di contatto ci dovranno chiamare.>> precisò l'Ispettore.

Sarah stava ripercorrendo col pensiero il racconto di Martina e cercava di visualizzare le azioni con cui le Veneri "difettose" avevano sacrificato un corpo umano per la loro sopravvivenza.

<<Se lei è d'accordo, Capo,>> disse la detective Bruni <<ritornerei al London Eye per ricostruire la dinamica dell'omicidio.>>

Sulla base degli elementi di cui erano entrati in possesso, l'Ispettore Crow ritenne sensato tentare una ricostruzione dell'evento anche oggi stesso; sebbene dovessero finire di esaminare i filmati e le foto dei turisti, non era necessario impegnare tutta la squadra nel medesimo lavoro.

<<Va bene.>> Crow accolse dunque la richiesta; e, raggiungendo il detective con lo sguardo, ordinò <<Va' con lei, O'Connor! E tornate con delle nuove risposte!>>

Per niente lieti di quella decisione, gli agenti Taylor e Bennett, ai quali sarebbe toccato visionare del materiale aggiuntivo, lanciarono eloquenti occhiatacce ai detective che si apprestavano a lasciare l'ufficio.

Dal primo sopralluogo tecnico in cui si erano concentrate le operazioni di prelievo e repertazione delle tracce lasciate dall'autore del crimine e quelle di rilievo fotografico, per cristallizzare la presenza e l'ordine spaziale degli oggetti, erano passati dodici giorni. La Scientifica aveva fornito la Met di quelle tessere che si potevano ricavare dall'analisi degli elementi prelevati dalla scena; ma rimontare il puzzle toccava alla squadra di Crow.

Grazie anche alle informazioni pervenute dalla Polizia investigativa italiana, l'unità di Scotland Yard aveva elaborato ipotesi abbastanza consistenti che attendevano ora di essere testate sul posto.

Attraversato il ponte di Westminter, Sarah Bruni, alla guida della sua Ford Fiesta bianca, stava ora percorrendo Westminster Bridge Road. Martina le si era piantata nella testa come un'ascia su un tronco di legno nell'intento di spaccarlo a metà. Thomas la osservava in silenzio nel rispetto di quella richiesta che la collega gli aveva espresso non appena si erano seduti nell'auto <<Ti prego, Tom, non fare domande. Ho bisogno di riflettere in questo momento. Almeno fino a quando non arriviamo al London Eye sta' zitto, ce la fai?>>

Sulla York Road la detective voltò a sinistra, in Chicheley Street, attraversò Belvedere Road e parcheggiò sull'area lastricata dei Jubilee Gardens. Il muso dell'auto sostò a pochi centimetri dalla fila dei dissuasori in cemento che stavano a delimitare la zona pedonale.

Il Millennium Wheel si ergeva maestoso di fronte a loro. Per qualche secondo la Bruni lo guardò come il gigante stava guardando lei: muto e immobile. Poi s'incamminò, insieme al partner, sull'ampio corridoio che si era venuto a creare tra la fiancata dell'enorme edificio barocco edoardiano, il County Hall, e la doppia fila di faggi, schierati alla loro destra come bravi soldati sull'attenti.

Il cielo plumbeo aveva gettato le sue ombre grigie su una delle attrazioni più amate dai turisti. L'allegria e la vivacità dei bambini quando si rincorrevano nei giardini, lo stupore negli occhi dei visitatori, di ritorno dall'incredibile volo sulla capitale, e l'entusiasmo con cui gli artisti di strada sapevano esibirsi, sembrarono esser stati inghiottiti dal nulla. Dalla sera dell'omicidio l'imponente ruota panoramica aveva mantenuto quell'aria desolata che spesso si ritrova nei luoghi abbandonati: le fasce gialle e nere della polizia, messe a delimitare la zona interdetta ai curiosi, avevano reso quel tratto della Queen's Walk un vero deserto.

Sarah si girò verso il collega e con una punta di orrore disse: <<Non sembra anche a te che il tempo si sia fermato, sulla riva sud del Tamigi?>>. Lui serrò le labbra in un triste sorriso e non poté che darle ragione.

Superarono la pedana antistante il London Eye e salutarono i due agenti in uniforme che piantonavano la capsula Cupido; mostrarono il loro distintivo e varcarono la soglia.

Fino a quel momento Thomas osservò l'accordo di non chiederle niente sul motivo per cui fosse così tormentata, ma adesso non sopportava più di vederla in quello stato e decise che era il momento di fare qualcosa per farle tornare il sorriso. Vero, un uomo era stato brutalmente ammazzato; e altrettanto vero, il suo carnefice era ancora libero di uccidere di nuovo. Tuttavia, lasciarsi coinvolgere troppo non avrebbe giovato a nessuno: per dare maggiore lucidità ai pensieri sarebbe stato meglio mantenere le giuste distanze.

Ebbe un'idea.

<<Sono le ore diciotto del 6 ottobre ed io, Oliver, sono eccitato all'idea di passare una romantica fuga d'amore con la bella Maggie>> esordì lui, con il tono di chi si mette a raccontare una favola. Con fare seducente si avvicinò di più alla collega, allungò una mano verso la sua tempia e sussurrò <<della quale mi sono follemente innamorato.>> mentre le faceva credere, accarezzandole dolcemente l'orecchio, che una ciocca di capelli fosse andata fuori posto.

<<Piantala, Tom! Sii serio.>> disse, svincolandosi dal suo tentativo di cingerla con un braccio per la vita <<Cerchiamo di ricostruire la dinamica dei fatti, perfetto, ma che Oliver fosse o no innamorato non è rilevante.>>

La Bruni capì che Thomas ci stava riprovando con lei e, sebbene la cosa non le dispiacesse, fece di tutto per riportarlo a un comportamento più professionale. Erano tornati sul luogo del crimine per verificare le loro teorie e accertarsi che gli indizi resistessero alle obiezioni, che non fossero interpretabili e che confluissero nella stessa direzione; e questo non era un gioco. Non erano ammesse distrazioni: tutti i loro sensi sarebbero dovuti essere concentrati nel cogliere le corrette relazioni di ciascuna prova indiziaria con tutto il resto o non sarebbero mai diventate prove giudiziarie. Lei non era davvero tornata lì per farsi corteggiare.

<<Hai ragione.>> disse lui, molto lentamente <<Ma se ti guardi attorno non puoi negare che ogni cosa sia stata messa con l'intenzione di evocare un certo tipo di atmosfera, preludio dei successivi momenti di intimità.>>

Il rosso scarlatto della passione era sparso ovunque - sulle rose, sul tappeto, sull'apparecchiatura del tavolo - e, insieme al velluto porpora del divano e delle poltroncine, non facevano che disporre i sensi all'amore. Non potendo controbattere, la detective Bruni si diresse quindi al bancone bar e provò a dare un seguito alla narrazione di Thomas.

<<Mi sono seduta sullo sgabello e tu mi hai versato un drink.>>, il collega corse a posizionarsi dietro il bancone, <<Ci siamo intrattenuti, bevendo mezza bottiglia di Sherry e parlando un po' di noi.>>

<<Ci siamo poi spostati per ammirare la capitale nella sua seducente veste notturna>> dopo aver preso la sua mano Thomas l'aveva accompagnata verso le pareti di vetro.

Per proteggere la coppia da occhi indiscreti, l'intera capsula era stata tappezzata di adesivi a forma di cuore fino a circa un metro e mezzo d'altezza ma sopra quelli si poteva ancora osservare il bel panorama.

<<Sulle note sensuali del Beat Romantico Trap ti ho accolto tra le mie braccia..>> proseguì lui, portandola davanti a sé; improvvisò quindi lenti movimenti sul posto <<..trasportati dalla musica siamo rimasti a ondeggiare per un po'.>>

Sarah si arrese alla romanticheria del collega: interpretando la parte di Maggie approfittò di quell'abbraccio che, fuori da quel contesto, sapeva che non avrebbe dovuto accettare. Fingendo ancora di ballare, si trattenne qualche istante a osservare la luce che i suoi occhi verdi oliva emanavano quando lui la guardava e, debolmente, seppe dire soltanto: <<Potrebbe essere, Tom, ma andiamo avanti, ti prego, arriviamo al punto.>>

<<D'accordo!>> esclamò lui all'istante, facendo scuotere Sarah da quell'innamoramento in cui lentamente stava marinando; la condusse al tavolino, sfilò una delle due poltroncine e con galanteria la invitò a sedersi <<Ci è venuto appetito e abbiamo soddisfatto il palato con gamberetti, salmone e trota affumicata, accompagnati da un buon vermouth bianco.>>

L'atteggiamento assunto da Thomas nel narrare la probabile successione degli eventi diventò per Sarah sempre più seducente. La tenerezza dei suoi gesti, la sensualità della sua voce e quelli sguardi, tanto penetranti da farla sentire nuda ancor prima che lui la spogliasse, stavano diventando un dolce tormento. Ogni volta che gli occhi languidi di Thomas si immergevano nei propri, Sarah vedeva le pupille di lui dilatarsi; e quel desiderio se ne stava lì, pazientemente sospeso, in attesa di una risposta positiva da parte di lei.

<<A seguire: dolce, Champagne e un brindisi a noi due.>> O'Connor, in procinto di mimare il gesto, sollevò un pugno all'altezza del petto e esortò la partner a fare lo stesso <<Cheers!>> disse, scrutando gli occhi di lei <<E poi...>>.

Altro imbarazzante momento: il respiro, il cuore e la mente sospesi nel tempo indefinito di una decisione da prendere. Sarah restò sullo sguardo di lui e inconsapevolmente protendeva verso quelle labbra, che d'un tratto avevano smesso di parlare nella buona speranza di poter fare altro.

Fu lo starnuto di uno dei due piantoni a decidere per loro. La Bruni uscì dalla trance e si centrò sul posto dove erano; con un po' di disagio, provò a raccontare cosa poteva essere accaduto successivamente: <<I bicchieri sono di nuovo colmi e ridiamo per qualche storia divertente che ci siamo detti.>>

<<Altro Champagne..>> continuò Thomas con una giusta dose di malizia <<I baci si fanno sempre più coinvolgenti. La bottiglia è ormai vuota. Sentiamo il bisogno di metterci comodi e il divano è là, proprio per questo.>>

<<Sì, ma prima dell'ultimo bicchiere,>> lo frenò, Sarah <<approfittando di un tuo momento di distrazione, nello Champagne ti metto la "Special K", come la chiamano in gergo i frequentatori di discoteche.>>

<<Giusto, questo passaggio è fondamentale.>> ne convenne O'Connor, prima di proseguire la narrazione <<Ci liberiamo dei vestiti, per dare alla creatività dei baci e degli accarezzamenti piena libertà di esprimersi; il desiderio aumenta ed è piacevole, ma allo stesso tempo qualcosa non va nella mia testa. Dopo circa quindici minuti non sono più padrone del mio corpo.>>

<<Vedo il tuo stordimento>> continuò lei <<e attendo il tuo massimo livello di eccitazione. Quando stai per arrivare affondo i miei denti nel tuo labbro inferiore e strappo con forza.>>

Thomas immaginò così bene quel dolore che da lì in poi preferì uscire dal gioco di ruolo. Fingere di essere Oliver e Maggie nella parte romantica della storia era stato divertente e strategico, per tentare di sedurre Sarah, ma ora immedesimarsi troppo nella parte di chi sta per essere ucciso e vedere la propria partner nelle vesti dell'assassina, sarebbe stato, oltre che macabro, assolutamente improduttivo al raggiungimento del suo obiettivo.

<<Perché Maggie avrebbe morso Oliver in quel preciso momento?>>

<<La coroner mi ha detto che al momento dell'eiaculazione il sangue è molto ricco di testosterone, perciò ho pensato che la Venere lo sapesse e avesse voluto agire in quel preciso istante.>> spiegò la detective Bruni.

<<Plausibile.>> commentò lui <<Perciò, in preda a quel dolore, Oliver avrebbe voluto urlare e lottare per scaraventarla via; ma non ci è riuscito perché il corpo non rispondeva più ai suoi comandi. È rimasto inchiodato lì a farsi vampirizzare, ancora vivo.>>

<<Povero Oliver.>> si rattristì Sarah.

<<Morirà intorno alle 20:00.>> ricordò Thomas.

<<Un'ora più tardi i vigilantes dell'ultimo turno, 18:00-21:00, avrebbero fatto scendere tutti i passeggeri.>> rifletté Sarah <<Come avrebbe fatto l'assassina a dileguarsi? L'unica via di fuga qua dentro non può che essere la medesima della via d'accesso.>>

<<Appunto!>> rafforzò O'Connor <<Come avrebbe fatto a scendere da sola senza destare sospetti? I vigilantes sapevano che la capsula Cupido era stata affittata per tre ore e alle 21:00 sarebbero dovuti uscire entrambi.>>

<<La toilette!>> esclamò Sarah, all'improvviso.

<<Ne hai bisogno proprio adesso?>> domandò Thomas.

<<No, che dici!>> e ridacchiando per il malinteso, cominciò a spiegare la propria teoria <<Stavo pensando che forse Maggie, appena dopo aver ucciso Oliver, potrebbe essere scesa col pretesto di andare in bagno.. In ogni capsula c'è un interfono con connessione Bluetooth con cui poter comunicare in qualsiasi momento con gli addetti.>>

<<E' una possibilità.. ma perché i vigilantes non ce l'avrebbero detto?>> obiettò lui.

<<Le persone si dimenticano di tante cose.. E se la polizia non fa le domande giuste per aiutarli a ricordare, non è tutta colpa loro. Giusto?>>

<<Vero, ma eravamo anche ai primi interrogatori, quando si brancolava nel buio più completo. Ricordi?>> ci tenne a sottolineare, Thomas .

<<Appunto per questo dovremmo risentirli; gli avevamo detto di rimanere a disposizione. Se confermassero questa ipotesi, la killer avrebbe avuto tutto il tempo di allontanarsi indisturbata.>>

<<Sarebbe potuta ritornare all'appartamento di Oliver>> teorizzò O'Connor <<ripulire ogni sua traccia.. e farci anche credere che nel delitto fosse coinvolta la ex fidanzata?>>

<<Non credo che Oliver le avesse dato le chiavi!>> obiettò la Bruni <<La conosceva da due settimane..>>

<<Oppure...>> O'Connor immaginò un'altra opzione <<i due si incontravano soltanto a casa di lei! Ed ecco perché non v'è alcuna traccia nell'appartamento di Oliver.>>

<<Sì, Sì, ma restiamo ancora nel mondo delle deduzioni logiche! Non abbiamo ancora niente di concreto per capire chi sia Maggie.. Mhmm che rabbia! Stiamo perdendo tempo!>>

<<Che si fa, torniamo alla Met?>>

<<No, andiamo invece da Anderson e Woodworth, i vigilantes del terzo turno.>> ribatté lei, mentre già stava uscendo dalla cabina.

O'Connor la seguì. Un rapido saluto agli agenti in divisa e si diressero alla macchina.

Fecero qualche passo quando Sarah ebbe un ripensamento; si voltò verso Thomas e disse: <<Ma no! Forse è meglio se li facciamo venire in Centrale: faremo prima se li abbiamo tutti e due insieme!>> Prese il cellulare dalla tasca e prima di far uscire la chiamata lanciò le chiavi della Fiesta al collega. <<Guida tu.>> gli disse, senza tante spiegazioni. O'Connor, alquanto sorpreso, interpretò questa scelta come un segno di fiducia e di apertura verso una futura relazione sentimentale. Se oggi gli aveva consegnato la propria auto c'era da sperare che un domani potesse concedere se stessa.

Il tempo di arrivare nel parcheggio sotterraneo dello Yard che Sarah aveva già contattato i vigilantes e con voce severa gli aveva quasi intimato di correre subito in centrale.

I due ragazzi arrivarono quando i detective stavano finendo di compilare il rapporto del loro sopralluogo al London Eye. Un agente in divisa li fece accomodare nella sala degli interrogatori. Le loro facce sembrarono piuttosto preoccupate, forse il tono usato dalla detective al telefono li aveva messi in agitazione.

Prima di fargli la domanda sulla toilette, la detective Bruni volle riformulare anche quelle domande che gli erano già state fatte in precedenza; magari sarebbe apparso un dettaglio in più rispetto al primo interrogatorio.

Benjamin Anderson riconfermò di non aver visto la coppia salire sulla cabina Cupido perché, quel giorno, era arrivato cinque minuti più tardi. Matthew Woodworth invece ricordò perfettamente di averli visti salire a bordo. <<Non capita tutti i giorni di avere la Cupido affittata.>> disse, ed erano le sei in punto. Aveva anche notato che la donna era molto attraente ma la sua curiosità finì lì. La capsula si era lentamente spostata per lasciare il posto alla successiva e insieme a Benjamin, che ne frattempo era arrivato, avevano fatto salire le altre persone che stavano in fila.

Per due ore tutto rientrò perfettamente nella routine del London Eye: persone che scendevano e altre che salivano. Poco dopo le 20:00 la donna aveva fatto richiesta di scendere per raggiungere i servizi igienici a terra e dall'interfono i due vigilantes si erano accorti del suo accento straniero. Volendo cercare un nesso con le Veneri, Sarah pensò che potesse essere dovuto alla sua nazionalità italiana e lo chiese direttamente ai ragazzi, che però non poterono confermarlo con certezza. E soprattutto non avevano fatto particolare attenzione al rientro della donna nella capsula.

Sarah si accontentò di sapere che la donna si fosse diretta alla toilette della biglietteria dopo le ore 20:00, ovvero subito dopo aver compiuto il delitto. Quante donne saranno andate alla toilette a quell'ora? Si domandò. Le telecamere le avranno sicuramente riprese e una fra quelle era sicuramente Maggie.

A O'Connor venne fatto di chiedere se avessero riconosciuto il profumo indossato dalla donna. <<Una donna non esce mai senza profumo!>> il "dongiovanni" lo sapeva bene. La risposta fu ragionevolmente negativa: chi avrebbe mai potuto riconoscere il nome di un profumo usato da una sconosciuta? Sarebbe stata davvero remota la possibilità che qualcuno avesse saputo e ricordato il nome del profumo di una donna qualsiasi. A meno che non si fosse trattato di un profumo legato a un ricordo particolare: momenti vissuti con la mamma, con la nonna oppure con la ex fidanzata. Tuttavia, l'aver pensato al profumo dell'assassina fu visto da Sarah come un colpo di genio: due corpi che entrano in contatto si scambiano reciprocamente e inevitabilmente qualcosa. In special modo un profumo, se è particolarmente persistente, è capace di trasferirsi sulle fibre di un tessuto e rimanervi per giorni.

<<Tom! Sei un genio!>> dichiarò Sarah non appena i vigilantes furono usciti <<Dobbiamo far analizzare il foulard con il quale i corpi nudi di Oliver e Maggie si saranno sicuramente strofinati!>> affermò con gli occhi che le brillavano <<Grazie al naso elettronico della scientifica potremmo risalire alla marca del profumo.>>

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